green

Boccadamo sempre più green




È possibile creare gioielli verdi anche se sono di altri colori? È la strada che intraprendono sempre più aziende, convinte e consapevoli che l’aspetto dell’impatto ambientale non è più secondario, anche nella scelta di chi acquista. Ha deciso di seguire una strada green anche Boccadamo, azienda specializzata in in bijoux dal prezzo accessibile con sede a Frosinone. A spingere su una decisa svolta verso la sostenibilità è il titolare dell’azienda, Tonino Boccadamo, che rivendica una attenzione verso il green in anticipo sui tempi, cioè già presente da diversi anni. Ora l’azienda ha deciso di sottolineare le tappe del percorso iniziato nel 2013, con la scelta di investire in impianti fotovoltaici.

Bracciale in argento Zoe
Bracciale in argento Zoe

I pannelli sono serviti per utilizzare energia pulita e rendere la produzione autosufficiente, limitando l’approvvigionamento energetico e riducendo le emissioni di anidride carbonica durante il funzionamento dell’impianto, con un impatto ambientale minimo. Poi, Boccadamo ha deciso anche di utilizzare argento e bronzo riciclati, scegliendo fornitori certificati, aziende di riferimento nel commercio, recupero e raffinazione dei metalli preziosi, che dispongono di accreditamenti e di certificazioni ottenute dalle principali autorità nazionali ed internazionali, concernenti la qualità di prodotto, di processo, l’attenzione all’ambiente e la sicurezza.

Tonino Boccadamo
Tonino Boccadamo

Oro e argento sono materiali che possono essere riciclati all’infinito, senza perderne la qualità. L’utilizzo dell’argento e del bronzo riciclati, sottolinea l’azienda, per i gioielli Boccadamo comporta una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, del consumo di acqua e di altri impatti sull’ambiente, dal momento che l’utilizzo di metalli riciclati necessita di un quantitativo di risorse nettamente inferiore rispetto a quelli estratti. Inoltre, la percentuale di argento estratto ancora utilizzato per le creazioni Boccadamo proviene da miniere estrattive trasparenti, che rispettano e tutelano i diritti dei lavoratori ed incoraggiano pratiche commerciali responsabili. Le certificazioni Chain of Custody e Code of Practice (CoP) del Responsible Jewellery Council (RJC), di cui dispongono i fornitori Boccadamo, costituiscono una garanzia dell’integrità dei prodotti e materiali utilizzati, permettendo all’azienda di conoscere la storia completa di come sono stati acquistati, tracciati e lavorati, dalla miniera alla vendita al dettaglio. Infine, i cristalli e le pietre semi preziose utilizzate non contengono piombo e sono tutte certificate nichel free.

Anello in argento e cristallo della collezione Zoe
Anello in argento e cristallo della collezione Zoe
Artigiani al lavoro nel laboratorio Boccadamo
Artigiani al lavoro nel laboratorio Boccadamo






Antonini a New York annuncia la svolta verde




Da Milano a New York, passando da Piazza Italia. Un viaggio che Antonini, storico brand milanese, compie per allargare l’orizzonte del mercato. L’azienda per questo motivo ha siglato un accordo con Piazza Italia, società con base nella città americana che ha l’obiettivo di creare network per la distribuzione di prodotti italiani negli States. Il mercato americano è già, in effetti, un mercato di primaria importanza per i gioielli disegnati da Sergio Antonini, direttore creativo della Maison. Piazza Italia si propone come piattaforma per le aziende. Per esempio con eventi, come quello in programma dal 14 al 16. marzo, a cui parteciperà anche il brand di gioielli.

Collezione Anniversary 100
Collezione Anniversary 100

Credo molto in questo progetto, che permetterà ad Antonini di avere un ufficio e una vetrina permanente a New York nei bellissimi spazi di Piazza Italia in Madison Avenue e un canale privilegiato di dialogo con gli interlocutori che cercano il miglior made in Italy.
Diego Nardin, amministratore delegato di Antonini Milano

Diego Nardin, Ceo di Antonini Milano
Diego Nardin, Ceo di Antonini Milano

Antonini, inoltre, ha deciso di intraprendere la strada dell’eticamente corretto con la scelta di un fornitore di diamanti che non provengono da zone di guerra e di utilizzare per i propri gioielli sono un packaging con materiale riciclabile certificato e rivestito con laccatura di vernice naturale ad acqua.

Sergio Antonini
Sergio Antonini

Anello in oro e smeraldi della collezione Extraordinaire
Anello in oro e smeraldi della collezione Extraordinaire







Svolta verde di Tiffany




L’oro di Tiffany sarà verde. In senso propositivo, cioè più sostenibile. La Maison americana controllata dal gruppo francese Lvmh annuncia una svolta ecologica, con l’obiettivo di «accelerare il proprio impegno nella lotta al cambiamento climatico con l’impegno di raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra (Ghg) in tutte le proprie operazioni (Scope 1 e 2 ) e la catena di approvvigionamento (Scope 3) entro il 2040 in conformità con il Net-Zero Standard della Science Based Targets Initiative (SBTi)». Non è un obiettivo facile. D’altra parte, con l’arrivo del gruppo francese in plancia di comando l’azienda ha assunto connotati sempre più sensibili ai temi sociali. E i consumatori, specialmente i più giovani, hanno manifestato apprezzamento per le politiche di salvaguardia ambientale.

Tiffany Net-Zero
Tiffany Net-Zero

Tiffany & Co., con questo in mente, ha fissato un obiettivo di riduzione dei gas serra a breve termine per il 2030 in linea con il Net-Zero Standard di SBTi. Entro il 2030, l’azienda di New York City si impegna a ridurre del 70% le emissioni degli Scope 1 e 2: sono le emissioni generate dalle operazioni di Tiffany, come negozi, centri di distribuzione, produzione e uffici. Non solo: il brand vuole ridurre del 40% le emissioni Scope 3, cioè quelle generate nella catena di fornitura, che rappresentano la stragrande maggioranza dell’impronta ecologica della Maison. L’impegno di azzerare l’impronta climatica entro il 2040, precede di dieci anni quanto previsto dall’Accordo sul clima di Parigi. Inoltre, Tiffany risponde all’appello degli scienziati del clima di mantenere il riscaldamento a non più di 1,5 gradi centigradi per evitare il peggioramento del cambiamento climatico.
Alexandre Arnault. Stefanie Keenan e Jon Kopaloff/ Getty Images per Tiffany & Co
Alexandre Arnault. Stefanie Keenan e Jon Kopaloff/ Getty Images per Tiffany & Co

Ma non solo: il passo successivo è l’obiettivo net-zero, che includerà una riduzione del 90% delle emissioni di Ambito 1, 2 e 3 entro il 2040. Il restante 10% delle emissioni sarà neutralizzato entro il 2040, con rimozioni di carbonio grazie agli investimenti di Tiffany in soluzioni basate sulla natura. Di solito questo si traduce, per esempio, con una politica di piantumazione di alberi in alcune zone della Terra. Tiffany ha anche sintetizzato le sue prossime mosse, che riportiamo di seguito:
Esame delle gemme
Esame delle gemme a Tiffany

• Verso l’approvvigionamento del 100% dei metalli preziosi (oro, argento e platino) da fonti riciclate note. L’approvvigionamento di metalli preziosi riciclati potrebbe ridurre le emissioni di carbonio associate all’approvvigionamento di metalli fino al 90%, determinando progressi significativi nella categoria di beni e servizi acquistati Scope 3 di Tiffany.
* Questa riduzione delle emissioni è stata calcolata sulla base dei volumi di approvvigionamento di oro, argento e platino del 2021 e presuppone che i volumi di approvvigionamento del 2022 saranno coerenti con i volumi del 2021.
Lavorazione dei gioielli Tiffany
Lavorazione dei gioielli Tiffany

• Investire nel trasporto sostenibile, inclusa una nuova partnership con Toshi , vincitore del sesto Lvmh Innovation Award e società di servizi e consegne di lusso dell’ultimo miglio . Fondata nel 2017, Toshi offre consegne pianificate dal cliente in 60 minuti per clienti di lusso online ed esegue tutte le consegne con zero emissioni di carbonio. Tiffany & Co. lancerà con Toshi a New York e Londra nel 2022, con l’intenzione di espandersi in altre città nel 2023 .

• Costruzione e ristrutturazione di edifici più sostenibili nei suoi siti di vendita al dettaglio, produzione, uffici e distribuzione. Tutte le principali nuove costruzioni, espansioni, ristrutturazioni e allestimenti interni sono in fase di progettazione per la certificazione Leadership in Energy and Environmental Design (Leed) Silver o superiore.

Lo store di Tiffany all'angolo tra la 57a Strada e Fifth Avenue, New York
Lo store di Tiffany all’angolo tra la 57a Strada e Fifth Avenue, New York

• Utilizzare il 100% di elettricità rinnovabile entro il 2030 e investire in iniziative operative di efficienza energetica. Nel 2021, l’89% del consumo globale di elettricità di Tiffany proveniva da fonti pulite e rinnovabili, inclusa l’energia generata dai pannelli solari nelle sedi di Tiffany & Co. e dai crediti di elettricità rinnovabile acquistati. Tiffany & Co. continuerà a investire in miglioramenti dell’efficienza energetica come l’illuminazione a Led, gli aggiornamenti Hvac (riscaldamento, ventilazione, aria condizionata e raffreddamento) e il miglioramento dei sistemi di gestione degli edifici.

• Ampliare gli investimenti in soluzioni basate sulla natura, basandosi sulla lunga eredità della Maison nella protezione degli ecosistemi naturali. Tiffany & Co. continuerà a dare la priorità a progetti che proteggono e ripristinano gli ecosistemi naturali, riducono le emissioni di carbonio e rafforzano le comunità locali.

Diamante nel laboratorio Tiffany di Anversa
Diamante nel laboratorio Tiffany di Anversa







Con Aether Diamonds il diamante a impatto ambientale zero




Diamanti sintetici che hanno un impatto ambientale nullo o addirittura migliorativo. Aether Diamonds è la prima società che può vantare una vera sostenibilità ambientale per le sue pietre prodotte in laboratorio. Un traguardo che non è, come molti credono, facile da raggiungere. I diamanti prodotti in laboratorio, cioè in fabbriche ad alta tecnologia, sono sempre proposte come gemme che non hanno impatto sull’ambiente, a differenza di quelle estratte in miniera. Peccato che non sia vero: produrre diamanti consuma un sacco di energia. E l’energia è prodotta in molti casi con carbone (per esempio in Cina gran parte delle centrali è ancora di questo tipo), oppure gas e derivati del petrolio. Solo una piccola parte di energia è prodotta grazie al vento o il sole. Insomma, i diamanti sintetici o, secondo lo storytelling del marketing, «cresciuti in laboratorio» (quasi fossero degli ortaggi) non sono a impatto zero.

Diamante di laboratorio prodotto da Aether Diamonds
Diamante di laboratorio prodotto da Aether Diamonds

Aether Diamonds, che ha sede a New York, sembra invece essere differente. È, infatti, la prima azienda al mondo che produce diamanti a ottenere la certificazione B Corp. La sigla, indicata anche come B Corporation o B Lab, è una certificazione rilasciata a società virtuose per le loro prestazioni sociali e ambientali. È conferita da B Lab, un’organizzazione no- profit globale con uffici negli Stati Uniti, Europa, Canada, Australia e Nuova Zelanda, e una partnership in America Latina con Sistema B. Per ottenere e mantenere la certificazione, le aziende devono ricevere un punteggio minimo e pagare una quota annuale basata sulle vendite annuali. Le aziende devono anche ripetere la certificare ogni tre anni.

Orecchini con diamanti di laboratorio di Aether Diamonds: sono venduti a quasi 40.000 dollari
Orecchini con diamanti di laboratorio di Aether Diamonds: sono venduti a quasi 40.000 dollari

Il B Lab ha assegnato ad Aether Diamonds un punteggio di impatto di 96,5 (il minimo è 80) dopo una lunga valutazione sull’attività dell’azienda. Aether si è impegnata a rimuovere 20 tonnellate di CO2 dall’atmosfera per ogni carato venduto, compensando efficacemente l’impronta di carbonio del cliente americano medio di 1,25 anni. Secondo Ryan Shearman, co-fondatore e Ceo di Aether, la certificazione B Corp rassicura i clienti sul fatto che acquistando un diamante Aether stanno contribuendo a creare un futuro migliore per se stessi e per il pianeta.

Synthesis diamond con taglio a pera
Synthesis diamond con taglio a pera







L’oro di Dabakarov

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L’oro verde e le grandi pietre colorate di Dabakarov, la tradizione russa trapiantata a New York ♦︎

Una delle principali città russe è New York. Sembra un paradosso, ma nella Grande Mela vive una comunità di circa 600.000 persone emigrate dalla Russia, prima e dopo il crollo del muro di Berlino. Tra queste famiglie c’è anche quella dei Dabakarov, con radici ebraiche nell’area che oggi è l’Uzbekistan. Questa lunga storia alle spalle e una artigianalità che è emigrata con loro, hanno spinto le due generazioni della famiglia Dabakarov a proporre il loro modello di gioielleria negli Usa.I gioielli firmati Dabakarov mantengono quell’atmosfera orientale che deriva dalla tradizione di famiglia.

Orecchini pendenti con diamanti bianchi, neri e champagne
Orecchini pendenti con diamanti bianchi, neri e champagne

Ma non solo: hanno anche aggiunto un pizzico di novità: si sono specializzati nell’oro verde. Si tratta di AU79, una lega d’oro brevettata, che emana tonalità verdi. Lo stile dei gioielli è piuttosto elaborato, con evidenti ispirazioni alle radici orientali: riccioli, volute, e piccoli che arricchiscono il perimetro e i volumi dei gioielli. Ampio anche l’utilizzo di pietre semi preziose.  I loro gioielli sono distribuiti su tutto il vasto territorio degli Stati Uniti. Cosimo Muzzano

Anello in oro giallo con ametista verde
Anello in oro giallo con ametista verde
Orecchini in oro giallo e giada indiana
Orecchini in oro giallo e giada indiana
Orecchini in oro giallo 14 carati in filigrana, con diamanti brown e bianchi
Orecchini in oro giallo 14 carati in filigrana, con diamanti brown e bianchi
Orecchini pendenti
Orecchini pendenti

Anello in oro bianco di Debakarov
Anello in oro bianco di Debakarov

Anello in oro verde e diamanti di Dabakarov
Anello in oro verde e diamanti di Dabakarov







L’oro diventa più verde

Un’indagine su scala mondiale rivela un sempre maggior interesse dei consumatori per l’oro estratto nel rispetto dell’ambiente ♦︎

Chi non ama la natura? Chi vuole un ambiente più inquinato? Chi non vuole aria pulita e acque limpide? Nessuno. Però non tutti hanno la stessa sensibilità. E queste differenze si possono tradurre in una diversa scelta di acquisto. Questo concetto riguarda anche i gioielli: a tutti piace possedere qualcosa di prezioso, ma non tutti scelgono la stessa cosa. Ecco perché è interessante leggere le conclusioni di una ricerca sui consumi condotta dal World Gold Council. Anche se i gusti variano da una popolazione all’altra, ci sono dati in comune, perlomeno per quanto riguarda alcuni trend.

Belloni
Belloni: fede in oro giallo etico certificato Alliance for Responsable Mining

La ricerca ha coinvolto oltre 18.000 persone in sei Paesi: Stati Uniti, India, Cina, Canada, Germania e Russia, con l’obiettivo di comprendere l’opinione nei confronti dell’oro come investimento oppure come ornamento. Il primo risultato riguarda la percentuale di ha già acquistato o sta per acquistare un gioiello d’oro: il 48%. In pratica, la metà dei consumatori intervistati, mentre il 38% si è detto disposto ad acquistarne uno e solo il 13% non si è detto interessato.

Anello in oro etico certificato. Prezzo: 1800 euro
Jem, anello in oro etico certificato

Un altro dato interessante, però, riguarda l’impatto ambientale e la eticità del metallo: i consumatori di tutto il mondo sono interessati da dove proviene il loro oro e quale impatto ha sulle persone che lo estraggono. Ed è un aspetto che riguarda in modo maggiore i giovani. Anche se, nel complesso, solo un quarto (23%) degli acquirenti rinuncerebbe ad acquistare un gioiello per un motivo etico, il 70% desidera acquistare gioielli prodotti eticamente, con un impatto minimo sull’ambiente e condizioni di lavoro eque per coloro che lo estraggono.

Generazione Z
Generazione Z

L’interesse per un oro estratto senza danni ambientali è particolarmente alto tra i consumatori della Gen Z, dai 9 ai 22 anni. Greta Thunberg, insomma, potrebbe influenzare la vendita di gioielli per i consumatori che si affacciano ora sul mercato. Anche perché, secondo il sondaggio, i consumatori della Gen Z intendono acquistare meno gioielli d’oro rispetto ai loro genitori. Negli Stati Uniti, per esempio, il 18% degli intervistati oltre i 39 anni e il 19% dei Millennial (tra 23 e 38 anni) ha dichiarato di voler acquistare gioielli d’oro entro i prossimi 12 mesi. Tra i giovanissimi, invece, solo l’11%.

Shopping di gioielli in A Shenyang
Shopping di gioielli a Shenyang

Un dato dovrebbe preoccupare chi produce e vende gioielli: la Gen Z della Cina è la meno interessata ai gioielli. Solo il 12% dei giovani cinesi intende acquistare gioielli d’oro nel prossimo anno, rispetto al 37% dei Millennial e al 42% degli adulti. E questo non per una mancanza di soldi, ma per un minore interesse verso i gioielli d’oro rispetto ai loro genitori.

Gen Z
Gen Z

Meglio concentrarsi, insomma, tra i potenziali acquirenti. Tra chi non ha ancora acquistato gioielli d’oro, ma non esclude di farlo, il 28% sostiene che è frenato dalla mancanza di fiducia, il 19% è preoccupato per la purezza del metallo (in pratica sul numero effettivo di carati) e il 14% non si fida dei rivenditori.

Interessanti anche alcuni aspetti che riguardano la tipologia dei prodotti: i Millennials degli Stati Uniti, per esempio, amano di più l’oro rosa rispetto a chi ha più di 39 anni. E tre quarti di chi non acquista gioielli d’oro ritiene il metallo giallo troppo appariscente e preferisce argento o diamanti.

Vetrina di gioielleria a Zurigo
Vetrina di gioielleria a Zurigo