Iryna Karpova è un’architetto e designer di arte orafa, che ha meritato il titolo di Cavaliere degli Ordini della Carl Faberge Memorial Foundation. Ma, soprattutto, è ucraina, con tutto quello che significa oggi. Dal 2018 ha lasciato Kyiv per vivere e lavorare a Basilea, Svizzera. Ma senza voltare le spalle al proprio Paese di orgine. Dopo l’invasione russa, per esempio, ha realizzato dei pendenti a forma di cuore con un simbolico tridente disegnato dall’artista ucraina Vova Vorotniov. Il tridente è un simbolo dell’Ucraina che in origine era il simbolo del principe Volodymyr nel Medio Evo, quando l’Ucraina si chiamava Rutenia.
Iryna ha introdotto uno stile nella gioielleria definito Romantic Avant-Garde. La designer lavora sull’evoluzione delle tradizioni, ripristinando tecniche antiche e intrecciandole nell’estetica dei gioielli moderni. Ha fondato anche una scuola di pratica orafa basata su una serie di dispositivi artistici e tecnici unici. Ha preso parte a decine di mostre in Ucraina, Francia, Stati Uniti, Monaco, Regno Unito. Dopo Karpov&Karpova Jewellery ha Organic Jewellery assieme all’amministratore delegato Jan Bangert, avvocato di direitto internazionale. Organic Jewellery è supportata dalla Strong & Precious Art Foundation, associazione che sostiene l’oreficeria ucraina ed è presente da un paio di anni a GemGenève.
Un ariete per Vicky Shawe
Un nuovo marchio di gioielli è apparso nello spazio riservato ai designer di Vicenzaoro: Vicky Shawe. Il nome anglofono è stato scelto da Vicky Tsangaridou, che ha scelto Cipro come sede legale dell’azienda. Allo stesso tempo, Vicky è anche direttore creativo e cofondatore del Gruppo Orphic con sede ad Atene: un hub del lusso, che si occupa di consulenza sugli investimenti, pianificazione di eventi aziendali, incubatore di startup, produzione di gin, design di alta gioielleria, nonché settore aerospaziale e della difesa. In questa variegata cornice, che vede protagonista anche Constantin Tzembelikos, socio amministratore di Mediterra Holdings, il nuovo brand ha individuato uno stile originale per i suoi gioielli.
Una scelta che deriva anche dall’esperienza della designer, che è laureata in Belle Arti all’Università di York a Toronto (Canada, dove a ha vissuto per due decenni) e con esperienza nelle arti nello spettacolo, dopo aver frequentato un’Accademia di Danza. I gioielli Vicky Shawe sembrano ispirati a un’atmosfera rock e con teschi di ariete stilizzati, realizzati in oro, gemme e smalti colorati. Una gioielleria che si propone come gender fluid e dal carattere fortemente innovativo, con grandi bracciali, anelli a fascia, pendenti di grandi dimensioni.
I 24 brand di Jewellery Geneva
Sono 24 i brand di gioielleria che parteciperanno alla terza edizione di Jewellery Geneva. L’evento è programmato dal 9 al 15 aprile in concomitanza con Watches and Wonders e focalizzato sull’alta orologeria che è organizzato al Palexpo della città svizzera, e con Haute Jewels Geneva, che coinvolge altrettante Maison della gioielleria e si svolge al Fairmont Hotel. Non tropo distante da Jewellery Geneva, che si svolge anche quest’anno nell’Hotel President di Quai Wilson 47, a pochi passi dalla maggior parte dei migliori hotel.
Jewellery Geneva è organizzato da H2 Eventi di Howard Hauben, che ha ricoperto il ruolo di capo di Europa Star e ha editato dal 1985 al 2016 Basel Tribune, il quotidiano ufficiale di Baselworld, con quattro edizioni pr ogni fiera, stampando durante la notte e distribuendo circa 10 mila copie durante quello che era l’evento fieristico più importante del mondo. Hauben ha anche creato, fondato e diretto il famoso Couture Show di Las Vegas e ora dirige un altro appuntamento per la gioielleria, il Centurion che si svolge a Phoenix, in Arizona.
A Jewellery Geneva 2024 parteciperanno Anan Jewels, Artexpo, Artur Scholl, Bloch, Busatti Milano, Damaso, Di.Go Srl/Valentina Callegher, Hasbani Gioielli, Heinz Mayer, Hulchi Belluni, Isabellefa, Italgold Valenza 1967, J Jewels Milano, Jewels By Jacob, K Di Kuore, Luca B, Matthia’s & Claire, Misani, Nader Kash, Nanis, Rf Jewels, Schreiner, Solo Collection, Staurino, Tirisi, Zydo.
L’eleganza della cowgirl Karina Brez
Il fascino del selvaggio West, con le mandrie, i cavalli e, ovviamente, i cowboy. E, al femminile, le cowgirl. Il contrasto tra bellezza e ambiente naturale ha fatto innamorare anche Karina Brez, ucraina-americana di prima generazione che, a sua volta, ha fatto innamorare chi l’ha potuta ammirare quale vincitrice del titolo di Miss Florida. Ora, però, crea gioielli. La sua ultima creazione si chiama Cowgirl Luv Collection, che rende omaggio alle catene montuose iconiche come la Sierra Nevada, il Denali e il Monte Whitney. Ogni anello della collezione simboleggia una catena montuosa, presentando una miscela unica di raffinatezza e lo spirito selvaggio e libero di una cowgirl.
Gli orecchini a cerchio si ispirano a Montana, Aspen, Dakota, Sedona e Dallas. Sono realizzati in oro nei tre colori classici giallo, bianco o rosa, con l’aggiunta di una combinazione di turchese, zaffiri rosa e diamanti. Gioielli indossati e fotografati attraverso l’obiettivo di Dre Joseph. Karina Brez è un’appassionata di cavalli e pietre preziose: ha completato il programma Graduate Gemologist della Gia, è diplomata e sostiene organizzazioni no-profit che introducono i bambini al potere curativo dei cavalli.
Tessa Packard, british style
Accanto a gioielli tradizionali, Tessa Packard sorprende con creazioni preziose, ma anche divertenti ♦
Tessa Packard è direttrice creativa del brand che ha fondato lei stessa nel 2013 e che in poco tempo ha scalato la classifica dei gioiellieri trendy. Spesso realizza pezzi un po’ eccentrici, come i suoi orecchini Uovo fritto, composti da oro bianco, diamanti, agata gialla e topazio bianco. Lei descrive la sua formula come «buon design e integrità narrativa». Introduce una nuova collezione ogni sei mesi, ma si è anche specializzata nella produzione di gioielli su misura, sia per singoli clienti che per altre aziende.
Insomma, la fantasia creativa assieme alla creatività nel business. Tessa fa anche giustamente notare di partecipare spesso come speaker in numerosi workshop dedicati al ruolo della donna nel mondo del lavoro. La sua produzione, in ogni caso, piace: nel 2015 la Maison è stata nominata per uno dei 30 Hot Under 30 volti nel settore della gioielleria. E dire che Tessa è totalmente autodidatta. È nata in Brasile, ma cresciuta in Gran Bretagna. Ha studiato Belle Arti e Storia dell’Arte all’università prima di lanciare se stessa nel mondo dell’arte commerciale di Londra. Ma dalle gallerie d’arte è passata alla gioielleria. Ci tiene a sottolineare che tutti i suoi gioielli sono prodotti e rifiniti a mano nel Regno Unito.
Un altro aspetto anti convenzionale riguarda l’utilizzo di materiali plastici, come la lucite, accanto ai tradizionali oro e pietre preziose. La lucite, per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta era estremamente popolare per la gioielleria, con diverse aziende specializzate nella creazione di pezzi di alta qualità con questo materiale. Perle di lucite e ornamenti sono ancora venduti dai fornitori di gioielli, che Tessa trasforma in gioielli originali.
I giochi senza frontiere di Maison Tjoeng
Un cocktail culturale composto da una ricetta esotica: Maison Tjoeng è un brand di gioielli lanciato nel 2016 dalla designer Yasmin Tjoeng. Una creatrice che ha radici europee e cinesi, ma anche australiane. Ma è cresciuta in Papua Nuova Guinea e vive a Singapore. Ha anche frequentato il Sommerset College e la Bond University in Australia con una laurea in Architectural Interior Design. Ha vissuto a Pechino per studiare il mandarino, e poi a Hong Kong. Fino ad arrivare a Parigi, dove ha incontrato un designer di gioielli che ha segnato una nuova strada da percorrere, grazie anche a un diploma in design jewelry al Raffles College of Design and Commerce della città-Stato asiatica.
I suoi gioielli riflettono tutto il background della designer, tra le tradizioni europee e l’influenza asiatica, con in più l’ispirazione che trova nell’arte della Melanesia, dove ha passato l’infanzia e che l’ha affascinata e influenzando il suo stile. I sui gioielli si possono acquistare online su piattaforme come Moda Operandi.
Le curve di Kloto
Dal banco del falegname al banco del gioielliere. Non è un salto facile quello compiuto da Senem Gençoğlu, designer che ha fondato il suo brand, Kloto. Laureata alla Rhode Island School of Design, è nata in una famiglia con lunga tradizione nella gioielleria turchi. Ma lei, amante del design, voleva progettare e realizzare mobili. I semplici e lineari oggetti dal design scandinavo erano la sua passione. Si è trovata così a lavorare sul serio in una falegnameria a Istanbul e in aziende di interior e design come Lee Broom, Marcel Wanders, ma anche per il gioielliere Sevan Biçakçi a Londra, New York, Amsterdam e Istanbul. Poi, però, ha prevalso l’idea di unire i due aspetti: il design nordico di oggetti, con la specialità della casa, la gioielleria: una decisione che è anche il frutto, racconta, di un’infanzia con tanti giorni trascorsi al Grand Bazaar, studiando arte e lavorando d’estate negli atelier, con padre, suo zio e fratello al lavoro nella gioielleria, specializzata in catene fatte a mano.
La sintesi di questo percorso è il marchio Kloto, che propone gioielli dal design semplice, ma raffinato, idee innovative, oro 18 carati e diamanti, ma anche argento per una fascia di prezzo più accessibile. Volumi tondi e sinuosi, soluzioni inusuali, superfici levigate sono le caratteristiche dello stil del brand, che è approdato anche al Couture di Las Vegas.
Al Sije ritornerà il Jewellery Design Award
Con 280 brand espositori tra aziende di gioielleria, produttori ed esportatori su 8000 metri quadrati, il Sije 2023 è stata la più grande edizione dello show dedicato alla gioielleria. Il Sije si rivolge a buyer e consumatori principalmente da Singapore e dall’Indonesia, Paese partner, oltre che dal resto del Sud Asia, con un format B2B/B2C. E quella conclusa il 16 luglio è stata anche la prima edizione organizzata da Ieg (Italian Exhibition Group). E per il 2024 è previsto il rilancio del Singapore Jewellery Design Award 2024, che in passato ha visto 93 candidati da 16 Paesi. Il tema del concorso sarà Sustainable Luxury.
Nei prossimi anni Sije rappresenterà una porta d’accesso ai mercati dell’Asia sempre più efficace per le aziende della filiera orafo-gioielliera. I tassi di crescita della regione sono un’opportunità anche per le aziende del Made in Italy e potremo inoltre attrarre espositori internazionali alle nostre fiere in Italia e nel mondo, dall’Europa, con Vicenzaoro e Oroarezzo, al Medio Oriente, con JGT in Dubai e ora anche all’Asia con Sije a Singapore.
Marco Carniello, Global Exhibition Director Jewellery & Fashion di Ieg
Una conferma il ruolo strategico di Singapore per il gioiello nel mercato Asean (sigla di Association of Southeast Asian Nations, che conta dieci membri), secondo Corrado Perboni, Ceo di Ieg. Singapore l’offerta è stata centrata prevalentemente sull’alta gioielleria da 28 Paesi. Oltre a Singapore (oltre 60 aziende), altri espositori sono arrivati da Hong Kong e Tailandia. A seguire Giappone, Indonesia, Malesia, Sri Lanka e, in misura minore, anche Nepal, Polonia, Spagna, Svizzera, Turchia, Uae, Usa. Nove gli espositori dall’Italia tra i quali Zydo, alla sua quindicesima partecipazione.
Opportunità dall’Asia
Singapore, perno economico dell’area Asean che conta un bacino di 600 milioni di persone, rappresenta una grande opportunità di sviluppo per l’oreficeria, gioielleria e orologeria, con previsioni di crescita del tasso annuo composto (Cagr) per i beni di lusso del 4,64% nel quinquennio 2022-2027, sostenuto dall’ingresso di nuovi marchi di gioielleria e dall’aumento delle vendite di orologi, accompagnati da una rapida urbanizzazione e maggiore disponibilità di reddito.
Secondo i dati di Confindustria Federorafi nel 2022 l’Italia ha esportato beni verso l’area per 264,44 milioni di euro, pari al 2,7% del totale export settoriale in valore, con incrementi del +46,5% sul 2021 e del +89,4% sul 2019 pre-covid. Considerandoli assieme, questi mercati occupavano il nono posto nella graduatoria delle destinazioni. Malesia, Singapore e Tailandia i tre mercati principali dell’area. Trend decisamente positivo anche nel primo trimestre 2023, chiusosi con 81 milioni di euro esportati, +38,3% su gennaio-marzo 2022 e una quota del 3,2% sul totale export settoriale del periodo analizzato.
Miseno in Italia con Ischia
Miseno, brand italiano nato nel 2014 e che si è sviluppato prevalentemente sul mercato americano, allarga la sua proposta anche alle origini. Il brand si presenta a Vicenzaoro September 2023 e si estende al mercato italiano: attualmente in Usa è distribuito da Neiman Marcus, Saks, Bloomingdales e retailer selezionati. E la prima collezione che presenta Miseno in Italia si chiama Ischia: un richiamo alle origini della Maison, fondata dal napoletano Antonio Cardamuro. Ischia è una delle due isole (l’altra è Capri) a poca distanza da Napoli.
Ischia è anche chiamata isola-verde, per la sua lussureggiante vegetazione. E la collezione di Miseno si ispira a foglie e fiori con anelli, orecchini, collane e bracciale realizzati in oro bianco 18 carati con diamanti, zaffiri blu e smeraldi. Le pietre preziose aggiungono un tocco di colore ai gioielli che hanno tre lobi di diamanti e uno di gemme verdi o blu. C’è anche una versione del set con un pavé di soli diamanti.
La magia della giada di Roman & Xander
Giada, opali, morganite. Oltre, naturalmente, a oro e diamanti: Roman & Xander è un’azienda di gioielleria di Hong Kong che ha alle spalle tre generazioni di artigiani e commercianti. Il nome, però, rispecchia quello dei due più giovani Roman e Xander, mentre Philip Choi è il proprietario e direttore della Maison. Roman & Xander vende in tutto il mondo tramite piattaforme online come 1stdibs.com e costituisce un ponte tra Oriente e Occidente. La giada è una delle pietre più utilizzate, sia intagliata con forme legate alla tradizione orientale, sia in semplici sfere utilizzate per un bracciale o con taglio cabochon per un anello. Quando si dice giada, inoltre, bisogna ricordare che ne esistono differenti varietà, tra cui quella denominata imperiale, particolarmente pregiata, utilizzata da Roman & Xander.
La giada non è, però, l’unica gemma utilizzata dal brand cinese. Il vasto repertorio di gioielli proposti comprende i classici anelli con diamanti e zaffiri accanto a spille elaborate, oppure pendenti. Oppure, la giada è utilizzata in abbinamento con altre pietre. Una collana particolarmente elaborata, per esempio, accosta giada e pietre semi preziose.
Gioielli e sicurezza in aeroporto
I gioielli si possono indossare quando si passa al controllo di sicurezza negli aeroporti?
Ci sono gioielli che sono considerati pericolosi? Ecco tutte le risposte ai vostri dubbi.
State per mettervi in viaggio e volete portare qualche gioiello con voi? Uno dei momenti più delicati è il controllo di sicurezza negli aeroporti. Come comportarsi per quanto riguarda collane, anelli e bracciali? Si possono indossare oppure dovete lasciarli a casa? Vanno per forza sfilati è messi nelle cassette di plastica, che passano sotto il controllo di scanner a raggi x per non far suonare l’allarme dei metal detector? Chi ha l’abitudine di indossare parecchi gioielli, oltre all’orologio, si sarà chiesto come ci si deve regolare. La risposta la fornisce il blog della Tsa, la Transportation Security Administration, cioè il sito ufficiale del Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti.
Tenete presente che quelli pubblicati sono consigli, non regole assolute. Quindi, possono esserci comportamenti diversi secondo le regole dei diversi aeroporti nel mondo. Ma in linea di massima queste indicazioni dovrebbero andare bene.
Indossare i gioielli. La Tsa consiglia di tenere indosso i gioielli. Quindi, se non trovate controllori particolarmente pignoli, non dovrete sfilare collane o anelli. Ci sono, però, delle eccezioni: se il gioiello è voluminoso potrebbe essere ispezionato. Un grande anello o una collana con un pendente maxi, infatti, potrebbero nascondere sostanze pericolose, non si sa mai. In questo caso sarà richiesto un controllo specifico.
Siete in dubbio? Temete di far suonare l’allarme al momento di passare attraverso il body scanner? La soluzione è togliere i gioielli prima del controllo e riporli nel bagaglio a mano: borsa, zaino o piccola valigia, che passa sotto i raggi x del controllo. Naturalmente, se sono gioielli poco costosi si possono benissimo riporre nelle vaschette assieme allo smartphone e alle monete. Sconsigliato, invece, nascondere i gioielli nel trolley che finisce nella stiva dell’aereo: nel caso di perdita del bagaglio le compagnie rimborsano solo poche centinaia di euro.
Piercing. I piercing metallici possono causare un allarme del metal detector. Questo, in alcuni casi, può suggerire agli operatori un controllo ulteriore. Può anche essere chiesto di rimuovere il piercing dal corpo, ovviamente in locale chiuso se si trovano in una zona del corpo non esposta. È comunque una perdita di tempo.
Occhiali. Non ci sono solo i gioielli: gli occhiali da vista possono essere indossati durante il passaggio al metal detector. Gli occhiali non dovrebbero causare il suono dell’allarme. In ogni caso, è sempre meglio indossarli che camminare senza vedere nulla o quasi.
Se non puoi possedere un grande gioiello, disegnalo. Può essere una grande soddisfazione, spiega Inesa Kovalova. Lei, però, oltre a disegnarli con delicati pennelli e colori a tempera, i gioielli veri li crea. La designer ucraina Inesa Kivalova alterna la produzione di gioielli dalla forma innovativa e realizzati con metodi altrettanto tech, con l’insegnamento.
Laureata in architettura, ha seguito un percorso di apprendimento alla Central St. Martins di Londra e alla Creative Academy, scuola privata di design del gruppo Richemont a Milano. Lì ha lavorato a progetti reali per marchi Richemont come Van Cleef e Arpels, Vacheron Constantine, Roger Dubuis e altri, seguito da uno stage nel dipartimento di design di Van Cleef e Arpels a Parigi.
Dal 2016 Inesa insegna in tutto il mondo. Per le sue masterclass ha collaborato con diverse istituzioni di arte e design, tra cui il Victoria and Albert Museum di Londra, oppure per l’Antwerp World Diamond Centre. Inoltre, propone dei corsi di disegno del gioiello online. I suoi gioielli sono pieni di personalità: hanno un disegno geometrico, moderno, realizzato grazie all’utilizzo della stampa 3D. Come la spilla in titanio, con berillo e diamanti che lei stessa indossa.
Mille e una notte con Noudar
I profumi delle Mille e una notte nelle collezioni di Noudar Jewels ♦
La percezione di usi e costumi legati al mondo arabo è condizionata dalla cronaca e, diciamolo, spesso anche da preconcetti. In realtà il mondo, anche quello arabo, non è tutto uguale come dimostra il marchio Noudar Jewels, parola deriva dall’antica parola araba che significa oro. Bastano le immagini del catalogo di Noudar per visualizzare una immagine diversa della donna da quella che abitualmente circola. Le immagini le vedete in questa pagina.
A fondare la Maison del Qatar, di cui è designer, è Noor Al Fardan. Come si può facilmente prevedere, i gioielli combinano i riccioli e volute orientali, con un lusso che vuole essere apprezzato anche in Occidente. Insomma, l’eredità della cultura araba e islamica, in particolare dei modelli tradizionali dell’Oman, reminiscenza di mosaici e disegni all’hennè, assieme a gioielli molto più semplici e sobri, nel classico oro giallo o rosa, assieme a diamanti o smeraldi. Immaginateli nella famosa caverna di Aladino delle Mille e una notte.
La corona d’amore della regina Vittoria
La storia della corona più amata dalla regina Vittoria e disegnata dal marito, il principe Albert. È esposta al Victoria & Albert Museum di Londra ♦︎
I gioielli della casa reale britannica vi affascinano? Ecco un’occasione imperdibile: il Victoria & Albert Museum di Londra espone uno dei gioielli più amati della regina Vittoria, una piccola corona con zaffiri e diamanti. Il motivo per cui la regina Vittoria amava questa corona è che fu progettata da suo marito Albert. La corona è il pezzo più pregiato della esposizione di gioielli intitolata a William Bollinger, milionario irlandese-americano degli hedge fund e sua moglie e Judith, che hanno finanziato l’apertura nel 2008.
Il Victoria & Albert Museum ha una delle collezioni di gioielli più belle e complete al mondo: oltre 3.000 gioielli, dall’antichità ai giorni nostri. Tra questi ci sono anche pezzi particolarmente pregiati, tra cui una corazza celtica d’oro, ciondoli donati da Elisabetta I ai suoi cortigiani, diamanti indossati da Caterina Grande di Russia, gioielli del designer art nouveau Réné Lalique, tiare di Cartier e opere contemporanee di Wendy Ramshaw, Peter Chang e Marjorie Schick.
La piccola corona della regina
La corona della regina Vittoria è molto flessibile, si può piegare avanti e indietro: la sua dimensione è quasi quella di un diadema, ma un po’ più largo. Il gioiello fu progettato dal consorte della regina, Albert, nel 1840, l’anno del matrimonio della coppia. È stato poi realizzato materialmente da Joseph Kitching, di Kitching e Abud, gioiellieri della regina. Nel 1842 Victoria ha indossato la corona in occasione di un ritratto eseguito da Franz Xaver Winterhalter. La coroncina era molto importante per Victoria, perché le ricordava il marito, scomparso nel 1861. Cinque anni dopo, ancora in lutto per la morte di Albert, Victoria ha scelto quella piccola corona, al posto di quella ufficiale, per aprire il Parlamento.
Gli eredi della corona
Dopo la morte della regina Victoria, la corona è stata ereditata dai discendenti: è toccata prima a Edoardo VII, poi a Giorgio V e alla Regina Maria, infine alla loro figlia, la principessa Mary. Ma, anni fa, la corona era stata acquistato da un anonimo acquirente privato americano: il governo britannico ne aveva bloccato l’esportazione. Nel 2016 è stata però acquistata per 5 milioni di sterline dalla famiglia Bollinger e donata al museo.
Oltre alla corona, la galleria William e Judith Bollinger del museo dedicata ai gioielli espone 3 mila oggetti, compresi 49 pezzi art déco collezione dalla sorella di Freddie Mercury, Kashmira Cooke, e prestati al museo nella memoria del cantante con la prospettiva che diventi un regalo permanente.
L’India nei gioielli di Sophie Theakston
Il fascino dell’India, l’amore per l’arte, per le decorazioni, per un ricco arredamento, ma anche per miti più o meno fantasiosi: Sophie Theakston è una designer britannica che ama il simbolismo e l’antico folklore indiano. I suoi gioielli, infatti sono realizzati in Rajasthan prima di essere venduti a Londra. La lavorazione dei gioielli risente proprio della tradizione indiana, che ricorre spesso. Come per le pietre semi preziose intagliate con le figure del pantheon della religione induista, come la divinità Ganesh.
Ma non solo. Perché la designer presenta anche gioielli, come il bracciale rigido a polsino in oro 18 carati con simboli che sono un riferimento al pittore austriaco di fine Ottocento-primi Novecento Gustav Klimt. I gioielli di Sophie Theakston, sottolinea la Maison, sono realizzati con materiali di provenienza etica, sono completamente sostenibili, rispettosi dell’ambiente e delle persone che lavorano per realizzarli. La designer, in ogni caso, conosce bene il mestiere: rappresenta la seconda generazione di una famiglia di gioiellieri. È sposata con il presentatore televisivo Jamie Theakston (il nome da nubile è Sophie Siegle) e si alza tutte le mattine alle 5,15.
I gioielli hi-tech di Oushaba
Sostenibilità e tecnologia: due parole che fanno parte della vita di tutti ma che, raramente, entrano a far parte anche del mondo della gioielleria. A riunire i due concetti è un neonato brand Oushaba. L’idea è quella di trasportare in gioielleria sia frammenti di quella tecnologia che tutti utilizzano quotidianamente, sia la necessità di puntare su un’economia circolare. Questo proposito si traduce in gioielli che sono realizzati attraverso il design di elementi base dell’elettronica, come le schede a transistor che costituiscono il cuore di smartphone o computer. Materiali che hanno una obsolescenza veloce ma che, secondo Oushaba, possono essere trasformati in anelli o pendenti. La prima collezione si chiama, per l’appunto, Connection Salvaged.
Schede, cavi di ricarica, chiavette Usb trovano nuova vita incastonati in oro riciclato 22 carati, oro bianco 18 carati e argento. A questo materiale base sono aggiunte le gemme: diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri, sempre provenienti da fonti sostenibili. I gioielli, per ora, sono prodotti su commissione in edizione limitata, in attesa di scoprire la risposta. La Maison, diretta da Gillian Carr, ha scelto il nome arabo Oushaba, che significa lega e indica una fusione culturale di idee e influenze.
Questa specie di mix culturale, inoltre, è testimoniato anche dalla scelta di realizzare artigianalmente i gioielli in Sicilia, un esempio storico di incontro tra culture diverse: l’isola italiana è stata per secoli, nel lontano passato (circa dall’800 a oltre l’anno Mille), dominata dagli arabi. Un periodo che ha lasciato nell’isola una eredità culturale che dura ancora. Ogni gioiello è venduto in una confezione su misura realizzata in collaborazione con il designer di mobili londinese Jan Hendzel Studio, utilizzando legni sostenibili o di recupero e tessuto riciclato e sughero per il rivestimento interno. Una parte dei proventi di ogni vendita sarà data in beneficenza.
L’innovazione tridimensionale di Yael Kaduri
Chi ha detto che nel mondo della gioielleria non ci sia spazio per inventare? Magari grazie alla tecnologia, se unita a una buona dose di creatività. Ne è un esempio Yael Kaduri, designer di gioielli 3D che vanta una personalissima strada a metà tra arte e oreficeria. Anche se, per la verità, il focus della designer non è centrato sui materiali preziosi, ma sulle possibilità che offre la stampa 3D se unita all’artigianato tradizionale. Yael, inoltre, insegna alla Bezalel Academy of Arts & Design di Gerusalemme, è laureato in gioielleria e moda, e insegna come assistente all’Università Ebraica di Gerusalemme. Insomma, una creatività eclettica, testimoniata anche dalla passione per la connessione tra musica e arti visive.
I gioielli sono un mondo a parte. Secondo la creatrice, i gioielli combinano concentrazione, accuratezza, essenza enigmatica e delicatezza con comunicazione e consapevolezza corporea. «Le principali fonti della mia ispirazione sono i mondi naturali e gli ideali estetici dell’artigianato tradizionale giapponese», aggiunge. Il lavoro di Yael Kaduri è concentrato, secondo la sua descrizione, sullo sviluppo del prodotto nel tentativo di elaborare alcune nuove abilità artigianali per progettare gioielli utilizzando polimeri stampati in 3D, combinati con metallo fuso e oreficeria tradizionale. Un oggetto ibrido, che lei chiama digital precious. Ma ancora più preziose sono le sue idee innovatrici.
Gatti e orecchini con Begüm Khan
Non è vero che in Turchia non c’è più un sultano. Ce ne sono milioni e diverse centinaia di migliaia vivono a Istanbul: sono i gatti, una popolazione felina che vive tra le strade e gli storici edifici della città ottomana. E non è un caso se i gatti sono tra le fonti di ispirazione di Begüm Kiroglu, designer del brand Begüm Khan. La fondatrice del brand ha una storia speciale: ha studiato all’Università Bocconi di Milano prima di trasferirsi a Shanghai, dove ha completato un master in cultura e arte cinese. La passione per la creatività ha portato Begüm lungo la storica Via della Seta, a Shanghai, dove ha completato un master in cultura e arte cinese.
È stata la storia culturale della Cina a ispirare la nascita del marchio Begüm Khan. Ma i suoi orecchini incrostati di gemme o cristallo rivelano l’influenza della tradizione ottomana. I gioielli sono in semplice bronzo placcato oro, con gemme root, cioè non trasparenti e quindi più economiche, ma che conservano colore e profondità. Accanto ai gioielli per donna, Begüm Khan propone anche una ampia serie di gioielli per uomo, di cui abbiamo scritto qui.
Ieg conquista la fiera del gioiello di Singapore
Le fiere dedicate alla gioielleria sono sempre più globali e la sfida si gioca a tutto campo. Così, dopo l’accordo e il rilancio in Medio Oriente con il JGT Dubai, Ieg vola in Asia. L’azienda italiana, che organizza Vicenzaoro e Oroarezzo sbarca a Singapore con una propria società Ieg Asia Pte, interamente controllata, e con due manifestazioni, rispettivamente nei settori del gioiello e del food & beverage, acquisite da Cems (Conference & Exhibition Management Services). Le due fiere sono Sije, Singapore International Jewelry Expo e Café and Restaurant Asia.
Singapore è già uno dei centri nevralgici per la gioielleria, dove si svolge Jewellery & Gem World Singapore, organizzata da Informa Markets Jewellery, che organizza il grande evento di Hong Kong. La sfida sul campo di Singapore, insomma, è aperta.
Siamo anzitutto lieti di confermare la partnership con Stb, garanzia di sviluppo e successo per le manifestazioni acquisite. Desideriamo inoltre sottolineare quanto siano importanti le sinergie tra le manifestazioni in Italia e quelle acquisite, evidenziando il conseguente impatto generato dall’internazionalizzazione delle nostre fiere anche sul territorio italiano
Francesco Santa, International Business Development Director Ieg
L’obiettivo è far crescere le manifestazioni a Singapore, anche facendo leva su un vicendevole e produttivo scambio del grande successo dell’ultima edizione di Vicenzaoro a gennaio 2023 che ha visto la presenza di oltre 1.300 brand espositori. Lo stesso si dica per il Sigep con le sue 1.000 imprese dell’edizione 2023 a Rimini.
Ilaria Cicero, Ceo di Ieg Asia
I gioielli di diamanti indossati da Rihanna
Il ritorno di Rihanna sul palco in una esibizione dal vivo dopo sei anni, in occasione del Super Bowl LVII, è stata ampiamente commentata, partire dalla sorpresa per il suo stato di gravidanza. Per i 13 minuti di show, la cantante ha indossato tre i capi disegnati su misura da Jonathan Anderson, direttore creativo del marchio spagnolo Loewe. Le sneakers rosse sono frutto della collaborazione di Maison Margiela con il marchio di scarpe sportive Salomon.
Maxi piumino con guanti integrati è invece di Alaïa, il marchio fondato dal defunto couturier tunisino Azzedine Alaïa. La canzone intonata nel finale, Diamonds, è stata però la più azzeccata: la cantante delle Barbados si è presentata con una serie di gioielli a base di diamanti della maison parigina Messika. Sul palco in Arizona, davanti a circa 190 milioni di spettatori, Rihanna ha scelto alcuni degli orecchini di alta gioielleria di Messika: un unico mono orecchino Illusionnistes scomposto in tre parti, clip Equilibristes, un altro mono orecchino Magnetic Love, gioielli della collezione Diamond Equalizer, clip di diamanti della linea Illusionistes. La scelta adatta per una esibizione brillante.