Il voodoo è un’antica religione praticata da alcune popolazioni africane del Benin, Togo, Ghana e Nigeria, che è stata esportata in diversi Paesi delle Americhe. Ma, in un certo senso, ha attecchito anche a due passi dal Vaticano. Voodoo Jewels è un brand di gioielleria nato a Roma nel 2002 su iniziativa di Livia Lazzari. Il nome deriva dall’idea che gli oggetti della religione voodoo sono considerati magici. E anche i gioielli possono avere un influsso sugli essere umani, a patto di crederlo. Le creazioni Voodoo Jewels, inoltre, proprio come i talismani sono tutte realizzate su ordinazione, a chilometro zero.
Per San Valentino 2024, però, il brand di gioielleria fa un ulteriore salto di fantasia con una alleanza gastronomica con i fratelli Christian e Manuel Costardi, chef piemontesi con ristoranti a Torino e Vercelli. L’iniziativa è davvero originale: un pacchetto speciale del costo di 450 euro che comprende l’anello solitario Red Love Letter di Voodoo Jewels e una cena per due con menu degustazione, più abbinamento vini al ristorante Scat_to in Piazza San Carlo, a Torino.
L’abbinamento anello e cena è previsto da sabato 10 febbraio fino a sabato 17 febbraio. Sul sito di Voodoo Jewels e nel ristorante Scat_to si potrà acquistare la Gift Card cartacea speciale da regalare. «Come tutte le Love Letter che abbiamo scritto fino a oggi, questo dono è un pensiero d’amore che non conosce limiti e che speriamo arrivi il più lontano possibile», commenta Livia Lazzari. «Perché ho scelto proprio Scat_to? perché la bellezza è trasversale e la ricerca che viene fatta dai fratelli Costardi qui è la stessa che faccio io per realizzare i miei gioielli e, non per ultimo, il buon cibo è espressione d’amore». In occasione della collaborazione sarà allestito un pop-up di Voodoo Jewels all’interno del ristorante Scat_to, parte del complesso Gallerie d’Italia: un corner studiato dove per tutto il weekend 10-11 febbraio sarà possibile acquistare anche altri gioielli del brand.
La memoria d’oro di Magic Wire
Nata nel 1960, Rancangelo è una delle maggiori imprese della gioielleria con base a Vicenza. Fondata da Angelo Antonio Rancan, si è sviluppata e oggi è guidata dal figlio, Pietro Rancan. L’azienda produce gioielli di alta gamma, con il marchio Rancangelo, ma ha di recente lanciato anche il marchio Magic Wire, nato poco prima della pandemia. Come nel resto della produzione dell’azienda, anche Magic Wire l’elemento base è l’oro. Ma, come suggerisce il nome del brand, gioca sulla forma del filo morbido e flessibile.
Per assicurare flessibilità e, allo stesso tempo resistenza, i fili d’oro hanno un’anima in titanio. Al combinazione dei due metalli aggiunge flessibilità senza pericolo di perdere la forma originale del gioiello. Il sistema è brevettato con il nome di Shape Memory. Sono gioielli apparentemente semplici e lineari, ma che nascondono una tecnologia raffinata. Come testimoniano le collezioni Square e Onde, dove la tridimensionalità del gioiello si coniuga con il movimento del morbido filo d’oro.
Gli anelli Square sono disponibili con più fili, accanto a bracciali, orecchini e collane. La pulizia della forma è la vera protagonista. I gioielli della collezione Onde sono un susseguirsi di linee curve di diverse ampiezze. Si muovono assieme alle diverse posture del corpo o ai gesti di chi li indossa. Oltre all’oro, in alcuni modelli presentano diamanti con taglio brillante.
Altre linee di Magic Wire sono Angel, evergreen del brand, e Pianeti, di carattere minimalista. Ne fa parte l’iconico anello a spirale, un best seller del brand, grazie alla sua particolarità e versatilità che lo rendono perfetto anche abbinato ad altri pezzi. E la linea Perfect aggiunge i diamanti all’essenzialità di Angel.
Chantecler festeggia la sua iconica campanella
La campanella di Chantecler suona ancora e festeggia i suoi primi 80 anni. Tanti, eppure è un’icona piena di vita. La campanella è uno dei simboli della Maison di Capri. Ma non solo: è anche il simbolo di un’intera epoca, quella del Dopoguerra, della Dolce Vita, del boom economico, del turismo di alta gamma, di quelle che sono state le prime vere influencer come Jackie Kennedy-Onassis, e dell’anticonformismo di Pietro Capuano, fondatore di Chantecler.
L’isola che si trova nel Mar Mediterraneo, proprio di fronte a Napoli, è stata la culla del marchio di gioielleria diventato famoso grazie all’inventiva del suo fondatore di Chantecler, che nel 1944, nel pieno della Seconda guerra mondiale, offrì simbolicamente una campana al presidente americano Franklin Delano Roosevelt, come auspicio di pace. Un simbolo di pace che non guasterebbe anche oggi, in tempi così difficili. La storia della campana e di Chantecler è stata ripercorsa in una mostra in occasione di Vicenzaoro January 2024: documenti, come le lettere di Edda Ciano a Pietro Capuano, soprannominato Chantecler per il suo carattere sopra le righe proprio dalla figlia del Duce, fotografie d’epoca, la riproduzione della campana all’origine di tutto, ricordi e, naturalmente, gioielli.
La mostra è stata un’occasione per ripercorrere la storia della nostra azienda, ma anche di un pezzo di storia dell’Italia. Chantecler ha iniziato il suo cammino proprio partendo da una campana, che è ancora un gioiello simbolo. E che oggi si rinnova con nuovi modelli.
Gabriele Aprea, presidente di Chantecler
La campana, assieme al gallo, è diventata un simbolo di Chantecler. Le piccole campane trasformate in gioielli sono anche un elemento estetico e di allegria. Per questo nel 2024 Chantecler celebra l’anniversario con l’Anno della Campana e nuovi gioielli. Come la Campanella Jaqueline Kennedy-Onassis, una grande amica e fan della Maison negli anni Sessanta e Settanta. La campanella è interamente rivestita da un mosaico di diamanti marquise, che digradano sulla biglierina. A netto contrasto, il bordo e il ponte sono scanditi da baguette di diamanti, con un motivo geometrico e brillante che vuole interpretare in chiave moderna il fascino della First Lady Usa. La Campanella Capriness, dedicata all’isola, invece, esalta l’identità marina con un motivo a righe in smalto e pietre preziose.
A Vicenzaoro Chantecler ha scelto di presentare anche novità per le linee Enchanté, Fiori di Capri e Joyful, di cui parleremo in altri articoli.
Gioielleria senza misteri per Mist Jewels
A Istanbul il marchio Simoro è famoso: è quello di un’azienda a conduzione familiare che produce gioielleria e semi lavorati realizzando grandi volumi di produzione ed esportazioni all’ingrosso all’estero. Simoro, che utilizza tecnologia italiana per le sue catene cave e ha due negozi nel Gran Bazar della città turca, è stata fondata nel 1976 dai fratelli Gizem-Canalp Karışık. Più di recente è entrata nel settore della vendita al dettaglio online nel mercato nazionale con il marchio Mist Jewels, che ha ottenuto un buon successo.
I gioielli di Mist Jewels sono destinati, in particolare, a un pubblico giovane, che ama indossare collane o bracciali composti da sottili catene, con tanti ciondoli. Gioielli da indossare tutti i giorni, adatti a ogni circostanza con l’idea di raccontare una storia, evocare emozioni ed entrare in sintonia chi li indossa. Mist propone una fashion jewellery che utilizza oro 14 carati, diamanti e piccole pietre per contenere i prezzi. Una collana in oro con pendente e diamanti, per esempio, costa circa mille euro.
Le previsioni 2024 per la gioielleria
L’industria italiana del gioiello brilla come quello che produce. I dati della quinta edizione dell’Inchiesta congiunturale promossa da Club degli Orafi Italia – Intesa Sanpaolo, presentati a VicenzaOro, sembrano a prima vista dolci come il miele per le imprese: nel 2023 è salito al 44% (dal 39% di giugno) la percentuale di chi dichiara un fatturato in crescita. L’inchiesta è stata realizzata tra novembre e dicembre 2023 su circa 30 imprese del settore.
Il 2024 si apre, però, con maggiore incertezza, a causa del rallentamento dell’economia in molti Paesi e delle tensioni geopolitiche. E e si considera l’indice di produzione Istat, si nota un progressivo peggioramento nel corso del 2023, con una media dei primi dieci mesi un leggero calo (-1,4%), comunque più contenuto del dato del sistema moda (-6,6%).
I dati di questa quinta edizione dell’inchiesta congiunturale confermano che il settore orafo, pur nelle incertezze nel panorama economico globale, dimostra una capacità di risposta unica sul panorama produttivo italiano. In previsione del rallentamento dell’economia internazionale, soprattutto nella prima parte dell’anno, sarà cruciale per le Aziende del comparto concentrarsi sul potenziamento della propria competitività attraverso investimenti mirati. Questo approccio strategico consentirà di cogliere la ripresa della domanda e di mantenere una presenza robusta sui mercati internazionali.
Giorgio Villa, Presidente del Club degli Orafi Italia
L’indice Istat del fatturato nel periodo gennaio-ottobre 2023 mostra per l’oreficeria una crescita dell’8,5%, meglio del sistema moda (+3,3%) e del totale manifatturiero (-0,1%). Un risultato messo a segno soprattutto grazie all’export pur in un contesto di domanda mondiale stabile (+0,3% in quantità), le esportazioni italiane di gioielli in preziosi si sono attestate a 6,8 miliardi di euro, in crescita in valore del +12,3% e con una tenuta nelle quantità (+0,9%). In sostanza: aumenta di poco il numero di gioielli o semi lavorati venduti, ma a un prezzo maggiore. Bisogna aggiungere, però, che l’aumento è anche il riflesso dell’inflazione.
Lo scenario di riferimento risulta condizionato dal rallentamento complessivo che si sta manifestando anche per questo settore che però ha mostrato negli ultimi anni una buona capacità di risposta alle crisi, frutto anche del percorso di rafforzamento competitivo. Pur in un contesto più incerto, sarà determinante sostenere la propensione a investire per rafforzare il livello di innovazione ed efficienza dei processi; questi fattori dovranno convivere e massimizzare i punti di forza del settore come l’artigianalità e la flessibilità delle produzioni.
Stefania Trenti, Industry and Local Economies Research, Intesa Sanpaolo
I mercati che sono andati meglio sono (a sorpresa) quello cinese e turco, due economie che non attraversano il loro momento di migliore forma. In dettaglio: crescono gli Stati Uniti (+6,3%) e Francia (+14,2%), ma soprattutto Svizzera (+43,6%), hub logistico delle maison del lusso, Turchia (+59,5%) e Cina (+16,7%). Altri numeri: nel 2022, l’Italia si è confermata il primo esportatore europeo del settore, con 8,2 miliardi di euro, e il quinto a livello mondiale, con una quota pari al 10,1%, in miglioramento rispetto all’8,3% del 2019.
Per il 2024 le attese degli operatori mostrano una maggior prudenza, soprattutto per le imprese più piccole, mentre per le imprese medio-grandi permane un 50% di rispondenti che si aspetta un fatturato in crescita. A conferma del peggioramento nelle attese sulla domanda, anche l’indice di produzione Istat evidenzia un progressivo rallentamento nel corso del 2023 che porta il dato dei primi 10 mesi a registrare un leggero calo (-1,4%), comunque più contenuto rispetto al sistema moda (-6,6%).
La nuova storia di Maison Copin
La storia della Maison Copin continua
Il marchio fa parte della storia della gioielleria francese: Copin è un marchio nato nel 1870 dall’unione di una famiglia di orafi con una di gioiellieri. E nel 1895, Charles e Louise Tirbour, appena sposati, rilevarono l’attività di un lontano parente, una bottega di oreficeria creata nel 1810. La figlia Suzanne sposò a sua volta Roger Copin, gioielliere con laboratori nello stesso edificio. L’attività è continuata per sei generazioni tra alti e bassi. Fino a uno stop e a una ripartenza nel 2020 grazie all’intervento del consulente finanziario Alexandre Benamu, ora direttore generale della Maison.
L’acquisto del marchio ha significato anche rientrare in possesso degli archivi dell’azienda: 1.500 gouaches, un migliaio di stampi, un centinaio di anelli, stampe e foto d’epoca. Un buon bagaglio per ripartire, con l’esperienza della direttrice creativa Sajina Dutertre. Ma, oltre a proporre le sue nuove collezioni, chiamate significativamente 00 e 01, Copin offre anche un servizio di gioielleria su misura. Nell’atelier di rue Saint-Honoré, a Parigi, Copin offre la possibilità di ottenere un gioiello personalizzato, affiancando il cliente nel processo di progettazione e realizzazione. Il prezzo di una creazione su misura parte da 2.500 euro. Con due possibilità adattare un anello della collezione di Copin ai gusti del cliente, oppure utilizzare le pietre di un vecchio gioiello per la nuova creazione.
I gioielli proposti da Copin prendono spunto dalla tradizione alle spalle del brand, come l’anello 82, una fede nuziale smerlata, proposta in numerose varianti. Oppure l’anello Daisy dal sapore retrò. I gioielli sono di qualità, ma con l’obiettivo di mantenere i prezzi entro un limite alto, ma non altissimo.
Emi&Eve, give peace a chance
Nuovi gioielli di Emi&Eve, il brand di una designer italiana nato a Londra per aiutare la popolazione cambogiana ♦︎
I gioielli Emi&Eve nascono dalla creatività di una giovane designer, Cassandra Postema, diplomata in Fashion and Textile Design al Central St. Martin College di Londra. Un viaggio in Cambogia le ha cambiato la vita e le ha donato la giusta ispirazione per avviare un progetto caratterizzato da eccellenza nel design, innovazione e responsabilità sociale. Non a caso il nome del marchio di gioielleria aggiunge un esplicito payoff: Bombs to Beauty. Come trasformare le armi in qualcosa di bello, insomma.
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Cassandra ha quindi deciso di creare una opportunità attraverso i gioielli realizzati in Cambogia e ispirati alla natura e alle filosofie orientali. Gli artigiani che lavorano per Emi&Eve utilizzano il metallo recuperato dagli agenti della Cmac (Cambodia Mine Action Centre) e dai pescatori del luogo. Il materiale di base utilizzato in tutte le collezioni è l’ottone, derivato dal riciclo di residuati bellici estratti dal suolo cambogiano. L’ottone è poi placcato in oro per mantenere il colore inalterato nel tempo, in alcuni casi con l’aggiunta di pietre naturali e non trattate.
Nouvel Heritage, ma nella tradizione
I gioielli innovativi, ma con giudizio, della Maison francese Nouvel Heritage ♦︎
Ha solo pochi anni di vita, ma si è già conquistata un posto nel mondo della gioielleria: nata nel 2015, Nouvel Heritage è riuscita ha far parlare di sé. Un merito che è soprattutto della fondatrice e direttrice creativa, Camille Parruitte. E merito anche di sua madre, ex direttrice di Cartier, che ha incoraggiato la vocazione di Camille, che prima di fondare il suo brand di gioielli ha lavorato nel commercio delle pietre preziose.
Avere consuetudine con i laboratori di oreficeria attivi a Parigi e dintorni, tra cui quello acquistato dalla madre di Camille, ha consentito al giovane marchio parigino di stabilire subito i contatti giusti per realizzare i pezzi delle collezioni. I gioielli sono in oro 18 carati e con diamanti e pietre preziose di origine etica, mentre il design è un ponte tra avanguardia e tradizione. Perché Nouvel Heritage vuole che i gioielli siano freschi, innovativi, ma anche confortevoli quando si indossano. Un’esigenza che Camille Parruitte ha compreso bene lavorando all’interno del mondo produttivo della gioielleria. Ora, però, Camille fa base a New York, anche se continua a produrre le collezioni in Francia che sono state subito un successo.
La nuova vita di Villa Milano
La tradizione della gioielleria milanese si rinnova. Uno dei grandi brand della città lombarda, Villa Milano, ha da tempo aggiornato le sue proposte sulla spinta della quinta generazione della famiglia custode della storica Maison. Anelli con grandi pietre di colore, orecchini in stile vittoriano, ma anche grandi bracciali ispirati all’architettura del Duomo cittadino, poco distante dalla sede della gioielleria, sono opera delle sorelle Alice e Francesca Villa. Lo stile rimane quello fantasioso, ma con sobrietà milanese, che è proprio di Villa Milano. Una gioielleria che, fino a poco tempo fa, era famosa soprattutto per la infinita varietà di gemelli dal polso. Ora, però, la nouvelle vague generazionale ha aperto anche altre strade.
Villa Milano è una delle più antiche Maison di gioielli della città, fondata nel 1876 da Benvenuto Villa, orafo, scultore e alchimista. La storia della gioielleria registra le creazioni di gioielli e sculture presenti alle grandi esposizioni universali dell’epoca, vincendo, nel 1889, la medaglia d’oro all’esposizione di Parigi grazie ad una scultura scomponibile a forma di cubo in argento. Ora la gioielleria, che ha sede in via San Carpoforo, nel quartiere di Brera, vive una seconda giovinezza.
La classe di Silvio Ancora
I preziosi di Ancora Gioielli, realizzati nel laboratorio orafo di Valenza ♦︎
Dal 1989 Silvio Ancora (il nome si pronuncia con l’accento sulla prima «a») lavora nel suo laboratorio di Valenza. Lo conoscete? Difficile se non siete del settore, se non lavorate per qualche grande marchio che ha avuto l’occasione di lavorare con lui, se non gli avete commissionato un gioiello su misura. Perché la particolarità di Silvio Ancora è quella di lavorare ancora come un tempo, con metodi e abilità che fanno parte della tradizione e si apprendono sul campo. Ancora Gioielli è una di quelle realtà del mondo della gioielleria che sanno realizzare pezzi di alta qualità, ma senza che il proprio marchio sia riconosciuto. Perlomeno al grande pubblico.
Un campo piuttosto ristretto, in effetti, perché i gioielli che propone la piccola Maison sono di quelli di fascia alta, con l’utilizzo di oro e grandi pietre preziose o semi preziose. Lo stile è quello italiano, forme classiche unite a qualche volo di fantasia, ma senza eccedere nella stravaganza. Ecco qualche esempio del suo lavoro.
Marcello Pane alla lettera
Marcello Pane, l’antica tradizione napoletana in chiave moderna ♦︎
L’antica tradizione della gioielleria napoletana passa anche attraverso il brand Marcello Pane. L’azienda vanta una nascita antica, nel 1899. Oggi l’azienda è condotta da Ettore e Marcello Pane, discendenti del fondatore della piccola maison. Che, nel frattempo, è passata dalla scala dell’artigianato a quella industriale: i gioielli delle collezioni Marcello Pane sono realizzate nel centro orafo Tarì di Caserta, città vicino a Napoli. Nella città del Vesuvio, invece, l’azienda ha aperto il primo negozio monomarca.
Questo passaggio da attività artigianale a una con più moderni mezzi di lavorazione ha permesso di ridurre i costi. Le collezioni di Marcello Pane seguono così due strade: quella più tradizionale con monili in oro, e quella con prezzo più accessibile con l’utilizzo dell’argento, assieme a perle, mentre ai diamanti si alternano i cristalli. Una collezione tra le più popolari, per esempio, è quella che utilizza nel più classico dei modi le lettere dell’alfabeto per comporre nomi o semplicemente come iniziali. Le collezioni Essential e Itaca utilizzano l’argento con una particolare lavorazione sabbiata che valorizza la superficie dei gioielli, con o senza galvanica in oro. La più recente è, invece, la Honey Collection.
Il significato dei gioielli a forma di animale
I gioielli a forma di animali sono da sempre animalier un motivo ricorrente nella gioielleria. E hanno anche dei significati nascosti, ecco quali.
Gli animali sono sempre stati un motivo ispiratore nella gioielleria. Non solo: ogni animale propone anche un significato nascosto o simbolico. Chi indossa un gioiello con la forma di un animale, insomma, comunica qualcosa. La spilla Flamingo di Cartier appartenuta alla Duchessa di Windsor ha fatto storia, come la pantera in tutte le sue versioni. Le tartarughe segrinate e le ali ricamate degli uccelli di Buccellati sono oggetti d’arte. Mentre gli animaletti cartoon style di Van Cleef & Arpels disegnati nel 1954 per un pubblico giovane e riproposti mezzo secolo dopo, sono diventati presto dei classici, tanto da indurre Grace di Monaco, Jacqueline Onassis e le signore dell’alta borghesia parigina a collezionarle.
Anche il pesce d’oro con la coda flessibile e gli occhi di rubini di Jean Schlumberger è una pietra miliare della gioielleria, che per Tiffany ha disegnato delle splendide conchiglie. E che dire del serpente di Bulgari? Dal 1977 è uno dei soggetti più venduti del marchio. E ancora leoni, rane, orsi, bruchi, granchi e camaleonti: il tema animalier da sempre ispira i grandi gioiellieri (Vhernier, de Grisogono, Leo Pizzo, Chantecler li inseriscono sempre nelle loro collezioni) e conquista le clienti.
Per esempio, Diana Vreeland che di moda se ne intendeva (è stata la leggendaria direttrice di Harper’s Bazaar ) imponeva ai suoi redattori di inserire un serpente negli articoli e lei stessa indossava gioielli con questa forma. Ma uno dei suoi preferiti era il bracciale zebra in oro, smalto bianco e nero e diamanti, uno dei capolavori di David Webb, la quintessenza della gioielleria americana. E sono tantissimi designer ad essere contagiati da questo tema (come potete vedere da questa gallery), persino quelli più all’avanguardia. Ecco una selezione dei più creativi, da tenere d’occhio.
Il significato dei gioielli a forma di animale
Ape. Questi insetti sono associati all’operosità, alla capacità organizzativa, in qualche modo alla razionalità. Le api sono un buon esempio da seguire. Ma in passato le api erano anche un segno di conoscenza, saggezza e, nel Medio Evo, le api erano simbolo di purezza e persino al mondo spirituale.
Aquila. Un uccello che è simbolo del coraggio e della fierezza. Non a caso l’aquila è stata molto utilizzata nell’araldica ed è entrata a far parte degli stemmi di molti Stati, anche in versione a due teste. Forza, velocità, audacia: l’aquila ha conservato questa simbologia che arriva direttamente dall’antica mitologia greca.
Cane. Fedeltà, dedizione, amicizia: il cane non tradisce e conserva intatto l’amore per il suo padrone-partner nel corso degli anni. C’è bisogno di aggiungere altro?
Lumaca. È molto apprezzata nel mondo della gioielleria per la sua forma con il guscio a spirale. È vero, la lumaca è lenta. Proprio per questo è diventata anche il simbolo di chi non vuole adattarsi alla frenetica routine di tutti i giorni. Inoltre, simboleggiano anche la capacità di essere autosufficiente: portano sempre con sé la propria casa.
Cigno. Elegante, ma anche puro. Il cigno è stato associato a una femminilità innocente e delicata. Ma, anche sensuale, come testimonia il mito di Leda sedotta da Giove sotto forma di di cigno. E, attenzione: i cigni quando si arrabbiano possono diventare pericolosi.
Delfino. Animali intelligenti e amichevoli, sono associati al mare, alla libertà. Non solo: simbolicamente, i delfini sono anche indicati come gli eredi, perlomeno secondo la storia della Francia prima della Rivoluzione di fine Settecento.
Farfalla. Uno dei modelli più utilizzati dalla gioielleria: leggera, bella e (forse) inafferrabile. Un po’ come molte donne si descrivono, anche se la farfalla conserva anche l’idea di fugacità e delicatezza. Molti designer di gioielli si sono cimentati con questo simbolo di raffinatezza.
Gallo. Se avete un gioiello a forma di gallo significa che vi piace il gagliardo coraggio del maschio che impone la sua forza e personalità in mezzo al mondo femminile. Ma possono essere semplicemente le sue piume colorate a farvi apprezzare questo animale.
Gatto. È adorato a casa e molte donne che amano il proprio gatto vorrebbero averlo sempre sulle ginocchia a fare le fusa. Inevitabile che questo astuto, nobile, indipendente e adorabile animale domestico fosse tra i più rappresentati in gioielleria.
Gufo o civetta. Questo volatile nell’antica Grecia era il simbolo della dea Minerva. È considerato un simbolo di sapienza e di astuzia, mentre la sua capacità di vedere al buio lo ha associato al concetto di lungimiranza: una qualità che, purtroppo, è molto rara nella vita comune.
Leone. Tutti conoscono la simbologia legata al leone: fierezza, nobiltà, ma anche forza e desiderio di imporsi agli altri. Un gioiello a forma di leone, naturalmente, può anche indicare l’appartenenza al segno zodiacale che cade a metà dell’estate.
Pantera. Uno dei classici della gioielleria, che è diventato un motivo che contraddistingue Cartier con la sua linea Panthère. Astuzia, forza, sensualità e la capacità di sorprendere sono le caratteristiche associate a questo felino. Nei tempi antichi la pantera era considerato un animale pressoché perfetto e, sorprendentemente, dotato di un profumo intenso.
Pavone. È un animale esotico, più diffuso in Asia e, nella sua versione maschile, quella con la grande coda di piume colorate, associato al concetto di bellezza regale. Nell’Induismo, il pavone indiano è la cavalcatura del dio della guerra, Kartikeya, e della dea guerriera Kaumari, ed è anche raffigurato attorno alla dea Santoshi.
Scarabeo. Questo piccolo insetto era prediletto e venerato dagli antichi egizi, che lo accreditavano di virtù magiche. Ora non è più adorato, ma in compenso è considerato un portafortuna.
Scimmia. L’animale più simile alla razza umana, perlomeno in un aspetto: le scimmie sono vanitose oltre che dispettose. Un gioiello che ha l’aspetto di una scimmia gioca proprio su questi due aspetti.
Serpente. I gioielli a forma di serpente sono tra i più famosi dell’alta gioielleria. Inevitabile l’associazione di questo animale al concetto di peccato, secondo il racconto biblico. Ma non solo: il serpente è anche astuto e, quando è utilizzato in gioielleria, assume spesso la forma di una spirale, anche questo un simbolo di spiritualità e conoscenza.
Una tiara di platino segue i Borbone
I gioielli, e soprattutto le tiare, della regina di Spagna, Letizia Ortiz ♦︎
Come tutte le regine, anche Letizia Ortiz Rocasolano moglie di Filippo VI di Spagna, ama i gioielli. Da ex giornalista di network come Bloomberg, Cnn e dell’emittente pubblica spagnola Tve, conosce bene il valore dell’immagine e della comunicazione visiva. Abbigliamento e scelta dei gioielli sono, quindi, particolarmente curati da Letizia, che si è sposata con l’allora principe delle Asturie, Felipe di Borbone, il 22 maggio del 2004. La cerimonia è stata un evento seguito dalle televisioni di tutto il mondo: sugli schermi è apparsa, così, una delle innumerevoli tiare che fanno parte del corredo reale.
È un tipo di gioiello che sembra essere tra i preferiti della regina. Non a caso per festeggiare l’anniversario di matrimonio il re Filippo VI ha regalato una tiara del valore di 50.000 euro a Letizia: è composta da 450 diamanti taglio brillante e cinque paia di perle australiane. Accanto alle tiare, ovviamente, la regina di Spagna conserva molti altri gioielli, tra cui un paio di orecchini con tre zaffiri ciascuno e un grande bracciale di Cartier in oro bianco e diamanti. A proposito di bracciale: Letizia ha anche deciso di trasformare una corona di diamanti della regina Vittoria Eugenia. I diamanti incastonati sono stati rimossi per essere riutilizzati in due braccialetti identici.
La tiara prussiana. Dalla linea neoclassica con ispirazione greca, la tiara è stata realizzata a Berlino nel 1913 dal gioielliere Koch. In platino e diamanti, è composta da due fasce: la parte superiore con foglie di alloro e il fondo con greche, nel mezzo una fila di fasce verticali di brillanti con un motivo centrale da cui pende un diamante taglio a pera. Fu regalata a Sofia dalla madre per il suo diciottesimo compleanno.
La collana chatones. Dono di nozze del re Alfonso Alfonso XIII alla moglie era un tipo di collana molto in voga nella metà del XIX secolo: i diamanti incastonati su una placca di platino (chaton) con una montatura a quattro gambi molto discreta. Il re era solito a ogni anniversario, compleanno o nascita aggiungere due diamanti. Risultato? Una collana di 90 carati che arrivava fino alla vita. Divisa in due parti, una toccò a Juan Carlos e spesso si vede al collo di Sofia di Spagna.
La tiara Cartier. Realizzata negli anni Venti per la regina Vittoria Eugenia il diadema è composto da una aigrette centrale, ossia una montatura o gioiello a forma di piuma, in platino e diamanti e da tre riccioli digradanti con una perla incastonata al centro. In un secondo tempo le perle vennero sostituite da smeraldi ereditati dall’imperatrice Eugenia di Francia sua madrina. Che furono poi venduti durante l’esilio romano e la tiara tornò al suo aspetto originale.
La tiara Mellerio o de la Chata. Regalo di Isabella II per le nozze della figlia, soprannominata Chata, è uno dei pochi gioielli che si è salvata dalla vendita durante l’esilio parigino. La struttura di platino raffigura idealmente la schiuma di un’onda nel centro e ai lati delle conchiglie da cui pendono delle perle a forma di pera e 12 brillanti che ondeggiano seguendo i movimenti della testa. Questo è quanto generalmente è noto. Ma un lettore di gioiellis.com (vedi commenti in fondo a questa pagina) fa notare che la storia è un’altra: il diadema Mellerio di diamanti e perle di pera, precisa, non fu venduto a Drouot (30 giugno 1878) da Isabelle II semplicemente perché la regina ricevette una rendita dalla Spagna dopo il ritorno al trono di suo figlio, Alfonso, ed è con questo denaro che ha acquistato nuovi gioielli dal gioielliere francese, come una collana e una tiara a stella.
La tiara floreale. Si trasforma in collana o spilla il diadema composto di grandi di fiori di diamanti, regalato da Francisco Franco a Sofia di Grecia, promessa sposa di Juan Carlos di Borbone.
I rubini Niarchos. Opera di Van Cleef et Arpels, sono un regalo di nozze a Sofia di Grecia da parte dell’armatore greco. La collana è composta da una catena montata in oro con rubini cabochon di diverse grandezze, ognuno circondato da diamanti. La tiara è una doppia fila dello stesso motivo della collana e può essere utilizzata come una collana a due giri o come un lungo sautoir. A completare la parure degli orecchini pendenti a goccia.
La tiara russa. Realizzata in platino, perle e diamanti per Cristina d’Austria, reggente di Spagna, si ispira al tradizionale copricapo femminile russo Kokoshnikc, da cui proviene il nome.
La tiara dei fiori di giglio. Il più spettacolare tra i doni di nozze di Alfonso XIII, fu creato nel 1906 dal gioielliere Ansorena di Madrid ed è composto da diamanti taglio brillante e cuscino, su una montatura in platino che disegna il simbolo araldico dei Borboni: i gigli. Sarà per questo che la ex regina Sofia l’ha indossata solo nelle grandi occasioni, come gioiello simbolo delle regine di Spagna.
Le nuance di Mangiarotti
Mangiarotti, un’azienda produttrice di gioielli a Valenza Italia, che va alla grande sul mercato internazionale ♦
Del ruolo di Roberto Mangiarotti si conosce poco. L’azienda che porta il suo nome, invece, è molto nota nel mondo della gioielleria. Mangiarotti è una firma consolidata tra le 350 aziende di Valenza (Piemonte) che producono gioielli. Una parte della sua produzione, però, è in conto terzi, mentre una percentuale dei gioielli realizzati è riservata all’export, anche per il mercato asiatico, come testimonia la presenza del brand piemontese a numerose fiere di settore.
L’azienda ha ormai passato il traguardo dei 35 anni dalla fondazione, avvenuta nel 1987, e il «gioiello Mangiarotti» si è affermato come oggetto che fa delle pietre, in particolare quelle colorate, una bandiera. Come nel caso della collezione Riviere, in cui grandi ametiste fanno compagnia a oro e diamanti. La parure Amante, invece, punta su gioielli in oro bianco, perle di Tahiti, pietre taglio briolette e diamanti bianchi, mentre la linea opera utilizza oro giallo, quarzo fumé, tormalina verde, ametista verde, diamanti brown. Insomma, gli accostamenti interessanti non mancano. Per ogni set di gioielli, inoltre, sono previste alcune varianti, come l’oro di colore diverso o la sostituzione di alcune pietre.
I gioielli giusti per il veglione
Che cosa indossare per la sera dell’ultimo giorno dell’anno? Ecco idee per gioielli che in qualche caso potete trovare all’ultimo minuto.
Le scarpe e il vestito li avete trovati, per decidere che cosa indossare durante il veglione di San Silvestro mancano solo i gioielli. Ma, attenzione, se vi piace tanto festeggiare l’ultimo giorno dell’anno, dovete sapere che la data non è la stessa in tutto il mondo. Se in gran parte dell’Occidente e in Giappone l’ultimo giorno dell’anno è il 31 dicembre, in altre parti del mondo questa data cade in giorni completamente diversi. Qualche esempio: per alcune Chiese ortodosse e Chiese orientali cattoliche l’inizio dell’anno (per le cerimonie religiose) si celebra nel giorno corrispondente al 14 gennaio gregoriano.
Il Capodanno cinese si festeggia in corrispondenza del novilunio che cade tra il 21 gennaio e il 20 febbraio (nel 2023, per esempio, è domenica 22 gennaio). Il Capodanno islamico, al contrario, corrisponde, rispetto al calendario gregoriano, di circa un mese indietro ogni tre anni. Quindi, se volete, potete festeggiarli tutti…
Insomma, nella notte più importante dell’anno come scegliere i gioielli? Una collana vistosa e colorata aiuterà a reinventare un tubino nero o un abito già indossato prima. Oppure pizzi, stelle, lune su oro e argento, impreziositi da diamanti o zirconi rendono qualsiasi look scintillante. Se invece è il vestito ad essere appariscente, gli orecchini a bottone, un braccialetto in argento sterling o lunghe collane di oro sottile daranno il tocco finale perfetto. Insomma, l’importante è che brillino per festeggiare fino alle prime ore del nuovo anno, ma anche che siano bilanciati con l’abito.
Di sicuro i colori-guida per la notte del 31 dicembre sono tre: il nero, il bianco e il rosso. Per una festa che inizia rigorosamente dopo le 21 un abito nero è perfetto. E con un colore scuro l’ideale è preferire il classico: il rosso dei rubini, o di una pietra con la stessa tonalità (ce ne sono anche di poco costose) e il bianco scintillante dei diamanti oppure, se nel cassetto non avete gioielli così preziosi, il bianco dell’argento o di pietre sintetiche, come cubic zirconia. Basta che brillino fino al momento del brindisi.
Gioielli e triangoli
Vi piace la forma del triangolo? Pensate che il tre sia il numero perfetto? Volete un gioiello diverso dal solito? Ecco i triangoli, che danno una scossa alle abitudini.
A qualcuno piace il triangolo. No, non quello amoroso: dopo una timida ricomparsa nel 2012, questa forma geometrica è tornata da protagonista sulle passerelle e ha la forma di anelli, bracciali, collane e orecchini. Insomma, anche nella moda la figura geometrica, che in molte religioni rappresenta l’unità ed è il simbolo alchemico del presente passato e futuro, sembra essere una tendenza tutt’altro che passeggera. Tempo fa Saint Laurent l’ha inserito negli orecchini abbinandolo a un altro must, le frange, Isabel Marant ne ha fatto una bandana da mettere sul collo. In realtà, nei gioielli il triangolo è una forma vecchia tanto quanto la gioielleria stessa e non a caso ogni anno c’è sempre qualche designer che la ripropone. In plastica colorata o materiali inediti sembra sempre nuovo.
Il taglio Trilliant (o trillion)
I gioielli con una forma a triangolare di solito utilizzano gemme, in particolare diamanti, con taglio Trilliant (chiamato anche trillion). Si tratta, appunto, di un tipo di taglio triangolare, con tre lati uguali e 31 o 50 sfaccettature, se i diamanti siano usati come solitari o pietre aggiuntive. Per i solitari è utilizzato un taglio curvo o convesso, mentre per altri utilizzi le gemme con taglio Trilliant pietre sono tagliate non curve o concave. Ci sono anche tagli triangolari con angoli arrotondati e tagli a gradini. I diamanti con questa forma sono spesso usati come pietre laterali per completare un solitario negli anelli di fidanzamento.
Indossare gioielli triangolari?
La scelta di un gioiello dalla forma triangolare denota il desiderio di andare controcorrente, di essere originali. Attenzione, però, all’accostamento con l’abito, che deve essere coerente con lo stile del gioiello: meglio un outfit sportivo, meglio ancora con un tocco dark o post-punk. Il gioiello triangolare va considerato anche in relazione alla conformazione fisica di chi li indossa. Orecchini triangolari, per esempio, possono risultare ridondanti con chi ha un viso a cuore. Un pendente triangolare può invece attirare lo sguardo sulla scollatura. Infine: chi indossa un gioiello a forma triangolare deve fare attenzione a non impigliare gli angoli nella stoffa del vestito, e deve cercare di evitare di pungere qualcuno in caso di baci e abbracci. Oppure può farlo apposta, naturalmente.
I gioielli a forma triangolare, o con gemme tagliate su tre lati possono piacere anche per i significati simbolici che sono connessi con questa figura geometrica. Il numero 3 è considerato speciale in molte religioni ed è stato al centro della storia della filosofia. Basta ricordare la triade tesi-antitesi-sintesi di Hegel. Da notare che quando si parla di triangolo nella simbologia viene quasi sempre raffigurata una figura con tre lati uguali, equilatero. Tre sono considerate le fasi dell’esistenza umana: nascita, vita, morte. Oppure: passato, presente e futuro.
Nella religione cristiana il numero tre è legato anche alla Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo): Dio è raffigurato spesso come un triangolo. In molte antiche culture, come quella greca o la norrena, il triangolo era associato al concetto di fertilità oppure alla fratellanza e all’onore dei guerrieri uccisi. Più semplicemente, invece, il triangolo è anche il simbolo di un amore condiviso, non di coppia. Ma regalare un gioiello con una gemma triangolare non allude a una scelta di questo tipo.
Nuovi gioielli di Rcm
L’alta gioielleria di Rcm, una delle migliori aziende di Valenza ♦
Rcm, uno dei brand nati nel distretto di Valenza: dietro la sigla ci sono le iniziali di Lorenzo Ricci, Adriano Corbellini e Guerino Manfrinati che nel 1969 hanno messo assieme la loro perizia di orafi per aprire un laboratorio. Obiettivo: mantenere uno standard molto elevato e, possibilmente, convincere anche il pubblico internazionale. Per questo i tre hanno puntato molto sulla qualità delle gemme, in modo da assegnare valore non solo alla piacevolezza del design, ma anche ai materiali con cui sono costruiti i gioielli. Il risultato sono gioielli molto vivaci, ma all’occasione anche molto sobri, con risultati anche sorprendenti. Come nel caso degli anelli a libro, che sembrano aprirsi con un disegno che è simile a un soffietto. Sono tempestati di piccoli diamanti o smeraldi e raddoppiano in questo modo la superficie del pavé.
I gioielli di Rcm sono improntati a uno stile classico, di alta gamma. Ma l’azienda non dimentica l’importanza delle nuove tecnologie. Per esempio, con l’introduzione del titanio, un metallo che permette la realizzazione di gioielli di grandi volumi e assoluta leggerezza, anche se è di difficile lavorazione. Un esempio dell’arte orafa di Rcm è il bracciale composto da diamanti e smeraldi, cin due fasce di gemme che si sovrappongono, presentato a Vicenzaoro.
Hannah Martin, orgoglio e Rock N’ Roll
I gioielli a tiratura limitata di Hannah Martin, a Londra. Un po’ ribelli e un po’ trasgressivi ♦
La Central St Martins School di Londra merita la medaglia (d’oro, ovviamente) per essere una fabbrica inesauribile di designer di alto livello. Una di queste è Hannah Martin (quasi lo stesso nome della scuola, coincidenza), che ha iniziato a lavorare come consulente per altri marchi del lusso a Parigi, zona Place Vendôme. Inevitabilmente, ha poi messo a frutto la propria capacità con un marchio che porta il suo nome, assieme al partner commerciale, Nathan Morse. Nel 2005 ha così fondato a Londra il suo brand. La sua filosofia, un po’ a sorpresa, poggia su tre pilastri che a prima vista non sono tutti collegabili con la gioielleria: autenticità, creatività e onestà.
Tre valori importanti, così come sono essenziali le scelte stilistiche, unite alla attenzione per gli aspetti tecnici della realizzazione. Molti pezzi sono realizzati su ordinazione, altri sono in tiratura limitata. Ogni pezzo è prodotto a mano dai migliori artigiani di Londra, sia nel laboratorio che attraverso una rete intricata di specialisti in Hatton Garden: «Siamo sfacciatamente orgogliosi del nostro legame diretto con la natura storica del mestiere», è il commento di Hannah Martin. I risultati le danno ragione. Come per la collezione, It’s Only Rock N’ Roll, che ha i suoi riferimenti dall’idea di un mondo giovanile.
Corallo per le feste in rosso
Quali gioielli indossare per i giorni di festa? Il rosso è il colore delle feste invernali ed è anche il colore del corallo, che può dare un tocco di vivacità in più ♦
Le feste invernali sono colorate di rosso, come il corallo. Per questo i gioielli con questo materiale possono essere un’ottima scelta da indossare per i giorni delle festività invernali, assieme all’oro e al colore verde. Infatti, le sfumature di rosso stanno generalmente bene con un vestito elegante e sono in linea con l’atmosfera natalizia. Un altro vantaggio è che i gioielli con il corallo rosso sono abbastanza facili da trovare. Ma, attenzione: scegliete quelli che possono dimostrare di essere sostenibili da un punto di vista ambientale. Molti gioiellieri, che hanno capito che non si può rischiare di compromettere le colonie corallifere già messe a dura prova dall’innalzamento delle temperature, possono esibire certificati che comprovano una provenienza sostenibile del corallo usato per i gioielli.
Inoltre, se avete dei gioielli come quelli che pubblichiamo in questa pagina, fate attenzione a non rovinarli. Il corallo è un materiale naturale, bello ma anche delicato. I gioielli di corallo vanno trattati con molta attenzione. Il corallo, come perle, è un prodotto di origine animale (è composto da micro organismi) e non è una pietra preziosa o un minerale. I minuscoli coralli vivono nel mare e costituiscono con gli anni degli scheletri calcarei. Ecco perché bisogna fare attenzione. Qui trovate i suggerimenti giusti per conservare al meglio il corallo.
Come pulire il corallo. Deve essere pulito con un panno morbido umido e risciacquato con acqua calda e sapone, poi asciugato con attenzione. Ma non deve essere messo in un pulitore di gioielli ad ultrasuoni, né sottoposto a un bagno nell’acqua. Se il gioiello è polveroso, si può eliminare la polvere anche utilizzando una bomboletta di aria compressa, di quelle che si utilizzano per pulire l’interno dei computer.
Gioielli per le feste con Oscar Heyman
Oscar Heyman, uno degli emblemi del lusso nella gioielleria americana, ha dedicato una collezione alle feste invernali ♦
Il mito di Babbo Natale deriva da un personaggio realmente esistito: San Nicola, vescovo di Myra (oggi si chiama Demre ed è una città della Turchia). Secondo la leggenda, San Nicola ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste. Per questo prodigio è considerato il santo Protettore dei bimbi. San Nicola dalla Turchia è arrivato fino in Italia, a Bari (dove è sepolto) e dal Sud dell’Italia il mito si è lentamente diffuso in Occidente, per poi trasformarsi nell’Ottocento in un uomo anziano, grasso e con la barba bianca, che porta doni ai bambini.
Babbo Natale, o Santa Claus, come lo conosciamo oggi è, però, soprattutto un’invenzione della Coca-Cola, che negli anni Trenta ha promosso quell’immagine, con l’obiettivo di far bere una bevanda gelata anche in pieno inverno. I due miti, quello della bevanda gassata e del dispensatore di regali, si sono affermati a vicenda, diventando due icone americane. Così non è strano che Oscar Heyman (ne abbiamo parlato qui) uno dei gioiellieri a stelle e strisce più famoso, simbolo del lusso e dell’anima americana più classica, abbia dedicato ai simboli delle feste natalizie una piccola, pregevole, collezione. Certo, se Babbo Natale regalasse uno di questi gioielli non sarebbe una cattiva idea…