Decalogo per 12 mesi

Il 2013 è terminato ed è stato un anno difficile per il mondo dei gioielli. È stato anche un periodo che ha insegnato agli operatori 10 cose che devono tenere a mente prima di affrontare i prossimi 12 mesi.

10573082153_a940109a581 A OGNUNO IL SUO DIAMANTE
I brillanti non sono tutti uguali: il mercato si è aperto e ora ogni diamante ha un proprio target. Ci sono cluster progettati per dare a minuscole pietre l’effetto di grande solitario, ci sono i diamanti etici, i piccolissimi ma certificati e da qualche parte sono spuntati perfino quelli con incisi i nomi delle squadre di calcio. Non rabbrividite: i diamanti sono patrimonio allargato, ora territorio anche di commercianti di diamanti senza un brand alle spalle, che sanno creare margine anche dalle pietre una volta considerate di marginali. Gli orafi hanno fato funzionare la fantasia e sembra che i grossisti di diamanti siano stati ben felici di contribuire con le loro idee.

perle2 GIOIELLI DA SARTORIA
Chi compra vuole qualcosa che sia unico e, soprattutto, che stia bene, Così il concetto di gioiello personalizzabile, come per le perle e i ciondoli, ha permesso ai clienti di costruire combinazioni uniche anche attingendo da un prodotto di massa. Ora che la tendenza si sta spostando avanti, gli acquirenti mostrando il desiderio di sfoggiare gioielli su misura. I rivenditori più attrezzati hanno risposto con nuove divisioni su misura, laboratori e servizi di progettazione. E sono tornati in auge i multipli.

comrporo3 BASTA CON I COMPRO ORO
Nessuno mette in dubbio che tra gli operatori ci siano molti che agiscono correttamente. Ma buona parte di questa attività è inquinata, come dimostrano le inchieste giudiziarie. L’ombra del riciclaggio rischia di inquinare tutto il settore di chi opera con l’oro e di estendersi, entrando dalla porta delle oreficerie, anche ai livelli più alti. Insomma, è una pubblicità negativa di cui non si sente il bisogno. Ci sono Paesi in cui, su iniziativa dei commercianti, sono state introdotti maggiori controlli per facilitare la tracciabilità di metallo e denaro. Forse è il caso di pensarci.

bijoux4 BIGIOTTERIA IN GIOIELLERIA
I big del settore possono anche rabbrividire, ma è la verità: si è assottigliato il confine tra oreficeria e bigiotteria. Guardate Kate Middleton con una collana di Zara… La qualità è una discriminante che attraversa entrambe, ma non è la materia prima a fare tutta la differenza. Una volta il bronzo era un’eresia da un gioielliere, oggi si trovano collane e anelli di questo materiale con design più raffinato di tanti anellini d’oro qualsiasi. Tra l’altro, l’alto costo delle materie prime e dell’oro non farà che confermare questa tendenza.

fake5 LOTTA AI FALSI
È una piaga per tutto il mondo del lusso e, dunque, anche per il mondo dei gioielli: non solo orologi, ma anche orecchini e anelli di design sono nel mirino dei contraffattori. E l’Unione Europea fa troppo poco per combattere il fenomeno come si dovrebbe. Ecco un’altra cosa che insegna il 2013: la battaglia continua, ma rischia di essere persa.

orefice6 PRONTI A TUTTO
Il settore non è certo rimasto immune dalla crisi, non solo da un punto di vista commerciale, ma anche produttivo. Chiusure e cassa integrazione non hanno risparmiato quella che una volta erano i ricchi distretti dell’oro, da Valenza ad Arezzo. Ma chi ha saputo resistere ora deve guardare avanti e può cogliere l’occasione di una ripresa che, si spera, arriverà in tempo per il prossimo Natale.

cina7 OCCHIO ALL’ASIA
Una buona notizia arriva dalla Cina. Dopo il rallentamento (si fa per dire) dell’economia, la nuova guida del Paese ha deciso che è il momento di fornire liquidità sufficiente per alimentare i consumi interni. Ergo, i cinesi avranno più soldi per lo shopping, infatti il consumo di oro per gioielleria si è impennato. Ma i designer italiani dovranno proporre prodotti ad hoc per il gusto orientale e, soprattutto, sfidare le maglie doganali di Pechino.

chopard8 IL LUSSO NON È STUFFY
Stuffy vuol dire noioso. Per questo i marchi di lusso cercano di scrollarsi di dosso l’idea che i prodotti “alti” siano per forza paludati, un po’ d’altri tempi. Marchi come Fabergé e Van Cleef hanno puntato a svecchiarsi, Chopard collabora addirittura con Disney per una collezione che ha per soggetto le principesse dei cartoni animati famosi. Insomma, una buona mano di vernice fa bene a un brand. Ma attenti a non esagerare.

wom9 CAMBIATE IL NEGOZIO
Il messaggio va recepito in fretta: anche nelle più auguste gioiellerie l’innovazione non può stare fuori dalla porta. Dai social media a internet, dalle tecniche di customer relationship management (come fare in modo che il cliente torni e, soprattutto, compri): i gioiellieri italiani devono capire che non siamo più nell’Ottocento: via il cilindro e il monocolo, in negozio è ora di adottare l’hi-tech. Perché non mostrare un catalogo su iPad, magari con l’aiuto di un filmato prima di estrarre l’involucro con il gioiello? Un sogno si vende meglio di un anello qualsiasi.

wom210 CREATIVITÀ TAGLIACOSTI
Un’iniezione di fantasia non solo fa vendere meglio, ma può anche far risparmiare. I produttori e i progettisti dovranno lavorare per rendere ancora più appealing gli oggetti, ma anche con l’occhio al risparmio di oro. Per questo si sono già visti mix di materiali preziosi con gomma e corde, l’utilizzo di tecniche antiche come la filigrana, che alleggerisce l’utilizzo di materia prima, e persino l’abbinamento di metalli preziosi con pezzi da ferramenta. Purché qualcuno poi li compri…  

 

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