Come riconoscere i gioielli del periodo vittoriano (magari ne avete uno nel cassetto): possono avere un valore molto alto ♦
I gioielli di metà Ottocento, se di provenienza anglosassone, sono definiti di epoca vittoriana. Magari li avete in casa e non lo sapete. Meglio conoscerli, dunque. L’epoca vittoriana della storia britannica, cioè il regno della regina Vittoria, parte il 20 giugno 1837 e prosegue fino alla morte della sovrana, il 22 gennaio 1901. È stato un lungo periodo di pace, di miglioramento delle condizioni economiche e di sviluppo per la gioielleria. Dal punti di vista dei monili, il periodo vittoriano è diviso in due parti. La prima inizia subito dopo il Periodo Tardo georgiano e arriva fino alla guerra civile americana, cioè tra il 1837 e il 1860. La seconda parte arriva fino all’inizio del nuovo secolo, il Novecento.
Il primo periodo è stato caratterizzato dall’era romantica, in cui era centrale il legame con la natura e il sentimento umano. Il romanticismo, oltre che nella musica, nell’arte e nella letteratura, coinvolge anche la gioielleria. Per esempio, nelle miniature, che anche la regina Vittoria amava molto. Oppure i medaglioni, che magari contenevano una ciocca di capelli (la regina Vittoria ne aveva uno con quelli del principe Alberto). L’oreficeria, inoltre, in quel periodo ha scoperto la galvanotecnica, che ha permesso di placcare i gioielli in oro. In questo modo anche chi non poteva permettersi un gioiello in oro massiccio aveva la possibilità di comprarne uno placcato.
I gioielli di questo periodo, comunque, erano realizzati a mano. I motivi stilistici di questo periodo erano spesso ispirati alla natura: fiori, foglie, edera, ma anche serpenti, erano utilizzati spesso come simboli di un concetto più profondo. Per esempio, l’edera simboleggia il matrimonio e l’amicizia. I serpenti, invece, indicano saggezza. Un altro motivo ricorrente era quello delle mani giunte: significano amicizia e amore eterno. Le perle, invece, volevano alludere alle lacrime. E i verdi smeraldi simboleggiavano la speranza.
La forma dei gioielli. I gioiellieri fabbricavano pezzi che dovevano, ieri come oggi, adattarsi alla moda. Le scollature erano bandite: poche e corte, quindi, le collane. Spesso erano abbinate a un medaglione, a volte con incise scritte o poesie. Il cameo, specie in Italia, era un tipo di monile molto apprezzato. Molto più in voga le grandi spille, indossate sui vestiti, al centro del collo. A metà del secolo le acconciature con i lunghi riccioli hanno lasciato il posto a pettinature con la scriminatura centrale. Uno stile che lasciava scoperte le orecchie e hanno indotto a una rivalutazione degni orecchini, di solito pendenti. Bracciali e braccialetti erano molto grandi, spesso con fermagli a battente e realizzati in oro laminato.
Oro e pietre. Diamanti, smeraldi e rubini erano apprezzati, ma il taglio spesso molto più rozzo: non esistevano macchinari con la precisione di quelli odierni. Anche la qualità delle gemme era mediamente molto più bassa. Per i diamanti era popolare il taglio «old miners», utilizzato per i gioielli di epoca georgiana, vittoriana ed edoardiana. Era design popolare nell’Ottocento, rimpiazzato nel Novecento dal taglio a brillante. Erano molto utilizzati anche corallo, perle, granati, topazi rosa e turchese. Erano molto di moda i cosiddetti anelli acrostici, con molte pietre diverse, le cui iniziali formavano la parola inglese dearest (carissima): diamante, smeraldo (emerald), ametista, rubino, smeraldo, zaffiro, topazio. L’oro difficilmente era rosa e quello giallo aveva solitamente un elevato numero di carati. Cosimo Muzzano