Le tre tecniche della gioielleria che dovete assolutamente sapere se non volete fare brutte figure. La prima è… ♦
Ci sono gioielli che hanno segnato un’epoca. Che sono stati copiati, imitati, e resi famosi da personaggi famosi. Insomma, pietre miliari della storia della gioielleria che bisogna assolutamente conoscere. Sono quei gioielli che sono stati realizzati con una tecnica o una forma che si deve conoscere, se non volete fare figuracce. Tra le tante tappe della gioielleria ne abbiamo selezionate tre.
1 La montatura Tiffany
Inventata nel 1866 da Charles Tiffany e dalla sua squadra di gemmologi, divenne ben presto uno standard industriale per gli anelli di fidanzamento: sei punte di platino (griffe) che come artigli spuntano dalla base dell’anello e lo sostengono in maniera quasi invisibile in modo da riflettere il massimo della luce. L’alternativa tradizionale, che è ancora utilizzata, è l’anello con quattro griffe. Le sei griffe, però, possono essere più piccole e sottili, in modo da far risaltare la pietra e bloccarla in modo più accurato. Semplice, ma geniale.


2 La montatura invisibile (mistery setting)
Brevettata da Van Cleef & Arperls nel 1933, consiste nel tagliare dei piccoli solchi paralleli lungo le cinture delle pietre verso il basso e porle una a una, su una rete di oro o platino. In pratica, è la gemma stessa a essere inserita in questa struttura e a tenere ferma la pietra vicina, con un gioco a incastro che può valere anche 300 ore di lavoro per una spilla. Il sistema è utilizzato principalmente per rubini e zaffiri, mentre lo smeraldo con le sue inclusioni rende alquanto rischiosa questa operazione perché potrebbe disintegrarsi se tagliato male. Solo nel 1990 è stato sviluppato questo setting anche per i diamanti. Ma le tecniche avanzate di oggi con la modellazione software rendono economicamente proibitiva questa lavorazione, non solo per il costo della mano d’opera, ma anche per l’eccessivo materiale di scarto.

3 L’anello Trilogy
In questo caso non si tratta di un brevetto o una di tecnica speciale, ma di una delle campagne di marketing più riuscite del settore: i tre diamanti montati a griffe o incastonati su una fede non erano certo una novità, ma nel 1990 De Beers li ha proposti con campagna pubblicitaria ideata dall’agenzia americana J.W. Thompson. Lo slogan era: «presente, passato, futuro», declinato in circa 2000 filmati pubblicitari ed è rimasto nella mente dei consumatori, tanto da spingere tutti i gioiellieri del segmento sposa a tenere nel proprio catalogo un modello simile.
