Peter Carl Fabergé è diventato famoso nella storia della gioielleria per le sue preziose uova destinate agli zar. Uova che si aprivano rivelando una sorpresa. Il marchio Fabergé oggi è migrato negli Stati Uniti, dopo un secolo di vita vissuta pericolosamente (in passato è stato utilizzato anche per i detersivi). Il ritorno al mondo della gioielleria segna ora anche un ideale ponte a quelle capacità ingegneristiche che hanno segnato la bottega orafa del fondatore.

Fabergé, infatti, si è affidata al designer James Ganh per una partnership che ha dato vita a una serie di pezzi di alta gioielleria che, come caratteristica, sono componibili. In particolare, le collane terminano con ciondoli che si trasformano in anelli e possono essere indossati separatamente o assieme. Gli orecchini possono essere attaccati come pendenti su collane coordinate e le spille si trasformano in braccialetti. I gioielli componibili, insomma, offrono versatilità a chi li indossa.

Laureato alla Central Saint Martins di Londra, Ganh ha già lavorato per Fabergé in passato, prima di mettersi in proprio nel 2014. La capsule collection è composta da gioielli densi di colori e pietre preziose, tra cui zaffiri blu, rosa e gialli, smeraldi, rubini, tanzaniti, acquemarine, diamanti, ametiste e tormaline, ma anche cristallo di rocca scolpito.



