C’è una data in cui Cindy Chao è diventata un mito: il 2004. In quell’anno la designer di Taiwan ha fondato il suo brand. Che sia diventata abile nel comporre gioielli, 36 pezzi l’anno, non uno di più, non uno di meno, deriva anche dalla sua esperienza familiare: il padre era uno scultore che le ha trasmesso la passione e la sensibilità per la composizione. La madre, una donna d’affari, le ha invece donato la capacità di sapersi proporre sul mercato. Dopo aver frequentato il Gemological Institute of America, a New York, Cindy è tornata sull’isola asiatica e ha fondato Cindy Chao, The art of jewel. Ha bruciato le tappe: nel 2007, è diventata la prima designer di gioielli taiwanese a partecipare a un’asta di Christie’s, a New York. I suoi gioielli sono in gran parte dei pezzi unici. Ci sono gioielli che hanno richiesto due anni di lavorazione, con un lento e meticoloso processo che parte dal disegno, lo stampo a cera, fino agli ultimi ritocchi. Una sua opera, una farfalla composta da 2.328 pietre preziose, è esposta allo Smithsonian Museum (https://gioiellis.com/la-farfalla-di-2-328-gemme/). I suoi gioielli sono anche sculture, spesso realizzate con l’impegnativo utilizzo del titanio. Inutile aggiungere che i gioielli costano parecchio. Ma lei ha anche concepito una serie, White Label, che definisce come gioielli per tutti i giorni, con pezzi in edizione limitata che partono da 15mila dollari. Matilde de Bounvilles
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