Gli storici gioielli di Bulgari in una grande mostra organizzata nel cuore del Cremlino ♦︎
I gioielli tornano nel Cremlino. Ma non sono quelli degli zar. Per la prima volta in Russia, i Musei di Mosca ospitano una mostra retrospettiva che presenta opere di alta gioielleria realizzate Bulgari. La mostra è stata curata da Lucia Boscaini, Brand and Heritage Curator della Maison.
In mostra (7 settembre 2018-13 gennaio 2019) ci sono oltre 400 pezzi unici di alta gioielleria della Bulgari Heritage Collection, oltre a quelli provenienti dalle collezioni private di tutto il mondo.
Curiosamente, uno dei temi principali della mostra è il riflesso delle idee della femmininilità nelle opere di Bulgari. Forse le donne che hanno indossato Bulgari hanno maggiore coscienza del proprio genere? Chissà. Il tema, spiegano gli organizzatori, è esplorato attraverso la collezione creata dalla maison di gioielli in vari decenni del secolo scorso, quando la distruzione degli stereotipi sul ruolo tradizionale delle donne nella società si è riflessa nella gioielleria e nelle altre arti.
Con radici nell’Ottocento, quando è stata fondata da Sotirio Bulgari, dal 1920 la maison romana ha creato gioielli esclusivi e orologi nello stile art déco e iniziato a utilizzare grandi diamanti tondi. Nei decenni successivi lo stile della gioielleria è cambiato con lo stile di vita delle donne. Ma è negli anni Cinquanta e Sessanta che i grandi gioielli di Bulgari sono diventati un mito internazionale, anche grazie all’utilizzo di grandi pietre di colore.
La storia del marchio è strettamente legata a donne leggendarie come Anna Magnani, Elizabeth Taylor, Audrey Hepburn, Ingrid Bergman, Gina Lollobrigida, Monica Vitti e Sophia Loren.
Ma il mito si deve anche a collezioni di orologi da polso come quelli della linea Serpenti, sviluppati da Bulgari dalla metà degli anni Quaranta. alla tecnica tubogas impreziosita da smalti, pietre, oro opaco e lucido, dall’utilizzo di monete greche, romane e persiane di valore storico colossale. i pezzi esposti vanno dalla fine del XIX secolo fino agli anni Novanta. Federico Graglia