Chi legge questo articolo indossa, oppure ha nel cassetto, almeno un gioiello d’oro. Ma, probabilmente, non lo conosce fino in fondo. Non sa, per esempio, che gli atomi che compongono l’oro del suo gioiello sono composti da 79 elettroni. Sembra un particolare superfluo, ma non lo è: l’oro è oro proprio perché ha quel determinato numero di particelle elementari. Ed è anche il motivo che ha indotto Gioia Lelli, designer di Forlì, ha chiamare Settantanove Studio il suo brand di gioielleria. La parola Studio, invece, indica la ricerca di un design essenziale e contemporaneo. La scelta della designer, però, non deriva da un background scientifico: prima di dedicarsi ai gioielli Gioia si è laureata in pedagogia e ha lavorato nel settore scolastico.
I gioielli di Settantanove Studio, quindi, non possono essere che in oro 18 carati, con un design che è definito come composto da linee semplici ed essenziali. I gioielli sono concepiti da Gioia e sono curati nei minimi particolari, dalla fase di progettazione alla loro realizzazione, con una lavorazione interamente a mano e cura minuziosa del dettaglio. È riservata attenzione anche alla scelta dei materiali: Settantanove Studio predilige l’utilizzo di oro etico derivante da miniere che rispettano specifici standard ambientali e sociali. Le pietre preziose e semi preziose vengono fornite da aziende certificate. Infine, il brand utilizza un packaging realizzato con materiali riciclabili.
Elena Braccini, gioielli e così sia
Devozione religiosa, tradizione, un pizzico di Medioevo: sono gli elementi dei gioielli di Elena Braccini ♦︎
Dall’architettura al gioiello: sembra che questa sia una delle strade più frequentate dalle designer. E un nesso c’è: l’architettura si occupa di volumi e di forme, comunica un’estetica, ama anche la funzionalità. Tutti elementi che si ritrovano nelle proposte di Elena Braccini, fiorentina specializzata in Interior Design e con un master in oreficeria alla Sacred Art School di Firenze, oltre a essere stata la ex di un calciatore esuberante come l’argentino Osvaldo. Prendete nota: il corso di studi è un indizio di quello che è il mondo creativo di Elena Braccini.
Come testimoniano le collezioni The Real Madonnas e Deep Soul.
Il nome anglofono delle collezioni cela, in realtà, la passione italianissima di gioielli legati alla tradizione, anche quella religiosa che ha le radici nelle arti medioevali. Arte sacra e interpretazioni zoomorfe, simboli: sono questi gli ambiti che frequenta la gioielleria della designer. I gioielli sono realizzati interamente a mano da artigiani fiorentini nelle storiche botteghe di Ponte Vecchio (il ponte che attraversa il fiume Arno). Oro e argento sono caratterizzati da microincisioni, con pietre che diventano micro architetture. Inoltre, le medagliette utilizzate per orecchini, anelli e collane provengono in parte da diversi santuari e chiese. Oltre alle citate collezioni The Real Madonnas e Deep Soul Elena Braccini propone anche fedi e gioielli realizzati su richiesta e personalizzabili.
I gioielli che parlano di Kendra Pariseault
Gioielli creativi, gioielli di design, gioielli che ricordano voci. Sono quelli di Kendra Pariseault ♦︎
I runner non si trovano solo la mattina presto nei parchi cittadini o impegnati in una maratona. Ci sono anche i runner che preferiscono impegnarsi in altre gare di velocità. Per esempio, con un trunkshow su Moda Operandi prima ancora di avere un sito internet pienamente funzionante. A tagliare questo traguardo (è avvenuto nel maggio 2019) è la runner-designer Kendra Pariseault, nuovo astro nascente del design Usa. Il suo lavoro, appena iniziato, è già stato promosso a pieni voti. Non resta che seguire la sua carriera.
Kendra Pariseault è cresciuta a Rhode Island, ha frequentato lo Skidmore College dove si è specializzata in Gender Studies e arte e poi gioielleria alla Rhode Island School of Design. In seguito, ha lavorato per Calvin Klein e David Yurman, dove ha scoperto il mondo delle pietre di colore. È anche co-fondatrice e direttrice creativa della linea di gioielli a basso prezzo Kendra Phillip. Ora, invece, con il suo brand Kendra Pariseault Jewelry punta più in alto, a gioielli più costosi e raffinati. Senza dimenticare quali sono i suoi interessi al di fuori della gioielleria: moda, femminilità e femminismo. E qualche aspetto esoterico: sostiene di aver registrato la voce di un defunto sul proprio cellulare e, da questa esperienza, ha tratto alcuni gioielli che rappresentano le onde sonore. Pariseault crea, inoltre, anche bracciali personalizzati con l’onda sonora di una parola o un suono su richiesta di un cliente. I suoi gioielli costano tra 5.000 e 50.000 dollari.
Skyline su misura con Preziosa Jewelry
Il marchio milanese di gioielleria Preziosa inaugura il primo configuratore online di gioielli skyline personalizzati. La piccola Maison è specializzata in gioielli che riproducono lo skyline più famoso di grandi località. Ora il sito web di Preziosa ha creato un configuratore che permette ai clienti di definire lo skyline dei loro ricordi. La funzionalità utilizza una vasta libreria di monumenti, simboli ed elementi che si possono utilizzare per creare un gioiello personalizzato. La designer ha anche inserito elementi jolly per consentire di inserire edifici molto personali, come la casa d’infanzia o un loro rifugio tra le montagne, senza costi aggiuntivi.
I clienti mi hanno chiesto di customizzare per loro i gioielli dedicati agli skyline, ognuno di loro ci tiene, infatti, a raccontare la propria storia attraverso i luoghi in cui ha vissuto emozioni uniche. C’è chi ama esplorare il mondo e vuole racchiude i viaggi che hanno cambiato il suo modo di vedere le cose, c’è ha conosciuto l’amore dall’altra parte del mondo, c’è chi regala le tappe in giro per il mondo che hanno segnato ricordi speciali e c’è chi ha una relazione meravigliosa con un posto magico e segreto.
Silvia Preziosa
Preziosa Jewelry è nata a Milano nel 2015: la prima collezione era ispirata a famose località del mondo, città o nazioni, il tutto stilizzato su anelli, bracciali e collane. L’iniziativa è di Silvia Preziosa (un nome, un destino). Dopo la facoltà di Design della Moda al Politecnico di Milano, la designer si è trasferita a Londra e poi a New York, dove ha frequentato la Parsons School of Design, prima di fondare il suo brand di gioielli.
L’arte contemporanea diventa gioiello con De Meo
Arte, artigianato, oreficeria. Tre parole che si rincorrono e, a volte, si riuniscono nel lavoro di qualcuno che non rincorre le mode, ma un’idea. Come nel caso di Corrado De Meo, artista e gioielliere fuori dagli schemi, che vive e lavora a Livorno e che produce gioielli artistici. Anche il suo percorso professionale non segue gli schemi abituali: si è laureato in sociologia, poi ha viaggiato in tutto il mondo e ha scoperto il fascino delle culture etniche. Fino al 2005, quando una esposizione di gioielli a Palazzo Medici Riccardi, a Firenze a cui partecipa, segna la svolta: decide di creare gioielli-opere.
Nel tempo le sue sculture di arte contemporanea trasformate in spille e anelli hanno partecipato a diverse esposizioni. Il Museo degli Argenti di Palazzo Pitti a Firenze, nella collezione permanente, ospita uno dei suoi lavori. De Meo ha partecipato anche alla Beijing International Jewelry Art Biennale in Cina e e al progetto Dialoghi/Dialogues AGC-JJDA a Tokio. Utilizza i materiali più diversi, dall’argento al polistirolo, dalle perle al legno. Certo, non sono gioielli comuni da indossare, ma forse da osservare.
I simboli dei gioielli
Avete mai pensato che i gioielli non sono solo ornamenti, ma anche simboli? È proprio così: i gioielli sono anche dei messaggi. Contengono, molto spesso, simboli o icone che comunicano un sentimento, un’intenzione, e perfino una richiesta di aiuto. Ma non sempre questi simboli sono conosciuti. Magari state indossando un gioiello che ha un significato e non lo sapete. Ecco, quindi, quali sono i simboli più utilizzati in gioielleria e qual è il loro significato.
Con una premessa: ogni momento della storia, ogni società, ogni cultura ha dei propri simboli. Quindi, un elenco che comprenda esattamente tutti i simboli che si utilizzano in gioielleria sarebbe lunghissimo. Inoltre, i simboli utilizzati in Asia, per esempio, sono del tutto diversi da quelli occidentali (per esempio il dragone o i cerchi). Ci sono, poi, simboli che non hanno bisogno di spiegazione, come quelli legati ai segni zodiacali, oppure la croce, simbolo della religione cristiana.
Simboli d’amore
I simboli legati all’amore sono i più utilizzati in gioielleria. Il significato dell’anello eternity, per esempio, composto da una linea continua di diamanti o altre gemme su tutto il bordo del gambo, è facilmente comprensibile: il desiderio di un amore senza fine. Dalla matematica, invece, deriva il simbolo ∞, il segno dell’infinito che, su un gioiello, significa per sempre, amore eterno. Impossibile, inoltre, non citare il cuore, organo che secondo un’antica tradizione racchiude passioni e sentimenti d’amore.
Il cuore è il simbolo più diffuso per amore, passione, ma anche di carità. Una corona posta sopra questo simbolo indossarlo indica che chi l’ha regalato è il re del cuore. Un altro simbolo legato all’amore è la freccia, che secondo gli antichi greci era scoccata da Cupido per far innamorare. Una serratura o un lucchetto proteggono il cuore e, quindi, chi si ama. Un lucchetto è anche utilizzato come segno di unione che non si può dividere.
Una chiave, al contrario, simboleggia il potere di aprire il cuore, quindi accesso ad amore e sentimento. Oppure di chiudere l’accesso ad altri concorrenti in amore. Sempre tra i simboli d’amore, ricorre ogni tanto due mani che si stringono: non sono il segno di un affare appena concluso, ma un simbolo di fedeltà, di amicizia, di alleanza nella vita. Ma questo simbolo è utilizzato più raramente.
Il Serpente
Il simbolo del serpente ha significati diversi. Nel mondo antico greco e romano significava un guardiano, ma anche simbolo di saggezza, di fertilità e forza vitale creativa. Più di recente, invece, un bracciale con serpente ha avuto il significato di amore eterno nel periodo Vittoriano. Simbolo del peccato per la religione cristiana, il serpente è diventato anche simbolo di passione carnale, di desiderio.
Simboli portafortuna
Fin dall’antichità i gioielli sono stati utilizzati anche come amuleti. Abbondano, quindi, i gioielli con simboli per scacciare il malocchio o come portafortuna. Non risulta che un gioiello di questo tipo possa far vincere alla lotteria, ma sta di fatto che un grande numero di persone che spera di trovare fortuna indossando una collana o un braccialetto. Il quadrifoglio è tradizionalmente uno dei simboli più utilizzati. In effetti la fortuna è rara come una foglia di trifoglio con quattro lobi.
Un altro simbolo di protezione dalla sfortuna è l’occhio. È un simbolo che risale all’antichità classica greca. L’idea è che l’occhio protegga dallo sguardo malevolo dei nemici. Anche il ferro di cavallo è un simbolo spesso utilizzato per ciondoli, anche se il loro utilizzo è controverso: alcuni pensano che porti fortuna quando è girato verso l’alto, ma sfortuna quando è verso il basso. Ma altri pensano il contrario. In Italia, specialmente al Sud, un piccolo corno è considerato un portafortuna.
Scarabeo
Oggi è meno diffuso, ma ogni tanto qualche gioielliere ripropone un ciondolo o un anello con la forma di scarabeo. Il significato deriva dall’antico Egitto, quando questi insetti erano considerati un simbolo di rinnovamento e rigenerazione. In seguito gli scarabei sono stati considerati anche un segno di resistenza dell’anima.
Luna e albero della vita
Non ha un significato legato alle stelle. La mezzaluna simboleggia, invece, l’inizio di una nuova relazione, con la speranza che la coppia si consolidi nel tempo. Un altro simbolo che si riferisce alla natura, ma anche all’origine della vita è l’albero. E oltre a rappresentare il ciclo della vita biologica sulla Terra, nella tradizione della religione cristiana l’albero della vita è un albero che Dio pose nel Giardino dell’Eden, assieme all’albero della conoscenza del bene e del male.
La mano di Fatima
Chiamata Hamsa o Khamsa in arabo, la mano è un amuleto caratteristico delle religioni musulmana ed ebraica. Per gli ebrei si tratta della Mano di Miriam, sorella di Mosè ed Aronne. Per l’Islam popolare la mano rappresenta un rimedio infallibile contro il malocchio e gli influssi negativi in genere. Ma la mano di Fatima è stata anche segno di libertà per le donne: secondo la leggenda, una donna di nome Fatima sacrificò la sua mano per essere libera. Oggi la mano di Fatima è utilizzata anche per indicare gli spazi dedicati alle donne.
Simbolo della pace
Il simbolo della pace, chiamato anche «fate l’amore non la guerra», risale al 1958: è un’idea del disegnatore e pacifista americano Gerald Holtom. È diventato popolare tra gli anni Sessanta e Settanta durante all’epoca delle manifestazioni contro la guerra in Vietnam. Anche se per alcuni il simbolo è una rappresentazione grafica dell’amore fisico tra uomo e donna, Holtom ha spiegato che in realtà il segno grafico si riferisce all’alfabeto semaforico utilizzato nelle segnalazioni nautiche: rappresenterebbe le lettere N e D, che sta per Nuclear Disarmament. In ogni caso, è diventato più in generale il simbolo universale di pace e amore.
5 regole per vendere i vostri gioielli d’oro
È una buona idea vendere adesso i vostri gioielli? Come si fa a vendere un anello, una collana o gli orecchini? Ecco le cose da sapere prima di vendere i vostri preziosi gioielli: la prima cosa da controllare è… ♦
Il prezzo dell’oro sale, scende, risale di nuovo. Sarà il momento giusto per vendere i vostri gioielli? Se avete un gioiello in oro, prima di venderlo è meglio farsi un’idea della quotazione del metallo giallo. Ma qual è il vero prezzo? Se il gioiello è di una grande Maison, con diamanti o altre pietre preziose, è meglio farlo valutare da almeno tre gioiellieri diversi: le valutazioni possono essere molto differenti.
Se, invece, il vostro gioiello è realizzato in oro, la prima cosa da fare è guardare con attenzione i grafici delle quotazioni (ma anche di argento e platino). I più esperti possono anche seguire i listini del New York Spot Gold o del London Fix. Qual è meglio? Dipende: il primo è un indice di prezzo principalmente per le transazioni negli Stati Uniti, mentre il secondo si riferisce ai mercati europei e internazionali. Non è un dettaglio da poco se si ha intenzione di vendere un gioiello importante, perché il compratore potrebbe fare la sua valutazione sulla piazza più conveniente per lui. Conoscere, comunque, la quotazione dell’oro serve a farsi un’idea del prezzo: meglio non fidarsi di quello che spiegano alcuni operatori che acquistano gioielli a peso. Ecco, quindi, cinque consigli per vendere al meglio i propri ori.
1 Identificate le variazioni di prezzo: se c’è un picco al rialzo dei prezzi dell’oro, il London Fix è il primo a registrarne la crescita, di conseguenza è questo il mercato migliore per il venditore e ovviamente non per l’acquirente. Ripetiamo: questo vale per gioielli che abbiano un certo peso. Per pochi grammi la differenza non è molta.
2 Imparate pesi e misure dell’oro: è fondamentale, perché anche se i compratori usano i grammi come unità di misura, in realtà il valore sul mercato internazionale è fissato in once. E 1 oncia equivale a 31,1 grammi. Quindi, per capire il prezzo attuale non resta che moltiplicare il valore di 1 oncia per 31,1.
3 Controllate i carati dei gioielli: il prezzo ufficiale dell’oro è quello del metallo puro, a 24 carati. Ma nessun gioiello moderno ha 24 carati. I gioielli sono realizzati con oro unito ad altri metalli, per aumentare la resistenza, oppure semplicemente per abbassare il prezzo. L’oro a 14 carati significa, per esempio, che solo il 58,3% del vostro gioiello è composto in oro. Il resto può essere nichel, argento, rame… Quindi, quando andrete a vendere il gioiello, sarà calcolato non per il suo peso totale, ma in quello relativo alla parte di oro. Attenzione, i gioielli a 9 carati vengono spesso pubblicizzati come oro, ma in caso di vendita non sono considerati tali.
4 Calcolate e confrontare il prezzo migliore: È meglio misurare e pesare con precisione i gioielli prima di recarsi in qualsiasi negozio, per farvi un’idea (su internet sono in vendita bilance apposite). Inoltre, tenete conto che chi acquista oro non paga il prezzo teorico del listino, perché deve fondere il gioiello e, ovviamente, aggiungere la sua percentuale di guadagno, su cui paga le tasse. In sostanza, se avete calcolato bene il valore del vostro gioiello d’oro tenendo conto della percentuale presente nella lega (i carati) e il suo peso, dovete togliere almeno un buon 30%.
5 Ottenete il prezzo migliore: Internet è un buon canale per acquistare gioielli, ma non per vendere. Alcuni acquirenti applicano tariffe ribassate fino al 50% rispetto ad alcuni negozi «compro oro»: la stessa collana di 14 carati potrebbe essere valutata la metà I gioiellieri potrebbero, invece, possono pagarla di più se rilevano una lavorazione artigianale di pregio, perché il gioiello potrebbe essere trasformato e riutilizzato.
I gioielli light di My Charm
Una famiglia di orafi, due fratelli che intendono continuare la tradizione orafa, e molto spirito d’iniziativa: così è nato My Charm, marchio di gioielleria creato da Fabio e Simona Palumbo, con alle spalle una esperienza con un’altro brand Medaglia Foto, che propone ciondoli d’oro con incastonato un ritratto fotografico. My Charm, invece, ha scelto di creare e vendere gioielli più tradizionali: orecchini, anelli, catene, bracciali. Sono gioielli che non vogliono sorprendere per originalità, ma piacere per essere indossati senza problemi. Anche se non mancano modelli con un design studiato.
Oro, pietre preziose come diamanti, zaffiri e rubini, ma anche molte gemme semi preziose, sono utilizzate per arricchire i gioielli, che prediligono dimensioni molto contenute: una scelta che influisce positivamente sul prezzo al pubblico. La sede legale di My Charm è nel cuore di Napoli, neII’antico Borgo Orefici, mentre la sede produttiva si trova nel Centro Orafo Il Tarì di Marcianise (Caserta). I gioielli di My Charm si trovano in oltre 150 punti vendita sull’intero territorio nazionale.
La asimmetria amorevole di Kavant & Sharart
Amore a prima vista, gioielli per sempre. La storia romantica di Kavant & Sharart è firmata da due designer con sede a Bangkok: Nuttapon Yongkiettakul, detto Kenny, e Shar-Linn Liew. I due si sono incontrati nel 2004 all’Università del Wisconsin-Madison. Cresciuto in una famiglia di gioielleri Nuttapon Yongkiettakul ha il design nel sangue. Dopo la laurea all’università, la coppia si è trasferita in California: Kenny ha frequentato i corsi del Gia, mentre Shar-Linn ha perfezionato gli studi nel settore finanziario. Fino a quando è stata contagiata dalla passione per la gioielleria. Una volta sposati, Kenny e Shar sono tornati a Bangkog e il loro lavoro ha richiamato l’attenzione degli appassionati di gioielli.
Lo stile di Kavant & Sharart non ha nulla di orientale. È, piuttosto, ispirato a geometrie originali, moderne, con una spruzzata di art déco. La coppia ha anche vinto il premio di debutto al Couture Show 2016. Oro, pietre preziose, ma soprattutto una predilezione per le curve che si arrestano improvvisamente in angoli acuti, con volumi che a volte sono volutamente asimmetrici: i gioielli della Maison sono venduti anche da grandi store del lusso come Harrods, perché assieme all’amore ha trionfato il business.
Sognando California con Jennifer DeMoro
California. Sole, spiagge, onde. E una moda che ama la comodità e l’informale. In questo contesto Jennifer DeMoro ha trovato ispirazione per i suoi gioielli, che hanno come ideale gli anni Settanta, quando la California era il sogno dei ragazzi di tutto il mondo. Ma i gioielli di Jennifer DeMoro non sono per forza da attribuire a un’atmosfera hippy o dell’attuale Coachella Festival. Il brand della designer ha sede nel sud della California, a San Clemente, una cittadina sul mare poco sotto Los Angeles. Lo stile di vita da spiaggia nei suoi gioielli si trasforma in tante pietre semi preziose colorate, che si adattano all’oro lucido e che alla designer ricordano i tramonti e le tonalità intense del suo territorio.
Le pietre hanno spesso tagli speciali e i colori sono scelti per esprimere forti contrasti, con forme geometriche nette: zaffiri, rubini, granati, spinelli, smeraldi e ametiste sono lavorate con tagli che includono baguette, principessa, rotonde e marquise. Jennifer DeMoro ha anche terminato un corso di Design del Gioiello al Gia.
Come brilla Lucedeimieiocchi
Luce dei miei occhi, un’espressione comune rivolta a chi si ama. Che Daniela Garofalo ha trasformato in Lucedeimieiocchi, marchio di gioielleria di Capri, l’isola-gioiello che si trova di fronte a Napoli. Il nome è nato da uno sguardo della designer rivolto alla figlia Annachiara. La luce dei suoi occhi e anche fonte di ispirazione per una linea di gioielli pensata per adattarsi alle donne contemporanee. A cui si aggiungono i riflessi del mare, un altro tipo di luce, che si trasforma nei gioielli della Maison. Gli elementi marini, non a caso, fanno parte dello stile del brand.
I gioielli sono orgogliosamente made in Italy, dalla progettazione alla lavorazione. Sono realizzati in oro 18 oppure 9 carati nelle tre classiche colorazioni: giallo, bianco o rosa. Al metallo prezioso sono aggiunte perle scaramazza, oppure pietre preziose, come diamanti, rubini e smeraldi, o semi preziose, come acquamarina, citrino, quarzo rutilato o prasiolite, oltre all’inevitabile, per una gioielleria di Capri, utilizzo del corallo bianco o rosso.
Scultore, gemmologo, artista. Ma soprattutto gioielliere con radici negli usa e sede a Bangkok da 24 anni: Matthew Campbell Laurenza alterna la creazione di gioielli a quella di sculture con il suo marchio Mcl Design. I gioielli hanno uno stile eclettico, capace di mixare l’artigianalità tailandese con le fioriture art nouveau e ogni tanto anche un pizzico di gotico. Insomma, gioielli che si distinguono, realizzati in oro, ma anche argento e pietre preziose e semi preziose. Realizzati in Tailandia, i gioielli sono poi venduti nei negozi di lusso principalmente in Usa.
Ogni pezzo di gioielleria è una scultura in miniatura. Matthew Campbell Laurenza, infatti, prima di diventare gioielliere si è laureato in Belle Arti alla Bellarmine University, nel Kentucky. Ma è anche maestro orafo, gioielliere da banco, oltre ad aver lavorato a lungo in ceramica, pietra, bronzo e legno. I suoi pezzi si trovano in collezioni private e sono stati esposti in mostre in tutto il mondo, dall’Asia, dalla Russia e dal Medio Oriente, all’Europa e agli Stati Uniti e sono venduti in negozi di lusso come come Bergdorf Goodman, Neiman Marcus, Harrods, Liberty of London, Lane Crawford, On Pedder, Gallerie Lafayette e Saks Fifth Avenue, oltre a essere stati indossati da Rihanna, Katie Perry, Taylor Swift, Blake Lively, la regina Rania di Giordania, il principe Alberto di Monaco, Jennifer Hudson, Jennifer Lopez, Meryl Streep e Iris Arpel.
A Parigi torna lo storico marchio Vever
A Parigi c’è una nuova vecchia Maison: Vever. Nuova perché è stata appena aperta un paio di anni fa in zona Place Vendôme da Camille e Damien Vever. Vecchia perché i fondatori sono gli eredi di Henri Jean Baptiste Eugène Vever (1854-1954), gioielliere, scrittore e collezionista d’arte francese, protagonista del periodo della Art Nouveau e della Belle Epoque. Camille Vever ha scelto di entrare nel mondo della gioielleria grazie a una spilla, ovviamente firmata Vever, donata da sua nonna per il suo 16° compleanno. Dopo lunga riflessione, a 40 anni ha deciso di lasciare il posto di direttore generale di un’azienda biofarmaceutica e ha arruolato uno dei suoi fratelli.
La Maison fondata dal nonno era rimasta attiva fino al 1982. Ora riceve un nuovo impulso. Ma in una situazione completamente nuova rispetto a un secolo fa, anche le linee guida di Vever sono cambiate rispetto al passato. Per esempio, la Maison ha deciso di utilizzare esclusivamente oro riciclato e diamanti sintetici per rispettare l’ambiente. Al debutto Vever presenta due linee di alta gioielleria e di fine jewelry: anelli, collane e bracciali rispecchiano due differenti estetiche, una che ricorda i gioielli storici con uso di smalto, perle Akoya e forme barocche, mentre un’altra linea è più moderna con forme semplici e morbide, accanto a una più elaborata collezione ispirata ai fiori del Ginko.
Le occasioni di Amàli
Tra gli abitanti di Astoria, un angolo del Queens, quartiere di New York, ci sono anche Sara Freedenfeld e suo marito Daniel Tishbi. Sara è la fondatrice di Amàli, brand di gioielli che prende il nome dalla nonna della designer. Eppure non è stata la nonna Amalia a spingere Sara Freedenfeld a intraprendere la carriera nella gioielleria, da autodidatta. È stato il caso. O, meglio, un furto subito in gioventù, mentre con lo zaino in spalla percorreva le strade del Cile. Rimasta senza soldi, Sara ha iniziato a vedere bijoux realizzati con corda intrecciata, abilità acquistata a Valparaiso. Da quella rudimentale attività è passata alla lavorazione dei metalli, appresa con l’aiuto di un orafo venezuelano. Insomma, una storia strana, che potrebbe stare bene in una serie sulle sliding doors.
Fatto sta che a 26 anni, dopo essere tornata negli Stati Uniti, la designer ha messo in pratica quello che ha imparato durante i suoi viaggi e nel 2006 ha fondato Amàli. I gioielli della Maison sono in oro giallo 18 carati, conditi con pietre preziose e semipreziose, in particolare opale e tormalina. Collane, anelli e orecchini sono tutti realizzati a mano.
Tessa Packard, british style
Accanto a gioielli tradizionali, Tessa Packard sorprende con creazioni preziose, ma anche divertenti ♦
Tessa Packard è direttrice creativa del brand che ha fondato lei stessa nel 2013 e che in poco tempo ha scalato la classifica dei gioiellieri trendy. Spesso realizza pezzi un po’ eccentrici, come i suoi orecchini Uovo fritto, composti da oro bianco, diamanti, agata gialla e topazio bianco. Lei descrive la sua formula come «buon design e integrità narrativa». Introduce una nuova collezione ogni sei mesi, ma si è anche specializzata nella produzione di gioielli su misura, sia per singoli clienti che per altre aziende.
Insomma, la fantasia creativa assieme alla creatività nel business. Tessa fa anche giustamente notare di partecipare spesso come speaker in numerosi workshop dedicati al ruolo della donna nel mondo del lavoro. La sua produzione, in ogni caso, piace: nel 2015 la Maison è stata nominata per uno dei 30 Hot Under 30 volti nel settore della gioielleria. E dire che Tessa è totalmente autodidatta. È nata in Brasile, ma cresciuta in Gran Bretagna. Ha studiato Belle Arti e Storia dell’Arte all’università prima di lanciare se stessa nel mondo dell’arte commerciale di Londra. Ma dalle gallerie d’arte è passata alla gioielleria. Ci tiene a sottolineare che tutti i suoi gioielli sono prodotti e rifiniti a mano nel Regno Unito.
Un altro aspetto anti convenzionale riguarda l’utilizzo di materiali plastici, come la lucite, accanto ai tradizionali oro e pietre preziose. La lucite, per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta era estremamente popolare per la gioielleria, con diverse aziende specializzate nella creazione di pezzi di alta qualità con questo materiale. Perle di lucite e ornamenti sono ancora venduti dai fornitori di gioielli, che Tessa trasforma in gioielli originali.
La mix art di Marei
Angie Marei, designer nata a New York da una famiglia egiziano-domenicana. La designer ha una laurea in design della comunicazione e un background eclettico di studi che vanno dalla scultura, illustrazione, pittura, storia dell’arte e architettura. Ha debuttato nella gioielleria con un brand che non è passato inosservato: Diaboli Kill. Ma ha successivamente cambiato con una scelta più classica, il suo nome: Marei. Con base a Brooklyn, New York, il marchio di gioielli si propone come qualcosa di diverso, molto personale, alternativo.
Ma, oltre ad avere tanti interessi, è attiva anche su molti fronti. Per esempio, accanto al lavoro di designer è stata consulente alla direzione creativa di una serie di agenzie che lavorano su una varietà di settori verticali, con particolare attenzione ai marchi di lusso, moda e lifestyle. La gamma di clienti e progetti comprende tutto, dalla direzione creativa, direzione della fotografia, ideazione di campagne e presentazioni, visual design, campagne e contenuti sui social media, design e-commerce, storyboard, editing video, design di stampa, design di packaging. Per esempio, disegna orologi per marchi come Gucci, Yves Saint Laurent, Oscar De La Renta e Fossil.
Il suo stile è piuttosto eclettico: Marei ha riscoperto il suo amore per i gioielli risalendo alla tradizione dei familiari egiziani e alla tradizione familiare di collezionare gioielli d’oro. Ha studiato alla scuola di gioielleria con a New York, ha scoperto una vera passione per la modellistica della cera e la lavorazione dei metalli e ha iniziato a costruire un archivio di pietre preziose. Il risultato è un mix di Art Deco e archeologia per creare quella che lei definisce opulenza minacciosa.
Il semplice successo di Maman et Sophie
Si chiama Maman et Sophie ma, nonostante il nome francese, è un brand di gioielli italiano, fiorentino per la precisione. Ed è anche un fenomeno: in pochi anni è diventato un marchio tra i più richiesti in Italia, grazie alla formula adottata. I gioielli hanno prezzi molto accessibili (dai 50 ai 600 euro in media), lo stile è molto semplice e immediato, l’indossabilità è garantita. I gioielli sono anche venduti online e aver puntato subito sull’e-commerce è stata una delle chiavi del successo del brand.
L’idea di Maman et Sophie è della designer fiorentina Elisabetta Carletti, che ha fondato l’azienda di gioielli con l’aiuto del marito e socio della Maison, Federico Lastrucci, scomparso nel 2019. L’avventura di Maman e Sophie è iniziata nel 2008, quando Elisabetta Carletti ha deciso di lasciare la professione di avvocato avviata in un grande studio di Firenze. La nascita della prima figlia, Sofia, le ha lasciato tempo per riflettere: ha iniziato a disegnare gioielli, la sua passione, e a realizzare i primi prototipi in argento placcato oro rosa. Il nome dell’azienda, Maman et Sophie, è la fotografia di quel periodo. E la formula scelta, gioielli semplici, a prezzo ridotto, con stile light e minimal, ha avuto successo.
Come evitare le allergie da nichel
Avete mai trovato dei segni sulla pelle dove avete indossato anelli, collane oppure orecchini? Potrebbero essere stati causati dalla allergia al nichel. Ecco che cosa dovete fare per evitare l’allergia al nichel ♦
Ricevere in regalo un bellissimo anello e non poterlo indossare: la colpa è dell’allergia. Succede spesso che un gioiello, magari il preferito, si riveli un nemico della pelle. La causa più comune è la dermatite da nichel, chiamata anche dermatite da contatto, allergia al nichel. Il problema può insorgere in qualsiasi momento e a qualsiasi età. Anche gioielli che fino a quel momento non hanno mai causato irritazioni, possono all’improvviso rivelarsi nocivi. Ogni singolo corpo umano reagisce in modo diverso al nichel a seconda della tolleranza e del livello di sensibilità. Tra l’altro, esistono rari casi in cui l’allergia si manifesta anche indossando gioielli d’oro o d’argento: ma la causa più frequente è, anche in questo caso, il contenuto di nichel presente nei bijoux. L’oro puro e l’argento sono metalli troppo morbidi per essere trasformati in montature. Il nichel è stato spesso aggiunto, come zinco e rame, per rendere oro e argento più resistenti e permettere di dare la forma desiderata. Inoltre, il nichel dona un effetto di brillantezza. Zinco e rame non danneggiano la pelle, che è invece sempre più al nichel.
I metalli pericolosi. Tenete conto che l’oro 14 carati o 18 carati contiene una maggiore quantità di metalli diversi rispetto all’oro a 24 carati, l’unico completamente puro. Insomma, più l’oro è puro, meno allergie provoca. Il nichel è utilizzato in gioielleria anche in lega con platino e oro bianco. Ma i gioielli in platino sono piuttosto costosi e, statisticamente, si rilevano meno casi di allergie, dato che sono più rari. Inoltre, platino e oro bianco sono spesso rinforzati anche con il palladio, un metallo che non causa allergie. È però più costoso.
Spesso l’allergia è provocata dal contatto del metallo con lo strato più sensibile della pelle, come per il foro nel naso o all’orecchio. Il nichel penetra attraverso la pelle fino al flusso sanguigno del corpo. A questo punto le cellule reagiscono al nichel. Un’altra causa che può fare insorgere l’allergia è il sudore. Quando fa caldo e i gioielli sono indossati a lungo, la pelle suda. La traspirazione entra in contatto con il metallo dei gioielli, scioglie il nichel, e forma sali di nichel. Il sale reagisce a contatto con la pelle e provoca l’allergia. È opinione comune che le donne soffrano di più rispetto agli uomini, ma il numero di uomini che indossa gioielli è di gran lunga inferiore.
I sintomi. L’allergia da nichel può provocare una perdita di sangue, oppure un rigonfiamento e la produzione di pus. Nella maggior parte dei casi, invece, si prova un costante prurito o bruciore attorno alla zona dove la pelle è stata a contatto diretto con il gioiello. Più di rado chi è allergico trova una colorazione blu al loro dito dopo aver tolto un anello, oppure eruzioni cutanee o macchie rosse sulla pelle. Chi soffre di allergia al nichel finisce per indossare solo gioielli in acciaio inox. In realtà, anche questo metallo contiene nichel, ma non lo lascia anche come è tenuto ermeticamente, viene raramente in contatto diretto con la pelle.
Un altro nemico sono le tracce di acqua e sapone sotto i gioielli. I detergenti rompono lo scudo protettivo della pelle e permettono al nichel per entrare in contatto diretto con gli strati più profondi. Orecchini e anelli hanno maggiori probabilità di trattenere gocce d’acqua dopo un bagno. Togliersi i gioielli prima di lavarsi è una precauzione utile, specialmente quando si fanno lavori domestici e le mani vengono lavate innumerevoli volte. Detergenti o altri prodotti per la pulizia che finiscono sotto un anello possono provocare allergia. Purtroppo, cure non ce ne sono: i dermatologi offrono alcuni trattamenti medici, ma di solito sono efficaci solo per breve termine. Dopo qualche tempo, indipendentemente dal trattamento l’allergia riappare.
Come evitare l’allergia. Se proprio non volete farlo, oppure vi dimenticate di togliere gli anelli, passate all’interno del gioiello uno strato di smalto per unghie trasparente: può servire a evitare il contatto diretto con il metallo. Un’altra precauzione per evitare allergie può essere applicare borotalco prima di indossare i gioielli: in questo modo si evita l’umidità. Inoltre, chi teme una reazione allergica deve stare attenta a non indossare orecchini stretti, anelli o catene: se l’aria passa attraverso il gioiello è meno facile che il contatto con la pelle provochi una reazione. Alternare i gioielli più spesso riduce il rischio. Infine, ricordatevi di mantenere i gioielli puliti e asciutti. Chi è molto sensibile al nichel può scegliere gioielli laccati, oppure placcato con palladio.
Volete sapere che cos’è il nichel?
Pare il nome originario di questo metallo, nickel, derivi dalla parola svedese Nickel, diminutivo di un nome proprio, Nicolaus. E nella tradizione del Paese nordico Nicolaus era un nome affibbiato alle persone di scarso valore, ma anche ai folletti. Ma il metallo non c’entra con il mondo magico di Henry Potter. Il nichel, o nickel, è un metallo che si usava già nell’età del bronzo, oltre 3500 anni fa, in Medio Oriente e in Cina. In Occidente il nichel è entrato nell’uso comune a metà del Settecento, quando il barone Axel Frederik Cronstedt, tentando di estrarre rame da un minerale, la niccolite, ha ottenuto un metallo bianco che ha chiamato nichel, nome che deriva dal tedesco Kupfernickel, cioè falso rame, o da nickel (folletto, diavoletto in tedesco).
Perché si usa?
Il nichel è un metallo bianco, argenteo. Fa parte al gruppo del ferro ed è quindi duro, ma anche malleabile, facile da lavorare. Anche in oreficeria è apprezzato per le proprietà che conferisce quando è in lega con oro, platino o argento, soprattutto perché conferisce robustezza ed è resistente alla corrosione.
Il nichel, oltre a essere presente in molte leghe di gioielleria assieme all’oro, è utilizzato in una vasta gamma di prodotti. Quindi, se avete segni di allergia sulle mani, forse non è colpa dei vostri orecchini, ma di posate, orologi, forbici, accendini, cellulari, maniglie e persino le monete. E se avete segni sul collo non è detto che la causa sia la collana, ma forse di occhiali, cibo e pentole…
La prima cosa da fare, insomma, è verificare con quali metalli venite in contatto spesso.
Ma, attenzione: forse non sapete che il nichel può essere nascosto anche nei cosmetici, nei prodotti di igiene personale (come tinture per capelli, dentifrici, shampoo, smalti). In questo caso la caccia la nichel è più facile. Leggete bene l’etichetta: la presenza di nichel deve essere dichiarata dall’azienda produttrice, anche se magari la trovate scritta con caratteri minuscoli. Finito? No: chi è davvero molto allergico rischia anche a tavola. Alcuni alimenti, infatti, contengono naturalmente nichel, anche se in quantità davvero minime. In ogni caso, se la vostra allergia non scompare, eliminate questi alimenti.
Ecco gli alimenti proibiti:
mirtilli, avena, grano saraceno, noci e nocciole, broccoli, patate, lievito in polvere, albicocche, cavoli, spinaci, arachidi, carote, pomodori, ostriche, fichi, cipolle, asparagi, lenticchie, farina di grano intero, fagioli, liquirizia, pere cotte e crude, funghi, mais, lattuga, piselli, mandorle, tè, aragosta, margarina, cacao e cioccolato, avocado.
Per fortuna, secondo gli esperti, solo meno del 20% delle allergie da nichel è causata o peggiorata dal cibo. Ma se questo fosse il caso dovete eliminare del tutto questi alimenti per almeno un mese o un mese e mezzo prima di vedere una differenza. In ogni caso, niente paura, non rischiate di morire di fame.
Ecco alcuni alimenti senza nichel:
radicchio, indivia, songino (valeriana), finocchi, melanzane, zucchine, peperoni, cetrioli, barbabietole, anguria, melone, agrumi, pesche, banane, fragole, uva, latte e latticini, farina 00, riso, carne, pesce (ma non cozze, vongole, ricci di mare e crostacei), lievito di birra.
Ultimi consigli se soffrite di allergia da nichel:
- Quando aprite il rubinetto fate scorrere l’acqua per qualche minuto per eliminare eventuali tracce di nichel rilasciate dai tubi.
- Se cucinate una torta, per lievitare usate il bicarbonato al posto del lievito in polvere.
- Scegliete pentole in pirex, vetro, alluminio, ceramica non smaltata, silargan, teflon. Questo tipo di stoviglie evitano il rilascio del nichel dalle posate o altri utensili che utilizzate.
I gioielli di Barbie
Vi piace il colore rosa? Volete indossare gioielli rosa? Cercate una collana rosa? O un bracciale? Oppure… Ecco tante idee ♦
Sono tanti i motivi per indossare dei gioielli rosa, il colore preferito di Barbie. Il primo motivo è che è sicuramente adatto a questa stagione. Il secondo motivo è che la sua tonalità, persino quella venata da una sfumatura di grigio, dona a qualsiasi tipo di pelle. E già questo basterebbe a convincere chiunque. Ma c’è un altro aspetto a fare da incentivo e viene dall’inglese: think pink! che tradotto letteralmente significa pensa positivo. E in effetti un bel rosa brillante è una sferzata di energia, uno sprone al buon umore. Così, sebbene in italiano molti dei nomi delle nuance abbiano perso la loro molteplicità di significati, ancora in alcune lingue nelle locuzioni più comuni caratterizzano precisi stati d’animo. Quindi, anello, orecchini oppure bracciale abbiano pure delle pietre colorate, sfaccettate o cabochon, traslucide od opache. Purché siano rosa.
Il rosa è anche un colore positivo. Prende il nome dal fiore profumato che ha lo stesso nome. Ma forse non sapete che è nato abbastanza di recente: il nome rosa è statu utilizzato per la prima volta per indicare una sfumatura di colore solo alla fine del 17° secolo. In Occidente (in particolare Europa e Stati Uniti), il rosa è il colore associato a concetti di fascino, gentilezza, sensibilità, tenerezza, dolcezza, infanzia, femminilità e romanticismo. Se la tonalità è molto chiara, è associata a castità e innocenza. Al contrario, un rosa carico fa pensare a erotismo e seduzione.
La storia del rosa
Si potrebbe scrivere una storia del colore rosa. Ma, senza dubbio, la massima popolarità l’ha raggiunta a metà circa del Settecento, quando i colori pastello divennero molto di moda in tutte le corti d’Europa. Il colore rosa, in particolare, era molto apprezzato da Madame de Pompadour (1721-1764), amante del re Luigi XV di Francia, che indossava spesso vestiti che combinavano azzurro e rosa. Non solo: aveva una particolare tonalità di rosa creata apposta per lei dalla fabbrica di porcellana di Sevres, pare con piccole aggiunte di blu, nero e giallo.
Le pietre rosa
Ma parliamo di gioielli: oltre all’oro rosa, avete una vasta scelta di pietre che hanno sfumature in rosa. La più preziosa, e costosissima, è senza dubbio il diamante. Quelli di tonalità rosa sono contesi alle aste per milioni di dollari. Ma per fortuna ci sono tante altre pietre che hanno anche questa tonalità di colore nel loro repertorio: quarzo, zaffiro, topazio mistico, granato rodolite, morganite, kunzite, granato Malaya, tormalina, spinello, opale, zircone, perla rosa, pietra di luna, corallo, smithsonite, pezzottaite, rodocrosite e rhodonite. Non avete che il problema di sceglierne una.
Gioielli a forma di fiore
Gioielli a forma di fiore: un legame eterno, ma che ogni gioielliere interpreta a suo modo. Ecco i gioielli del flower power ♦
Il legame tra fiori e gioielli è di lunga data: nella gioielleria il flower power non è una riscoperta, come avviene ora nel fashion. Sarà forse perché petali e pistilli sono una fonte d’ispirazione, non pongono limiti alla fantasia, all’uso dei colori e delle forme. Una vera manna per qualsiasi creativo, tanto che ogni anno il tema floreale è una delle tendenze più cool. Insomma, non passa mai di moda e a ragione, perché spesso i risultati sono sorprendenti. Qualche esempio: la collezione di alta gioielleria Secret Garden di Fabergé, un trionfo di pietre preziose circondate da foglie di giada intagliata che sembrano un mazzo di fiori.
Oppure il collier a corolla di Pasquale Bruni, un morbido prato di boccioli, in diamanti bianchi e morganite. L’anello Giglio della collezione Masterpieces di Damiani C’è anche un ramo di un ciliegio, un’esplosione di rosa che avvolge il dito dell’anello aperto di Moorphée Joaillerie o l’intricato e rampicante bracciale-anello di Wendy Yue.
E, ancora, l’Albero della vita negli orecchini di Annushka, l’orchidea carnosa di Carrera y Carrera e quella delicata di Autore. Tutti pezzi di altissima artigianalità. Se però cercate qualcosa di più semplice nella forma ma lo stesso di grande impatto, Asprey ripropone un suo classico ormai icona del marchio, gli orecchini a bottone Daisy Heritage con i petali delle margherite che sfumano nel pistillo di diamanti. Monica Battistoni