I gioielli di Cartier firmati da Aldo Cipullo: gli anni Settanta sono un classico ♦
Dai bijoux e alle catene d’argento della Toscana agli altari dell’alta gioielleria di New York e Parigi: la storia di Aldo Cipullo è probabilmente irripetibile. Figlio di un fabbricante di componenti per la bigiotteria, come ce ne sono tanti tra Firenze e Arezzo, Aldo Cipullo si è trasferito a New York nel 1959, dopo aver imparato i segreti del mestiere dal padre. Ma la sua ragione di vita erano il design e i gioielli. Prima ha lavorato per Tiffany, poi per David Web. Ma la sua consacrazione a grande designer è avvenuta con Cartier, nel 1969, l’anno dello sbarco sulla luna.
Con la Maison francese Cipullo ha firmato alcuni dei pezzi che hanno segnato un’epoca, come il bracciale Love. L’idea: due fasce d’oro tenute insieme e strette al polso tramite un piccolo cacciavite. È uno dei primi gioielli considerati unisex. Per lanciare il bracciale, Cartier regala 25 braccialetti in due copie, per lui e per lei, ad altrettante coppie celebri, fra cui Elizabeth Taylor e Richard Burton. Liz lo indossa il Love nel film X, Y & Zee, e contribuisce al successo del gioiello.
Un’altra icona è il Cartier formato da un chiodo ritorto. E nel 1972 è la volta di un altro gioiello-icona, Juste un Clou. Un semplice chiodo piegato che infrange le convenzioni della gioielleria con una forma presa in prestito dal mondo degli utensili. Cartier rilancia il chiodo a più riprese, anche in nuove versioni con diamanti. Un successo che convince Cartier a consentire al designer di firmare le sue creazioni per Cartier, un onore che è stato l’unico a ottenere.
La contaminazione di oro e pietre semi preziose (come lapislazzuli, corniola, onice, giada), i grandi anelli che formano collane e orecchini, lo stile decisamente sintonizzato sugli anni Settanta, fanno della gioielleria firmata Cipullo un classico che continua a essere apprezzato. Il designer è scomparso nel 1984, a 48 anni, ma i suoi gioielli sono ancora prodotti e venduti. Cartier ha dedicato a Cipullo una mostra retrospettiva nel 2012. Perché il suo mito dura ancora.