Un libro dedicato al grande gioielliere italiano Michele della Valle ♦
Sembra strano da raccontare, ma i gioielli di Michele della Valle nascono (anche) tra le nuvole. Sia chiaro, non sono concepiti tra un terminal e un check-out, o assemblati tre le poltrone di una first class. Però, allo stesso tempo, le nuvole sono quelle che si vedono da Boeing o un Airbus, le ali su cui viaggiano spesso i pensieri del marchese-gioielliere dalla sorprendente creatività. Perché su un aereo? Semplice, perché della Valle parte dalla scelta delle gemme per sviluppare attorno alla pietra un soggetto, un’idea, una sorpresa. I gioielli concepiti, disegnati, trasformati dal pensiero, infatti, sono studiati sulle trasparenze a le tonalità delle pietre scelte. Elementi osservati con cura, che subiscono una prima severa selezione in loco, cioè in Asia, dove della Valle guarda, soppesa, valuta. Insomma, il gioiello nasce nel momento in cui il designer sceglie una gemma come sceglierebbe un socio o, meglio un amico o un’amica. Da quel momento inizia il processo creativo che lo accompagna fino a quando l’idea che scaturisce come una sorgente dalla pietra si trasforma in uno dei gioielli che secondo Amber Michelle, direttore di Rapaport Magazine, la Bibbia dei diamanti, «sussurrano una canzone a chi è destinato a indossare quel singolo pezzo di gioielleria». Così nascono orecchini con lo stesso disegno ma, magari, con un’incastonatura ad hoc per ognuno. Oppure bracciali in cui le gemme compongono un disegno geometrico, ma senza perdere la loro irregolarità. E, ancora, spille a forma di animali, stratosferiche collane, accostamenti sorprendenti. Magari anche con l’utilizzo di materiali come il titanio o sintetici come il Perspex, perché la creatività non ha confini.

Assecondare la vocazione
Facciamo un passo indietro: Michele della Valle, nato a Roma, è uno di quelle persone che hanno la fortuna di sentire una vocazione già nei primi anni della vita. E che riescono a raggiungere il sogno che hanno coltivato. Lui, per esempio, ha iniziato a immaginare gioielli quando aveva 16 anni. Ma la sua vita è cambiata davvero, racconta la biografia, dopo un viaggio in Birmania, nel 1976, durante il quale della Valle ha acquistato la sua prima pietra. Con un po’ di baldanza, ha mostrato la gemma a Roger Varenne, uno dei massimi esperti del mercato, che gli ha suggerito di portare la gemma a Christie’s. Un’idea brillante, visto che Hans Nadelhoffer, a quel tempo responsabile dell’area della gioielleria, ha contribuito alla carriera della Valle. Il primo lavoro è per una delle gioiellerie più note di Roma, Fürst, in Via Veneto, rappresentante di Harry Winston. Dopo un paio di anni, nel 1978, della Valle ha aperto il proprio laboratorio a Roma in Piazza di Spagna, e ha cominciato a viaggiare regolarmente in Asia, alla ricerca di pietre preziose. È stato anche l’inizio di una collaborazione con Bulgari per occasioni speciali e la sua consacrazione come designer per una clientela di star del cinema e cantanti d’opera in tutta Italia. Nel 1987 della Valle si è trasferito a Ginevra, dove crea i gioielli con una linea che porta il suo nome.
Non sono gioielli che si trovano nella boutique sotto casa. Sono pezzi speciali, opere uniche, fantasie sotto forma di materiali preziosi. Basti dire che Christie’s, che vende i suoi gioielli, cataloga della Valle nell’elenco artist/makers/authors, assieme a pittori e scultori. A ben vedere, non a torto, dato che il suo processo creativo non è industriale, ma esclusivamente individuale.

Grandi immagini
Il lavoro di della Valle è testimoniato in un libro di grande formato e in un’edizione di pregio che tutti gli appassionati di gioielli, quelli a cui brillano gli occhi alla vista del bello, dovrebbero possedere. Si intitola Michele della Valle, Jewels & Myths (edito da Antique Collect, 350 pagine) e si può acquistare su Amazon cliccando qui. I miti sono quelli che compaiono qui e là tra le pagine: da Maria Callas a Caterina Caselli, da John Fitzgerald Kennedy a Coco Chanel. Ma, ovviamente, i protagonisti sono i gioielli. In particolare quelli realizzati con i rubini e zaffiri birmani, ma non solo. Dalle grandi collane colorate, al pin con la forma di un’automobile, o di un fiore. Dagli orecchini che si ispirano al Colosseo, alla spilla dedicata a Snoopy. È un’altalena tra i miti contemporanei, a volte con soggetti dissacranti (per esempio il braccialetto Pirati, con i teschi, del 2005), a pezzi di alta gioielleria classica. Il volume percorre la strada creativa di della Valle. È un’autobiografia esclusivamente in immagini, mentre il testo è limitato a leggere didascalie. Un libro tutto da vedere, che non può mancare sul tavolo di chi ama i gioielli.


















