La fantasia iridescente di Katherine Jetter, cittadina del mondo, con una passione per gli opali australiani ♦
La designer Katherine Jetter ha una madre greca e un padre tedesco. È cresciuta tra Inghilterra, Germania, Italia e Svizzera. Però è australiana (è nata a Melbourne). Ma non solo: ama anche il frutto gemmologico più noto dell’Australia l’opale: il 95% delle pietre di questo tipo estratte in tutto il mondo arrivano, infatti, dell’entroterra del Paese dei canguri. E dire che Katherine Jetter sembrava avviata a un’altra carriera: quella nella finanza, in una società prestigiosa come JP Morgan. Tra le sue scelte, però, non bisogna dimenticare anche la laurea in Psicologia clinica all’University College di Londra.
Insomma, una personalità con tante facce, tanti risvolti, tanti colori. Proprio come l’opale, che ha imparato a conoscere meglio frequentando la più titolata scuola di pietre preziose, il Gemological Institute of America. Da lì, lasciate da parte finanza e psicologia, ha iniziato a lavorare come designer per diverse aziende di gioielli, tra cui De Beers. Trasferita definitivamente dall’Australia a New York, ha creato la propria azienda (e trovato il marito). L’irrequieta Katherine, però, si è trasferita ancora, questa volta a Santa Fe, New Mexico. A due passi dagli opali messicani. Ma anche in una zona dove può esercitarsi con le altre sue passioni: l’alpinismo (ha scalato Machu Picchu e Kilimangiaro), le immersioni, la cucina. Quando non è impegnata in una di queste molteplici attività, la designer riesce a trovare il tempo per disegnare gioielli. Quasi esclusivamente con l’utilizzo di iridescenti, preziosi opali, rari come lei. Giulia Netrese