La caccia all’uomo da parte delle più grandi Maison della gioielleria registra un nuovo capitolo: Louis Vuitton propone una collezione riservata a lui. O, più precisamente, ispirata al nipote dello stesso Louis Vuitton, Gaston-Louis Vuitton. È il francese che, dopo il fondatore, ha gestito per mezzo secolo il brand diventato famoso per le sue valigie e borse, e ora è un’icona della moda. La collezione Les Gastons Vuitton è composta da 18 pezzi in oro bianco e giallo, con l’aggiunta di preziosi diamanti.
Ma non solo. Per alcuni gioielli è stato scelto titanio blu scuro, un colore che ricorda il denim grezzo e che molto utilizzato nel guardaroba maschile. Anche se è una collezione per uomo, la Maison sottolinea come il design dei gioielli possa essere adatto anche per le donne. La collezione è divisa in capitoli, cioè in linee di prodotto. La collezione comprende collane con targhette, anelli chevalier, bracciali. I gioielli riportano ben visibile il classico logo del brand francese. I prezzi oscillano tra circa 5.000 euro (o dollari) e i 67.000 per la collana in oro bianco e diamanti, fino a 157.000 della collana Masterpiece Gourmet con più di 13 carati di diamanti bianchi. Per uomini che non badano a spese per i loro gioielli.
I gioielli a impatto zero di Lylie
Eliza Walter ha fondato il marchio Lylie. È il primo marchio di gioielli a economia completamente circolare nel Regno Unito: il 100% del metallo utilizzato proviene dall’innovativo sistema Gold Exchange, che lei stessa ha organizzato. Funziona così: i clienti possono riciclare i loro gioielli in oro e argento che non usano più. Li spediscono tramite una busta postale, anche quella riutilizzabile, a Lylie. In cambio ricevono un credito di valore corrispettivo, che serve per un acquisto di gioielli Lylie di valore uguale o superiore. In questo modo si può acquistare un gioiello e, allo stesso tempo, ridurre l’impronta di carbonio. Inoltre, tutti i diamanti e le pietre preziose utilizzati sono pietre antiche, coltivate in laboratorio o riciclate.
Non solo. Eliza si è impegnata anche sul problema dei rifiuti elettronici. Il marchio ha lanciato il Closed Loop Club, un’iniziativa di riciclaggio dei rifiuti elettronici progettata per incoraggiare i consumatori a riciclare i propri apparecchi elettrici obsoleti in cambio di credito di Lylie. Per la sua attività Eliza ha ricevuto uno speciale marchio di recupero dal Birmingham Assay Office.
Eliza ha fondato il marchio di gioielleria nel 2017 nel segno del rispetto dell’ambiente: anche i gioielli hanno forme organiche, come la serie Sea Treasures, che Eliza ha disegnato in risposta alla distruzione globale delle barriere coralline, oppure Gathering Clouds, ispirata al cielo. I prezzi partono da 70 sterline per semplici ciondoli in argento riciclato e arrivano fino a 11.000 per anelli di fidanzamento etici su misura. È una convinta vegetariana e indossa solo abiti vintage o di seconda mano. Il suo studio, che ha sede nella zona ovest di Londra, è stato arredato interamente con mobili e tappezzerie riciclati.
Quando hai iniziato a lavorare con i gioielli?
Ho realizzato il mio primo pezzo di gioielleria in argento fuso quando avevo 15 anni e stavo completando il mio Gcse (General Certificate of Secondary Education, è un esame affrontato dagli studenti inglesi all’età di circa 16 anni): come azienda, lavoriamo ancora a stretto contatto con la stessa casa di fusione. Nel 2015, quando mi sono laureato all’università, mi sono trasferita a Londra e ho svolto la mia formazione da orafa nello storico quartiere dei gioiellieri della Gran Bretagna, Hatton Garden, svolgendo allo stesso tempo due lavori secondari. Ho continuato a lanciare Lylie Jewellery nell’ottobre 2017, mentre lavoravo a tempo pieno nel mondo dell’arte contemporanea e del dopoguerra, dove ho lavorato per quattro anni.
Come hai imparato la tecnica orafa?
Ho affinato la mia comprensione durante l’anno trascorso a impratichirmi sulla panchina di Hatton Garden, e poi per osmosi facendo uno stage di design presso una gioielleria di Bond Street. È una curva di apprendimento costante, ogni collezione che lanciamo o ogni progetto occasionale su misura su cui abbiamo la fortuna di essere invitato a lavorare richiede una nuova area di comprensione e mi piace.
Come definiresti il tuo stile?
Stile classico con una mentalità sostenibile. A livello estetico, quando progetto mi ispiro al ciclo della rinascita. In cerca di dettagli delle sfere circolari nei nostri design, che richiamano il ringiovanimento vivificante e sono la nostra firma nascosta.
Che tipo di donne indossano i tuoi gioielli?
La cosa sorprendente dei nostri gioielli è quanto sembrino intergenerazionali. Per esempio, i nostri Ayida Coral Hoops sono indossati da tre donne di generazioni diverse della stessa famiglia. Allo stesso modo, nella mia famiglia l’Ocean Pinkie Wave Ring è un successo, lo indossava la mia defunta nonna, lo indossa mia madre e anche io e mia cognata. Anche noi abbiamo tre gruppi principali di donne a cui ci rivolgiamo, donne sui vent’anni, che iniziano a scambiare/investire in gioielli (tipicamente questi sono pezzi d’argento bagnati in oro). Donne tra i 20 e i 30 anni che si fidanzano e che si rivolgono a noi per i loro anelli di fidanzamento etici, fedi nuziali e gioielli nuziali. E, infine, le donne degli anni Cinquanta-Sessanta, che stanno rimodellando i gioielli per adattarli al modo in cui il loro stile, e spesso le mani, sono cambiati nel tempo. Apprezziamo ciascuno dei nostri clienti e siamo estremamente orgogliosi della nostra valutazione 5.0 stelle su Reviews.io e Google.
I gioielli ecosostenibili sono davvero importanti?
Per noi è fondamentale. Come spesso erroneamente si presume, un diamante esente da conflitti non equivale a un diamante esente da violazioni dei diritti umani e danni ambientali. Crediamo fermamente che la bellezza di una pietra non possa essere separata dalla fonte. Non c’è bellezza nella crudeltà. Per evitare qualsiasi dubbio sull’approvvigionamento, utilizziamo esclusivamente diamanti antichi, coltivati in laboratorio e riciclati. Allo stesso modo, abbiamo introdotto la nostra iniziativa di riciclo Gold Exchange durante il lockdown, per incoraggiare i clienti a riconsiderare ciò che hanno e a riciclare ciò che non utilizzano, e si è rivelata incredibilmente popolare e ora è la fonte di tutto il nostro oro per i design delle collezioni. Siamo così orgogliosi delle credenziali sostenibili dei nostri gioielli.
I gioielli circolari sono davvero possibili?
Sì assolutamente. È molto più complicato, spesso necessita di un pensiero creativo laterale, ma è assolutamente possibile.
Chi acquista gioielli è consapevole della tua scelta?
Non diamo mai ai consumatori abbastanza credito per il potere d’acquisto che hanno. I nostri clienti in genere si sono informati sulle scelte che stanno facendo e scelgono di venire con noi per questo motivo. È stato sorprendente vedere il crescente appetito per i diamanti coltivati in laboratorio, per esempio, da quando ho realizzato il mio primo anello di fidanzamento con diamante coltivato in laboratorio per un cliente lungimirante nel 2018. Ora che i Millennial e la Generazione Z assumono l’atteggiamento, posso avere qualcosa che è otticamente e visivamente lo stesso, ha un valore migliore e ha chiarezza sulla sua provenienza: perché mai non dovrei!
Il mare nei gioielli di Desigual
Da Barcellona il marchio fashion Desigual lancia Almar, la sua seconda collezione di gioielleria: è ispirata al mare. La collezione comprende una ventina di pezzi in ottone con placcatura argento oppure oro 18 carati, con l’aggiunta in alcuni casi di cubic zirconia. I gioielli sono stati disegnati da Gala Meyer, fondatrice del brand Zalio e figlia del fondatore del brand catalano, Thomas Meyer. Il marchio di moda, quindi, allarga la sua proposta anche alla gioielleria accessibile (prezzo massimo sotto i 150 euro, ma si parte da 69,5 euro). La collezione è in vendita online su desigual.com e in Spagna in quattro punti vendita: i flagship store di Desigual a Madrid e Barcellona, nel negozio del T1 dell’aeroporto di Barcellona e in quello di Passeig de Mare Nostrum. La collezione comprende anelli, orecchini, ciondoli, choker e braccialetti, realizzati con motivi come conchiglie rotte, texture di corallo, stelle, soli astratti e bagliori di pietre dai colori tenui.
In questi gioielli palpitano in armonia due energie: una che interpreto come eminentemente femminile, che fa riferimento al mare e alle forme delle conchiglie e dei coralli e al loro rapporto con la matrice; un’altra più maschile, che proviene dal fuoco e dal sole. Credo che ogni persona, secondo il proprio equilibrio interno di forze ed energie, possa connettersi con l’una o con l’altra.
Gala Meyer, designer
Il nome Almar deriva dall’unione di due parole in lingua spagnola, anima (alma) e mare (mar). Come dire che la grande distesa d’acqua è anche un motivo di riflessione profonda su sé stessi. E anche il ricordo di quando la designer colelzionava, come tutti i bambini, conchiglie raccolte in spiaggia. Insomma, un gioiello, ma anche un simbolo vagamente proustiano (se non avete letto la Recherche potete sempre rimediare). È la seconda collezione firmata da Gala Meyer, laureata in Arti Visive al Bennington College del Vermont (Usa). La designer ha iniziato a sperimentare con i gioielli durante la maternità e ha creato il suo marchio, Zalio.
Phillips House da un tappo al lusso
Phillips House, una marca di gioielli nata dal tappo di una bottiglia di vino. Phillips House, con base a Miami, in Florida, ha una storia abbastanza inusuale. La genesi sarebbe iniziata al primo appuntamento a 17 anni della fondatrice Lisa Phillips con il futuro marito, Robert Frankel. Un’occasione bagnata da Lisa da uno Château Léoville Poyferré del 1955. Un vino pregiato che, per il suo piacevole sapore, oppure per la piacevole compagnia, ha indotto Lisa Phillips Frankel a conservare il tappo della bottiglia. Poi trasformato in ciondolo a cui ha aggiunto un elemento in oro 18 carati, e legato a un laccio di cuoio. I primi segni della passione per la gioielleria, poi proseguita negli anni successivi in modo non strutturato, anche se Lisa Phillips ha un background di studi finanziari all’università di Boston, dove è nata.
Anni dopo, nel 2009, la passione è stata trasformata in professione. Phillips House è nata con l’aggiunta della figlia Danielle Frankel Nemiroff, designer della Maison con la passione per la danza e la moda, oltre al contributo amministrativo di figlio e marito. Ora la marca è un punto di riferimento per l’area di Miami. Oro a 18 o 14 carati e diamanti sono gli elementi base dei gioielli di Phillips House, spesso con un design originale, senza essere bizzarro.
L’evoluzione a colori di Andy Lif
Ha lavorato a New York, ma anche a Roma, dove ha anche aperto un piccolo laboratorio. Ora fa base a Los Angeles, ma va in vacanza in Grecia: Andy Lifschutz, fondatore del brand Andy Lif, è un designer americano di gioielli che ama creare pezzi unici e vivaci. Per realizzarli utilizza anche la ostica tecnica plique-à-jour che consiste in un antico procedimento di smaltatura che risale all’epoca tardo romana. Lui ha aggiornato la tecnica per realizzare anelli e bracciali dai colori brillanti, arricchiti da pietre preziose montate su oro e diamanti bianchi di purezza VS e colore EF. Nel tempo i suoi gioielli sono passati da essere esperimenti d’avanguardia a pezzi che può indossare un pubblico più vasto.
La storia di Andy Lifschutz è iniziata a Brooklyn con la designer Kristin Hanson. La scoperta del mondo della gioielleria e del design lo ha poi condotto all’università di Portland, nell’Oregon, con l’insegnamento di Gunnar Adamoviks e persino alla Sterling Quest School of Jewelry Design and Creation in Messico. Tanta esperienza, insomma. Andy Lifschutz è sposato con una attrice e ballerina, con cui ha avuto due figli.
Le due anime di State Property
Lin Ruiyin e Afzal Imram: sono loro due ad aver fondato un marchio di gioielleria dal nome piuttosto insolito: State Property. Più che di proprietà pubblica, però, i gioielli creati dalla coppia con sede a Singapore, diventano rapidamente proprietà degli amanti di gioielli di design. Il segreto del successo risiede, forse, nella combinazione tra le diverse esperienze dei fondatori, tra la gioiellieria e il design industriale. Lin Ruiyin è si è formata alla Central St Martins a Londra. Afzal Imram, invece, ha studiato Industrial Design alla National University of Singapore, con lavori personali che sono stati esposti a Milano e Parigi, oltre che nella città asiatica.
Per loro stessa definizione, il brand naviga tra arte, design, e artigianato tradizionale. Pietre preziose, smalto, linee raffinate, una certa allusione allo stile art déco e forme innovative sono gli aspetti che distinguono maggiormente State Property. I gioielli del brand asiatico sono sintonizzati sui gusti del pubblico occidentale: sono venduti non solo a Singapore, ma anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito. E la Maison vanta l’apprezzamento di donne come Michelle Obama, Nicole Kidman e Lady Gaga.
I gioielli newyorkesi di Mason and Books
Gioielli dalle forme elaborate, moderne, con un tocco di colore, dove il design bilancia l’utilizzo delle pietre, spesso tagliate e incastonate in modo creativo: Mason and Books è una delle insegne di New York che occupa lo spazio della fine jewelry. È anche una delle più giovani: ha debuttato nel 2021, ma la sua creatrice, Jemie Books, ha una lunga carriera alle spalle. Nata nella grande città americana, ha percorso i capitoli della sua carriera nel mondo della moda e degli accessori, prima di buttarsi a capofitto nella gioielleria. Dopo gli studi al Camberwell College of the Arts, è stata managing director del marchio di gioielleria Julie Baker Design, ma si è occupata anche di borse e piccola pelletteria da Kara Ross e chief operating officer in Hayward Finesse, altro brand di accessori.
Anche se i gioielli, racconta, sono sempre stati una delle sue passioni. Sogno che si è realizzato. Il nome dal suo brand comprende il secondo della figlia, Mason, e le iniziali a quelle del figlio Miller. I gioielli sono realizzati in un laboratorio a New York City, mentre la designer si occupa della concezione e prepara i bozzetti.
Eden Presley la seconda vita di Gwen Myers
È autodidatta. Ha iniziato a lavorare in un ristorante italiano, la Trattoria Dell’Arte, a New York e ha proseguito con un lavoro nel marketing al The Fireman Hospitality Group. Quindi, come è riuscita Gwen Myers a diventare una designer di gioielli con il suo brand, Eden Presley? Le vie della gioielleria sono infinite ma, in questo caso, hanno ricevuto anche un aiuto dal marito: i primi gioielli prodotti dalla designer, infatti, sono regali che lei ha modificato e le hanno consentito di fare i primi passi nel mondo dei preziosi. E il nome della Maison? Semplice: Eden Presley riunisce quello delle due figlie.
L’attività di Gwen Myers prosegue dal 2010 e prosegue con successo. A caratterizzare i gioielli della Maison sono soprattutto le gemme colorate, utilizzate spesso con accostamenti inconsueti e in gran numero. Tormaline o smeraldi, labradorite o pietra luna oltre, come sempre, i diamanti, sono riunite a grappoli o in sequenza su anelli, bracciali, collane e orecchini, montati su oro 14 carati o argento. È un tipo di gioiello elegante, colorato, pensato per essere indossato tutti i giorni.
Elior in pillole
La biografia in pillole di Elior Mordechai indica che ha iniziato la sua carriera di gioielliere all’età di 14 anni, quando trascorreva le estati facendo uno stage presso la Wholesale Diamond Jewelry Company della sua famiglia. Lì, spiega, è nata la sua passione per le gemme rare, mentre imparava a classificare i diamanti e svilupparli da pietre grezze a gemme per gioielleria. L’accenno alle pillole non è casuale: il designer, che lavora a New York con il brand Elior, propone una serie di gioielli ispirati alla forma delle capsule medicinali. Bracciali, orecchini o anelli hanno come pendente o come elemento finale la tipica forma di una pillola, forma ripetuta in oro giallo o bianco a 18 carati, con o senza pavé di diamanti o zaffiri multicolori.
Elior, però, non ha frequentazioni con il mondo della farmacia, bensì ha studiato al Fashion Institute of Technology, dove si è specializzato nella lavorazione dei metalli e poi al New York Jewelry Design Institute, concentrandosi sull’aspetto creativo del design attraverso schizzi e pittura a guazzo. E sottolinea che il suo stile risente invece della tradizione orientale: il nonno era un antiquario di origine persiana.
L’arte del gioiello di Artëmer
Dal 2011 Artëmer è un punto di riferimento per gli amanti dei gioielli design. Dalla sua parte ha l’abilità dei designer, ma anche il fatto di trovarsi nel bel mezzo di uno dei maggiori distretti mondiali dei diamanti, quello di Tel Aviv, in Israele. A fondare lo studio è stata una giovane coppia che aveva voglia di trascorrere ogni giorno, Tanya e Tomer. Tutti e due sono diplomati all’Accademia di Arte e Design. Tomer ha lavorato come gioielliere dopo la sua formazione e Tanya si è diplomata come artista video e ha lavorato per una start-up. Nella loro bio la coppia racconta l’inizio della storia come qualcosa di fortuito.
Tomer è stato licenziato dal suo lavoro e ha iniziato a lavorare sull’anello di fidanzamento di Tanya, invece di cercare un altro lavoro come dipendente. L’anello è diventato il primo gioiello della Maison. Lo stile del brand è minimalista, ma non troppo. Pietre a taglio baguette allineate formano cluster di gemme, per la maggior parte diamanti, che arricchiscono gli anelli, la tipologia più presente in un catalogo davvero vasto. Tutti prodotti nello TLV Studio che si trova nel Diamond Exchange District di Israele.
I nuovi gioielli con plissé di Nak Armstrong
Il gioielliere texano Nak Armstrong ha festeggiato il suo 25° anno di attività con uno spazio nello storico luxury department store Bergdorf Goodman a New York. Nak Armstrong è anche membro del CFDA (l’associazione americana degli stilisti). È un ulteriore passo in avanti per Armstrong, che un paio di anni fa aveva aperto il suo flagshhipstore ad Austin, Texas. Il designer è considerato un re-inventore dell’orecchino chandelier. Il gioielliere è riconosciuto a livello internazionale per le sue innovazioni dalle tecniche standard di lavorazione dei metalli e per un’estetica sperimentale.
Nak Armstrong ha lanciato la prima collezione all’inizio del 2011, rapidamente acquistata da Barneys, New York. Lo stile riflette l’esperienza nell’architettura e nella moda: ha sviluppato una sua tecnica di lavorazione delle gemme, che chiama “pietra plissettata”, con tagli proprietari. SI è ispirato anche agli origami, la tecnica di creare piccoli oggetti di carta piegata dopo un viaggio in Giappone. Armstrong aveva co-fondato Anthony Nak con il partner, Anthony Camargo, di cui è rimasto designer e direttore creativo fino al 2010, quando i due si sono separati e Nak ha continuato con il suo brand.
Mille e una notte con Noudar
I profumi delle Mille e una notte nelle collezioni di Noudar Jewels ♦
La percezione di usi e costumi legati al mondo arabo è condizionata dalla cronaca e, diciamolo, spesso anche da preconcetti. In realtà il mondo, anche quello arabo, non è tutto uguale come dimostra il marchio Noudar Jewels, parola deriva dall’antica parola araba che significa oro. Bastano le immagini del catalogo di Noudar per visualizzare una immagine diversa della donna da quella che abitualmente circola. Le immagini le vedete in questa pagina.
A fondare la Maison del Qatar, di cui è designer, è Noor Al Fardan. Come si può facilmente prevedere, i gioielli combinano i riccioli e volute orientali, con un lusso che vuole essere apprezzato anche in Occidente. Insomma, l’eredità della cultura araba e islamica, in particolare dei modelli tradizionali dell’Oman, reminiscenza di mosaici e disegni all’hennè, assieme a gioielli molto più semplici e sobri, nel classico oro giallo o rosa, assieme a diamanti o smeraldi. Immaginateli nella famosa caverna di Aladino delle Mille e una notte.
I nuovi gioielli Saint Laurent
Sulla passerella di Saint Laurent ora sfila anche la fine jewelry. Gioielli di qualità, non solo fashion jewelry, cioè monili di materiale non prezioso, che puntano più sul brand che sulla qualità dell’oggetto. Il direttore creativo Anthony Vaccarello ha presentato, insomma, un’evoluzione del brand che fa parte del gruppo francese Kwering. La linea è caratterizzata prima di tutto dai materiali utilizzati: oro 18 carati, con la scelta di puntare su quello riciclato e diamanti. Da un punto di vista della forma, i gioielli sono coerenti con lo stile della Maison: eleganza che non si nasconde, ma rigorosa.
La linea comprende anelli, ma soprattutto grandi bracciali, accanto a orecchini formati dal celebre marchio. Alcuni dei gioielli, però, sono sottili e riportano ben visibile il logo di casa. Non si tratta, comunque, di gioielli legati a una particolare tendenza di moda. Bracciali larghi e grandi catene sono forme che rimangono sempre indossabili, anno dopo anno. I gioielli si possono acquistare online, oltre che negli store di Parigi, Monaco e Saint-Tropez, con prezzi che oscillano da meno di 700 euro a quasi 7.000.
Il vintage di oggi con Jenna Blake
Disegnare oggi gioielli a Los Angeles. Gioielli di ieri. O, meglio, che hanno un sapore un po’ vintage. È quanto fa Jenna Grosfeld, che ha fondato il suo brand Jenna Blake. La designer, moglie con tre figli del finanziere e immobiliarista Jason Grosfeld, ha deciso di sviluppare la sua passione per i gioielli del passato: colleziona gioielli vintage da anni e da lì trae ispirazione. Naturalmente, i suoi gioielli non sono copie, ma nuove interpretazioni di alcune forme che, secondo lei, sono particolarmente creative. Ama, su tutti, i gioielli art déco e quelli francesi degli anni Quaranta come quelli di Bucheron e René Boivin.
Lavora in questo modo ormai da 15 anni, creando interpretazioni modernizzate di design classici. Sono gioielli, ha spiegato la designer, che non seguono la moda del momento, ma sono destinati a durare nel tempo. Insomma, i gioielli Jenna Blake si presentano come l’antitesi del trendy. Sono quelli da lasciare in eredità o, comunque, da indossare tutta la vita. Lo stile è un mix di tutte queste idee: molto art déco, qualche ciondolo che sembra quasi dei primi decenni del Novecento, oro, diamanti e pietre dure come la malachite.
A un anno di distanza dal debutto nella categoria della fine jewelry il marchio spagnolo PdPaola allarga la collezione, che utilizza per il 95% dei gioielli della collezione oro riciclato. Abbinati all’oro 18 carati sono diamanti lab grown, cioè creati dall’uomo attraverso complicati procedimenti, ma dal punto di vista chimico del tutto simili a quelli estratti dalla terra. Con la seconda release della collezione PdPaola ha introdotto bracciali rigidi, collane a catena in oro massiccio e piercing per orecchio, sempre con diamanti.
L’idea di aggiungere ai gioielli a prezzo accessibile anche una collezione di livello più alto deve essere stata apprezzata dagli acquirenti, dato che la Maison prevede di aumentare il fatturato, che nel 2021 era a quasi 30 milioni di euro. Il brand prevede di chiudere il 2022 con un fatturato a 52 milioni e, inoltre, annuncia che continuerà a concentrarsi sulla sua espansione internazionale con l’apertura di nuovi negozi e flagship store. Ora i gioielli PdPaola sono disponibili in 2.000 punti vendita in dieci mercati internazionali attraverso il suo sistema di vendita all’ingrosso. Assieme al fatturato, è lievitato anche il numero dei dipendenti (+30%) che ha superato le 80 unità, il 74% dei quali sono donne.
Sarah Noor, minimal made in London
I gioielli minimal, ma eleganti e colorati della Maison londinese Sarah Noor ♦︎
A soli 26 anni, nel 2014, la designer britannica Sarah Alhassan ha dato vita al suo brand, Sarah Noor. Ha anche aperto una boutique a Londra ed è riuscita a farsi accettare in alcuni prestigiosi store online. Insomma, ha fatto in pochi mesi un traguardo che altri raggiungono in anni oppure mai. Qualunque siano le sue armi segrete per una carriera lampo, bisogna registrare che a Sarah Alhassan le capacità di proporsi sul mercato della gioielleria non mancano. Il disegno è moderno, lineare, ma senza dimenticare il fascino delle pietre colorate oltre che i classici diamanti. Lei stessa ha spiegato che parte dai modelli classici di gioiello per poi rendere le linee più semplici e minimal.
Le sue due collezioni del debutto, Pretty Little Things e Pyramid, sono ancora quelle riscuotono i consensi. L’idea è quella di proporre gioielli preziosi, ma adatti anche alla vita di tutti i giorni, grazie al carattere non troppo vistoso del design. Lucid, invece, è una capsule collection creato con una resina simile al vetro, incastonata con pietre di zirconia cubica posizionate in un design lineare di una silhouette a cerchio, che la designer considera “un’esplorazione di elementi caleidoscopici di un mondo onirico e della composizione naturale della luce”.
È nato ad Alessandria, in Piemonte, ha studiato nella capitale italiana dell’alta gioielleria, Valenza, ma Danilo Giannoni da qualche anno lavora a Singapore con la sua Giamore. Dopo gli studi e il training in gioielleria, Giannoni ha scoperto che Velenza era troppo piccola per i suoi progetti. Si è trasferito a New York, dove ha aperto una società di servizi per i grandi marchi della gioielleria. Ha collaborato con aziende come Bulgari, Damiani e Crivelli, prima di trasferirsi a Hong Kong.
Nel 2012 ha fondato due società: Senso Italiano, dedicata al design e all’arte (divenuta una seconda occupazione) e Giamore, per la produzione di gioielleria con un servizio «su misura». Infine, si è trasferito a Singapore, dove si è sposato: il matrimonio (e i figli) lo hanno convinto a fermarsi nella città-stato. Giamore è specializzata nella ricerca e nell’acquisizione di pietre rare, specialmente diamanti incolore e colorati, nella produzione di gioielli su misura o di fine jewelry, ma in parallelo continua l’attività di servizi per i grandi marchi, per esempio per ridimensionare i gioielli sulle misure dei clienti asiatici. M.d.B.
Visto che l’obiettivo di Bulgari è superare le vendite di Cartier e Tiffany, altri brand della stessa famiglia, cioè colosso francese Lvmh, è ovvio che l’azienda italiana punti su gioielli capaci di convincere il più alto numero possibile di persone. E va in questa direzione B.Zero1 Rock, collezione che è una extension della fortunata linea di gioielleria lanciata 20 anni. Festeggiata come sempre con un maxi evento denso di celebrity, la collezione di gioielli è una variante della linea madre B.Zero1, con bracciali, orecchini e anelli con la banda di due diverse larghezze.
Come molte altre Maison della gioielleria, Bulgari sottolinea che la nuova collezione è unisex. Il pubblico maschile, in particolare, è quello sul quale è più concentrata l’attenzione: finora all’uomo sono state proposte catene con piastrina tipo militare, bracciali di cuoio o di duro acciaio. Ora, però, le aziende della gioielleria puntano a far indossare anche al pubblico maschile ori e pietre preziose. In fondo i rapper lo fanno già da tempo, giusto?
caption id=”attachment_80347″ align=”aligncenter” width=”709″] Orecchini in oro rosa e ceramica nera[/caption]
I gioielli della collezione B.Zero1 Rock sono sempre realizzati con la forma della collezione originaria: una banda con due spessi bordi, con un risultato che ricorda vagamente il Colosseo. La fascia centrale ricorda la tecnica Tubogas, che Bulgari ha adottato negli anni Quaranta, mentre i due bordi sporgono e portano il caratteristico doppio logo Bulgari, con la V che sostituisce la U. Le borchie, invece, giustificano la parola rock. Oltre all’oro rosa e giallo, i gioielli utilizzano ceramica nera e diamanti.
A proposito: perché il nome B.Zero1? Ecco la risposta: B sta per Bulgari, mentre zero1 si riferisce alla prima collezione della Maison nel nuovo millennio: questi gioielli, infatti, sono stati lanciati nel 1999.
La nuova collezione Madagascar presentata da Casato a VicenzaOro. Protagonisti sono topazi, ametiste e quarzo lemon ♦︎
Il Madagascar è una grande isola che si trova al largo della costa meridionale dell’Africa. Ma, soprattutto, è un sogno per chi ama il mare e la natura. È un Paese dove si trovano migliaia di specie animali, come i lemuri, che non vivono in nessun altro luogo al mondo, tra foreste pluviali, spiagge e barriere coralline. Non solo: vicino alla capitale, Antananarivo, si trova l’affascinante sito archeologico di Ambohimanga, un complesso di palazzi reali e sepolture che sorge sulla cima di alcune colline, tra baobab secolari. Tutto questo per spiegare come, nell’immaginario collettivo, il Madagascar sia un luogo pieno di fascino.
Ora il Madagascar è anche una collezione di gioielli, nuovissima, presentata a VicenzaOro September da Casato. Inevitabile che l’esotico fascino del Paese africano sia interpretato attraverso il colore delle pietre come il topazio azzurro, l’ametista e il quarzo lemon. Sono gioielli che danno grande visibilità e la sicurezza di non passare inosservate. Come nella grande collana composta da topazi che coprono tutte le nuance dal blu alla trasparenza totale. O il bracciale dove le pietre di colore sono punteggiate da piccoli diamanti.
Geometrica Mania
I gioielli architettonici di Mania Zamani, designer iraniana che vive e lavora a New York ♦︎
Può darsi che il nome non influisca sul destino delle persone. Nel caso di Mania Zamani, però, la coincidenza potrebbe essere felice. Mania, in molte lingue, ha un doppio significato, positivo o negativo secondo le circostanze in cui la parola è applicata. Mania, nel senso di dedizione, passione, interesse continuo, ha un significato positivo. La mania di Mania Zamani (ma si pronuncia Mània) è la gioielleria ed è una fortuna per tutti.
Nata in Iran, Mania ha lasciato il proprio Paese con tutte le sue bellezze e i suoi limiti. Si è trasferita a New York per tradurre in gioielli a quella che è stata la sua passione fin da bambina: architettura e minerali. Nella cultura iraniana, le preziose pietre preziose e l’oro sono regalati ai neonati e alle spose. I gioielli diventano così un simbolo di legami profondi con la famiglia e gli amici.
Architettura e mineralogia si sono combinati con lo studio della matematica, alla base di tutta la natura e legata al calcolo della geometria, cioè delle proporzioni. Ha studiato anche gemmologia e fashion. Ora questo mix di profumo di Oriente, asettici numeri e passione si è trasformato nel lavoro di designer di gioielli, che si svolge a New York, con grande successo.