Storia di una roccia, i lapislazzuli, che si è trasformata in una pietra utilizzata anche nell’alta gioielleria. Ma anche in opere d’arte, oggetti, elementi di architettura. Ecco tutto quello che dovete sapere sui lapislazzuli, la pietra blu dalla storia più antica.
Il nome. La parola lapislazzuli, a volte abbreviata come lapis, ha origini antiche. Lapis è la parola latina che significa pietra, mentre lazuli è deriva dal latino medievale lazulum, che a sua volta ha origini arabe e persiane, e significa cielo. Quindi, letteralmente lapislazzuli è una pietra color cielo. Nell’antichità la pietra era estratta in una remota regione dell’Afghanistan, ma anche in Persia. Fino al Medioevo i lapislazzuli erano spesso chiamati zaffiro, ma in realtà non si trattava del vero zaffiro blu, varietà di corindone.
Il colore. Il lapislazzulo è una roccia composta da lazurite, haüyne (descritta per la prima volta nel 1807 da campioni scoperti nelle lave vesuviane del Monte Somma, in Italia), sodalite e nosean, gruppo di minerali della sodalite. I colori vanno da un blu medio, grigiastro a intenso, blu reale, a indaco profondo, con quantità variabili di oro bianco e ottone da inclusioni di calcite e pirite. Le venature dorate di pirite color oro sono apprezzate da molti, ma non da tutti.
Quanto valgono i lapislazzuli? Dipende: il valore è legato molto alla colorazione della pietra. La sfumatura più apprezzata è un blu profondo, quasi viola. Le venature bianche di calcite abbassano il valore, mentre le pietre con inclusioni dorate di pirite sono le più ricercate in gioielleria. Il secondo elemento di valutazione riguarda il taglio della pietra, che deve essere regolare, e la lucidità, oltre allo stato di conservazione.
L’utilizzo. I lapislazzuli sono utilizzati in gioielleria, ma da secoli il loro colore ha suggerito molti differenti impieghi. Manufatti di lapislazzuli del 7570 a.C. sono stati trovati nella valle dell’Indo, in India. I lapislazzuli sono stati usati anche per la maschera funeraria di Tutankhamon (1341-1323 a.C.), mentre dal Medioevo in poi le pietre hanno iniziato a essere utilizzate dai pittori, ridotte in polvere, come pigmenti blu da tutti i grandi artisti, da Michelangelo, che ha utilizzato i lapislazzuli per dipingere la Cappella Sistina, a Vermeer. Ma i lapis sono stati utilizzati anche in diverse architetture: per esempio, due delle colonne nella cattedrale di Sant’Isacco, a San Pietroburgo, sono costruite con lapislazzuli.
Dove si trova. I lapislazzuli sono estratti ancora nel nord-est dell’Afghanistan, ma ora si trovano anche nelle miniere a ovest del lago Baikal, in Russia, nelle montagne delle Ande in Cile, e in piccole quantità in Pakistan, Italia, Mongolia, Stati Uniti e Canada.
Le imitazioni. Ci sono anche imitazioni di lapislazzuli: la pietra, infatti, è stata sintetizzata commercialmente e simulata dal processo introdotto da Pierre Gilson in Francia e da Carroll Chatham negli Stati Uniti. A volte il lapislazzulo è sostituito da spinello, diaspro tinto o howlite, una pietra può essere facilmente tinta per imitare altri minerali, compresi i lapislazzuli.
Come scoprire le pietre vere o false. Come scoprire se il vostro gioiello ha un vero lapislazzulo? Ci sono due metodi, che però sconsigliamo. Il primo consiste nel versare una piccola goccia di acido cloridrico (venduto di solito come acido muriatico) sulla pietra. Il vero lapis rilascia un gas (H2S), che ha il caratteristico odore dell’uovo marcio. Un altro sistema consiste nello strofinare i lapislazzuli su un foglio ruvido: la vera pietra deve lasciare una striscia azzurra. Naturalmente c’è il rischio di rovinare il gioiello…
Come pulire il lapislazzulo. È una pietra non troppo dura (5-6 sulla scala di Mohr, che indica 10 per il diamante). Per questo motivo bisogna evitare di urtare i lapislazzuli su superfici dure e non riporli assieme ad altri gioielli che possono facilmente graffiare la pietra. Il lapislazzulo, con il tempo, tende ad appannarsi: in questo caso va portato da un gioielliere che eseguirà una nuova lucidatura. Per pulire i gioielli con lapislazzuli si può ricorrere al sempre valid metodo di acqua, una goccia di sapone neutro e uno spazzolino da denti con setole morbide. Il gioiello va poi asciugato con un panno morbido, per evitare graffi. Meglio evitare, invece, vapore, ultrasuoni e solventi chimici.