Chi in spiaggia, almeno una volta, non ha raccolto conchiglie? Difficile, però, che questa passione si sia trasformata in una professione come per Renna Brown-Taher. Per la verità, la designer non raccoglie più solo conchiglie ma le realizza sotto forma di gioielli. La sua fortuna, forse, è stata quella di nascere nel sud della California, vicino al mare. Due conchiglie raccolte da bambina, molti anni dopo, sono state utilizzate della madre di Renna per un braccialetto, regalo per in occasione della laurea in arte.
Al braccialetto e seguito il certificato di gemmologia e un master presso il Sotheby’s Institute of Art, dove ha lavorato per cinque anni, senza tralasciare la sua passione per la danza, che ha praticato a lungo. Nel 2017 il grande salto con il proprio brand Renna Jewels, realizzati con oro 18 carati riciclato al 100% a New York, dove la designer si è trasferita. E le conchiglie? Non sono scomparse dall’orizzonte. Anzi, sono rappresentate in un gran numero di gioielli, anche se non sono l’unica fonte di ispirazione. Oro 18 carati, ma anche gemme intagliate a mano, come labradorite o agata, si trasformano in gusci-gioiello, e consentono di stare al mare tutto l’anno.
Marija Iva alla conquista di New York
Un nuovo brand nasce a New York, città che è un’inesauribile fabbrica di talento e avventura, protagoniste di tanti film. Questa volta la protagonista del sogno americano è Marija Iva Djordjevic, designer serba di gioielli, con sede a Tribeca e Hamptons. Il suo marchio di gioielli, Marija Iva, si presenta anche online, con il sito MarijaIva.com. La designer ha già completato diverse collezioni: Dana, Eden, Éternel, Hmptons e Divine, tra simboli religiosi, oro e pietre preziose e semi preziose, come il turchese. Ciondoli, bracciali e orecchini con serpenti, stelle e croci sono interpretate in versione minimalista.
Marija Iva Djordjevic ha studiato arte a Belgrado e a Parigi. Ha trascorso un periodo a Ginevra, dove ha lavorato per dodici anni come senior designer di gioielli per Piaget. Forte di questa esperienza e del desiderio di nuove possibilità, si è trasferita a New York City.
Tutti ci sforziamo di incorporare la bellezza e il significato più profondo nella nostra vita quotidiana, ed è quello che alla fine spero di ottenere con i gioielli Marija Iva. Disegno per donne moderne che apprezzano gioielli sfumati, sobri e senza tempo della massima qualità che possono essere indossati con sicurezza ogni singolo giorno.
Marija Iva Djordjevic
La designer progetta personalmente ogni pezzo, iniziando con uno schizzo a matita su carta nel suo album da disegno per perfezionare le sue idee, prima di completare un rendering in scala del pezzo con la tecnica del guazzo. Lei stessa gioielliera da banco esperta, lavora a stretto contatto con partner di gioielleria francesi per realizzare a mano ogni pezzo.
Hi-tech e gioielleria, tutto in famiglia con Ila
Il connubio tra tecnologia e gioielleria non è usuale. Ma è il matrimonio che ha sottoscritto Vikas Sodhani fondatore e Ceo della start-up Stealth Startup che si occupa di processi di automazione, ma anche di Ila, un brand texano di gioielleria. Il nome Ila, però, è quello della sorella (che ha una laurea in economia) con cui ha diviso l’iniziativa. Nati in Rajastahn, in India, hanno alle spalle una storia inusuale. Il padre, Vasu, ingegnere nucleare, ha portato la famiglia negli Usa, Houston e poi New Jersey. Ma l’aspetto più sorprendente è la decisione di diventare commercianti di diamanti.
Insomma, l’abbinamento tra tecnologia e gioielleria era già un affare di famiglia. Nel 2007 i due fratelli hanno deciso di lanciare la propria Maison. Con un buon successo, visto che i gioielli sono venduti in store come Saks Fifth Avenue o sulle piattaforme online. Nonostante la diversa formazione tutti e due i fratelli sono impegnati nella attività creativa, senza smarrire la sintonia. Anche perché Vikas, prima di occuparsi di start-up hi-tech è stato apprendista in una fabbrica di taglio dei diamanti in India, dove ha appreso le arti del design di gioielli.
Amalfi, piccola città italiana affacciata sul mare del Golfo di Salerno, circondato da spettacolari scogliere. Negli anni Venti e Trenta Amalfi è stata una popolare destinazione turistica per l’alta borghesia e l’aristocrazia britannica. Ma ha conservato il suo fascino, in Italia e all’estero, come suggerisce la collezione Amalfi firmata dalla Maison tedesca di gioielli alto di gamma Stenzhorn. Paesaggi, sapori, suggestioni dell’antica repubblica marinara (tra l’839 e il 1200 circa) sono stati la fonte di ispirazione della collezione.
La collezione si compone di collane, anelli e orecchini. Tutti i gioielli di Stenzhorn sono realizzati con preziosi rubini, zaffiri e smeraldi fino a splendenti diamanti. Le forme sono sinuose e allungate, con una geometria che ricorda i diamanti taglio marquise, come fossero occhi. Ma anche come le foglie degli alberi di limone, che si trovano ad Amalfi. I diamanti incastonati, invece, sono taglio brillante.
Vi invitiamo a fare un viaggio con noi lungo le tortuose strade costiere della Costiera Amalfitana e scoprire le baie azzurre nascoste e i villaggi colorati. Con Amalfi, i clienti possono sentire la bellezza della natura, l’armonia, la leggerezza e la pace interiore che riflette questa regione.
Chris Stenzhorn, direttore delle vendite di Stenzhorn
L’evoluzione dell’anello di Arielle Ratner
Dal mondo della danza praticata da bambina ha preso la leggerezza. Da quello della gioielleria l’arte della combinazione tra metallo e gemme. Da quello dell’economia la capacità di costruire un’attività propria: Arielle Ratner ha una solida formazione nel settore dei preziosi, ma solo da un paio di anni ha deciso di scendere in campo in prima persona nel difficile mercato di New York. Il risultato è eccellente.
Cresciuta in Pennsylvania, la designer ha studiato gioielleria in diverse scuole nell’area di New York City, ma già a 14 anni vendeva i primi bijoux realizzati con le perline di plastica e vetro. Poi, ha studiato design Cad e gemmologia, ha lavorato per David Yurman e per un produttore in conto terzi che fornisce gioielli anche a Tiffany & Co. Una esperienza completa, in tutti gli aspetti della gioielleria, che le è servita a decidere il grande passo, cioè a proporre gioielli con la sua firma.
Una delle sfide più ardue di Arielle Ratner è stata quella di creare anelli perfetti per il fidanzamento, ma allo stesso tempo diversi dal classico solitaire. Nel suo caso questo obiettivo è stato raggiunto con un lavoro sul design della montatura, che non è un semplice cerchio di oro, ma segue elaborate evoluzioni. Accanto agli anelli destinati a eventi speciali, la designer propone gioielli che hanno al centro grandi gemme semi preziose dalle sfumature delicate, come acquamarina, tormalina o peridoto.
Dal Re Sole a oggi, il lungo viaggio di Leyser
Non sono molte le Maison che possono vantare una storia più lunga di un regno. Una delle poche è Leyser, che affonda le radici al tempo di Luigi XIV, detto il re Sole (1638-1715). Già allora operava nel commercio di pietre e gioielli la famiglia Leyser, che oggi ha base a Idar-Oberstein, Renania-Palatinato, Germania, dovele pietre sono tagliate, lucidate e incastonate. Ma il brand ha showroom anche a Londra, Basilea e Lecco, sul Lago di Como. Oggi l’azienda, che nella attuale forma risale a inizio Novecento, è condotta da Sebastian Leyser, assieme a suo padre Thomas. Ed è inutile sottolineare che una storia così lunga è il frutto di un’attenzione alla qualità del prodotto, cioè dei gioielli.
I gioielli Leyser sono prodotti anche per conto di altri prestigiosi brand. Al centro dei gioielli si trova quasi sempre una gemma di particolare intensità, come tormalina paraiba, opali o tanzaniti. Il taglio accompagna il design in modo da fornire il risultato miglior: tutto il processo produttivo è realizzato nei laboratori in Idar-Oberstein, i gioielli sono poi venduti in tutto il mondo. E chissà per quanto tempo ancora.
I gioielli di diamanti indossati da Rihanna
Il ritorno di Rihanna sul palco in una esibizione dal vivo dopo sei anni, in occasione del Super Bowl LVII, è stata ampiamente commentata, partire dalla sorpresa per il suo stato di gravidanza. Per i 13 minuti di show, la cantante ha indossato tre i capi disegnati su misura da Jonathan Anderson, direttore creativo del marchio spagnolo Loewe. Le sneakers rosse sono frutto della collaborazione di Maison Margiela con il marchio di scarpe sportive Salomon.
Maxi piumino con guanti integrati è invece di Alaïa, il marchio fondato dal defunto couturier tunisino Azzedine Alaïa. La canzone intonata nel finale, Diamonds, è stata però la più azzeccata: la cantante delle Barbados si è presentata con una serie di gioielli a base di diamanti della maison parigina Messika. Sul palco in Arizona, davanti a circa 190 milioni di spettatori, Rihanna ha scelto alcuni degli orecchini di alta gioielleria di Messika: un unico mono orecchino Illusionnistes scomposto in tre parti, clip Equilibristes, un altro mono orecchino Magnetic Love, gioielli della collezione Diamond Equalizer, clip di diamanti della linea Illusionistes. La scelta adatta per una esibizione brillante.
Un master a Venezia sull’arte dei gioielli
Imparare l’arte dei gioielli in una città che è un’opera d’arte: Venezia. Nella città più straordinaria del mondo l’oreficeria è una tradizione che risale alla sua fondazione. Le botteghe orafe lagunari sono legate all’arte del vetro, alla foglia d’oro, alla carta. Da questa tradizione nasce a Venezia l’idea di un Master Design del Gioiello Contemporaneo, che vuole approfondire la conoscenza attraverso tutta la filiera: dalla formazione storico-teorica di manifatture, tecniche e materiali alla progettazione, dalla produzione in laboratorio alle strategie di mercato, come l’individuazione dei trend e la comunicazione visiva del prodotto finito.
Il Master offre il contributo dei massimi esperti italiani del settore, in grado di fornire quella necessaria preparazione di base progettuale, di laboratorio e di marketing. Gli argomenti in programma sono Gioiello di Design, Gioiello D’Artista, Gioiello di Ricerca, Gioielleria e Oreficeria, Bigiotteria, Gioiello per il Sistema Moda, Gioiello di Scena. Al Master di Primo Livello potrà accedere, senza alcun limite di età, chiunque abbia conseguito un diploma di Laurea con il vecchio ordinamento o, viceversa, un Diploma di Laurea di primo livello con il nuovo ordinamento.
Nella graduatoria di selezione sarà data precedenza agli studenti laureati nel settore del Gioiello e negli ambiti dell’Arte (pittura, scultura, architettura, grafica), del Restauro, del Design, della Moda e del Teatro (costume e scenografia). Il Master inizierà a novembre 2023 e prevede 1.500 ore di lezioni (795 delle quali in presenza), in cui acquisire ampie competenze storico e teoriche sulle manifatture, tecniche, materiali, progettazione, produzione in laboratorio. Ma anche strategie di mercato come l’individuazione dei trend e la comunicazione visiva del prodotto finito.
Tutto questo creando specifici percorsi che mostrano tutte le tipologie, le caratteristiche e gli sbocchi professionali dell’intero settore. Il master terminerà a maggio 2024, quando partiranno gli stage di 275 ore in azienda e la preparazione finale della tesi. Il Master è a numero chiuso, con un massimo di 20 partecipanti e la selezione è prevista per valutare i candidati: a parità di curriculum avranno precedenza gli studenti provenienti dai corsi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Il “Master Design del Gioiello Contemporaneo verrà attivato con un minimo di 15 partecipanti a un costo singolo di 3.500 euro.
Dal Brasile alle tribù che vivono lungo la Valle dell’Omo, sud Etiopia: è inconsueto il legame che ha portato Aron & Hirsch fino in Africa, dove ha trovato ispirazione per gioielli indossati dalle donne di quella remota regione. Il brand brasiliano, con sede a San Paolo e Rio De Janeiro, ha sviluppato gioielli che puntano sul contrasto di pietre preziose, come smeraldi diamanti, topazi, corallo, turchese, peridoto, giada, e le conchiglie. Insomma, una contaminazione tra il lusso e le tradizioni etniche.
La Maison, fondata nel 2011 dalle amiche Taísa Hirsch e Sandra Aron, punta su gioielli indossabili, ma anche originali. Appassionate di pietre, Taísa e Sandra hanno deciso di liberare irriverenza e creatività, assieme alla cura per la qualità dei gioielli. Taísa si occupa delle pietre, grazie alla sua formazione presso il Gia (Gemological Institute of America), mentre Sandra ha messo a frutto la sua esperienza nel business. La combinazione ha convinto un buon numero di celebrity, come Kate Moss.
Gigi Ferranti, gioielli-architettura a Brooklyn
Le linee architettoniche classiche fuse nella gioielleria di Gigi Ferranti ♦︎
Si chiama Gigi Ferranti, ma il suo nome è Gina. Nessuna confusione di genere: Gina Ferranti è la designer che ha fondato il brand Gigi Ferranti, a Brooklyn, New York. La designer ha origini italiane, ma è ormai perfettamente americana, anche se non dimentica la sua infanzia. Ha iniziato a lavorare nel settore della moda, ma poi si è laureata in gemmologia e ha lavorato per David Yurman, proprio nella selezione delle pietre. Un’attività chele è servita parecchio per la sua attività di gioielliere, iniziata nel 2015.
Gina si definisce una donna rinascimentale, perché ha molte passioni e tante competenze.
Per esempio, è un’esperta di architettura, e nei suoi gioielli trasferisce un po’ delle linee geometriche proprie della struttura degli edifici, in particolare quelli classici, con frontone e colonne. Ama lo stile classico, che sia quello dell’antica Grecia oppure dell’architettura di Palladio. Inutile aggiungere che adora la simmetria e la cura delle proporzioni. Un altro aspetto che ama è la possibilità di impilare i gioielli. Gli anelli con il profilo a zig-zag sono un esempio.
L’oreficeria e l’industria della gioielleria italiana sono già proiettati verso il futuro. Accanto alle tradizionali lavorazioni artigianali avanzano nuovi modi di produrre, che utilizzano le tecnologie più avanzate, come testimonia la storia di Progold. L’azienda di Trissino (Vicenza) è in grado di realizzare gioielli in oro 18 carati, titanio e platino in 3D. I gioielli sono progettati con programmi software e Progold si incarica di stampare il gioiello. Semplice, a patto che il designer possegga le competenze necessarie. Per incentivare la diffusione di queste conoscenze l’azienda organizza da anni un design contest. L’edizione 2023 ha visto anche la collaborazione con Chaumet e Platinum Guild International.
L’obiettivo del nuovo concorso è reinterpretare un’icona del marchio Chaumet attraverso l’uso della stampa 3D. In gara erano gli studenti di Ied, Escuela Joyerìa de Còrdoba, Escuela Técnica de Joyerìa del Atlantico, Centro de Estudios Joyeros de Madrid (Spagna), GIC – Gemmological Institute China University of Geosciences (Cina). A vincere sono stati rispettivamente Naomi Cappabianca dello IED – Istituto Europeo di Design di Torino (giuria tecnica) ed Erardo Ruy Herrera García della Escuela Joyerìa de Córdoba (giuria pubblica).
La stampa digitale di gioielli era fantascienza 20 anni fa, era un esperimento con risultati discutibili dieci anni fa, è una realtà oggi. Le tecnologie per realizzare veri gioielli capaci di stare alla pari con quelli ottenuti con la tecnica tradizionale sono diverse. Una di queste è quella presentata a TGold, fiera abbinata a Vicenzaoro da 3DZ, azienda di Castelfranco Veneto (Treviso) fondata nel 2010 e specializzata nella consulenza sull’adozione della stampa 3D nelle imprese e nella vendita di brand mondiali di stampanti e scanner 3D. A Vicenzaoro 3DZ ha presentato stampanti capaci di quelli che sono definiti miracoli tecnici. Si tratta della 2500Wax, la Figure 4 Jewelry e la Demi 430, novità per la post lavorazione dei pezzi stampati in 3D.
Mostriamo agli artigiani e all’industria orafa i migliori prodigi della tecnica.
Gianfranco Caufin, area manager di 3DZ
La novità riguarda la post lavorazione. È un nuovo sistema automatizzato per la rimozione dei supporti in cera dei pezzi stampati in 3D: Demi 430, macchina dell’azienda Post Process. La macchina permette un nuovo metodo di pulizia dei modelli in cera, più sicuro, più veloce, con ridotto intervento manuale e risultati di qualità. Le tecnologie di stampa 3D presentate dall’azienda per la realizzazione di gioielli e accessori comprendono MJP 2500 Wax e Figure4 Jewelry di 3D Systems, leader mondiale nella produzione di stampanti 3D per il settore orafo. E poi i materiali di stampa 3D per la gioielleria, cere e resine, in particolare Visijet Wax Red Jewel, cera al 100% fondibile, elastica e resistente per ogni tipo di design, comprese filigrane e spessori sottilissimi. Il nuovo materiale è stato creato per la stampante 3D a cera MJP 2500 Wax, compatta, veloce, ad alta risoluzione e rendimento. Figure 4 Jewelry invece è la stampante 3D ultraveloce a resina per modelli di fusione diretta e modelli master per stampi in gomma; i supporti Micropoint sono di facile rimozione, per una finitura superficiale liscia e una post-lavorazione ridotta.
Stenzhorn brilla con Viva
Una delle più prestigiose Maison tedesche di gioielleria, Stenzhorn, lancia una nuova collezione all’insegna del lusso e del design. Le forme raffinate e la ricerca di volumi sempre nuovi sono, in effetti, una caratteristica del brand di gioielli un creatore tedesco di gioielli e orologi di lusso fondato nel 1979 dai fratelli Stenzhorn a Boppard. La collezione ha un nome italiano e latino allo stesso tempo: Viva, parola che significa sia qualcosa o qualcuno che è vivo, ma anche chi è attivo e dal carattere brillante.
Questa collezione mira a esprimere la versatilità di una donna. Le donne hanno un lato elegante, aggraziato e morbido. Ma sono anche spiritose e sicure di sé e hanno questo fuoco e potere nel loro aspetto. Non per niente abbiamo scelto la combinazione di oro rosa-smalto bianco e oro bianco-smalto rosso per esprimere questa complessità. Oggi le donne non dovrebbero più adattarsi, ma vivere la vita al massimo.
Chris Stenzhorn, direttore delle vendite
I gioielli sono preposti in due versioni, in oro e diamanti con un tocco di smalto rosso oppure bianco. Il disegno è caratterizzato da angoli decisi, ma anche da curve sinuose. Ognuna delle due linee comprende orecchini, anello, bracciale e collana con catena girocollo oppure con pendente.
Gioielli da indossare in ufficio o, più in generale, sul luogo di lavoro. Ci avete mai pensato? Ogni luogo, ogni situazione, ogni ambiente richiede un abbigliamento adatto. E questo vale anche per i gioielli. Se lavorate in una compagnia di assicurazioni vi sognereste di presentarvi con la stessa mise che scegliete per andare in spiaggia? Difficile. E, in ogni caso, non sarebbe giudicata favorevolmente dai vostri colleghi. Anche per i gioielli il tema è identico: devono essere adatti alla circostanza. Per esempio, a un ufficio.
Certo, non tutti gli uffici sono uguali. Lavorare in banca non è come prestare servizio in uno studio di pubblicitari creativi. Presentarsi tutte le mattine agli uffici amministrativi di un’azienda commerciale è differente dal desk di una casa discografica. Insomma, è evidente che non è possibile codificare un’etichetta per i gioielli che sia valida per tutti i luoghi di lavoro. Ma, in ogni caso, il galateo della gioielleria fornisce suggerimenti che si possono applicare sempre.
Attenzione ai simboli
Collane e bracciali con ciondoli vanno molto di moda. E, spesso, i charms rappresentano simboli molto comuni: un cuore, il quadrifoglio portafortuna, una stella. Ma c’è anche chi sceglie ciondoli che hanno un significato meno generico. Per esempio, la foglia della marijuana. Anche se in alcuni Paesi è del tutto legale, non è detto che dimostrare entusiasmo per l’uso di cannabis sia bene accetto in ambienti più tradizionalisti. Stesso discorso per simboli che riguardano politica, scelte di tipo sociale o di genere: tutte lecite, ovvio, ma non sempre accettate da tutti. Quindi, se volete indossare quei simboli, sappiate che in un ufficio possono sollevare perplessità. A voi la scelta. Stesso discorso per gioielli di tipo dark o punk, con teschi e borchie: riservateli al tempo libero se l’ufficio è molto tradizionale.
Gioielli rumorosi
I bracciali che tintinnano passano inosservati in spiaggia o in discoteca. In un ufficio silenzioso risulteranno più rumorosi del barrito di un elefante. Gioielli che provocano un suono metallico possono disturbare i colleghi specialmente se il lavoro svolto richiede concentrazione. Meglio evitare anche tanti bracciali impilati che sbattono tra loro.
Mantenere un basso profilo
In ufficio non occorre esibire modestia e umiltà. Ma è bene ricordarsi che umiliare i colleghi, anche indirettamente, non è un modo per attirare simpatia. E questo vale a maggior ragione per il proprio superiore, ancora di più se si tratta di una donna, più sensibile e attenta ai segnali che si trasmettono con abbigliamento e gioielli. Insomma, non indossate gioielli così preziosi da suscitare l’invidia degli altri. I gioielli devono essere compatibili, da un punto di vista del loro valore, con la mansione svolta e l’ambiente di lavoro. Quindi, lasciate a casa la vostra collana di diamanti e indossate un semplice filo di perle.
Mini meglio di maxi
In un ufficio tradizionale i gioielli di grandi dimensioni attirano l’attenzione e sembrano sproporzionati. Non siete in discoteca: indossate orecchini a bottone invece di quei pendenti che arrivano alle spalle e ondeggiano in continuazione. Meglio un semplice anello d’oro piuttosto di quello con tante pietre colorate.
Spegnete i riflessi
Lo scintillio di un piccolo diamante piace a tutti. Un grande gioiello coperto di strass luccicherà come le luci stroboscopiche alla festa di compleanno: potresti accecare i tuoi colleghi.
Pochi, ma buoni
Meno è più. Anche se questa regola non vale sempre, di sicuro è valida in ufficio. Non travestitevi da albero di Natale: scegliete pochi gioielli e non indossateli tutti contemporaneamente: orologio o braccialetto, un solo anello, un paio di orecchini e, se proprio volete esagerare, anche una semplice collana.
Gli antichi nuovi gioielli di Chris Davies
I pezzi unici di Chris Davies, designer di New York che utilizza antiche tecniche per i suoi gioielli ♦︎
A New York c’è un artista del gioiello che ama scoprire e utilizzare antiche tecniche di lavorazione. È, forse, un’attitudine non molto diffusa nella città che più di ogni altra è simbolo del dinamismo, del cambiamento, della velocità. Chris Davies, però, al college ha studiato civiltà antiche e storia dell’arte. Diventato gioielliere, ha deciso di unire le sue passioni e crea pezzi composti da centinaia di minuscole perle di oro 18 carati (la tecnica della granulazione utilizzata nell’antica Grecia), oppure crea gioielli con la tecnica del cloisonné, una particolare smaltatura, di difficile realizzazione, che risale all’antico Egitto, è stata in voga durante l’impero bizantino e più recentemente in Cina. Tecnica che ha utilizzato per la recente collezione, Silk Road.
Una forma d’arte, ha spiegato, che presto scomparirà, perché solo i più vecchi artigiani sono ancora in grado di utilizzare. Oppure Davies intreccia perle d’oro 18 carati su fili d’acciaio. Ogni pezzo, spiega, richiede da due a sei mesi per essere completato. Non mancano neppure i gioielli realizzati con rare pietre, selezionate per la loro particolare forma o aspetto: tormaline, demantoidi, citrini (ma verdi), pietre di luna (ma color pesca), zaffiri (ma arancioni) e così via. Come per la collana Delos, realizzata con la tecnica della granulazione di oro giallo bianco 18 carati, ematite, topazio bianco e ametista blu-verde. I prezzi? I gioielli di Chris Davies sono pezzi unici, come il prezzo dei suoi gioielli: in media da 10.000 a 20.000 dollari.
I gioielli dedicati al Natale
I gioielli dedicati al Natale: da indossare tutti gli anni per almeno dieci giorni ♦
Ci sono gioielli che si possono indossare solo a Natale, subito prima o subito dopo. Certo, in primavera non è vietato scegliere una collana che ha come pendente Santa Claus, ma potreste essere scambiate per un ghiro che si è appena svegliato dal letargo. Il tema natalizio, con stelle, poinsettia (la pianta comunemente chiamata Stella di Natale), fiocchi di neve o pacchetti che simboleggiano i doni, è piuttosto frequente. Ma, prima di acquistare un gioiello dedicato alla festa più celebrata in Occidente, pensateci bene: potrete indossarlo solo per una decina di giorni all’anno.
In ogni caso, sono molte le Maison, anche di alta gioielleria, che hanno dedicato qualche pezzo al Natale.
Per esempio, la serie Rose de Noël di Van Cleef & Arpels. O l’albero di Natale con perla di Mikimoto. Tiffany, invece, propone un ciondolo a forma di pacco dono, nel classico colore azzurro della Maison. Ma forse il più raffinato di tutti è l’anello della londinese Garrard, in oro rosa e diamanti, a forma di fiocco. Anni fa Oscar Herman ha invece dedicato una spilla in platino con diamanti a Babbo Natale, mentre Chanel ha proposto una collana a forma di stella cometa.
I gioielli geroglifico di Dyne
Il suo nome è lungo, come la storia che rappresenta: Sarah Ysabel Dyne Narici. È una designer che vive a lavora a New York, figlia di un professore di fisiologia e di una biochimica anglo-singaporese. È cresciuta a Milano, ma si è trasferita in Inghilterra quando aveva dieci anni. A Londra ha frequentato la Saint Martins, dove si è diplomata in Jewellery Design e, successivamente, si è laureata al Gia di New York. Prima di fondare il suo brand, che si chiama Dyne, il cognome materno, ha lavorato per Maison come Alexander McQueen, Stephen Webster, Marina B e Lorraine Schwartz. Di esperienze e culture, insomma, ne ha accumulate parecchie. La sua piccola Maison non ha che un paio di anni, eppure lo stile della sua gioielleria è già celebrata sulle riviste di moda.
In effetti i gioielli creati dalla designer si distinguono immediatamente, perché sono anche messaggi cifrati. O, più precisamente, riportano incisi sulla superficie una serie di icone, nello stile dell’antico Egitto. Insomma, sono geroglifici, forniti però senza una pietra di Rosetta per decifrarne il significato. Sono comunque piuttosto originali e, nelle intenzioni, costituiscono una sorta di ponte tra passato e futuro. Gli anelli e le medaglie con geroglifici, in ogni caso, non sono l’unica produzione di Dyne, che propone anche anelli nuziali su misura, o gioielli con un’attenta selezione di gemme di alta qualità.
Yun Yun Sun, un’influencer per Bloomingdales
Da Taiwan alle vetrine di Bloomingdales, catena di department store nata a New York City. È il viaggio del marchio di gioielli indipendente Yun Yun Sun. Il marchio è anche considerato Aapi, sigla che sta per Asian American e Pacific Islander e descrive la popolazione (circa 23 milioni) di americani di 50 gruppi etnici e con radici in più di 40 Paesi. La Maison è stato fondato dalla designer Aimee Yun Yun Sun, che è anche modella e influencer in Asia, come testimonia il suo profilo Instagram. Moda, cultura pop e gioielli: lo stile del marchio gioca su questi aspetti.
Proprio da questa filosofia deriva la scelta di Yun Yun Sun di realizzare in due diverse linee fashion e fine jewelry. Realizza, quindi, gioielli in oro e diamanti, ma anche in metallo placcato e cubic zirconia. Spesso i gioielli hanno volumi molto marcati, con forme geometriche, come la scelta della silhouette ottagonale per la collezione Galena. Ovviamente i due generi hanno prezzi diversi. Il brand è stato lanciato nel 2016 e ha raccolto rapidamente un seguito tra influencer come Yoyo Cao, Shu Qi, Chriselle Lim, Aimee Song, Sammi Cheng, Elva Hsiao. Una popolarità che è rimbalzata in America sulla piattaforma online di Bloomingdales.
La semplice verità di Shihara
Il mondo si divide in due: chi adora gioielli elaborati con grandi gemme colorate e chi ama, invece, le geometrie semplici e senza fronzoli. La designer di gioielli di giapponese Yuta Ishihara, ispiratrice della Maison Shihara, appartiene a questa seconda categoria. Anzi, di più. Perché i suoi gioielli stupiscono per il desiderio di non esibire ricchezza o forme inconsuete. Al contrario. Per esempio, Shihara propone un anello eternity che ha i diamanti all’interno della banda d’oro. Quando si indossa l’anello, insomma, i diamanti non si vedono: lo sa solo chi indossa il gioiello. Il massimo della modestia e della filosofia minimal.
Non solo. Shihara utilizza anche forme semplici, ma inconsuete, come per l’orecchino a forma di cubo aperto, che sembra galleggiare sull’orecchio e proposto in diverse misure. Oro giallo e diamanti sono le basi del lavoro della designer. Ma ci sono anche le perle Akoya: in questo caso la filosofia della sottrazione spinge Yuta Ishihara a coprire metà della sfera con una patina d’0ro. Il risultato è un gioiello con mezza perla.
Cresciuta a Yamanashi, una prefettura del Giappone rinomata per la sua produzione di gioielli, la designer si è trasferita a Tokyo, una città dinamica che le ha ispirato le forme geometriche delle sue collezioni. E anche destinate a durare a lungo nel tempo, secondo il desiderio di Yuta, perché le cose belle e semplici sono quelle che si tramandano.
Vittorio B., da Valenza a New York
Vittorio B. Cioè Vittorio Bassan, gioielliere italiano nato nella culla dell’alta gioielleria, Valenza Po, Piemonte, ma che si è trasferito a New York. Il gioielliere è cresciuto in un distretto dove la gioielleria è la principale attività: madre, padre e sette zii creavano gioielli nel laboratorio di famiglia. Lui, però, ha deciso di spiccare il volo: ha conseguito un Master of Fine Arts in progettazione e produzione di gioielli, ha iniziato un apprendistato come incastonatore di pietre preziose nell’azienda di famiglia e a disegnare gioielli, realizzando a mano pezzi originali e personalizzati.
Vittorio si è poi trasferito a Los Angeles per esplorare il mercato del lusso americano e ha conquistato diversi clienti. Nel 2013 ha attirato l’attenzione di Van Cleef & Arpels. Ha quindi deciso di lavorare nel flagship store sulla Fifth Avenue, a New York. Un’esperienza che ha insegnato al designer anche gli aspetti commerciali dell’attività di gioielliere e che lo ha spinto a fondare il proprio brand, Vittorio B. Il designer italiani ha lanciato la sua linea di gioielli Fit For Life Jewels nel 2018, che utilizza il suo sistema brevettato di gioielleria estensibile, con maglie e una molla interna in titanio o acciaio inossidabile montata internamente per ottenere anelli e bracciali che si adattano alle dimensioni delle dita e del polso.