Lavorazione della collezione Athena
Lavorazione della collezione Athena by Cammilli

Effetto Trump sulla gioielleria italiana

Qual è lo stato di salute della gioielleria italiana? La risposta arriva dalla nona edizione dell’indagine congiunta Club degli Orafi Italia-Intesa Sanpaolo, presentata nell’ambito di Vicenzaoro. La risposta è che il settore non si sente troppo bene. Anzi, ha decisamente la febbre. Dopo un primo trimestre 2025 ancora in crescita (+2,1%), il fatturato del settore orafo e bigiotteria in Italia è calato decisamente (-7,2%). Facendo la media, nei primi sei mesi il calo è stato del -2,7%. I dazi di mr Trump non sono l’unica spiegazione. La frenata è legata anche alla diminuzione delle esportazioni di gioielli in oro: 5,2 miliardi di euro, con una riduzione del 16,8% in valore e del 19,4% in quantità.

La corsa di oro e argento
La corsa di oro e argento

Il motivo della inversione a U è il ritorno alla normalità dei flussi verso la Turchia, che negli anni scorsi aveva importato molta più gioielleria e semi lavorati per compensare la politica fiscale interna. Tolta questo export anomalo, al netto del fattore Turchia le esportazioni avrebbero registrato una crescita del 2% in valore e sarebbero rimaste stabili in quantità.

Senior Economist, Intesa Sanpaolo
Daniela Corsini, Senior Economist, Intesa Sanpaolo

C’è, però, da tenere conto anche della frenata dei consumi a causa degli alti prezzi raggiunti dalle materie prime, con l’oro in rialzo di circa il 35% da inizio 2025 a causa degli scossoni ai mercati internazionali provocati dalla Casa Bianca, così come l’argento di oltre il 40% e il platino del 55% (considerando le quotazioni in dollari americani, in euro le percentuali sono inferiori per la contemporanea svalutazione della valuta statunitense).

Export italiano di gioielleria
Export italiano di gioielleria

La conseguenza è che solo un operatore della gioielleria su quattro che si aspetta una crescita del fatturato nel 2025, anche se aumentano quelli che indicano investimenti in crescita: a fine 2024 la percentuale era del 21%, mentre nell’ultima rilevazione si è saliti al 30%. La spiegazione è che gli investimenti possono essere una risposta all’attuale contesto competitivo che richiede un’elevata capacità di adattamento e revisione delle strategie anche come riposizionamento nei mercati internazionali.

Il sondaggio condotto tra gli operatori indica anche le difficoltà legate all’andamento della domanda e ai costi delle materie prime, che sono state indicate da più della metà del campione. Preoccupano anche le minori presenze di consumatori alto-spendenti (38%) e l’introduzione dei dazi che è stata indicata da più di un’impresa su cinque. L’Italia, in ogni caso, si conferma resta il primo paese esportatore di gioielli in oro nel contesto europeo, con una quota superiore al 50% sul totale delle esportazioni dei paesi UE27. Tra 2019 e il 2024 l’incremento è stato del 19%, superiore ai principali competitor come Svizzera (3%), Turchia (13%) e Francia (1%). Buoni risultati in diversi mercati (oltre al forte incremento verso la Turchia) come Emirati Arabi (8%), Stati Uniti (12%) e Irlanda (45%), anche se si è assistito a una minore diversificazione dei mercati di sbocco.
Il problema semmai, sono le vendite negli Stati Uniti, che rappresentano una quota del 13%, dopo dopo quelle di India (24%) e Francia (16%). Ora i dazi potrebbero avere un effetto negativo sull’export.

Maria Cristina Squarcialupi, presidente del Club degli Orafi
Maria Cristina Squarcialupi, Club degli Orafi

Quali strategie adottano produttori e rivenditori di gioielli? Secondo l’indagine di Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo, c’è un elevato interesse ad avviare nuove attività indicato dal 30% del campione, con un coinvolgimento particolare verso il canale dell’e-commerce (44%) e la partecipazione alle fiere (44%), particolarmente spiccato tra le imprese micro-piccole che si dichiarano interessate in un caso su due. Aumenta anche l’appeal dei mercati dell’Europa occidentale che sono stati indicati come area di maggior interesse per potenziare l’internazionalizzazione dal 48% del campione, seguiti dagli Stati Uniti con il 39%. La tagliola dei dazi, inoltre, stanno portando le imprese a cercare nuovi clienti in altri mercati (38%).

Lavorazione di gioielli nella factory di Roberto Coin
Lavorazione di gioielli nella factory di Roberto Coin

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