Chi acquista i diamanti prodotti in fabbrica? I diamanti sintetici, da un punto di vista chimico del tutto identico a quelli naturali, sono una recente scommessa sul mercato della gioielleria. Mentre fino a pochi anni fa questi diamanti, prodotti con metodi diversi, erano confinati per l’utilizzo industriale (per esempio, per le macchine da taglio), ora i diamanti artificiali sono più diffusi anche in gioielleria. Chi li vende definisce queste pietre come “coltivate” o “cresciute” in laboratorio. Fateci caso: i due termini, scelti per il marketing, suggeriscono che le pietre siano come piante che crescono o sono coltivati in una specie di serra. Un’idea che è stata così associata al concetto di sostenibilità: i diamanti che escono da un impianto di produzione sono green, quelli estratti dalla terra non lo sono. Un’idea che non trova tutti d’accordo. Di sicuro, comunque, sono diamanti più economici.

In ogni caso, il marketing e l’advertising sono strumenti potenti, come certifica una ricerca di mercato condotta negli Stati Uniti da The MVEye. La ricerca ha individuato i gruppi di acquirenti che, secondo la società di analisi, stanno spingendo una crescita globale esplosiva del settore dei diamanti coltivati in laboratorio. La società ha diviso i clienti di questi diamanti sintetici in diversi gruppi. Il primo gruppo è definito come In the Know (cioè informato) ed è composto da millennial di età compresa tra 25 e 38 anni. Giovani, insomma, che hanno stabilito che i diamanti di laboratorio sono davvero green. Il gruppo, specifica l’indagine, include più etnie e coppie non tradizionali.

Il secondo gruppo, al contrario, è stato descritto come In the Dark (cioè sono all’oscuro). Anche questo segmento di persone è composto da millennial di età compresa tra 25 e 38 anni che, però, non hanno sentito parlare di diamanti coltivati in laboratorio. In compenso, secondo The MVEye possono essere facilmente convinti ad acquistare gioielli con diamanti sintetici. Anche questo gruppo include anche più etnie e coppie non tradizionali.

Il terzo gruppo rilevato è quello degli Upgraders (cioè quelli che amano aggiornarsi sulle novità). Sono consumatori più maturi, di età pari o superiore a 55 anni, ma pronti ad acquistare anelli di fidanzamento (se sono arzilli) oppure più facilmente per qualche anniversario. Spesso non hanno molte conoscenze sui diamanti coltivati in laboratorio, ma potrebbero essere motivati ad acquistare un diamante di una dimensione maggiore se scoprissero che quelli artificiali sono più convenienti. Insomma, è una questione di budget. Infine, un altro gruppo è stato definito come SPF, sigla che sta per Self-purchasing females, cioè donne che acquistano gioielli per se stesse. Anche loro sarebbero, secondo la ricerca, un tipo di cliente pronto ad acquistare un diamante artificiale grazie al vantaggio di prezzo.