Si chiama Philo. La parola in greco significa «amico di», mentre in italiano suona come la parola filo, che per l’Encicolpedia Treccani si può definire come «lunga e sottile verga di metallo ottenuta dal tondo laminato, mediante una particolare stiratura a freddo detta trafilatura». Ma Philo è ora anche un brand, nato dall’inziativa di Stefano Guagliumi, già fondatore del marchio OpsObjects e Snob Milano, e da Sergio Acquaviva. La proposta è piuttosto semplice: realizzare un gioiello di filo d’oro, adatto a tutti. E con un prezzo accessibile. Una delle differenze con altri prodotti che utilizzano fili d’oro e piccoli ciondoli è, per esempio, al descrizione di come è realizzato un gioiello: un aspetto completamente assente in altri brand. Ecco come è descritta la lavorazione di un bracciale Philo: «Il processo ha inizio con la creazione del canalino di metallo tramite fusione, che viene poi laminato fino a raggiungere la sezione quadrata di 1 mm di lato attraverso 2 ricotture e 8 passaggi di laminazione. Inizia quindi il processo di trafilatura in più passaggi fino ad ottenere un Philo di 0,6mm di diametro passando attraverso un’ulteriore ricottura. Il Philo viene lasciato raffreddare e infine viene decappato, tagliato a misura e lucidato. Questo processo da come risultato un filo della giusta morbidezza, che assume le naturali forme del polso e prende vita su di esso. Gli elementi iconici vengono ottenuti da microfusione e presentano un piccolo cilindro all’interno del quale viene inserito un ancor più piccolo cilindro di gomma forato, che permette all’elemento di essere infilato sul Philo e, per attrito, posizionato nella posizione preferita. L’intero processo è orgogliosamente Made in Italy».
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