Volete fare un regalo? Potete scegliere Cartier. E non occorre avere a disposizione un grande budget, bastano 31,50 dollari (e un account su Amazon). Certo, a quel prezzo non potete acquistare un gioiello, anche se il libro che racconta la storia della famiglia Cartier, finora poco nota, a suo modo lo è. Insomma, un gioiello letterario per gli amanti dei gioielli.
Oltretutto, a scrivere il libro, che è in lingua inglese e si intitola The Cartiers: The Untold Story of the Family Behind the Jewelry Empire (Ballantine Books, 656 pagine), è una discendente della dinastia dei grandi gioiellieri francesi, Francesca Cartier Brickell.
Ora Cartier fa parte del gruppo svizzero Richemont, che fa capo all’imprenditore sudafricano Johann Peter Rupert. Ma la famiglia Cartier ha mantenuto l’attività per quattro generazioni. La nascita del libro ha anche un aspetto romanzesco: l’autrice racconta che non è stata particolarmente interessata alla storia della famiglia fino a quando ha trovato un pacco di lettere nella cantina di suo nonno. Poi, i racconti di famiglia hanno acceso la curiosità.
Come sempre accade, prima della ricchezza c’è la povertà. Non fa eccezione la storia della famiglia Cartier: il nonno del nonno di Francesca Cartier Brickell, Louis-François Cartier, faceva parte della classe operaia prima di fondare la società che porta ancora il suo nome. Era il 1847. Da artigiano, il primo Cartier è diventato così un proprietario di negozio capace di attirare clienti e diventare un punto di riferimento della gioielleria, attraverso rivoluzioni e guerre. Merito anche e soprattutto della capacità dei Cartier nell’interpretare i gusti dei parigini, ma anche della cura per la fattura dei gioielli e la capacità nell’individuare pietre false e guadagnarsi una patente di onestà: un aspetto non secondario per una gioielleria dell’epoca, priva dei mezzi tecnici di quelle attuali.
In più, la Maison Cartier è stata capace di introdurre un design di avanguardia per quel tempo, e ha intuito in anticipo il potere delle pubbliche relazioni e il marketing. In anticipo sui tempi avevano istituito quella che oggi si definisce come customer relationship management. Un esempio: oltre alle schede personalizzate dei vari clienti, Cartier aveva introdotto anche quelle per i destinatari, con misure, gusti, idiosincrasie. E, ovviamente, tanta discrezione. Con gli anni i Cartier a Parigi sono diventati una istituzione e hanno tessuto amicizia e relazioni (anche matrimoni) con altre famiglie importanti, in primo luogo quelle della gioielleria, come i Fabergé e Van Cleef et Arpels.
Statisticamente, alla terza generazione la grande maggioranza delle imprese familiari va in crisi. Alla terza generazione, invece, Cartier aveva aperto boutique a Parigi, New York e Londra e fornivano gioielli alle famiglie regnanti, per esempio al re britannico Edoardo VII. E, anni dopo, hanno scelto Cartier personaggi come Jackie Kennedy, Marilyn Monroe e Maria Callas, Wally Simpson, per citarne qualcuno. Il libro, oltre alla storia della famiglia, racconta anche l’evoluzione del gusto, dall’Art Nouveau all’Art Déco. Fino alla vendita del marchio, giunto alla quarta generazione famigliare, a 115 anni dalla fondazione.