Sostenibilità e tecnologia: due parole che fanno parte della vita di tutti ma che, raramente, entrano a far parte anche del mondo della gioielleria. A riunire i due concetti è un neonato brand Oushaba. L’idea è quella di trasportare in gioielleria sia frammenti di quella tecnologia che tutti utilizzano quotidianamente, sia la necessità di puntare su un’economia circolare. Questo proposito si traduce in gioielli che sono realizzati attraverso il design di elementi base dell’elettronica, come le schede a transistor che costituiscono il cuore di smartphone o computer. Materiali che hanno una obsolescenza veloce ma che, secondo Oushaba, possono essere trasformati in anelli o pendenti. La prima collezione si chiama, per l’appunto, Connection Salvaged.
Schede, cavi di ricarica, chiavette Usb trovano nuova vita incastonati in oro riciclato 22 carati, oro bianco 18 carati e argento. A questo materiale base sono aggiunte le gemme: diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri, sempre provenienti da fonti sostenibili. I gioielli, per ora, sono prodotti su commissione in edizione limitata, in attesa di scoprire la risposta. La Maison, diretta da Gillian Carr, ha scelto il nome arabo Oushaba, che significa lega e indica una fusione culturale di idee e influenze.
Questa specie di mix culturale, inoltre, è testimoniato anche dalla scelta di realizzare artigianalmente i gioielli in Sicilia, un esempio storico di incontro tra culture diverse: l’isola italiana è stata per secoli, nel lontano passato (circa dall’800 a oltre l’anno Mille), dominata dagli arabi. Un periodo che ha lasciato nell’isola una eredità culturale che dura ancora. Ogni gioiello è venduto in una confezione su misura realizzata in collaborazione con il designer di mobili londinese Jan Hendzel Studio, utilizzando legni sostenibili o di recupero e tessuto riciclato e sughero per il rivestimento interno. Una parte dei proventi di ogni vendita sarà data in beneficenza.