A Bologna, lontano dai tradizionali centri dell’oreficeria italiana, nel 2014 è nata Qayten. Il risultato è quasi miracoloso: partire e trovarsi in poco tempo ai vertici della gioielleria non è cosa di tutti i giorni. E ci sono le premesse perché il miracolo continui. A proposito, il nome Qayten è una parola in sanscrito, l’antica lingua dell’India, che significa «origine». E forse allude alla strada che porta all’origine del processo creativo. Il risultato è una miscela esplosiva di lusso e design, di nuove forme e materiali inusuali, come il raro legno indonesiano accostato a oro e diamanti. È alta gioielleria contemporanea. Come la collana Bologna, realizzata in oro bianco coperto in diamanti, che ha la forma di un’onda. Qayten, spiega, vuole esplorare i confini estremi della gioielleria, ma naturalmente con l’intento di produrre gioielli indossabili e, possibilmente, con incorporato un effetto wow. Bisogna ammettere che ci riesce spesso. Come nella collezione Paisley, con gioielli che hanno un profumo orientale che si sposa con una tecnica di realizzazione tipicamente italiana. Oppure nella collezione Bloom, dove i gioielli si trasformano in leggeri e luminosi fiori. Alessia Mongrando
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