Charlie Chaplin
Charlie Chaplin, «Tempi Moderni»

La gioielleria italiana si estinguerà?

Vicenzaoro è anche l’occasione per incontrare tanti gioiellieri. E capita anche di scambiare opinioni, raccogliere stati d’animo, comprendere che cosa bolle sotto la patina dorata della gioielleria. Capita anche che, a sorpresa, le preoccupazioni espresse dai gioiellieri convergano tutte sullo stesso punto. E assomigliano tanto a un grido di allarme per la gioielleria italiana. L’opinione espressa è sempre la stessa: la gioielleria italiana, quella di alta qualità artigianale, rischia di scomparire. Non è un’esagerazione e non si tratta di una prospettiva di domani. Ma neppure di un’ipotesi campata per aria.

Lavorazione di gioielli nel laboratorio di Pedemonte Group
Lavorazione di gioielli nel laboratorio di Pedemonte Group

A Vicenzaoro abbiamo incontrato gioiellieri di grandi e piccole imprese, dal grande marchio attivo a livello globale, fino alla boutique che crea e vende per un numero limitato di fedeli acquirenti. Nessuno di questi desidera che siano pubblicate le opinioni espresse durante i colloqui e noi rispetteremo la riservatezza. Ma il concetto comune è chiaro: è in atto una profonda trasformazione del sistema produttivo del gioiello, che finirà per emarginare la creatività e l’abilità degli artigiani esperti, la vera ricchezza del made in Italy, quella ricercata e ammirata in tutto il mondo.

Una fase di lavorazione dei gioielli Crieri
Una fase di lavorazione dei gioielli Crieri

I fattori che determinano questo trend negativo sono due. Il primo è rappresentato dalla scarsità di manodopera, di giovani che hanno voglia di imparare il mestiere con un lento, ma gratificante percorso di apprendimento. Lavorare il gioiello, creare, comprendere tutte le fasi della ideazione e della realizzazione, richiede tempo e pazienza. Solo così, però, si arriva a ottenere la qualità che, unita alla creatività, rende il gioiello italiano di alta gamma un oggetto speciale.

L’altro fattore è l’attività sempre più intensa dei grandi marchi internazionali nei distretti orafi, in particolare a Valenza. Grandi gruppi come Bulgari, che fa parte del colosso francese Lvmh (lo riportiamo perché è il caso più citato dai gioiellieri, ma lo stesso discorso vale per altri) hanno aperto grandi centri produttivi e assunto centinaia di giovani apprendisti. Ma questi apprendisti, dicono i grandi e piccoli gioiellieri italiani, non diventeranno mai dei bravi artigiani, perché il lavoro in queste nuovi fabbriche dell’alta gioielleria è organizzato secondo un modello fordista. Ogni addetto al banco di lavoro, insomma, si occupa di imparare solo una piccola parte della creazione del gioiello. Continuerà, però, a ignorare tutto il resto, un po’ come in una catena di montaggio, quasi come Charlie Chaplin nel celebrato film Tempi Moderni (se non l’avete visto, guardatelo).

Charlie Chaplin alla catena di montaggio nel film Tempi Moderni
Charlie Chaplin alla catena di montaggio nel film Tempi Moderni

D’altra parte, l’associazione di categoria, Federorafi, aveva pochi mesi fa rilevato che gli eccellenti dati di andamento sono a rischio per l’incapacità delle oltre 7.100 imprese del settore di far fronte alle richieste dei mercati a causa dell’impossibilità di reperire manodopera specializzata. La stessa indagine aveva rilevato che oltre il 50% degli occupati nel settore tra meno di dieci anni sarà in età pensionabile, mentre solo il 13% degli occupati ha un’età inferiore ai 30 anni. E, infine, che le esigenze di nuovi occupati e di occupati per ricambio generazionale nelle aziende nei prossimi cinque anni si possono stimare ad una percentuale che si avvicina all’8-10% del totale della forza lavoro attuale (3.000 addetti).

Lavorazione di un bracciale-orologio di Bulgari
Lavorazione di un bracciale-orologio di Bulgari

«Non posso che ribadire l’importanza di affrontare seriamente il passaggio generazionale. Altrettanto importante per noi, associazioni di categoria, è proseguire, sempre su questo palco, con le giovani leve, il dialogo in una maniera altrettanto aperta di come fatto oggi», ha scandito a Vicenzaoro Stefano Andreis, presidente di Federpreziosi Confcommercio, associazione delle imprese retail. Parole che dovrebbero stimolare la politica a una iniziativa più efficace per quanto riguarda la formazione, senza accontentarsi che l’aumento dell’occupazione sia delegata alle multinazionali del lusso che, ovviamente, fanno i loro interessi, magari con un aiuto fiscale.

Stefano Andreis
Stefano Andreis

Senza dimenticare il trend che riguarda la vendita dei marchi italiani emigrati o pronti a trasferirsi sotto l’ombrello di un grande gruppo internazionale. L’ultimo in ordine di tempo è stato Vhernier, un altro brand che, guarda caso, lavora a Valenza e che è passato sotto le insegne di Richemont. Insomma, se tanti indizi fanno una prova, molte lamentele dello stesso identico tenore fanno temere che le preoccupazioni per il futuro della gioielleria italiana non siano semplici lamentele di categoria, ma che la prospettiva sia davvero poco brillante.

Lavorazione di gioielli di Hyperion Lab
Lavorazione di gioielli di Hyperion Lab

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