Uno scultore-gioielliere che arriva dalle steppe asiatiche fino a Firenze: Dashi Namdakov è nato nel villaggio di Buryat Ukurik, nella regione russia della Chita. Il suo nome completo è Dashinima (Dashi Nima), che si traduce dal Buryat come Sole Fortunato. La famiglia di Dashi ha radici in un clan di antica e rispettata tradizione di fabbri Darkhan. Incredibilmente Dashi studia, diventa uno scultore, ma anche un inventore di gioielli. Pezzi unici, che riflettono in anelli, pendenti e bracciali il mistero delle grandi distese del deserto mongolo, l’animismo delle popolazioni nomadi, lo stile primitivo ed essenziale. Con gli anni Namdakov ha avuto successo e si è trasferito a Mosca nel 2004. Ha esposto le sue opere, grandi e piccole, nei musei di tutto il mondo. Le sue sculture sono conservate nei sotterranei del museo Hermitage e nelle case di grandi collezionisti privati. I suoi gioielli sono misteriosi come le sculture: per esempio, il ciondolo che raffigura un camaleonte, con curve sinuose che abbracciano una ametista taglio cabochon. oppure l’anello che raffigura un elefante, tempestato di pietre preziose colorate. I gioielli di Namdakov si ispirano al suo luogo di nascita, terre di confine remote tra la Russia e la Mongolia, dove le culture dominanti sono il buddhismo e la mitologia sciamanica, le leggende buriati, e le antiche arti di Cina e Giappone. «Di solito mi occupo dei gioielli dopo aver lavorato sulle grandi sculture», ha spiegato. «Sono così stanco fisicamente a lavorare su grandi opere (a volte i miei muscoli mi fanno molto male e io non sono in grado di piegare la schiena), mentre lavorare con piccoli oggetti è rilassante. Essere allo stesso tempo uno scultore e un gioielliere mi ha permesso di stabilire una stile molto personale». Le opere di Dashi Namdakov si possono ammirare a Firenze fino al 25 luglio.
Dashi Namdakov, Transformation
5 giugno – 25 luglio 2015
Accademia delle Arti del Disegno
via Ricasoli 68 Firenze
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