Sono oltre 300 i brand previsti a Oroarezzo, l’evento organizzato da Ieg, che riprende in presenza (7 al 10 maggio) dopo il blocco dei due anni pandemici. Nonostante le ombre che dall’Ucraina si proiettano sull’intero settore del lusso, il comparto orafo per ora ha tenuto bene, seppure inizi a registrare il contraccolpo del blocco del mercato russo. In ogni caso, a Oroarezzo saranno presenti aziende del distretto toscano come Unoaerre, Giordini, Gold Art, Graziella Group, Richline e Lusso, ma anche del distretto di Vicenza come Chrysos, Rancangelo, Alessi Domenico, Superoro, Ronco e Sharma Group World, napoletano con Roberto Giannotti, milanese con Milor.
Ad Arezzo la fiera si sviluppa attraverso quattro padiglioni dedicati all’oreficeria, gioielleria, argenteria, semilavorati e pietre. La manifattura orafa rappresenta quasi il 70% dell’offerta, di cui il 15% è internazionale, mentre i sistemi di lavorazione più tecnologici il 18%, e il Cash&Carry, opportunità per le aziende di vendere sul pronto, oltre il 12%.
Secondo il Centro studi di Banca Intesa Sanpaolo, il distretto orafo aretino ha registrato una crescita rispetto al livello pre-crisi pari al 23,5% sul 2019 e si rivolge ai principali paesi di sbocco dell’oreficeria Made in Italy: Nord America, Middle East, Sud America, oltre ai retailer italiani. Oroarezzo utilizza, inoltre, la Jewellery Golden Cloud, piattaforma digitale predisposto da Italian Exhibition Group e potenziata da un sistema di intelligenza artificiale che agevola il matching mirato nei giorni di fiera grazie alla profilazione dettagliata degli utenti connessi.