Lorenzo Muraro con i ferri del mestiere

Le Comete di Muraro

[wzslider]Lorenzo Muraro è alla guida del gruppo che prende il suo nome, con brand come Comete, Barakà e Ambrosia. In occasione di VicenzaOro ha rilasciato un’intervista al settimanale «il Mondo», in cui spiega le strategie dell’azienda.

 

 

Enrica Roddolo per «il Mondo»

Austerity e crisi internazionale, come fotografano tutte le analisi sul lusso, hanno finito per polarizzare sempre più i consumatori. Da una parte gli acquirenti di altissima gamma. Dall’altra, la fascia low cost. E quella media? «Sta incontrando le difficoltà maggiori. Ma proprio per questo rimane anche una delle nostre sfide. Per esempio, stiamo giocando la carta dell’oro 375: cioè 375 millesimi di oro, anziché i classici 750. Non vogliamo rinunciare al metallo prezioso come molti, che lo hanno rimpiazzato l’acciaio per contenere il prezzo, ma sappiamo che un certo tipo di consumatore adesso è molto attento al prezzo finale», spiega Lorenzo Muraro, alla guida l’omonima azienda del Nordest (Olmo di Creazzo,Vicenza) con brand come Barakà, Comete e Ambrosia. «Nel 1975 ho aperto la mia prima partita Iva. E nel 1995, con mia moglie Ivana, ho avviato l’avventura di Comete. Oggi abbiamo 60 maestri orafi, 120 dipendenti e 45 agenti. Negli anni Novanta quando tutto è cominciato eravamo appena 20», ricorda.

Domanda. Come è articolato il vostro business?

Risposta. La fascia di gioielleria accessibile è quella dei nostri inizi, oggetti preziosi, sempre in oro, ma dove il prezzo è più contenuto grazie all’impiego di pietre semipreziose o sintetiche. Per Ambrosia e per Comete possiamo contare su una rete di 1.500 punti vendita in Italia.

Domanda. E Barakà?

Risposta. L’obiettivo è raggiungere un consumatore di fascia alta: i gioielli maschili abbinano un elevato contenuto tecnico: sono ispirati allo snodo cardanico, a elementi preziosi come oro e diamanti. L’ultimo modello S29 per esempio, è stato realizzato in soli 19 esemplari e uno di questi è stato acquistato da Cristiano Ronaldo. In più, ci consente di acquisire un sbocco verso l’estero. Barakà è già presente in mercati esteri come Russia e Stati Uniti. E sarà dunque il nostro apripista per affrontare il mercato globale. Il progetto sarà seguito da mio figlio Alberto, appena entrato in azienda, mentre Marta ormai fa parte del business da dieci anni e segue il marketing.

Domanda. Con quali risorse affronterete il mercato-mondo? Inseguendo sempre il consumatore medio?

Risposta. Modulando la produzione in funzione delle esigenze dei consumatori alle varie latitudini. Abbiamo un team di 13 persone dedicate appunto allo studio, messa a punto del giusto prodotto e siamo molto flessibili. Per esempio, agli americani piace un gioiello molto «televisivo», generoso nelle dimensioni, di grande effetto.

Domanda. Il consumatore più esigente?

Risposta. Gli europei e gli italiani in particolare, indubbiamente sono i più difficili da soddisfare: padroneggiano la cultura del bello. Più facile andare incontro ai desideri dei mercati arabi, ad altissimo consumo di gioielleria: per fare centro il marchio deve essere conosciuto, ma per realizzare i desideri di acquisto bastano pezzi classici.

Domanda. Si rinnova l’appuntamento con VicenzaOro Fall. Quali le nuove tendenze del settore?

Risposta. Il colore, nel metalli e nelle pietre. Dopo lunghe stagioni in cui la gioielleria è stata padroneggiata da diamanti e oro bianco e platino, riecco il calore del metallo giallo, magari in versione rosa, e delle pietre colorate dagli smeraldi agli zaffiri, ai rubini. Quanto allo shopping di Natale, credo sarà buono, nonostante la fascia media sia quasi sparita.

Domanda. Previsioni per fine anno?

Risposta. Chiuderemo a circa 35 milioni di euro di fatturato, come nel 2012. Se il mercato interno frena, per fortuna cresce il business all’estero. La direzione verso la quale siamo proiettati.

Domanda. Quali sono invece i problemi per gli operatori di settore?

Risposta. Archiviato il problema della nuova legislazione europea che ha bandito al presenza del nichel nelle leghe di oro bianco (è stato trovato un accordo), si parlerà molto di crisi e della necessità più che mai di fare sistema. Unendo le forze per affrontare assieme i mercati esteri, per esempio. In Italia ci sono 18 mila licenze per gioiellerie, tre volte quante ce ne sono in Francia.

 

 

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

Gioielli d’arte a Milano

Next Story

Bijoux, è l’ora del Macef

Latest from News