L’appuntamento organizzato da Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo a Vicenzaoro è ormai una tradizione. Obiettivo: presentare una fotografia del settore, aggiornata con i dati dell’ufficio studi della banca italiana. Inoltre, serve a tastare il polso degli operatori sui grandi temi, attraverso un sondaggio che quest’anno è stato centrato sul tema della sostenibilità e della tracciabilità delle materie prime. Per quanto riguarda il business, gli operatori italiani hanno confermato le attese sul 2024: un terzo prevede un aumento del fatturato (il 28% nella rilevazione di dicembre 2023). Un risultato che, secondo l’analisi, è coerente con la variazione dell’indice Istat di fatturato, che nel primo semestre ha mostrato un incremento del 4%, in controtendenza rispetto al sistema moda (che sconta invece una riduzione di -8%).
Merito soprattutto dell’export, che per i gioielli nel periodo gennaio-maggio ha raggiunto i 6,6 miliardi di euro, in crescita del +63,3% in valore e del 15,6% in quantità. Il mercato che spiega buona parte di questi incrementi è la Turchia (compresa bigiotteria e argenteria) dove l’export complessivamente è stato di 2,6 miliardi di euro. Questo risultato, oltre a riflettere il rafforzamento del ruolo di hub di questo mercato, può essere anche stato causato dal tentativo di contrastare gli effetti dell’elevata inflazione del Paese attraverso l’acquisto di oro. Metallo che negli ultimi mesi ha visto impennare il costo: un fattore che spiega l’aumento del fatturato, ma anche dei costi per chi lo lavora.
L’indagine del sentiment degli imprenditori svolta tra giugno e luglio 2024 evidenza come il settore continui a reggere bene, con un terzo dei rispondenti che si aspetta un’ulteriore crescita del fatturato rispetto all’anno precedente, nonostante la complessità dello scenario globale. Ci aspettiamo, per la seconda metà dell’anno, un atteggiamento forse più cauto ma senza drastici cambi di rotta.
Cristina Squarcialupi, Presidente del Club degli Orafi Italia
Il settore orafo è piuttosto ottimista: le prospettive per investire sono positive per il 29% del campione interpellato, che dichiara investimenti in crescita rispetto al 2023. Gli investimenti risultano necessari per affrontare il contesto competitivo dal 42%. Sono diminuiti, inoltre, i timori legati al costo del debito e al costo dell’energia, per effetto dell’introduzione di politiche monetarie più accomodanti e del progressivo rientro dei costi energetici. Il sondaggio ha mostrato anche che le imprese sono attente verso i temi legati alla sostenibilità, di solito in misura proporzionale alla dimensione. In questo senso la pratica più diffusa è la raccolta differenziata che interessa la quasi totalità del campione (77% per le imprese produttive, 95% delle imprese del commercio), anche perché è obbligatoria. Tra le imprese produttive è buona l’attenzione verso la riduzione degli imballaggi (59%) e di materiali pericolosi (55%) e alta la presenza di certificazioni specifiche (55%) tra le quali la più diffusa è la certificazione RJC. Tra le imprese del commercio più della metà del campione dichiara la presenza di misure per la riduzione del consumo di carta (57%) e per l’utilizzo di packaging sostenibile (52%). La sensibilità dei clienti verso questi temi risulta particolarmente alta tra i giovani (76%).
Tra l’altro, le imprese certificate evidenziano una miglior dinamica di crescita del fatturato (variazione mediana del fatturato tra 2022 e 2019 del 45% verso il 19% per il resto del campione), una redditività maggiore (differenza di circa 4 punti percentuali in termini di Ebitda margin), ma anche una produttività più elevata misurata in termini di valore aggiunto per addetto (68,8 migliaia di euro verso 43,7).
In prospettiva, pur in un contesto complesso e di elevata incertezza, il settore dovrebbe trarre beneficio dal progressivo rientro dell’inflazione, dal calo dei prezzi delle materie prime energetiche e dall’introduzione di politiche monetarie meno restrittive già avviate nell’area euro. Le imprese orafe sono pronte a cogliere le opportunità offerte dal mercato, anche attraverso più investimenti, diretti a introdurre tecnologia in azienda, rafforzare l’immagine aziendale, puntare sulla sostenibilità, con ritorni importanti in termini di competitività.
Sara Giusti, Economista Research Department Intesa Sanpaolo