Il 2022 è andato bene, ma il settore italiano dell’oreficeria e della gioielleria spera soprattutto che la guerra in Ucraina abbia termine. Secondo il sondaggio tra gli operatori del settore commissionato dal Club degli Orafi a Intesa Sanpaolo, la maggiore banca italiana, il 56% degli operatori intervistati crede che l’invasione dell’Ucraina abbia condizionato in senso negativo le opportunità del settore. E la speranza di una risoluzione del conflitto, in termini di influenza sul business, supera anche l’auspicio di una forte ripresa del turismo internazionale, a cui è legata una parte delle vendite di gioielli.
Il Rapporto sul settore orafo italiano, in ogni caso, indica un bilancio del 2022 molto positivo. Il fatturato delle aziende è aumentato del 22,1%, incremento che segue il rimbalzo post pandemia maturato già nel 2021 (+55,3%). Il buon posizionamento sui mercati internazionali ha sostenuto questi risultati, con esportazioni di gioielli che nel 2022 hanno superato i 9 miliardi di euro, con un pieno recupero dei livelli pre-covid sia in valore (+41%), sia in quantità (+5%).
Tra i diversi mercati, gli Stati Uniti si sono confermati al primo posto con 1,5 miliardi di euro (+12% nel 2022), sostenuti anche dal rafforzamento del dollaro. Al secondo posto è l’export verso la Svizzera (1,3 miliardi di euro, + 21%) e gli Emirati Arabi Uniti. Per l’anno in corso, a parte le speranze legate a una fine della guerra, per le imprese più grandi prevale un sentiment a maggioranza positivo sia per il mercato interno, sia per i mercati internazionali. Ma l’ostacolo principale sembra del tutto interno: la difficoltà di reperire manodopera specializzata, che è indicata da più della metà del campione di intervistati (51%) come criticità. Secondo le aziende è un problema maggiore rispetto agli aumenti dei prezzi delle materie prime, nonostante l’oro sia ormai sopra quota 2000 dollari.
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