sostenibilità

Summit alla Harvard University sulla gioielleria sostenibile

Gioielleria e ambiente, società, sostenibilità si ritrovano ad Harvard. Ormai anche il mondo del lusso ha attenzione per i temi di equità e solidarietà. Una risposta è la prima collaborazione tra The Responsible Jewellery Council (RJC), The Mineralogical and Geological Museum della Harvard University (MGMH) e il Gemological Institute of America (Gia). La collaborazione si riflette in un evento in programma il 23 giugno all’Università di Harvard, a Cambridge, Massachusetts. Tre leader si riuniscono per esplorare le sfide, le opportunità e il futuro della pratica responsabile allo State of the Art Jewelry Summit.

Metamorphosis, spilla by Wallace Chan. Courtesy of the artist
Metamorphosis, spilla by Wallace Chan. Courtesy of the artist

Il cambiamento climatico e le sue implicazioni sulla catena di approvvigionamento, il business della tecnologia e l’evoluzione delle aspettative dei consumatori: questa giornata unica di tavole rotonde e presentazioni di esperti globali, accademici e artisti condivideranno preziose informazioni sul valore e sul desiderio che alimentano i gioielli responsabili. Anche i diritti umani, il rischio e il conflitto sono presenti e la giornata si concluderà con i rappresentanti del progetto Young Diamantaires che discuteranno del futuro del settore attraverso gli occhi di coloro che lo erediteranno.
Expertise al laboratorio Gia di Bangkog
Expertise al laboratorio Gia di Bangkog

Tre donne ospiteranno il summit: Melanie Grant, Direttrice Esecutiva RJC, Susan Jacques, Presidente e Ceo Gia, e Raquel Alonso-Perez Ph.D, Curatrix, MGMH presso l’Università di Harvard. La line-up dei relatori comprende l’artista-gioielliere e inventore Wallace Chan, il presidente e amministratore delegato di Lucara Diamond, Eira Thomas, il professore di scienze ambientali e ingegneria ad Harvard, Dan Schrag, che terrà il discorso di apertura.
Miniera di Chivor, in Colombia
Miniera di Chivor, in Colombia

RJC lancerà il suo primo toolkit Esg (acronimo di Environmental, Social and Governance) al summit, che sarà disponibile gratuitamente per tutti i partecipanti. È un progetto per l’applicazione di concetti come ambiente, sociale e governance alle aziende di gioielleria a livello globale. Il summit riunirà tutti i settori dell’industria delle gemme e della gioielleria per plasmare un approccio collettivo e la comprensione della gioielleria responsabile. Ci sarà la possibilità di fare rete, fare brainstorming, ascoltare e imparare dai leader attuali e futuri in uno dei centri di apprendimento più importanti al mondo, l’Università di Harvard.
Analisi al laboratorio Gia di Bangkok
Analisi al laboratorio Gia di Bangkok

Sono entusiasta che l’MGMH dell’Università di Harvard stia ospitando il suo primo Summit sulla gioielleria responsabile in collaborazione con RJC e Gia. La nostra missione è unire arte, scienza e industria in modo da poter affrontare insieme il futuro. La crescita deve essere più che economica.
Raquel Alonso-Perez, curatrice del Museo mineralogico e geologico, Università di Harvard

Collana di by Charlotte Ehinger-Schwarz, 1876. Courtesy of the Tanzanite Foundation
Collana di by Charlotte Ehinger-Schwarz, 1876. Courtesy of the Tanzanite Foundation

Boccadamo sempre più green




È possibile creare gioielli verdi anche se sono di altri colori? È la strada che intraprendono sempre più aziende, convinte e consapevoli che l’aspetto dell’impatto ambientale non è più secondario, anche nella scelta di chi acquista. Ha deciso di seguire una strada green anche Boccadamo, azienda specializzata in in bijoux dal prezzo accessibile con sede a Frosinone. A spingere su una decisa svolta verso la sostenibilità è il titolare dell’azienda, Tonino Boccadamo, che rivendica una attenzione verso il green in anticipo sui tempi, cioè già presente da diversi anni. Ora l’azienda ha deciso di sottolineare le tappe del percorso iniziato nel 2013, con la scelta di investire in impianti fotovoltaici.

Bracciale in argento Zoe
Bracciale in argento Zoe

I pannelli sono serviti per utilizzare energia pulita e rendere la produzione autosufficiente, limitando l’approvvigionamento energetico e riducendo le emissioni di anidride carbonica durante il funzionamento dell’impianto, con un impatto ambientale minimo. Poi, Boccadamo ha deciso anche di utilizzare argento e bronzo riciclati, scegliendo fornitori certificati, aziende di riferimento nel commercio, recupero e raffinazione dei metalli preziosi, che dispongono di accreditamenti e di certificazioni ottenute dalle principali autorità nazionali ed internazionali, concernenti la qualità di prodotto, di processo, l’attenzione all’ambiente e la sicurezza.

Tonino Boccadamo
Tonino Boccadamo

Oro e argento sono materiali che possono essere riciclati all’infinito, senza perderne la qualità. L’utilizzo dell’argento e del bronzo riciclati, sottolinea l’azienda, per i gioielli Boccadamo comporta una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, del consumo di acqua e di altri impatti sull’ambiente, dal momento che l’utilizzo di metalli riciclati necessita di un quantitativo di risorse nettamente inferiore rispetto a quelli estratti. Inoltre, la percentuale di argento estratto ancora utilizzato per le creazioni Boccadamo proviene da miniere estrattive trasparenti, che rispettano e tutelano i diritti dei lavoratori ed incoraggiano pratiche commerciali responsabili. Le certificazioni Chain of Custody e Code of Practice (CoP) del Responsible Jewellery Council (RJC), di cui dispongono i fornitori Boccadamo, costituiscono una garanzia dell’integrità dei prodotti e materiali utilizzati, permettendo all’azienda di conoscere la storia completa di come sono stati acquistati, tracciati e lavorati, dalla miniera alla vendita al dettaglio. Infine, i cristalli e le pietre semi preziose utilizzate non contengono piombo e sono tutte certificate nichel free.

Anello in argento e cristallo della collezione Zoe
Anello in argento e cristallo della collezione Zoe
Artigiani al lavoro nel laboratorio Boccadamo
Artigiani al lavoro nel laboratorio Boccadamo






Svolta verde di Tiffany




L’oro di Tiffany sarà verde. In senso propositivo, cioè più sostenibile. La Maison americana controllata dal gruppo francese Lvmh annuncia una svolta ecologica, con l’obiettivo di «accelerare il proprio impegno nella lotta al cambiamento climatico con l’impegno di raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra (Ghg) in tutte le proprie operazioni (Scope 1 e 2 ) e la catena di approvvigionamento (Scope 3) entro il 2040 in conformità con il Net-Zero Standard della Science Based Targets Initiative (SBTi)». Non è un obiettivo facile. D’altra parte, con l’arrivo del gruppo francese in plancia di comando l’azienda ha assunto connotati sempre più sensibili ai temi sociali. E i consumatori, specialmente i più giovani, hanno manifestato apprezzamento per le politiche di salvaguardia ambientale.

Tiffany Net-Zero
Tiffany Net-Zero

Tiffany & Co., con questo in mente, ha fissato un obiettivo di riduzione dei gas serra a breve termine per il 2030 in linea con il Net-Zero Standard di SBTi. Entro il 2030, l’azienda di New York City si impegna a ridurre del 70% le emissioni degli Scope 1 e 2: sono le emissioni generate dalle operazioni di Tiffany, come negozi, centri di distribuzione, produzione e uffici. Non solo: il brand vuole ridurre del 40% le emissioni Scope 3, cioè quelle generate nella catena di fornitura, che rappresentano la stragrande maggioranza dell’impronta ecologica della Maison. L’impegno di azzerare l’impronta climatica entro il 2040, precede di dieci anni quanto previsto dall’Accordo sul clima di Parigi. Inoltre, Tiffany risponde all’appello degli scienziati del clima di mantenere il riscaldamento a non più di 1,5 gradi centigradi per evitare il peggioramento del cambiamento climatico.
Alexandre Arnault. Stefanie Keenan e Jon Kopaloff/ Getty Images per Tiffany & Co
Alexandre Arnault. Stefanie Keenan e Jon Kopaloff/ Getty Images per Tiffany & Co

Ma non solo: il passo successivo è l’obiettivo net-zero, che includerà una riduzione del 90% delle emissioni di Ambito 1, 2 e 3 entro il 2040. Il restante 10% delle emissioni sarà neutralizzato entro il 2040, con rimozioni di carbonio grazie agli investimenti di Tiffany in soluzioni basate sulla natura. Di solito questo si traduce, per esempio, con una politica di piantumazione di alberi in alcune zone della Terra. Tiffany ha anche sintetizzato le sue prossime mosse, che riportiamo di seguito:
Esame delle gemme
Esame delle gemme a Tiffany

• Verso l’approvvigionamento del 100% dei metalli preziosi (oro, argento e platino) da fonti riciclate note. L’approvvigionamento di metalli preziosi riciclati potrebbe ridurre le emissioni di carbonio associate all’approvvigionamento di metalli fino al 90%, determinando progressi significativi nella categoria di beni e servizi acquistati Scope 3 di Tiffany.
* Questa riduzione delle emissioni è stata calcolata sulla base dei volumi di approvvigionamento di oro, argento e platino del 2021 e presuppone che i volumi di approvvigionamento del 2022 saranno coerenti con i volumi del 2021.
Lavorazione dei gioielli Tiffany
Lavorazione dei gioielli Tiffany

• Investire nel trasporto sostenibile, inclusa una nuova partnership con Toshi , vincitore del sesto Lvmh Innovation Award e società di servizi e consegne di lusso dell’ultimo miglio . Fondata nel 2017, Toshi offre consegne pianificate dal cliente in 60 minuti per clienti di lusso online ed esegue tutte le consegne con zero emissioni di carbonio. Tiffany & Co. lancerà con Toshi a New York e Londra nel 2022, con l’intenzione di espandersi in altre città nel 2023 .

• Costruzione e ristrutturazione di edifici più sostenibili nei suoi siti di vendita al dettaglio, produzione, uffici e distribuzione. Tutte le principali nuove costruzioni, espansioni, ristrutturazioni e allestimenti interni sono in fase di progettazione per la certificazione Leadership in Energy and Environmental Design (Leed) Silver o superiore.

Lo store di Tiffany all'angolo tra la 57a Strada e Fifth Avenue, New York
Lo store di Tiffany all’angolo tra la 57a Strada e Fifth Avenue, New York

• Utilizzare il 100% di elettricità rinnovabile entro il 2030 e investire in iniziative operative di efficienza energetica. Nel 2021, l’89% del consumo globale di elettricità di Tiffany proveniva da fonti pulite e rinnovabili, inclusa l’energia generata dai pannelli solari nelle sedi di Tiffany & Co. e dai crediti di elettricità rinnovabile acquistati. Tiffany & Co. continuerà a investire in miglioramenti dell’efficienza energetica come l’illuminazione a Led, gli aggiornamenti Hvac (riscaldamento, ventilazione, aria condizionata e raffreddamento) e il miglioramento dei sistemi di gestione degli edifici.

• Ampliare gli investimenti in soluzioni basate sulla natura, basandosi sulla lunga eredità della Maison nella protezione degli ecosistemi naturali. Tiffany & Co. continuerà a dare la priorità a progetti che proteggono e ripristinano gli ecosistemi naturali, riducono le emissioni di carbonio e rafforzano le comunità locali.

Diamante nel laboratorio Tiffany di Anversa
Diamante nel laboratorio Tiffany di Anversa







I gioielli buoni di Brilliant Earth





Se vi siete accorti che tra i gioiellieri è in corso una gara a chi è più rispettoso dell’ambiente e utilizza principi etici nell’approvvigionamento di oro e gemme, sappiate che c’è anche chi ci ha pensato prima degli altri. Brilliant Earth, con sede a San Francisco, vende gioielli e anche singole gemme, naturali o di laboratorio che garantisce siano di provenienza etica. E dato che negli anni il trend della gioielleria sostenibile e sensibile all’ambiente ha iniziato a fare presa sul grande pubblico, nel 2021 la società ha deciso anche di quotarsi a Wall Street.

Anello in oro giallo e diamante taglio brillante
Anello in oro giallo e diamante taglio brillante

Brilliant Earth è stata fondata nel 2005 da Beth Gerstein ed Eric Grossberg. Secondo molti, l’esempio dell’azienda californiana ha spinto molti altri gioiellieri a imitarne la filosofia. Brilliant Earth utilizza diamanti naturali che provengono dalle miniere di Diavik ed Ekati, in Canada, dalla Namibia e dal Botswana. Gli zaffiri, invece, arrivano dall’Australia o dal Malawi. Oro, argento e platino sono riciclati oppure da cooperative che soddisfano gli standard stabiliti dall’Alliance for Responsible Mining. Inoltre, sono Certified Carbonfree Business Partner e utilizzano legno certificato sostenibile anche per le scatole delle confezioni di gioielli. Ovviamente l’azienda è certificata dal Responsible Jewellery Council e, come se non bastasse, utilizza una piattaforma di blockchain per garantire la tracciabilità delle gemme.

Orecchini in oro bianco e topazio blu
Orecchini in oro bianco e topazio blu

L’elenco delle buone azioni comprende anche il finanziamento di una scuola mobile a Lungudi, nella Repubblica Democratica del Congo, e la collaborazione con Rainforest Alliance, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro. Ah, già, e i gioielli? Sono piuttosto tradizionali. Attraverso il sito internet è possibile anche creare un anello scegliendo il tipo di impostazione, forma e qualità del diamante. Anche questo è un atto di bontà (per chi acquista).

Anello in oro bianco e diamanti Petite Twiste Vine
Anello in oro bianco e diamanti Petite Twiste Vine
Anello Lunette Luxe in oro bianco e diamanti
Anello Lunette Luxe in oro bianco e diamanti
Orecchini con acquamarina e diamanti
Orecchini con acquamarina e diamanti
Anello in oro bianco con diamante ovale
Anello in oro bianco con diamante ovale






Chi acquista diamanti di laboratorio?




Chi acquista i diamanti prodotti in fabbrica? I diamanti sintetici, da un punto di vista chimico del tutto identico a quelli naturali, sono una recente scommessa sul mercato della gioielleria. Mentre fino a pochi anni fa questi diamanti, prodotti con metodi diversi, erano confinati per l’utilizzo industriale (per esempio, per le macchine da taglio), ora i diamanti artificiali sono più diffusi anche in gioielleria. Chi li vende definisce queste pietre come “coltivate” o “cresciute” in laboratorio. Fateci caso: i due termini, scelti per il marketing, suggeriscono che le pietre siano come piante che crescono o sono coltivati in una specie di serra. Un’idea che è stata così associata al concetto di sostenibilità: i diamanti che escono da un impianto di produzione sono green, quelli estratti dalla terra non lo sono. Un’idea che non trova tutti d’accordo. Di sicuro, comunque, sono diamanti più economici.

Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio
Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio

In ogni caso, il marketing e l’advertising sono strumenti potenti, come certifica una ricerca di mercato condotta negli Stati Uniti da The MVEye. La ricerca ha individuato i gruppi di acquirenti che, secondo la società di analisi, stanno spingendo una crescita globale esplosiva del settore dei diamanti coltivati in laboratorio. La società ha diviso i clienti di questi diamanti sintetici in diversi gruppi. Il primo gruppo è definito come In the Know (cioè informato) ed è composto da millennial di età compresa tra 25 e 38 anni. Giovani, insomma, che hanno stabilito che i diamanti di laboratorio sono davvero green. Il gruppo, specifica l’indagine, include più etnie e coppie non tradizionali.

Orecchini con diamanti di laboratorio Lightbox di De Beers
Orecchini con diamanti di laboratorio Lightbox di De Beers

Il secondo gruppo, al contrario, è stato descritto come In the Dark (cioè sono all’oscuro). Anche questo segmento di persone è composto da millennial di età compresa tra 25 e 38 anni che, però, non hanno sentito parlare di diamanti coltivati in laboratorio. In compenso, secondo The MVEye possono essere facilmente convinti ad acquistare gioielli con diamanti sintetici. Anche questo gruppo include anche più etnie e coppie non tradizionali.

Punto luce di Lightbox
Punto luce con diamante di laboratorio Lightbox

Il terzo gruppo rilevato è quello degli Upgraders (cioè quelli che amano aggiornarsi sulle novità). Sono consumatori più maturi, di età pari o superiore a 55 anni, ma pronti ad acquistare anelli di fidanzamento (se sono arzilli) oppure più facilmente per qualche anniversario. Spesso non hanno molte conoscenze sui diamanti coltivati in laboratorio, ma potrebbero essere motivati ad acquistare un diamante di una dimensione maggiore se scoprissero che quelli artificiali sono più convenienti. Insomma, è una questione di budget. Infine, un altro gruppo è stato definito come SPF, sigla che sta per Self-purchasing females, cioè donne che acquistano gioielli per se stesse. Anche loro sarebbero, secondo la ricerca, un tipo di cliente pronto ad acquistare un diamante artificiale grazie al vantaggio di prezzo.

Un diamante grezzo emerge dal reattore al plasma CVD di De Beers
Un diamante grezzo emerge dal reattore al plasma CVD di De Beers







Kering e Cartier puntano sulla sostenibilità




Il gruppo francese Kering, che controlla marchi come Gucci, Boucheron, Qeelin, Pomellato, Dodo e Girard-Perregaux (oltre a quelli del settore moda) punta sulla sostenibilità, un valore sempre più apprezzato da chi acquista gioielli e orologi. Assieme a Cartier, che fa parte del gruppo svizzero Richemont, l’azienda ha dato vita a Watch & Jewellery Initiative 2030, iniziativa che ha l’obiettivo di promuovere la sostenibilità di orologi e gioielli. E ora ha chiamato al vertice l’ex direttrice esecutiva del Responsible Jewellery Council, Iris Van der Veken.

Iris Van der Veken
Iris Van der Veken

La manager ricoprirà il ruolo di direttore esecutivo e segretario generale della Watch & Jewellery Initiative 2030. Il coinvolgimento di Iris Van der Veken era stato prefigurato, ma solo ora è diventato operativo. La manager ha più di 20 anni di esperienza globale tra mondo dell’industria, della gioielleria e della moda e anche parte del consiglio di Iseal e Diamonds Do Good. Watch & Jewellery Initiative ha coinvolto brand come Chanel Horlogerie Joaillerie, Montblanc, Pandora, Rosy Blue e Swarovski.

Henry Francois Pinault, patron di Kering
Henry Francois Pinault, patron di Kering

Johann Rupert, Ceo e azionista di Richemont
Johann Rupert, Ceo e azionista di Richemont







Con Aether Diamonds il diamante a impatto ambientale zero




Diamanti sintetici che hanno un impatto ambientale nullo o addirittura migliorativo. Aether Diamonds è la prima società che può vantare una vera sostenibilità ambientale per le sue pietre prodotte in laboratorio. Un traguardo che non è, come molti credono, facile da raggiungere. I diamanti prodotti in laboratorio, cioè in fabbriche ad alta tecnologia, sono sempre proposte come gemme che non hanno impatto sull’ambiente, a differenza di quelle estratte in miniera. Peccato che non sia vero: produrre diamanti consuma un sacco di energia. E l’energia è prodotta in molti casi con carbone (per esempio in Cina gran parte delle centrali è ancora di questo tipo), oppure gas e derivati del petrolio. Solo una piccola parte di energia è prodotta grazie al vento o il sole. Insomma, i diamanti sintetici o, secondo lo storytelling del marketing, «cresciuti in laboratorio» (quasi fossero degli ortaggi) non sono a impatto zero.

Diamante di laboratorio prodotto da Aether Diamonds
Diamante di laboratorio prodotto da Aether Diamonds

Aether Diamonds, che ha sede a New York, sembra invece essere differente. È, infatti, la prima azienda al mondo che produce diamanti a ottenere la certificazione B Corp. La sigla, indicata anche come B Corporation o B Lab, è una certificazione rilasciata a società virtuose per le loro prestazioni sociali e ambientali. È conferita da B Lab, un’organizzazione no- profit globale con uffici negli Stati Uniti, Europa, Canada, Australia e Nuova Zelanda, e una partnership in America Latina con Sistema B. Per ottenere e mantenere la certificazione, le aziende devono ricevere un punteggio minimo e pagare una quota annuale basata sulle vendite annuali. Le aziende devono anche ripetere la certificare ogni tre anni.

Orecchini con diamanti di laboratorio di Aether Diamonds: sono venduti a quasi 40.000 dollari
Orecchini con diamanti di laboratorio di Aether Diamonds: sono venduti a quasi 40.000 dollari

Il B Lab ha assegnato ad Aether Diamonds un punteggio di impatto di 96,5 (il minimo è 80) dopo una lunga valutazione sull’attività dell’azienda. Aether si è impegnata a rimuovere 20 tonnellate di CO2 dall’atmosfera per ogni carato venduto, compensando efficacemente l’impronta di carbonio del cliente americano medio di 1,25 anni. Secondo Ryan Shearman, co-fondatore e Ceo di Aether, la certificazione B Corp rassicura i clienti sul fatto che acquistando un diamante Aether stanno contribuendo a creare un futuro migliore per se stessi e per il pianeta.

Synthesis diamond con taglio a pera
Synthesis diamond con taglio a pera







I gioielli di Aaron Henry che amano la natura e nascono in California

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Gioielli e natura, gioielli e ambiente, gioielli e sostenibilità: Aaron Henry è un gioielliere californiano che mette la filosofia green al primo posto. Ma senza rinunciare al lusso. Forse piacerebbe a Greta Thunberg, la giovane paladina della causa climatica. Gran parte dei gioielli del designer americano ha come soggetto foglie e fiori (ma non solo). Certo, non è l’unico che ha scelto questo tema, ma la sua non è solo una scelta formale.

Aspen and Brier Leaf Necklace in oro 19,2 carati
Aspen and Brier Leaf Necklace in oro 19,2 carati

Aaron Furlong è nato in California e rappresenta la terza generazione in una famiglia di gioiellieri e commercianti di pietre preziose. Il designer ha anche seguito il training classico di formazione: laurea in gemmologia all Gemological Institute of America, Bachelor of Arts dell’Università della California, Davis. Ha poi fatto un apprendistato di sei anni con un maestro gioielliere, fino a creare il suo brand. Ha avuto successo, testimoniato da una luna serie di premi. Per i suoi gioielli utilizza platino oppure varie tonalità di oro almeno a 18 carati, assieme a pietre con certificazione che ne attesta la massima qualità.

Orecchini a forma di rami in oro 19,2 carati
Orecchini a forma di rami in oro 19,2 carati

Collana Aspen and Southerne Oak Leaf in oro 19,2 carati
Collana Aspen and Southerne Oak Leaf in oro 19,2 carati

Anello Olive Branch in oro bianco 18 carati e diamanti
Anello Olive Branch in oro bianco 18 carati e diamanti

Anello Honeycomb in oro 18 carati e diamanti
Anello Honeycomb in oro 18 carati e diamanti

Orecchini Jacaranda in oro, zaffiri viola e blu, diamanti
Orecchini Jacaranda in oro, zaffiri viola e blu, diamanti

Orecchini Mosaic in oro e diamanti
Orecchini Mosaic in oro 18 carati e diamanti

anello tanzanite
Anello in oro bianco, diamanti e tanzanite







BaYou with Love propone gioielli con l’oro nascosto nei computer




BaYou with Love propone gioielli realizzati anche con l’oro nascosto nei computer.

Volete sapere la parola più importante per la gioielleria nei prossimi anni? Sostenibilità. Utilizzare oro e gemme di provenienza sostenibile è il traguardo per tutti i brand, ma c’è chi ha scelto una strada originale per raggiungere l’obiettivo. È il caso, per esempio, di BaYou with Love un marchio di Los Angeles centrato su moda e produzione sostenibili nell’ambito della gioielleria, dell’abbigliamento, della casa e della bellezza. BaYou with Love è stato fondato dall’attrice e ambientalista Nikki Reed. A differenza di altri marchi di gioielli, BaYou with Love utilizza anche oro che ha una provenienza sorprendente: i computer.

Anello in oro giallo 14 carati con diamanti creati in laboratorio
Anello in oro giallo 14 carati con diamanti creati in laboratorio

BaYou with Love e Dell, infatti, hanno collaborato alla creazione di collezioni di gioielli in oro 10-18 carati progettate da Nikki Reed e realizzate a Los Angeles da oro riciclato, la maggior parte da quello nascosto all’interno dei vecchi computer, recuperato ed estratto responsabilmente grazie ai programmi di riciclaggio di Dell. Solo il 12,5% circa dell’elettronica viene riciclato responsabilmente a livello globale. Per esempio, solo nei telefoni gli americani gettano via più di 60 milioni di dollari in oro o argento ogni anno. Per questo Dell estrae l’oro dalle vecchie schede madri contenute nei computer. È un esempio di economia circolare applicato alla gioielleria. Anche gli altri materiali utilizzati per i gioielli sono di provenienza sostenibile.

Collana con perle di variscite verde e oro 14 carati
Collana con perle di variscite verde e oro 14 carati

Per esempio, Bayou la maggior parte dei diamanti utilizzati sono prodotti in laboratorio da Diamond Foundry, ma a emissioni zero al 100%: le macchine che creano le pietre sintetiche sono alimentate al 100% da fonti idroelettriche fornite dal fiume Columbia, nello Stato di Washington. Inoltre, Nikki Reed ha collaborato con Morgan Bogle, fondatore di Freedom of Animals, organizzazione per la protezione dei diritti degli animali, e ha trascorso con lui un anno a sviluppare Bayou with Love.

Orecchini in oro 14 carati e diamanti sintetici
Orecchini in oro 14 carati e diamanti sintetici

Collana con pendente in oro 14 carati e diamanti sintetici
Collana con pendente in oro 14 carati e diamanti sintetici

Orecchini Ocean Totem in oro 14 carati, turchese verde rame, diamanti di laboratorio
Orecchini Ocean Totem in oro 14 carati, turchese verde rame, diamanti di laboratorio
Anello in oro 14 carati e diamante creato in laboratorio di 2 carati
Anello in oro 14 carati e diamante creato in laboratorio di 2 carati
Anello in oro giallo 14 carati con 13 zaffiri di differenti sfumature
Anello in oro giallo 14 carati con 13 zaffiri di differenti sfumature

Orecchini Ocean Totem in oro 14 carati, turchese, diamanti di laboratorio
Orecchini Ocean Totem in oro 14 carati, turchese, diamanti di laboratorio







I Green Blue Days con leBebè





Gioielli e sostenibilità: leBebè, marchio nato nel 2007 su iniziativa dei fratelli Paolo, Fabrizio e Mariana Verde, partecipa a Green Blue Days, la prima edizione dell’evento sullo sviluppo sostenibile che si svolgerà a Napoli dal 13 al 15 ottobre.

Green Blue Days è un progetto sulla sostenibilità sistemica. Un forum sotto forma di talk strutturato in diverse giornate, in cui poter ascoltare e condividere esperienze, proporre soluzioni, studiare piani d’azione per integrare la cultura del Green-Blue in ogni aspetto della vita.

Abbiamo accolto con piacere la proposta di prendere parte a questo progetto culturale in quanto ha l’obiettivo di comunicare quelli che sono i valori del nostro brand: la sostenibilità, nelle sue tre principali declinazioni, economica, ambientale e sociale. Nel 2019 abbiamo infatti intrapreso un progetto di riforestazione con Treedom, che stiamo portando avanti e che conta ora due foreste leBebé con un totale di 400 alberi da frutto. L’obiettivo è, a prima vista, quello della sostenibilità ambientale, ma si tratta di un’iniziativa rivolta prevalentemente alle comunità femminili, principali attori del progetto, per supportarne l’emancipazione e l’indipendenza.
Andrea Pennacchioni, Direttore Marketing & Sales di leBebé gioielli

Andrea Pennacchioni
Andrea Pennacchioni

L’azienda ha inoltre deciso di sostenere il Telefono Rosa nella lotta contro la violenza nei confronti delle donne: una collaborazione che si protrarrà nel tempo “per poter dare un contributo tangibile, sia a livello economico che sociale”.

Ciondolo leBebè limited edition
Ciondolo leBebè limited edition







Homi torna e punta sull’ambiente




Anche i gioielli e i bijoux devono essere realizzati con focus sull’impatto ambientale. La prossima Homi Fashion&Jewels Exhibition, che torna in presenza nello spazio di Fiera Milano dal 18 al 20 settembre, ha deciso di concentrarsi sull’aspetto dell’impatto ambientale. Obiettivo: diffondere anche nel mondo della produzione orafa e artigianale i concetti che riguardano il riciclare, utilizzare materiali di scarto oppure ecologici, servirsi di fonti rinnovabili, adottare soluzioni vegan e cruelty free. E proprio i brand che hanno fatto della sostenibilità il loro atout saranno tra i protagonisti del salone milanese per esprimere, una volta di più, tutta la versatilità delle loro declinazioni.

Una creazione di Nedumo
Una creazione di Nedumo

Tra questi, Nedumo Jewels, che utilizza i legni degli scafi di navi dimesse per dare vita a gioielli immaginifici, in cui i segni del tempo della materia si fondono con dettagli preziosi e unici. Oppure Thais Bernardes, modella azienda brasiliana che vive e lavora a Milano, che tra i suoi progetti speciali rivolti alla tutela sociale e territoriale, ha creato una capsule di gioielli ispirata agli indigeni dell’Amazzonia la cui parte del ricavato della vendita sarà destinata proprio al loro sostegno. La manifestazione in presenza seguirà  i protocolli di sicurezza necessari, offrendo alla community del settore un luogo in cui riunirsi e confrontarsi dando un importante segno di ripresa a tutto il mercato.

Lo spazio Homi Fashion & Jewels
Lo spazio Homi Fashion & Jewels
Bijoux in esposizione
Bijoux in esposizione

Operatori a Homi
Operatori a Homi







Più sostenibilità per Tiffany

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Mentre la battaglia con Lvmh, rea di essersi sottratta al matrimonio sottoscritto un anno fa, prosegue a colpi di avvocati, Tiffany & Co. guarda avanti. La Maison di New York da tempo ha individuato nel concetto di sostenibilità una delle direttrici da seguire: una politica che, tra l’altro, sembra incontrare l’approvazione dei suoi clienti. Inoltre, gli obiettivi riflettono anche l’infuocato dibattito (per usare un eufemismo) sulla parità etnica e di genere all’interno della società americana.

Per questo Tiffany ha appena comunicato i propri Obiettivi di Sostenibilità 2025. È un programma che delinea le priorità dell’azienda in termini di sostenibilità per i prossimi anni. Assiema questo manifesto strategico, l’azienda ha pubblicatoil suo ultimo Sustainability Report, il decimo dal 2011.

Gli Obiettivi di Sostenibilità 2025, spiega la Maison, si fondano sui risultati di una valutazione rigorosa degli effetti e delle opportunità sociali e ambientali connessi all’attività di Tiffany, elaborati in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

Una serra in argento che, dice Tiffany, ha richiesto oltre mille ore di lavoro
Una serra in argento che, dice Tiffany, ha richiesto oltre mille ore di lavoro

Gli Obiettivi di Sostenibilità 2025 di Tiffany saranno la nostra stella polare e ci guideranno nel nostro percorso di sostenibilità per gli anni a venire. L’asticella della leadership nella Sostenibilità continua ad alzarsi e non possiamo certo dormire sugli allori. Per noi è essenziale avere un piano solido che possa guidare le nostre azioni e dimostrare in che modo continuiamo a lavorare per creare un effetto positivo sulle persone e sul pianeta.
Anisa Kamadoli Costa, Chief Sustainability Officer di Tiffany & Co

Anisa Kamadoli Costa
Anisa Kamadoli Costa

Ecco in sintesi, ecco i principali Obiettivi di Sostenibilità 2025 di Tiffany.

Prodotti

  • Tiffany è impegnata a garantire che ogni fase del percorso dei propri prodotti contribuisca al benessere delle persone e del pianeta.
  • Entro il 2025 raggiungere la tracciabilità del 100% dei diamanti registrati singolarmente, risalendo fino alla miniera di origine o alle miniere approvate del fornitore.
  • Entro il 2021 ottenere la tracciabilità del 100% di tutto l’oro, l’argento e il platino che usiamo per i nostri gioielli, risalendo fino alla miniera o a chi si occupa del riciclo.
  • Entro il 2025 acquisire in modo responsabile tutti i materiali essenziali per i prodotti, il packaging dei prodotti e gli interni dei negozi, seguendo la nostra Guida ai Materiali
Analisi in un laboratorio Tiffany
Analisi delle gemme in un laboratorio Tiffany

Persone

  • Priorità alla diversità, ambienti inclusivi e crescita, al fine di ottenere un effetto positivo sui nostri dipendenti, sui consumatori e sulle comunità.
  • Entro il 2025 essere il brand del lusso più inclusivo ed essere riconosciuto per questo aspetto dai consumatori nei mercati più importanti.
  • Entro il 2025 la diversità etnica dei dirigenti negli Usa rifletterà maggiormente quella della forza lavoro statunitense.
  • Entro il 2023 tutti i dirigenti e i loro superiori avranno partecipato a iniziative per lo sviluppo della leadership.
Laboratorio Tiffany
Laboratorio Tiffany

Pianeta

  • Tiffany è impegnata a proteggere il mondo naturale con un’azione decisa sul cambiamento climatico e sulla conservazione del pianeta.
  • Entro il 2025 raggiungere zero emissioni nette di gas serra e aumentare la resilienza climatica.
  • A partire dal 2021 tutte le nuove costruzioni, gli ampliamenti, le ristrutturazioni e gli allestimenti interni dovranno ottenere la certificazione Leed Silver o superiore.
  • Entro il 2025 eliminare gli imballaggi di plastica monouso e materiali che contengono plastica.

Collier di Tiffany
Collier di Tiffany







Tiffany rende tracciabili i diamanti

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Gioielli eticamente corretti: è un’esigenza sempre più richiesta da chi acquista un oggetto prezioso. Oro e diamanti, insomma, non devono provenire da miniere che rovinano l’ambiente o sfruttano chi ci lavora. Con questa premessa a ottobre Tiffany & Co. farà un ulteriore passo avanti in materia di tracciabilità dei diamanti. Il colosso della gioielleria passato sotto le insegne del gruppo francese Lvmh renderà noto l’intero percorso di lavorazione dei propri diamanti approvvigionati di recente registrati singolarmente (a partire da 0.18 carati).

Solitaire di Tiffany
Solitaire di Tiffany

In pratica, chi acquisterà un gioiello Tiffany con diamanti saprà anche il Paese in cui ogni pietra viene lavorata e montata. Questa trasparenza, fa notare Tiffany, rappresenta un primato nel settore e segue quanto annunciato un anno fa, ovvero che l’azienda sarebbe diventata il primo gioielliere di lusso a livello globale a indicare la provenienza (regione o Paesi di origine) dei propri diamanti registrati singolarmente.

Diamante Tiffany nel laboratorio alle Mauritius
Diamante Tiffany nel laboratorio alle Mauritius

Oggi il nostro impegno nella tracciabilità dei diamanti fa un ulteriore passo avanti. I nostri clienti meritano di sapere che un diamante Tiffany rispetta gli standard più elevati, non solo per quanto riguarda la qualità, ma anche la responsabilità ambientale e sociale. Crediamo che la tracciabilità dei diamanti sia il modo migliore per garantirle entrambe.
Anisa Kamadoli Costa, Chief Sustainability Officer di Tiffany & Co

Selezione dei diamanti nel laboratorio di Antwerp (Anversa)
Selezione dei diamanti nel laboratorio di Antwerp (Anversa)

Le informazioni relative alla regione o Paese d’origine, al luogo in cui ogni diamante è stato tagliato, lucidato, classificato e certificato e poi montato su un gioiello, saranno condivise con i clienti per ogni diamante approvvigionato di recente registrato singolarmente (ovviamente questo non è possibile per i gioielli realizzati in passato). Queste informazioni potranno essere comunicate da qualsiasi esperto Tiffany & Co. e saranno inoltre contenute all’interno del Tiffany Diamond Certificate.

Taglio e lucidatura alle Mauritius
Taglio e lucidatura alle Mauritius

Tra i gioiellieri di lusso di livello globale, aggiunge ancora la Maison americana, Tiffany & Co. è l’unico brand a possedere e gestire cinque laboratori di lavorazione dei diamanti in tutto il mondo, dove lavorano oltre 1.500 artigiani per esaltare al massimo brillantezza, dispersione e scintillio delle pietre, non soltanto il peso in carati. Grazie a questi laboratori di proprietà in Belgio, Mauritius, Botswana, Vietnam e Cambogia, oltre al Tiffany Gemological Laboratory di New York e a cinque laboratori di produzione di gioielli in Nord America, l’azienda si dichiara in grado di garantire il rispetto dei propri standard superlativi.

Raccontare il percorso di lavorazione dei diamanti Tiffany riflette decenni di investimenti nella nostra supply chain. Tra i gioiellieri di lusso Tiffany è l’unico ad approvvigionarsi direttamente di diamanti grezzi estratti in modo responsabile, a lavorare e montare tali diamanti, rispettando i propri standard nei propri laboratori.
Andrew Hart, Senior Vice President Diamond and Jewelry Supply di Tiffany & Co

Diamante nel laboratorio Tiffany di Anversa
Diamante nel laboratorio Tiffany di Anversa







Scelta di sostenibilità per Pandora: solo argento e oro riciclato




È una scelta che hanno già compito grandi Maison, alle quali si aggiunge ora Pandora: entro il 2025 il brand danese cesserà completamente di produrre i propri gioielli utilizzando oro e argento appena estratti e acquisterà unicamente risorse riciclate. Questo ridurrà le emissioni di anidride carbonica di due terzi per l’argento e di oltre il 99% per l’oro.

Oro riciclato
Oro riciclato

La scelta è importante, anche perché la quantità di metalli preziosi utilizzati da Pandora è più imponente rispetto a quella dei brand di alta gioielleria, che vendono pochi pezzi a un prezzo più elevato. Pandora, invece, distribuisce migliaia di charm, bracciali, anelli e orecchini in tutto il mondo.

Charm Pandora
Charm Pandora

Oro e argento sono materiali splendidi che possono essere riciclati all’infinito, senza perderne la qualità. I metalli estratti secoli fa sono ancora come nuovi. Non si ossideranno e non si rovineranno mai. Speriamo di poter aiutare a sviluppare un metodo di lavorazione più ecosostenibile e di evitare che questi metalli preziosi finiscano nelle discariche. Vogliamo contribuire a costruire un’economia più circolare.
Alexander Lacik, Ceo di Pandora

Alexander Lacik
Alexander Lacik

Oggi, per la verità, il 71% di oro e argento dei gioielli Pandora proviene già da fonti riciclate. Ma un completo utilizzo di oro e argento non estratti ridurrà le emissioni di anidride carbonica, il consumo di acqua e ridurrà altri impatti ambientali, poiché il riciclo di metalli preziosi impiega meno risorse rispetto all’estrazione di nuovi metalli. Le emissioni di anidride carbonica generate dall’approvvigionamento di argento riciclato sono un terzo rispetto a quelle generate all’argento estratto, mentre il riciclo di oro equivale ad una quantità di emissioni di anidride carbonica 600 volte inferiore rispetto a quella derivata dall’estrazione di oro, secondo life cycle assessments.

Lavorazione di un gioiello
Lavorazione di un gioiello d’argento

L’argento è il materiale più utilizzato nei gioielli Pandora e, in base al peso, rappresenta più della metà dei materiali acquistati. Pandora utilizza anche in quantità minori oro, palladio, rame e pietre artificiali come nano-cristalli e zirconia cubica. La decisione di utilizzare solo oro e argento riciclati coinvolge tutti gli utilizzi di questi metalli nei gioielli Pandora, come l’utilizzo nei grani, nei prodotti semi-finiti come le collane e in altre parti che provengono da fornitori terzi.

Oro e argento riciclati
Oro e argento riciclati







Questi orecchini di Anabela Chan sono fatti con un materiale sorprendente

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Primavera, natura, sostenibilità: tre idee che hanno fatto fiorire la nuova collezione di Anabela Chan. La serie di orecchini e spille della collezione Blooms sono stati creati con una idea rivoluzionaria: sono realizzati con alluminio riciclato. Il metallo è quello delle lattine delle bibite. Riutilizzato, e abbinato a oro e gemme create in laboratorio, diventa materiale per gioielli raffinati. Giudicate voi: basta osservare queste immagini per capire che riciclare anche i materiali più umili può trasformarsi in lusso sostenibile.

Orecchini della collezione Bloom, con tormalina paraiba creata in laboratorio
Orecchini della collezione Bloom, con tormalina paraiba creata in laboratorio

Il progetto, spiega la designer di Hong Kong con base a Londra, è durato due anni e mezzo, dal 2017. Prima di arrivare a questo eccezionale risultato, Anabela Chan ha sperimentato molti tentativi nei processi di fusione e raffinazione delle lattine di alluminio, scadate a una temperatura di 600 gradi centigradi. E poi, dopo essere state trasformate in barre metalliche, utilizzate in combinazione con il tradizionale metodo artigianale di fusione a cera persa. Il metallo assume colorazioni intense, a volte iridescenti.

Alluminio arcobaleno riciclato, oro 18 carati, vermeil in oro giallo 18 carati, gemme sintetiche
Alluminio arcobaleno riciclato, oro 18 carati, vermeil in oro giallo 18 carati, gemme sintetiche

I gioielli hanno quindi preso la forma di esuberanti fiori, con l’aggiunta di gemme sintetiche, ma di qualità, spesso con taglio inusuale, come quello triangolare, trilliant. Gli elementi sono stati lavorati a mano, singolarmente. Anche la scelta di utilizzare gemme sintetiche è stata decisa davvero per rispetto della natura e delle condizioni di chi lavora all’estrazione. Anabela Chan, infatti, racconta di essere rimasta scioccata dopo una visita alle miniere dello Sri Lanka.

Anabela Chan, orecchini Rainbow Bloom
Anabela Chan, orecchini Rainbow Bloom
Orecchini in alluminio color bronzo rosa
Orecchini in alluminio color bronzo rosa

Orecchini Agrumi in fiore
Orecchini Agrumi in fiore







VicenzaOro si aprirà all’insegna del sostenibile




La sostenibilità è il filo conduttore della nuova edizione di VicenzaOro (7 -11 settembre) ♦︎

Conto alla rovescia per VicenzaOro September (7 -11 settembre), che sarà dedicato ancora al tema della sostenibilità nel mondo dell’oreficeria. Il filo conduttore, infatti, è Spreading Sustainability, che sarà sviluppato in occasione di Visio.Next, tavola rotonda inaugurale di esperti internazionali, in programma sabato 7 settembre alle 10.30 presso la sala Tiziano (Hall 7.1) della Fiera di Vicenza. Obiettivo: diffondere la cultura della sostenibilità, comunicarne l’importanza e guardare alle best practice più efficaci per intraprendere un percorso imprenditoriale in questa direzione saranno i temi al centro del dibattito che vedrà confrontarsi esponenti del mondo della moda, giornalisti e influencer internazionali, rappresentanti del governo e aziende di rilievo del settore orafo e dei gioielli, che stanno già sviluppando progetti di Corporate Social Responsibility.

Il brand di VicenzaOro
Il brand di VicenzaOro

Tra le tematiche affrontate ci sono l’approvvigionamento di pietre e minerali, la crescita nella domanda di materie prime sostenibili, la necessità di essere informati sui nuovi codici presto in vigore per le aziende e il racconto di come è evoluto lo storytelling dei brand e dei media nella comunicazione verso il consumatore, fino a una riflessione pratica su rischi, costi e benefici per le imprese che scelgono la strada della sostenibilità.

Prenderanno parte al confronto Simonetta Di Tommaso, funzionari al ministero dello Sviluppo Economico, Will Kahn, Market Director per la Gioielleria di Moda Operandi e Contributing Editor di Town and Country Magazine, Cristina Squarcialupi, vice presidente di Unoaerre, Matteo Ward, Ceo e Cmo Wråd, coordinati dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini.





Booth di Nanis a VicenzaOro September 2018 ©Gioiellis
Booth di Nanis a VicenzaOro September 2018 ©Gioiellis

Booth di Palmiero a VicenzaOro September 2018 ©Gioiellis
Booth di Palmiero a VicenzaOro September 2018 ©Gioiellis
VicenzaOro September 2018
VicenzaOro September 2018 ©Gioiellis

L'area Design Room a VicenzaOro September
L’area Design Room a VicenzaOro September







Un anello contro l’inquinamento




Per tutti gli amanti della natura e della sostenibilità: ecco l’anello che imprigiona lo smog

Caldo eccessivo, piogge torrenziali, stagioni che si ribellano: è il clima che cambia. E per chi ama la natura, ecco un anello anti-inquinamento. L’ha inventato l’artista olandese Daan Roosegaarde. Il quale si è chiesto in che modo rimediare alle particelle di inquinamento, per lo più costituite da carbonio, che sono immesse nell’aria. Ha così deciso di comprimere le particelle. E, dato che il diamante è un allotropo (cioè una variante da un punto di vista chimico) del carbonio, è quasi (quasi) come avere al dito un diamante. Molto quasi, in effetti. Il dispositivo di estrazione di questa polvere frutto dell’inquinamento si chiama Studio Roosegaarde’s Smog Free Tower, un sistema di purificazione dell’aria alto quasi 7 metri, a Rotterdam, che ha lo scopo di ripulire parchi e altri spazi pubblici.

Lo Smog Free Ring
Lo Smog Free Ring

Lo Smog Free Ring, invece, contiene smog raccolti da Pechino e Rotterdam. Nel caso ve lo chiediate, è già stato scelto come anello di fidanzamento e fede nuziale da coppie di tutto il mondo, ovviamente amanti della natura e dell’ambiente. Il profitto delle vendite dello Smog Free Ring è utilizzato per sviluppare soluzioni eco sostenibili. Se volete sostenere la causa e acquistare dello smog compresso sappiate che costa 2000 euro più tasse e spese di spedizione. Margherita Donato




Daan Roosegaarde
Daan Roosegaarde
Smog catturato
Smog catturato
Smog Free Ring
Smog Free Ring
La torre mangia smog a Rotterdam
La torre mangia smog a Rotterdam
La confezione dello Smog Free Ring
La confezione dello Smog Free Ring

Lo Smog Free Ring indossato da Miss Yoko
Lo Smog Free Ring indossato da Miss Yoko







Gioielli sostenibili a VicenzaOro January





VicenzaOro January in una edizione dedicata al gioiello sostenibile. Con molte novità ♦︎

Torna VicenzaOro January (venerdì 18 – mercoledì 23). Per la principale fiera dedicata alla gioielleria è, questa volta, il primo appuntamento completamente organizzato dalla nuova gestione di Italian Exhibition Group, cioè senza la presenza dell’ex direttore Corrado Facco e dell’ex vice presidente Matteo Marzotto. Non solo: sarà anche la prima volta, dopo 25 anni, senza un importante espositore come Pasquale Bruni, ma con la presenza di nuovi brand e qualche ritorno, come Chantecler. Ma questo non cambia l’importanza dell’appuntamento, un punto di riferimento fermo per l’industria dell’oro e per gli appassionati di gioielli. Facile riassumere i dati ufficiali di VicenzaOro January.

Oltre 59.000 metri quadri lordi di spazi allestiti, 36.000 i visitatori attesi, tra buyer internazionali, produttori e designer da più di 130 Paesi: il 60% delle presenze arriva dall’estero.

Il brand di VicenzaOro
Il brand di VicenzaOro

Come ormai di consueto gli espositori sono divisi in aree omogenee: Icon, Look, Creatiion, Expression, Essence, Evolution, alle quali si aggiunge la Design Room con 12 brand invitati. Per le imprese, In contemporanea con Vicenzaoro, torna anche T.Gold, la mostra dedicata ai macchinari e alle tecnologie innovative applicate all’oreficeria e ai preziosi. E per i visitatori, sul modello della Design Week milanese, torna anche il programma all’esterno della Fiera: Vioff Golden Wood edition (da venerdì 18 a domenica 20 gennaio).

Il programma delle iniziative sarà dedicato, tra l’altro. alla raccolta fondi per la ricostruzione di un bosco sull’Altopiano di Asiago dopo l’alluvione dello scorso autunno. Il Fuori Fiera ideato dal Comune di Vicenza per promuovere la città e le sue eccellenze comprende un programma di iniziative all’insegna di arte, cultura, intrattenimento ed esibizioni sportive, mostra diffusa artigianato & design, prodotti di imprese del territorio.

Oltre agli stand con le nuove collezioni, VicenzaOro January propone come sempre anche una serie di appuntamenti formativi.

Booth di Tirisi a VicenzaOro September 2018 ©Gioiellis
Booth di Tirisi a VicenzaOro September 2018 ©Gioiellis

Il Club degli Orafi Italia, per esempio, ha organizzato un convegno sul tema caldo della sostenibilità: Sustainable (R)evolution: creating value through social purpose, in programma domenica mattina 20 gennaio, con Gabriele Aprea, presidente del Club degli Orafi Italia e Chantecler, e di Marco Carniello, direttore della divisione Jewellery & Fashion di Ieg, Eleonora Rizzuto, direttore Sviluppo Sostenibile di Bulgari e Lvmh, Aram Shishmanian, Ceo del World Gold Council, Enzo Liverino, presidente di Enzo Liverino 1894, Gaetano Cavalieri, presidente di Cibjo. Il fil rouge dell’appuntamento è, infatti, la creatività sostenibile. A partire dal convegno di Visio.Next, per proseguire nei Digital Talks, nei Gem Talks e nella presentazione di Trendvision, sarà il tema portante nella sei giorni vicentina.

La fiera, inoltre, ha lanciato #primavicenzaoro, progetto che Italian Exhibition Group propone in sinergia con Federorafi e Agenzia Ice a partire dalla prossima edizione di gennaio. Obiettivo: valorizzare gli asset principali della manifestazione e consolidare il posizionamento della rassegna.




VicenzaOro January 2019
VicenzaOro January 2019

Laura Bicego e una prova gioielli nell'area di Nanis. ©Gioiellis.com
Laura Bicego e una prova gioielli nell’area di Nanis. ©Gioiellis.com

Vetrina di Casato a VicenzaOro
Vetrina di Casato a VicenzaOro. ©Gioiellis.com
Vetrina a VicenzaOro
Vetrina a VicenzaOro
Bracciale con diamanti e zaffiri in vetrina a VicenzaOro
Bracciale con diamanti e zaffiri in vetrina a VicenzaOro







Chopard sempre più verde

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A Baselworld Chopard diventa ancora più verde (e rinnova la collezione Happy Hearts) ♦︎

Baselworld non è solo un’occasione, per le grandi Maison, per presentare nuove collezioni. Chopard, per esempio, ha scelto il palcoscenico della fiera dedicata a orologeria e gioielleria per annunciare una svolta verde. O, meglio, ancora, per sottolineare quella che è stata la filosofia abbracciata cinque anni fa dal brand svizzero di alta gioielleria e orologeria e che ora è ulteriormente rafforzata: da luglio tutto l’oro impiegato da Chopard sarà acquistato da «fonti responsabili».

Protezione dell’ambiente, responsabilità sociale e sostenibilità sono, infatti, i temi che il co-presidente di Chopard, Caroline Scheufele, ha deciso di affrontare con i media. Oro e pietre sempre più tracciabili, estratti in modo da non causare danni alle persone e limitare l’impatto sull’ambiente: il progetto The Journey to sustainable Luxury di Chopard porta la data del 2013. Al Festival del cinema di Cannes Chopard ha già presentato la prima Green Carpet Collection per rispettare alla lettera questi propositi. E nel 2014 ha presentato il primo orologio al mondo realizzato con oro fairmined.

Ora Chopard vuole compiere passi ancora più grandi verso la sostenibilità.

Un esempio è la collezione Happy Hearts, uno dei cavalli di battaglia della Maison. Ora a questa linea di gioielleria si aggiunge una nuova versione con madreperla tahitiana, con una sfumatura scura tendente al verde (in tema con la filosofia green di Chopard), che si aggiunge alle varianti già esistenti in rosso, rosa, blu, verde e turchese, oltre che a diamanti, onice, malachite e occhio di tigre. I cuori di Chopard con la madreperla tahitiana sono montati su oro rosa 18 carati e prendono la forma di orecchini e un braccialetto abbinato, con un diamante in movimento in un piccolo cuore. Giulia Netrese




Chopard, bracciale Happy Hearts con madreperla thaitiana, oro rosa e diamante
Chopard, bracciale Happy Hearts con madreperla thaitiana, oro rosa e diamante
Orecchini Happy Hearts con madreperla thaitiana, oro rosa e diamanti
Orecchini Happy Hearts con madreperla thaitiana, oro rosa e diamanti
Bracciale con malachite, oro rosa e diamante
Bracciale con malachite, oro rosa e diamante
Pendente in oro rosa e diamanti
Pendente in oro rosa e diamanti
Bracciale Happy Hearts
Bracciale Happy Hearts
I co-presidenti di Chopard, Karl Friedrich e Caroline Scheufele al Festival di Cannes
I co-presidenti di Chopard, Karl Friedrich e Caroline Scheufele al Festival di Cannes






Ecco su che cosa punta VicenzaOro 2017

Anticipazioni su quello che sarà VicenzaOro January 2017 nella versione di Italian Exhibition Group: il tema conduttore è quello della sostenibilità.




Oro sì, ma responsabile verso chi lo estrae e verso l’ambiente. Il concetto costituisce il filo conduttore di VicenzaOro January 2017. D’altra parte, The Responsible Gold, il tema della manifestazione, è già stato affrontato nelle passate edizioni, per la promozione della Corporate Social Responsibility nel mondo orafo gioielliero. Con questa filosofia politically correct Italian Exhibition Group la società fieristica nata dall’integrazione tra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza, ha iniziato a scaldare i motori in vista della nuova edizione della manifestazione, che ha per claim la Boutique internazionale del Gioiello. VicenzaOro è in programma a Vicenza dal 20 al 25 gennaio 2017 e, come da prassi, accoglierà prodotti, le nuove collezioni e le innovazioni di più di 1.500 brand provenienti da 36 Paesi.

Macchina collaudata

La Manifestazione, nata oltre 60 anni fa, rafforza quest’anno il ruolo di IEG come top player e il suo impegno nella promozione della responsabilità̀ sociale d’impresa nel comparto orafo gioielliero, grazie a un calendario ricco di eventi, convegni e numerose novità dedicati al tema, che coinvolgeranno i visitatori attesi, tra buyer, giornalisti, opinion leader e trend setter, in arrivo da più di 120 paesi.

«Negli ultimi anni VicenzaOro ha saputo evolversi e posizionarsi tra i primi Trade Show internazionali dedicati al settore jewellery», è il commento di Corrado Facco, direttore generale di Italian Exhibition Group. «Una trasformazione attuata attraverso la configurazione di un format unico al mondo, capace di integrare il ruolo di performante piattaforma di business della Manifestazione con quello di autorevole think tank della gioielleria, fornendo contenuti e informazioni di qualità sulle tendenze e le dinamiche del mercato. Con l’edizione di gennaio 2017, questo percorso apre la nuova importante pagina di VicenzaOro firmata Italian Exhibition Group. La nuova società eredita lo straordinario lavoro svolto da Fiera di Vicenza con l’obiettivo di valorizzare ulteriormente lo Show, migliorare l’offerta dei servizi e rafforzare la presenza di operatori internazionali, generando valore per tutti i protagonisti della filiera».

Tutti i frutti più uno

Come nelle ultime quattro edizioni, la fiera è divisa in sei format: Icon, Look, Creation, Expression, Essence ed Evolution, cioè aree che riuniscono aziende dello stesso ambito. A queste si aggiunge il progetto Now, Not Ordinary Watches, lanciato per la prima volta lo scorso settembre a VicenzaOro September e dedicato al mondo degli Independent Watch Brands. A gennaio sarà la volta di Now Next: area dedicata alle anticipazioni di prodotto degli espositori che saranno presenti alla prossima edizione di Now durante VO September 2017 (23-27 settembre).

L'ingresso a VicenzaOro January 2016
L’ingresso a VicenzaOro January 2016
VicenzaOro January 2016
VicenzaOro January 2016
VicenzaOro January 2016
VicenzaOro January 2016
Corrado Facco
Corrado Facco