La collezione Coloratura di Cartier: 240 pezzi incredibili di alta gioielleria ♦︎
Che cosa c’è di più infinito di una sfumatura? Impossibile contare i singoli punti che formano una tonalità. Possibile, invece, dipingere con i colori una maxi collezione di alta gioielleria, come ha fatto Cartier: 240 pezzi, ognuno un mondo a sé. La collezione si chiama Coloratura, una parola italiana che allude al virtuosismo delle cantanti liriche. In italiano, infatti, è un termine che si usa per un particolare genere di canto, quelle variazioni, virtuosismi, spesso improvvisata dalla cantante con vocalizzi, gorgheggi e preziosismi vocali. Insomma, qualcosa di eccezionale e piacevole. Se si trasporta questo concetto nel mondo dell’alta gioielleria, la coloratura della collezione Coloratura si trasforma in una specie di iper virtuosismo di contrasti tra Asia e Occidente, richiami al Giappone, la complessità dell’India e persino l’immaginario europeo dell’Africa. In questo modo è anche una collezione universale, che incontra il gusto di persone diverse, con differenti culture e sensibilità. E dove la coloratura è, ovviamente, quella delle pietre.
Per esempio, c’è un choker chiamato Yoshino, che ricorda con zaffiri e diamanti la fioritura dei ciliegi in Giappone. Oppure un braccialetto, Holika, ispirato alla celebre festa indiana di Holi, quella in cui tutti si colorano, con una rubellite da 65 carati al centro, ma anche tormalina e perle di crisoberillo, montate su orecchini voluminosi a cerchio. Oppure, ancora, la collana Chromaphonia, che è composta con 22 smeraldi barocchi provenienti dall’Afghanistan (sono molto rari), e che è ispirata ai costumi tipici dell’Ungheria. Ispirata all’Africa è la suite Kanaga, con diamanti a taglio triangolare e baguette, che si trovano al termine di un collier con fili di piccole perle di spinello. Davvero una collezione da specialiste in coloratura, le dive. Margherita Donato











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