Stretta Usa sull’importazione di oro, pietre e gioielleria: potrebbe avere un enorme impatto sull’industria dell’oro ♦︎
Allarme export per fornitori e gioiellieri italiani, francesi, spagnoli, indiani, cinesi… Insomma, per tutti. La sirena a tutto volume e la luce rossa lampeggiante si sono accese dopo la notizia, rimbalzata dagli Usa, di un incontro tra i rappresentanti di New York del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti con alcuni grandi operatori della gioielleria. Non ci sono, al momento, dichiarazioni ufficiali, ma è bene prendere nota di quello che viene sussurrato in via ufficiosa.
In sostanza, gli Stati Uniti avrebbero deciso di richiedere una maggiore tracciabilità per origine o provenienza di ogni elemento di gioielleria importato negli Stati Uniti, compresi oro, diamanti e pietre preziose.

Nessun componente, secondo quanto sarebbe stato detto, è escluso. Obiettivo ufficiale: combattere il riciclaggio e il commercio di oro e pietre non eticamente corretto, cioè utile a sovvenzionare attività criminali o terroristiche. Nel mirino c’è, in particolare, il Kimberley Process, sistema ideato per controllare l’origine lecita dei diamanti.

Ma c’è anche chi pensa che la maggiore severità si traduca nei fatti in un muro alle importazioni. I controlli, insomma, finirebbero per ridurre il volume di gioielli o elementi come catene, chiusure e pietre importati, dato che molti gioiellieri non avranno gli strumenti per certificare in modo puntuale ogni singolo elemento di un gioiello. Secondo i primi commenti, anonimi, da parte dei gioiellieri Usa, il provvedimento avrà “un enorme” impatto sull’industria della gioielleria.
Nel frattempo, fornitori e gioiellieri sono stati comunque invitati a seguire il Clean Diamond Act, il World Diamond Council’s System of Warranties e il Kimberly Process. Federico Graglia

