I bilanci della gioielleria non sono tutti d’oro secondo l’analisi di Pambianco ♦︎
Il 2016 non è stato un anno d’oro per la gioielleria, ma neanche troppo negativo. Un giro di telefonate informali sembra indicare, però, che il 2017 possa chiudersi con un bilancio più positivo. Il polso al settore della gioielleria e oreficeria lo ha tastato Pambianco, gruppo della consulenza specializzato nel settore del lusso.
![Gioielleria, bilanci tra oro e piombo 1 La tabella pubblicata da Pambianco](https://gioiellis.com/wp-content/uploads/2017/11/tabella_02.jpg)
Nella sua analisi, oltre a certificare un tracollo per il settore della orologeria (difficoltà testimoniate anche a Baselworld), Pambianco ha messo sotto la lente i bilanci dei maggiori gruppi della gioielleria. Risultato: qualche risultato positivo, come Pomellato, che grazie alla cura e alle sinergie del gruppo Kering ha aumentato il fatturato dell’11,5%, Unoaerre che è cresciuta del 7,9%, Damiani (+4,8%) o Morellato (+2,8%). Bene anche Chrysos, che produce anche il brand Officina Bernardi: ha visto salire le vendite del, 5,4% a 56,3 milioni. Ma si registrano cali anche consistenti: per esempio, Asolo Gold, specializzata nella produzione di catene, ha visto scendere i ricavi del 28,2% a 80,5 milioni di euro. Tra i marchi famosi per il design, Marco Bicego è sceso del 4,5% nonostante il buon andamento all’estero a 47,4 milioni, mentre per Roberto Coin la flessione è stata del 4,7%, a 46 milioni. Limatura (-0,5%) anche per Stroili Oro, acquista dal gruppo francese Historie d’Or nell’estate 2016. Federico Graglia
![Gioielleria, bilanci tra oro e piombo 3 Unoaerre, bracciale in bronzo dorato Venus](https://gioiellis.com/wp-content/uploads/2017/05/UNOAERRE.jpg)
![Gioielleria, bilanci tra oro e piombo 4 Morellato, collane con pendenti](https://gioiellis.com/wp-content/uploads/2017/09/collane-e-pendenti.jpg)