A Baselworld Piero Milano ha presentato, tra l’altro, un anello con diamante taglio brillante da 7,45 carati ♦
Chissà perché ci sono gioiellieri che riescono a costruire un mito attorno alle loro collezioni, e altri che sono altrettanto bravi, ma sono troppo refrattari a comunicarlo. A volte le strategie di marketing sono poco comprensibili. Così come è poco comprensibile che un marchio come Piero Milano sia apprezzato nei negozi all’estero, abbia tanti estimatori, ma abbia così poco riscontro nell’immagine collettiva.
Eppure l’azienda di Valenza fondata ormai mezzo secolo fa da Piero Milano e Luigi Benzi non ha nulla da invidiare a molte altre Maison che godono della celebrità (a volte immeritata). D’accordo, Piero Milano vanta un buon successo di mercato, grazie alla capacità di interpretare il gioiello classico, come è nella tradizione degli orafi di quella provincia piemontese. Oro, platino, diamanti, pietre preziose e semipreziose: non manca nulla nel vasto catalogo delle proposte, che vanno dall’alta gioielleria all’easy to wear. E l’azienda, che da Valenza è sbarcata a Milano (facendo così combaciare nome e residenza), è riuscita nel tempo ad affacciarsi anche sulla Fifth Avenue. Ma allora, visto che i gioielli che propone sono apprezzati dagli Usa alla Russia, perché presentarsi al mondo con un sito internet che sembra fermo all’era glaciale? Giulia Netrese













