Per chi non lo sapesse, il termine serendipity indica scoprire qualcosa per caso, cioè trovare una cosa non cercata e imprevista, mentre se ne stava cercando un’altra. Il termine è stato coniato dallo scrittore inglese Horace Walpole nel XVIII secolo. Ma è anche il nome di una Maison, Serendipity Paris, fondata da Christine Chen nel 2017. Il nome non è casuale. La designer e gemmologa ha scoperto la passione per le gemme in modo casuale, durante un viaggio in Australia oltre un decennio anni fa: ha assistito all’intero processo di taglio e lucidatura di un diamante grezzo, con una piccola pietra opaca diventata un lucido brillante. La parola serendipity è quindi perfettamente azzeccata.
L’esperienza ha spinto Christine Chen a diventare gemmologa e a fondare la sua Maison, con l’idea di fare il meglio possibile. La designer, infatti, si è accorta che spesso le gemme sono tagliate o incastonati male, oppure non sono in grado di manifestare la loro bellezza. Serendipity Paris ha sede a Parigi e utilizza pietre della migliore qualità. Anche il design dei gioielli è un punto di forza, come in collezioni come Double Me o My little One.
Nouvel Heritage, ma nella tradizione
I gioielli innovativi, ma con giudizio, della Maison francese Nouvel Heritage ♦︎
Ha solo pochi anni di vita, ma si è già conquistata un posto nel mondo della gioielleria: nata nel 2015, Nouvel Heritage è riuscita ha far parlare di sé. Un merito che è soprattutto della fondatrice e direttrice creativa, Camille Parruitte. E merito anche di sua madre, ex direttrice di Cartier, che ha incoraggiato la vocazione di Camille, che prima di fondare il suo brand di gioielli ha lavorato nel commercio delle pietre preziose.
Avere consuetudine con i laboratori di oreficeria attivi a Parigi e dintorni, tra cui quello acquistato dalla madre di Camille, ha consentito al giovane marchio parigino di stabilire subito i contatti giusti per realizzare i pezzi delle collezioni. I gioielli sono in oro 18 carati e con diamanti e pietre preziose di origine etica, mentre il design è un ponte tra avanguardia e tradizione. Perché Nouvel Heritage vuole che i gioielli siano freschi, innovativi, ma anche confortevoli quando si indossano. Un’esigenza che Camille Parruitte ha compreso bene lavorando all’interno del mondo produttivo della gioielleria. Ora, però, Camille fa base a New York, anche se continua a produrre le collezioni in Francia che sono state subito un successo.
Il debutto nobile di Persan & Bellefond
È nato un nuovo brand di gioielleria con base a Parigi: Persan & Bellefond. Il marchio è stato fondato da Guy Jourdier, un esperto del settore: è stato per anni consulente specializzato nel settore della gioielleria e dei diamanti, oltre ad aver ricoperto la posizione di direttore associato di Bellon & Fils, un produttore di gioielli conto terzi. Jourdier è, inoltre, presidente di Richemont & Jourdier, la società che controlla il nuovo marchio. Insomma, un professionista che conosce bene il mercato.
Persan & Bellefond è una nuova avventura che si propone di conquistare non solo il favore delle parigine, ma anche delle donne di altri Paesi europei. Lo stile dei gioielli è innovativo e comprende l’utilizzo di ceramica colorata assieme ad oro e diamanti. Il nome della Maison deriva anche dalla collaborazione di una coppia parigina, un artista affascinato da colori e design, e un professionista con oltre vent’anni di esperienza, Guy Jourdier. Ma anche l’unione di due famiglie distintive con una lunga storia alle spalle: i Doublet de Persan e i Gautier de Bellefond. Il logo con tre libellule simboleggiano l’araldica delle famiglie dei fondatori.
La marcia di Kiros
Dall’India a Parigi: Kiros si moltiplica e allarga anche la quantità di fantasia nelle sue nuove collezioni ♦
Da Jaipur a Mumbai. Da Mumbai a Parigi. E dopo Parigi, Madrid. E poi anche in altre città, Hong Kong, e Stati Uniti. Non si può dire che Manish Jain non abbia spirito di iniziative. Assieme a Yacine Challal ha fondato il marchio Kiros Jewels e poi Kiros Paris. Partner sono Kgk Creations, società del gruppo Kgk Diamonds, con oltre 100 anni di esperienza nella produzione e distribuzione di gioielli, Gemco, impresa nota per i disegni innovativi, mentre Yacine Challal è un imprenditore, designer e appassionato di gioielli. Obiettivo: cercare una strada distinta da quella degli stili usati e abusati.
Ci sono in parte riusciti, come dimostra questa inusuale collezione di orecchini tutti a forma di cono. Una scelta stilistica singolare, ma con materiali assolutamente tradizionali: oro rosa o bianco, diamanti. Un certo gusto parigino è percepibile, anche se i gioielli sono prodotti in India. Insomma, un frutto della globalizzazione che non conosce frontiere, neppure quelle dello stile, che è assolutamente trasversale. Dove arriverà?
I preziosi sogni di Morphée
Le raffinate collezioni di Morphée Joaillerie.
Morfeo è un mito che si associa al sonno, alla pace, alla tranquillità. Ma nella gioielleria evoca una Maison parigina («a pochi passi dalla famosa Place Vendôme») che vuole «cristallizzare i sogni del genere umano attraverso l’uso di oro e pietre preziose». Morphée Joaillerie, d’altra parte, è scaturito dai sogni della designer belga Pamela Hastry. I suoi gioielli sono in edizione limitata, proprio come i desideri che si possono realizzare, ma con la possibilità di produrne anche su misura. Pamela ha imparato il mestiere a Londra, lo ha affinato a Roma, lo vende a Parigi. Ah, Pamela Hastry è anche una gemmologa. Insomma, un viaggio in prima classe.
Gli abili artigiani francesi trasformano le sue idee in collezioni a base di fiori di ciliegio, farfalle, ranuncoli, non-ti-scordar-di-me. Ma anche Esprimi un desiderio o Millésime. Se gli ingredienti del menu di Morphée non sorprendono (oro, pietre preziose), la leggerezza e la composizione dei singoli pezzi sono del tutto originali. Una collezione simbolo, nella linea di alta gioielleria, è Florealis, che utilizza diamanti e rubellite per gioielli ispirati ai delicati e complicati pattern dei fiori. Di recente la Maison ha anche rinnovato il suo sito web.
A Parigi torna lo storico marchio Vever
A Parigi c’è una nuova vecchia Maison: Vever. Nuova perché è stata appena aperta un paio di anni fa in zona Place Vendôme da Camille e Damien Vever. Vecchia perché i fondatori sono gli eredi di Henri Jean Baptiste Eugène Vever (1854-1954), gioielliere, scrittore e collezionista d’arte francese, protagonista del periodo della Art Nouveau e della Belle Epoque. Camille Vever ha scelto di entrare nel mondo della gioielleria grazie a una spilla, ovviamente firmata Vever, donata da sua nonna per il suo 16° compleanno. Dopo lunga riflessione, a 40 anni ha deciso di lasciare il posto di direttore generale di un’azienda biofarmaceutica e ha arruolato uno dei suoi fratelli.
La Maison fondata dal nonno era rimasta attiva fino al 1982. Ora riceve un nuovo impulso. Ma in una situazione completamente nuova rispetto a un secolo fa, anche le linee guida di Vever sono cambiate rispetto al passato. Per esempio, la Maison ha deciso di utilizzare esclusivamente oro riciclato e diamanti sintetici per rispettare l’ambiente. Al debutto Vever presenta due linee di alta gioielleria e di fine jewelry: anelli, collane e bracciali rispecchiano due differenti estetiche, una che ricorda i gioielli storici con uso di smalto, perle Akoya e forme barocche, mentre un’altra linea è più moderna con forme semplici e morbide, accanto a una più elaborata collezione ispirata ai fiori del Ginko.
Graff in giallo a Parigi
Sunrise: A Celebration of Graff Yellow Diamonds. Chi ama i diamanti gialli sa già a quale porta bussare. Ma non è quella del flagshipstore di Londra, dove a sede Graff, uno dei brand più famosi per la sua offerta di gioielli con diamanti, anche nella versione yellow. Il gioielliere britannico ha scelto invece lo store di Parigi in Rue Saint-Honoré per esporre in una breve mostra la sua collezione di diamanti gialli. Accanto a pezzi storici, Graff ha proposto anche una novità: una eccezionale collana di alta gioielleria.
Si tratta di una collana che vale una cifra a sette zeri ed è composta da un diamante a forma di pera giallo intenso fancy da 30 carati, estremamente raro, accompagnato da altri 138 carati di diamanti gialli e bianchi. Oltre a essere un gioiello estremamente prezioso, la collana è anche frutto di una lunga lavorazione. Ogni elemento è stato creato con un attento lavoro artigianale con l’obiettivo di far risaltare la pietra centrale. Graff è una Maison famosa per i suoi diamanti gialli, come quello chiamato Stella di Bombay, acquistato nel 1974, una storica pietra gialla tagliata e lucidata da Graff utilizzando tecniche innovative per il tempo. Oppure Delaire Sunrise, diamante da 118,08 carati, oppure il Golden Empress, diamante color miele da 132,55 carati.
L’alta gioielleria di Nuun
A Parigi i gioielli di Nuun: geometrie e alta gioielleria ispirata alla natura con uno stile davvero personale ♦
Nuun Jewels ha aperto il suo primo negozio a Parigi, in rue du Faubourg Saint Honoré, la classica strada dei gioiellieri, accanto alla celebre Place Vêndome. Anima e mente della nuova Maison è Noorah Al Faisal, cresciuta tra il Medio Oriente e l’Europa. «È stata mia madre che mi ha insegnato che gioielleria è arte, una forma di espressione profonda e commovente come una pittura o scultura», racconta. Dopo la laurea in letteratura inglese alla King Saud University, seguita da una breve esperienza nella progettazione di interni, Nourah si è dedicata al mondo dell’alta gioielleria.
Ha imparato il mestiere da Georland, un laboratorio di alta gioielleria di Parigi famoso tra gli appassionati. Poi, ha iniziato a disegnare i primi gioielli. La svolta è arrivata quando Nourah è stata invitata a prendere parte a una piccola mostra in una galleria di Londra. Pochi mesi dopo, nell’autunno del 2014, Nourah ha lanciato Nuun Gioielli. Per la prima collezione ha creato 24 pezzi unici ispirati alla natura. Ma sono i motivi geometrici, così caratteristici dell’arte orientale, i veri protagonisti. Niente di esotico, però. La musica, la natura e l’architettura sono le tre ispirazioni principali. Per esempio, nei gioielli a forma di T del bracciale e collana Tuwaiq. Oppure nella collezione Banajir, composta da bracciali in metallo in quattro colori (bianco, giallo, nero o rosa) che possono combaciare formando volumi a più strati. Oriente e Occidente a volte sono molto vicini.
Le tradizioni di Gringoire
I gioielli della francese Gringoire Joaillerie, Maison parigina con un secolo e mezzo di storia ♦︎
«Scrivevo silenzi, notti, notavo l’inesprimibile, fissavo vertigini». Mentre Arthur Rimbaud, uno dei grandi poeti francesi di fine Ottocento, scriveva queste parole, a Parigi al numero 79 di rue de Turbigo, a Parigi, nasceva un nuovo marchio di gioielli. A fondarlo, nel 1880, era Achille Hourdequin. Dopo la morte improvvisa del fondatore nel 1942, Gérard Gringoire, il genero, ha preso le redini dell’azienda, assieme alla moglie, Edith Hourdequin. L’azienda ha avuto successo.
Oggi circa 500 gioiellerie in Francia distribuiscono il marchio H. Gringoire. Non solo: i gioielli della Maison sono distribuiti anche nel Sudest asiatico, nel Medio Oriente e negli Stati Uniti. A distanza di quasi un secolo e mezzo, insomma, Gringoire Joaillier è ancora una Maison che punta su gioielli di alta qualità, spesso con grandi pietre di colore, come ametiste, topazi e citrini, contornati di diamanti.
La serendipità è una scoperta fortunata non pianificata, e per questo il mare può essere uno dei luoghi in cui trovarla. Serendipity Jewelry è il brand fondato a Parigi nel 2017 da Christine Chen, che ha scoperto la sua passione per le pietre oltre dieci anni fa, in occasione di un viaggio in Australia, e grazie a un incontro fortuito, che ha suggerito il nome della Maison. Ora la designer unisce il concetto di sorpresa con quello delle onde, ma non solo, giusto in tempo per il trasloco al 16 di Place Vendôme.
Una linea dei nuovi gioielli è, appunto, dedicata all’oceano e si chiama Riding the wave. Fa parte di questa serie una collana intarsiata di diamanti per assomigliare alle onde increspate, con un’acqua cristallo a forma di goccia che pende sotto e una perla bianca australiana che punteggia in mezzo. Inoltre, la nappa di perline di lapislazzuli aggiunge anche una brillantezza unica alla lucentezza di la collana scintillante. Un anello riproduce le morbide onde del mare con piccoli pavé di diamanti e al centro una perla.
La collezione Secret d’Iris è invece ispirata al fiore che dal Medioevo è simbolo nazionale della Francia. Di questa collezione fanno parte una collana lavorata come fosse pizzo, con tormalina rosa e un paio di orecchini. Platino e diamanti sembrano diventare un merletto ricamato a mano. È sempre la Francia che ha ispirato gli orecchini I giardini di Secret d’Iris Monet. Il pittore impressionista ha dipinto i fiori in quadri del suo ultimo periodo. Serendipity trasforma il giardino in orecchini con tanzanite, tormaline, acquamarine, zaffiri, ametiste, tsavoriti, zaffiri viola.
Alta gioielleria anche con un anello con tormalina Paraíba dedicato al Giardino di Monet, che raffigura i fiori che sbocciano in primavera. La pietra principale è una Paraiba di forma ovale, impreziosita da tormaline, zaffiri rosa, tsavoriti e zaffiri.
Viltier, i nuovi gioielli made in Paris
La coppia ha due nomi a 24 carati: Iris de La Villardière e Thomas Montier Leboucher. Sono amici fin dall’infanzia e hanno la passione comune per i gioielli. Insieme hanno creato a Parigi un nuovo brand: Viltier. Alle spalle hanno due esperienze differenti nel mondo dei gioielli: Stone Paris per Iris e Cartier London per Thomas. Sono partiti da un punto: tutte le creazioni Viltier sono certificate Fairmined, cioè con oro sostenibile. Inoltre, i gioielli sono progettati e realizzati a mano a Parigi, con pietre che provengono da Paesi senza conflitti con origine socialmente responsabile. Paradossalmente, è stata anche l’epidemia di covid ad accelerare il progetto della coppia di fondatori.
La divisione dei compiti prevede che i disegni dei gioielli siano curati da Iris, mentre la gestione di pietre e oro sia affidata a Thomas. I gioielli giocano in modo creativo con la geometria. Gli anelli che formano una catena sono elaborati e trasformati con l’aggiunta di diamanti, madreperla, malachite oppure occhio di bue, nome di una varietà di quarzo dal colore marrone-dorato.
Nuove cartoline dall’India di Lydia Courteille
Ritorno in India con Lydia Courteille. L’artista-designer parigina, grande e instancabile viaggiatrice, aggiunge nuovi pezzi alla sua collezione Indian Song, un diario composto da immagini trasformate in gioielli, ricordo del tour nel grande Paese asiatico della creatrice francese. La collezione, presentata nel 2022, si arricchisce così di nuovi pezzi-scultura, nello stile fantasioso ed eclettico che contraddistingue Lydia Courteille. Le aggiunte sono preziose e particolarmente elaborate. Anelli e bracciali non solo sono ispirati a monumenti o a icone indiane, ma sono trasfigurate con un virtuosismo orafo inimitabile.
Due esempi: the Secret Ring, con un Teschio Sadu (figura di asceta della religione induista), realizzato con lapislazzuli scolpiti e adornato con tutti i tipi di pietre preziose colorate: rubino, zaffiro, zaffiri di diversi colori, smeraldo. Oppure il sorprendente anello Taj Mahal, ispirato al gioiello architettonico di epoca Moghul che si trova ad Agra, realizzato con una tormalina di 27,24 carati, tsavorite, pietra di luna, rubino, diamante, zaffiro rosa, oro. Per non parlare dell’anello a forma di scrigno con segreto, realizzato con uno smeraldo intagliato, zaffiri e diamanti, che si può aprire.
Marion Vidal, nuove architetture
I nuovi bijoux-design della designer e architetto francese Marion Vidal ♦︎
Prendete qualche elemento in ceramica, aggiungete piccoli segmenti in marmo di Carrara e uniscili con plexiglas termoformato e lucidato a mano nel Sud della Francia. Ora rosolate con ottone dorato e, se occorre, un pizzico di vermeil. Mescolate bene e, se avete seguito attentamente la ricetta di Marion Vidal, otterrete un gradevole, moderno, vivace gioiello.
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Ma, in effetti, se volete davvero imitare la designer francese, è necessaria anche una laurea di architettura, come quella di Marion Vidal, che interpreta i suoi bijoux come fossero composizioni di elementi da cui deve scaturire un progetto di un monumento, abitazione, cattedrale. Realizzati, però, secondo la filosofia dell’architettura più essenziale, quasi sovversiva. Immaginate, quindi, di congegnare un monile studiando attentamente superfici e volumi, peso e sfumature, senza considerare l’aggiunta di dettagli secondari, ridondanti. È il traguardo che ha raggiunto Marion Vidal, e che si ripete con le nuove collezioni.
I gioielli di Marion Vidal si trovano nella sua boutique a Parigi, ma anche nel negozio online sul sito, oltre che in diverse città del mondo, da Los Angeles a Seoul, nei negozi di alcuni stilisti (Paul Smith a Londra, Christian Wijnants ad Anversa), e perfino nei musei (Museo delle arti decorative di Parigi o nelle gallerie di gioielli (Macle in Beyrouth).
Colori e gemme di Anaïs Rheiner
Gioielli in oro e pietre preziose, ma soprattutto visti con gli occhi di chi ha vissuto a lungo in Africa, come Anaïs Rheiner ♦
Si chiama Anaïs Rheiner: è svizzera, ma ha vissuto a lungo in Africa, prima nello Zimbabwe e poi in Sudafrica. Ha aperto il suo primo negozio in Mozambico, nel 2002. «Io amo quel Paese, con le case coloniali sbiadite da anni di guerra. Ma lo Zimbabwe era in quegli anni ancora troppo povero». Dopo che si è trasferita in Sudafrica, la violenza l’ha fatta fuggire e si è trasferita nella ospitale Francia, a Parigi, dove ha aperto la sua boutique-laboratorio al numero 6 della piccola rue Cardinal.
I suoi gioielli hanno gli strani aspetti del Continente nero: tanta luminosità e grandi contraddizioni. Inoltre, anche una certa durezza e allo stesso tempo ricchezza nascosta: smeraldi dello Zimbabwe, perle, diamanti e, naturalmente, tanto oro. Un insieme che anni fa ha decretato un buon successo della designer a Révélation, il salone dedicato all’arte della creazione allestito al Gran Palais di Parigi.
Nuovi frutti nell’Hortus Deliciarum di Gucci
Hortus deliciarum (Giardino delle Delizie) è il titolo di un manoscritto medievale opera di Herrad di Landsberg, che si trova nell’abbazia di Hohenburg, in Alsazia, più conosciuta come Mont Sainte-Odile. Il manoscritto conteneva almeno 20 testi di canzoni (ne sopravvivono solo due), tutti originariamente con le annotazioni per la musica. Ma Hortus deliciarum è anche il nome di innumerevoli collezioni di gioielli, a cui si aggiunge ora quella di alta gioielleria Gucci. Le novità della collezione, anticipata nel giugno 2022, sono state presentate durante la settimana couture a Parigi.
Colori, disegni geometrici, fantasia: invece delle note Gucci ha utilizzato gli strumenti della gioielleria, con pietre dai colori smaglianti, come rubellite, ametista, granato mandarino e smeraldo, oltre ai classici diamanti. Il disegno di collane, orecchini e bracciali si ispira anche a un motivo geometrico ripreso dall’antica Roma, come le catene con anelli esagonali. Oppure con un motivo detto chevron, come nel bracciale in oro giallo, con diamanti e una tormalina di rubellite da 16 carati di forma ovale: un gioiello che, precisa Gucci, richiede 200 ore per essere realizzato.
Korloff dal nero al rosa
La collezione Luna del brand parigino Korloff: oro, diamanti e tante geometrie arrotondate ♦
Detenere un record è un buon punto di partenza, anche per i gioielli: il brand parigino Korloff può vantarsi di un primato non da poco, quello del più grande diamante nero del mondo, del peso di 88 carati, tagliato con 57 spigoli perfetti. È assicurato per 37 milioni di dollari. Il Korloff Nero è l’anima e simbolo della società e viene esibito in giro per il mondo da qualche decennio.
Ma, naturalmente, la Maison propone anche un sacco di altri gioielli.
In ogni caso, tutto è iniziato nel 1978, quando Daniel Paillasseur ha concepito il marchio Korloff Parigi, ispirato in parte dal viaggio della famiglia Korloff Sapojnikov dalla Russia alla Francia. Nell’Ottocento questa pietra preziosa apparteneva da diverse generazioni alla famiglia russa di Karloff-Sapozhnikov. E secondo una leggenda, il Karloff Noir porta fortuna e prosperità a chi la tocca. A parte il diamante nero che gli ha dato fama, il brand parigino produce gioielli di alta gamma, oltre a orologi e altri prodotti di lusso, come i profumi. Korloff dispone di 50 boutique in tutto il mondo.
I nuovi bijoux di Aurélie Bidermann
Amante dell’arte, modella, viaggiatrice. Ma, soprattutto, una delle firme d’autore nel mondo dei bijoux parigini: Aurélie Bidermann ha viaggiato molto in Sudamerica e India. Ma sono gli studi in storia dell’arte a New York e Parigi che hanno spinto la designer a lavorare prima come come storica dell’arte nei dipartimenti di arte impressionista e contemporanea di Sotheby’s. Ma gemmologia studiata ad Anversa, talismani e art nouveau hanno spinto Aurélie Bidermann verso il mondo della gioielleria. Le sue prime creazioni e il suo marchio sono del 2004.
Uno stile fantasioso, informale, definito boho, è subito piaciuto ai parigini. Nel 2010 Aurélie Bidermann ha iniziato a vendere i suoi bijoux online e nel 2012 ha aperto il primo negozio nella Rive Gauche, in Saint-Germain-des-Prés, seguito da un altro sulla sponda opposta della Senna. Sono bijoux che privilegiano un’allegra creatività, realizzati con una semplice placcatura in oro, con l’utilizzo di materiali come la bachelite. Tra le celebrity che hanno indossato i suoi bijoux ci sono Kate Moss, Lou Doillon, Sharon Stone e i Red Hot Chilli Peppers.
I nuovi gioielli di Caterina Murino
Mentre recitava sul palco del Théâtre de la Madeleine,a Parigi, dove era in programma la commedia Le Tourbillon, Caterina Mourino non ha smesso di occuparsi della sua seconda professione: design di gioielli. Dopo aver debuttato nel 2017 con una collezione centrata sul corallo (ne abbiamo parlato qui) la sua vena creativa si è allargata ad altre forme di gioielleria. Ma senza dimenticare quella che è stata la caratteristica di partenza del suo brand Caterina Murino Jewellery: le collezioni dell’attrice sono sempre realizzate nella sua terra natale, la Sardegna.
I gioielli, per esempio, utilizzano spesso la tradizionale tecnica della filigrana, con fili d’oro intrecciati a formare il disegno di collane, anelli, bracciali o spille. E accanto al corallo, l’attrice-designer ha aggiunto gli ingredienti tradizionali del menu della gioielleria: oro, diamanti, pietre semi preziose. Il brand Caterina Murino Jewellery, inoltre, ha supportato la campagna Stand Up for African Mothers, che ha ha l’obiettivo di raccogliere fondi per formare ostetriche in Africa.
Le catene impossibili di Lauren Rubinski
Variazioni sul tema delle catene: Lauren Rubinski ha iniziato un decennio fa a disegnare gioielli con il marchio Pristine. Ma ora il brand di gioielleria ha semplicemente il suo nome. Designer parigina, Lauren Rubinski sottolinea l’importanza della indossabilità: i gioielli devono essere anche comodi, una seconda pelle. Kate Moss è tra le sue fans. E dire che la designer disegna grandi catene che, a prima vista, sembrano piuttosto impegnative. Ma, in realtà, sono leggere, perché gli anelli sono vuoti al loro interno. Le catene sono realizzate in Italia, sono in oro 14 carati.
Lei dice che i suoi gioielli sono ispirati agli anni Cinquanta, a quelli un po’ vistosi indossati dalle donne francesi e italiane in quegli anni, e anche ai gioielli della collezione di sua nonna a Cap d’Antibes, cittadina di mare molto di élite nel sud della Francia. In ogni caso, Lauren Rubinsk è riuscita nell’impresa di reinventare il motivo della catena, stressando il design con maglie fitte, di diverse dimensioni e accostate sullo stesso gioiello. Per ora ha messo in secondo piano piercing, distanziatori, tunnel per le orecchie e altri accessori punk che avevano caratterizzato il suo debutto. Ma solo per ora, probabilmente.
L’eredità di Reza
A cinque anni dalla scomparsa di Alexandre Reza, la grande Maison di gioielleria parigina continua sulla strada tracciata dal suo fondatore. Le attività dell’azienda, in effetti, erano state trasferite al figlio Olivier già nel 2008. Ma vale la pena di ricordare questo grande gioielliere, che ha avuto una vita avventurosa ed eccitante. Ed è diventato un mito nella storia della gioielleria. Basta ricordare che nel 1997, quando la principessa Diana è rimasta uccisa in un incidente stradale a Parigi, indossava un anello solitario di Reza, che aveva ricevuto poche ore prima dal fidanzato Dodi al-Fayed.
Alexandre Reza, morto nel 2016 all’età di 93 anni, era nato nel 1922 a Mosca, in una famiglia di origini persiane. Anche il padre era un gioielliere. La famiglia, fuggita dalla rivoluzione russa, è arrivata a Parigi dopo la Seconda guerra mondiale. In Francia Alexandre Reza è diventato presto famoso per la sua capacità di scoprire eccezionali gemme antiche provenienti da Colombia, India, Birmania (Myanmar), Thailandia e Sri Lanka. Ha fondato la sua Maison negli anni Cinquanta e ha iniziato a commerciare gemme: ha fornito pietre a marchi come Boucheron, Bulgari, Cartier, Chaumet, Harry Winston, Louis Gérard e Van Cleef & Arpels e in seguito a realizzare gioielli per i grandi brand di Place Vendôme. Poi, nel 1981 anche lui ha fondato la sua Maison e aperto la sua boutique nel 1984. La sua specialità è stata l’alta gioielleria.
Le creazioni di Alexandre Reza sono diventate famose per la loro ricchezza e l’originalità del design, con gioielli grandi, ma leggeri, originali, ma non stravaganti. Pezzi unici, ambiti e molto costosi, in media sempre sopra i 100.000 dollari. Nell’estate 2020 Christie’s ha venduto un anello con due diamanti blu e bianco di Reza per 9,2 milioni di dollari.
Olivier Reza, che dopo aver accompagnato il padre nei suoi viaggi alla ricerca di gemme aveva scelto una carriera di banker, è tornato per guidare l’azienda. Dopo una fase di ristrutturazione, nel giugno 2012 ha riaperto un salone in Place Vendôme e continua il lavoro del padre con l’obiettivo di aggiungere nuovi pezzi eccezionale alla collezione Alexandre Reza.