De Beers

Diamanti sempre più artificiali per De Beers

Se il colosso dei diamanti, quello che ha coniato il claim “un diamante è per sempre” sceglie di fare concorrenza a sé stesso, c’è qualcosa di strano. De Beers cinque anni fa aveva lanciato a sorpresa il brand di diamanti sintetici Lightbox. Adesso l’azienda, che è controllata dal gruppo minerario Anglo American, rilancia. In sostanza, il brand più famoso per i suoi diamanti, visto che estrae dalla terra quasi il 30% della produzione globale, spingerà sui diamanti creati in laboratorio, che costano meno.

Punto luce di Lightbox
Punto luce con diamante di laboratorio Lightbox

Alla base della scelta c’è il prezzo in calo dei diamanti naturali. Anche se molti credono che le gemme più desiderate dalle donne siano un investimento sicuro, che nel tempo acquista sempre più valore, il prezzo dei diamanti è sceso di circa il 20% dai massimi di febbraio 2022. Nel frattempo, India e Cina producono un sempre maggior numero di diamanti sintetici, creati in laboratorio, a prezzi sempre più bassi. Una concorrenza spietata. Per chi non lo sapesse, i diamanti prodotti in laboratorio sono chimicamente indistinguibili da quelli naturali, anche se un’accurata analisi può determinare l’origine artificiale delle gemme. A occhio nudo, però, nessuno è in grado di percepire la differenza.

La nuova miniera: l'impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali
Impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali Lightbox (De Beers)

Proprio per questo la quota totale di diamanti sintetici in pochi anni è passata da circa il 2% a quasi il 10% del totale secondo alcuni esperti. E, allo stesso tempo, il loro prezzo è sceso del 60%. Ma non è tutto, perché secondo alcune stime, forse ottimistiche, se si guarda al settore del gioielli (cioè a quei diamanti che non sono utilizzati per l’industria) le vendite di anello, orecchini o collane con gemme artificiali sarebbe vicina al 50%. Probabilmente la percentuale si riferisce al segmento di gioielli con diamanti nello specifico mercato americano e non alla totalità. Ma anche se è difficile capire quanto queste stime corrispondano alla realtà, tutti concordano che le vendite di gioielli con diamanti di laboratorio è in forte aumento. E le mosse di De Beers sembrano solo un prendere atto della realtà. Anche sul fronte industriale le cose non vanno meglio: il Global Rough Diamond Price Index, relativo alle pietre grezze, è in ribasso del 18% rispetto al massimo storico che aveva toccato a febbraio 2022.

Al Cook, Ceo De Beers
Al Cook, Ceo De Beers

De Beers ha quindi creato una linea di prodotti premium, Finest, con diamanti di laboratorio certificati allo stesso modo di quelli naturali. In effetti, anche i diamanti artificiali possono essere di differente qualità. La certificazione si basa sugli stessi criteri utilizzati per i diamanti naturali, con le classiche 4C. Un ulteriore passo di De Beers è la promozione con azioni di marketing di anelli di fidanzamento con diamante solitario creato in laboratorio, per ora negli Usa. Quasi una bestemmia per chi ama i diamanti naturali, creati nel profondo della terra milioni di anni fa. E dire che De Beers al debutto del brand Lightbox aveva sottolineato le differenze incolmabili tra diamanti naturali e artificiali.

Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio
Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio di De Beers

I diamanti di laboratorio sono sostenibili?

Sono meglio i diamanti naturali o quelli creati in laboratorio? Quali diamanti sono più sostenibili? E quali hanno un valore maggiore nel tempo? Domande che, presumibilmente, continueranno a essere di attualità anche nei prossimi anni. Perché soprattutto in Cina e in India si sono moltiplicate le fabbriche di diamanti creati con sofisticate macchine e a prezzi sempre più bassi. Inoltre, chi produce e vende diamanti sintetici, o di laboratorio, può sostenere che queste gemme siano del tutto identiche a quelle naturali, almeno sotto l’aspetto della composizione chimica. Dunque, chi ha ragione?

Lesotho Legend, grande diamante grezzo di 910 carati
Lesotho Legend, grande diamante naturale grezzo di 910 carati

I produttori di diamanti naturali sono preoccupati di fronte al diffondersi di gioielli realizzati con pietre create in laboratorio. Per questo il Natural Diamond Council, associazione che riunisce aziende come De Beers Group, Dominion Diamonds, Lucara Diamond, Petra Diamonds, RZM Murowa e Rio Tinto, ha deciso di spiegare le proprie ragioni. E di sfatare alcuni miti che accompagnano i diamanti di laboratorio. Sono risposte, dal punto di vista delle aziende minerarie, che contestano soprattutto l’idea che i diamanti sintetici siano green, amici dell’ambiente. Anche se non si può ignorare che proprio De Beers da qualche anno vende diamanti sintetici attraverso il marchio Lightbox Jewelry…
Vediamo quali sono gli argomenti del Natural Diamond Council.

Un diamante grezzo emerge dal reattore al plasma CVD
Un diamante sintetico grezzo emerge dal reattore al plasma CVD

I diamanti prodotti in laboratorio sono uguali a quelli naturali?
In realtà, spiega il Natural Diamond Council, i diamanti creati in laboratorio si possono distinguere dai diamanti naturali tramite l’utilizzo di strumenti di verifica professionali. I diamanti lab grown sono prodotti su larga scala in poche settimane, mentre quelli naturali hanno miliardi di anni, e presentano caratteristiche e modelli specifici legati al loro sistema di crescita (sono due i metodi per creare diamanti sintetici).

Anello in oro giallo e diamanti di laboratorio
Anello in oro giallo e diamanti di laboratorio di Grown Brilliance

I diamanti prodotti in laboratorio sono sostenibili?

Secondo il Natural Diamond Council, i diamanti prodotti in laboratorio replicano il processo naturale di creazione di diamanti, che richiede una considerevole quantità di energia elettrica, principalmente dalla rete nazionale. Oltre il 60% dei diamanti creati in laboratorio è prodotto in Cina e India, dove rispettivamente il 63% e il 74% delle reti elettriche è alimentata a carbone. Inoltre, la produzione di diamanti in laboratorio può richiedere temperature altissime che si avvicinano al 20% della temperatura della superficiale solare.

Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio
Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio di De Beers

I diamanti naturali significa sono una risorsa naturale limitata?
La formazione avviene nell’arco di milioni, talvolta miliardi di anni, e si verifica in zone limitate del manto terrestre, a temperature e pressioni estreme. Il recupero globale dei diamanti naturali ha raggiunto l’apice nel 2005, per poi decrescere del 30% nel corso degli ultimi 16 anni.

Anello trilogy in oro bianco con diamanti cresciuti in laboratorio
Anello trilogy in oro bianco con diamanti cresciuti in laboratorio

I diamanti creati in laboratorio si sono deprezzati negli ultimi anni?


Dal 2016 al 2023, il prezzo medio di un diamante creato in laboratorio da 1,5 carati è diminuito di oltre il 74%, insiste ancora il il Natural Diamond Council. Al contrario, anche se i prezzi dei diamanti naturali hanno subito fluttuazioni negli ultimi 35 anni, in media questi sono aumentati del 3% all’anno.

Diamante blu di laboratorio
Diamante blu di laboratorio

Estrarre diamanti naturali è eticamente sostenibile?


Grazie al Kimberley Process, voluto dalle Nazioni Unite e dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization), il commercio di diamanti grezzi, aggiungono i produttori di diamanti, è regolamentato per garantire che sia privo di conflitti. Il Responsible Jewellery Council (RJC) assicura un approvvigionamento responsabile attraverso certificazioni verificate da terzi. E marchi, rivenditori e gioiellieri, stanno implementando sempre più protocolli e politiche di approvvigionamento etico per garantire la trasparenza nelle loro catene di approvvigionamento.

Un impianto di produzione di diamanti sintetici
Un impianto di produzione di diamanti sintetici

L’estrazione di diamanti naturali nuoce all’ambiente?
Secondo il Natural Diamond Council i diamanti naturali contribuiscono a proteggere la biodiversità su un’area delle dimensioni delle città di New York, Chicago, Washington D.C. e Las Vegas messe assieme. De Beers Group, per esempio, lavora con Kelp Blue allo studio del potenziale delle alghe per immagazzinare carbonio, migliorando al contempo la salute marina. Diamond Route è una rete creata da De Beers Group per proteggere gli habitat naturali minacciati in Sudafrica e Botswana.

Miniera della Culinam
Miniera della Cullinan

I diamanti naturali sono nocivi per i Paesi in cui sono estratti?
Il settore dei diamanti naturali, dicono i produttori, supporta il sostentamento di 10 milioni di persone in tutto il mondo. Fino all’80% del valore del diamante grezzo resta nelle comunità locali sotto forma di acquisti locali, benefit occupazionali, programmi sociali, investimenti nelle infrastrutture, tasse, diritti e dividendi pagati dal settore ai rispettivi governi. Per i membri dell’NDC, l’85% di tutti gli approvvigionamenti è locale. E in Canada, l’industria dei diamanti naturali contribuisce al 24% del Pil totale nei territori nordoccidentali, dove 17 miliardi di dollari sono andati a imprese (NWT) e 7,5 miliardi di dollari a imprese di proprietà indigene (NWT).

La nuova miniera: l'impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali
La nuova miniera: l’impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali Lightbox (De Beers)

Le metamorfosi di alta gioielleria di De Beers




Alta gioielleria che si trasforma e diventa il soggetto di una metamorfosi. Accade con la nuova collezione Metamorphosis di De Beers che si ispira alla trasformazione di qualcosa, o qualcuno, in un altro di natura diversa, come accade nei racconti mitologici o fantasy. Ma, in questo caso, el metamorfosi sono quelle che fanno parte della natura, perlomeno nelle intenzioni del brand specializzato e quasi sinonimo di diamanti. In ogni caso, i gioielli sono legati idealmente a avvenimenti naturali, come le quattro stagioni. I gioielli, proprio per questo, sono stati progettati e realizzati con colori caldi, come l’oro rosa o giallo, diamanti brown e gialli.

Anello con diamanti bianchi, gialli e brown
Anello con diamanti bianchi, gialli e brown

Risulta molto elaborata, inoltre, la lavorazione orafa, con raffinate incastonatura di pietre preziose. Gli appassionati di tecnica orafa possono ammirare l’utilizzo di un fil couteau (cioè di una incastonatura a coltello), un serti neige (cioè una sorta di pavé a neve, più irregolare) e l’uso di perlage (cioè di perline in oro). Si distingue tra gli altri, per estro creativo, un orecchino in stile ear cuff con quattro frange finemente lavorate che pendono da diamanti di diversa dimensione. Al termine di ogni frangia c’è una goccia in titanio colorato. Questi elementi possono anche essere rimossi e indossati a parte, come ciondoli di un braccialetto.
Bracciale della collezione Metamorphosis
Bracciale della collezione Metamorphosis

Trasformabile anche la collana con una clip staccabile e diamante giallo a forma di pera: si può indossare singolarmente come una spilla. Questi, però, sono solo i primi gioielli della collezione, una linea chiamata Prelude. Altri pezzi arriveranno per l’estate.

Orecchini a cerchio in oro rosa, bianco e diamanti
Orecchini a cerchio in oro rosa, bianco e diamanti

Collana con una clip staccabile e diamante a forma di pera: può essere indossata come una spilla
Collana con una clip staccabile e diamante a forma di pera: può essere indossata come una spilla

Ear cuff in oro, diamanti, titanio
Ear cuff in oro, diamanti, titanio







La sfida dei diamanti blu





Sfide a colori per gli appassionati di diamanti (e gli investitori). Dopo i diamanti rosa da record, si preannuncia una nuova asta centrata però su una diversa sfumatura, il blu. Questa volta è Sotheby’s a presentare un gruppo di otto diamanti fancy blue, che sono stati valutati complessivamente oltre 70 milioni di dollari. I diamanti saranno i protagonisti di diverse aste di Magnificent Jewels, quest’inverno e la prossima primavera. Il nome conferito a queste gemme, The De Beers Exceptional Blue Collection, ne indica la provenienza: l’azienda specializzata nelle pietre “amiche delle donne”.

Benoit Repellin, responsabile dell'asta Magnificent Jewels di Sotheby's a Ginevra
Benoit Repellin, responsabile dell’asta Magnificent Jewels di Sotheby’s a Ginevra

Gli otto diamanti hanno diverse forme e pesi: ne fanno parte un diamante taglio brillante ovale da 1,22 carati, uno taglio a gradino da 11,29 carati, per un peso totale di 32,09 carati tra loro. Tre diamanti saranno offerti quest’anno: un fancy blue da 5,53 carati all’asta in programma a Ginevra il 9 novembre, un diamante da 3,24 carati e uno da 2,08 carati a New York il 7 dicembre. De Beers e Diacore hanno pagato un totale di 40,36 milioni di dollari per cinque diamanti blu grezzi della miniera di Cullinan del peso di 85,62 carati a novembre 2020. In quasi due anni, Diacore ha tagliato e lucidato le cinque pietre grezze per creare gli otto diamanti blu della collezione che Sotheby’s presenta ora.
La valutazione dei diamanti di questo tipo è abbastanza difficile. Basti pensare che quello da 11,29 ha una stima compresa tra 28 e 50 milioni di dollari.

La miniera di diamanti Cullinan
La miniera di diamanti Cullinan

The De Beers Exceptional Blue Collection
The De Beers Exceptional Blue Collection







Anello Tiffany, mystery setting e trilogy




Le tre tecniche della gioielleria che dovete assolutamente sapere se non volete fare brutte figure. La prima è… ♦

Ci sono gioielli che hanno segnato un’epoca. Che sono stati copiati, imitati, e resi famosi da personaggi famosi. Insomma, pietre miliari della storia della gioielleria che bisogna assolutamente conoscere. Sono quei gioielli che sono stati realizzati con una tecnica o una forma che si deve conoscere, se non volete fare figuracce. Tra le tante tappe della gioielleria ne abbiamo selezionate tre.

1 La montatura Tiffany

Inventata nel 1866 da Charles Tiffany e dalla sua squadra di gemmologi, divenne ben presto uno standard industriale per gli anelli di fidanzamento: sei punte di platino (griffe) che come artigli spuntano dalla base dell’anello e lo sostengono in maniera quasi invisibile in modo da riflettere il massimo della luce. L’alternativa tradizionale, che è ancora utilizzata, è l’anello con quattro griffe. Le sei griffe, però, possono essere più piccole e sottili, in modo da far risaltare la pietra e bloccarla in modo più accurato. Semplice, ma geniale.

Disegno montatura Tiffany anello con diamante
Disegno montatura Tiffany anello con diamante
Anello con solitario montato a griffe Tiffany
Anello con solitario montato a griffe Tiffany

2 La montatura invisibile (mystery setting)

Brevettata da Van Cleef & Arperls nel 1933, consiste nel tagliare dei piccoli solchi paralleli lungo le cinture delle pietre verso il basso e porle una a una, su una rete di oro o platino. In pratica, è la gemma stessa a essere inserita in questa struttura e a tenere ferma la pietra vicina, con un gioco a incastro che può valere anche 300 ore di lavoro per una spilla. Il sistema è utilizzato principalmente per rubini e zaffiri, mentre lo smeraldo con le sue inclusioni rende alquanto rischiosa questa operazione perché potrebbe disintegrarsi se tagliato male. Solo nel 1990 è stato sviluppato questo setting anche per i diamanti. Ma le tecniche avanzate di oggi con la modellazione software rendono economicamente proibitiva questa lavorazione, non solo per il costo della mano d’opera, ma anche per l’eccessivo materiale di scarto. Nonostante questo, lo stile mystery setting è utilizzato ancora da maestri della gioielleria, come Jar.

Bracciale con rubini e diamanti con tecnica mystery setting di Van Cleef & Arpels
Bracciale con rubini e diamanti con tecnica mystery setting di Van Cleef & Arpels
Mistery
Spilla Van Cleef & Arpels, zaffiri Mistery setting e pavé di diamanti rotondi

3 L’anello Trilogy

In questo caso non si tratta di un brevetto o una di tecnica speciale, ma di una delle campagne di marketing più riuscite del settore: i tre diamanti montati a griffe o incastonati su una fede non erano certo una novità, ma nel 1990 De Beers li ha proposti con campagna pubblicitaria ideata dall’agenzia americana J.W. Thompson. Lo slogan era: «presente, passato, futuro», declinato in circa 2000 filmati pubblicitari ed è rimasto nella mente dei consumatori, tanto da spingere tutti i gioiellieri del segmento sposa a tenere nel proprio catalogo un modello simile.

Anello trilogy di De Beers
Anello trilogy di De Beers

Anello trilogy in oro bianco e diamanti
Anello trilogy in oro bianco e diamanti di Damiani







Diamanti con taglio princess




I diamanti con il taglio princess, scelto anche da Emily Ratajkowski, sembra avere molti fan. Ecco perché ♦

Come sentirsi principesse? È facile, basta scegliere un anello con un diamante taglio princess, apprezzato anche da Emily-Ratajkowski. Gli anelli di fidanzamento con diamanti taglio princess, cioè squadrato (quadrato o rettangolare), hanno una storia recente. Questo tipo di taglio è stato introdotto solo nel 1960, ma codificato nel 1981 da Betzalel Ambar e Israel Itskowitz. In compenso è diventato subito popolare. Il motivo è semplice: rende molto. Un diamante taglio princess dovrebbe avere in media da 58 a 76 sfaccettature ma, quello che più importa, sembra più grande rispetto al classico taglio brillante (cioè rotondo). Anche la forma a piramide capovolta con i lati smussati ha una ottima resa sotto il profilo della riflessione della luce. Il rapporto considerato giusto tra i lati per una forma quadrata è compreso tra 1 e 1,05, mentre per la forma rettangolare è di 1 a 1,10-1,20.

Emily Ratajkowski con l'anello di fidanzamento: ha due diamanti taglio princess da 2 carati e un diamante a forma di pera a 3 carati su una fascia d'oro
Emily Ratajkowski con l’anello di fidanzamento: ha due diamanti taglio princess da 2 carati e un diamante a forma di pera a 3 carati su una fascia d’oro

Un altro vantaggio è che di solito le pietre tagliate in questo modo hanno anche un costo minore in proporzione, perché si spreca meno materiale dalla pietra grezza. In particolare, la forma princess mantiene circa l’80% del diamante grezzo, mentre il brillante rotondo ne conserva solo circa il 50%. Se poi attorno al diamante taglio princess se ne aggiungono altri piccoli, l’effetto è assicurato. Non a caso molte Maison propongono anelli da fidanzamento con diamanti tagliati in questo modo.

Anello in oro e platino con diamante
Anello in oro e platino con diamante taglio princess

Consigli per l’acquisto

Gli esperti consigliano di scegliere almeno un diamante con chiarezza VS2, colore H e, ovviamente, una pietra tagliata bene. Come si fa? Provate a tracciare una linea immaginaria che attraversa la pietra per la lunghezza, e osservate se le faccette sulla metà destra e sinistra hanno la stessa forma e dimensione. Poi, fate la stessa operazione in senso orizzontale e verificate se le facce opposte hanno la stessa dimensione. Osservate anche la parte inferiore e verificate che non ci siano incrinature nella pietra. E, naturalmente, indossate l’anello.

Anello di Cartier, collezione 1895. Prezzo: da 3500 euro
Anello di Cartier, collezione 1895. Prezzo: da 3500 euro
Anello di Vuitton in oro rosa con piccolo diamante taglio princess. Prezzo: 1150 euro
Anello di Vuitton in oro rosa con piccolo diamante taglio princess. Prezzo: 1150 euro
Anello Tiffany con diamante taglio princess. A partire da 10.800 euro
Anello Tiffany con diamante taglio princess. A partire da 10.800 euro
Anello di De Beers. Prezzo: 4350 dollari
Anello di De Beers. Prezzo: 4350 dollari
La proporzione dei diamanti taglio princess di diverse carature
La proporzione dei diamanti taglio princess di diverse carature

I diversi tagli dei diamanti
I diversi tagli dei diamanti







Moi & Toi, storia di un anello mitico

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Moi et Toi, un tipo di anello che è intramontabile. Come l’amore. Ecco alcuni dei più affascinanti anelli Moi et Toi e la storia di questo gioiello ♦

Due diamanti sono meglio di uno, sopratutto se sono montati su un anello. Chi potrebbe affermare il contrario? E non per copiare una famosa pubblicità di De Beers, ma perché l’anello in stile Toi et Moi, che esiste da secoli, con due pietre alle estremità che si sfiorano, l’una opposta all’altra, è il simbolo dell’unione. Napoleone face incidere nel 1796 sul gambo dell’anello di fidanzamento per la futura moglie Josephine, «Tu e io, per sempre». Da qui il nome, e la crescente popolarità di questo tipo di montatura, che raggiunse il suo apice tra il 19° e il 20° secolo.

Anello donato da Napoleone a Josephine
Anello donato da Napoleone a Josephine

Forse perché ricalcava la moda romantica delle courting chair o divanetto tete-a-tete con due sedute posizionate a S, in modo tale da potersi parlare guardandosi in faccia. In realtà, non è mai passato di moda: John Kennedy regalò a Jacqueline per il fidanzamento un anello toi e mio di Van Cleef & Arpels, con uno smeraldo e un diamante incolore taglio princess. E anche la regina Margret di Danimarca ne ricevette uno con due diamanti incolori da sei carati taglio quadrato, realizzato sempre da Van Cleef & Arpels, nel 1967.

Anello Moi et Toi di Margaret di Danimarca
Anello Moi et Toi di Margaret di Danimarca

Il marchio di gioielleria continua a proporre questo stile nella collezione Snowflake a forma di fiore. Ed è questo particolare che distingue i pezzi contemporanei: non ci si limita a opporre pietre dalle proporzioni simili magari con colori a contrasto, ma sono gli elementi decorativi a fronteggiarsi. Certo, quando si tratta di pietre eccezionali la simmetria è fondamentale per esaltarne la bellezza. Per esempio, in alcuni esemplari di Bulgari, che ogni tanto spuntano nelle aste di gioielli o in quelli in vendita da Graff, Harry Winston, Alexander Reza, Messika o Picchiotti. Ecco una selezione dei più belli e preziosi  che si trovano nelle salette per i clienti importanti  dei gioiellieri.  

Anello Toi & Moi in oro bianco e smalto nero con zaffiro rosa, smeraldo colombiano, diamanti
Nikos Koulis, anello Toi & Moi in oro bianco e smalto nero con zaffiro rosa, smeraldo colombiano, diamanti
Lavorazione di un anello Toi & Moi by Messika
Lavorazione di un anello Toi & Moi by Messika
Anello Toi et Moi in diamanti bianchi e fancy yellow
Picchiotti, anello Toi et Moi in diamanti bianchi e fancy yellow
Anello toi et moi in oro, 1939
Verdura, anello toi et moi in oro, 1939
Anello Toi et Moi di Bulgari, con diamante e smeraldo
Anello Toi et Moi di Bulgari, con diamante e smeraldo
Collezione Timeless Wonderss. Anello Toi e Moi, in oro bianco, diamanti, tormaline Paraiba e rubellite del Mozambico
Vania Leles, aollezione Timeless Wonderss. Anello Toi e Moi, in oro bianco, diamanti, tormaline Paraiba e rubellite del Mozambico
Messika
Messika, anello Toi et Moi Poires con due diamanti a goccia da 7 carati uno incolore e l’altro rosa
Graff Diamonds, anello con diamante Fancy Brown Orange Internally Flawless da 5,01 carati e un diamante Fancy Vivid Orange Yellow da 5,05 carati entrambi a forma di pera, con pavé di diamanti incolore sul gambo
Graff Diamonds, anello con diamante Fancy Brown Orange Internally Flawless da 5,01 carati e un diamante Fancy Vivid Orange Yellow da 5,05 carati entrambi a forma di pera, con pavé di diamanti incolore sul gambo
De Beers, collezione Aria anello Toi et Moi con due diamanti taglio brillante e strati spirale di pavé su oro bianco
De Beers, collezione Aria anello Toi et Moi con due diamanti taglio brillante e strati spirale di pavé su oro bianco
Giampiero Bodino, anello colllezione I tesori del mare in oro rosa, corallo e perle nere Tahiti coltivate
Giampiero Bodino, anello colllezione I tesori del mare in oro rosa, corallo e perle nere Tahiti coltivate
Boucheron, anello Toi et Moi collezione Serpent Bohème in oro bianco e 16 diamanti taglio rotondo. Prezzo: 7.600 euro
Boucheron, anello Toi et Moi collezione Serpent Bohème in oro bianco e 16 diamanti taglio rotondo. Prezzo: 7.600 euro
Taffin
Taffin, James de Givanchy per Sotheby’s Diamonds anello in oro rosa e bianco con due diamanti taglio goccia e diamanti taglio rotondo rosa e incolore
PasqualeBruni1
Pasquale Bruni, collezione Bon Ton anello Toi et Moi in oro rosa, calcedonio in due tonalità e diamanti taglio brillante
Chopard, anello Toi et Moi edizione limitata in oro bianco con due diamanti taglio cuore di da 3,03 e 3,01 carati circondati da pavé di diamanti
Chopard, anello Toi et Moi edizione limitata in oro bianco con due diamanti taglio cuore di da 3,03 e 3,01 carati circondati da pavé di diamanti
Picchiotti1
Picchiotti, anello collezione La Marquise con due diamanti incolore taglio marchesa circondati da rubini taglio baguette
Alexandre Reza, anello con due diamanti taglio pera, uno incolore da 5,42 carati e l’altro Fancy Vivid azzurro da 5, 02 carati venduto in un’asta di Christie’s
Alexandre Reza, anello con due diamanti taglio pera, uno incolore da 5,42 carati e l’altro Fancy Vivid azzurro da 5, 02 carati venduto in un’asta di Christie’s






Nuove alchimie di luce di De Beers

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De Beers da anni è entrata nel mercato dei diamanti sintetici con il marchio Lightbox. Ma The Alchemist of Light è, invece, il nome della collezione di alta gioielleria che utilizza, ovviamente, diamanti naturali. La luce, si sa, può provocare effetti diversi. Un assaggio della collezione era arrivato a gennaio. Sei mesi dopo la grande azienda che è sinonimo della pietra più amata dalle donne (una pubblicità De Beers ha introdotto il famoso «un diamante è per sempre») aggiunge un nuovo set di gioielli. In totale sono 45 pezzi di alta gioielleria realizzati con diamanti di diverso taglio.

Anello della linea Frozen Capture con diamante di 8,24 carati al centro, incastonato in cristallo di rocca
Anello della linea Frozen Capture con diamante di 8,24 carati al centro, incastonato in cristallo di rocca

Durante la settimana di haut couture a Parigi De Beers ha mostrato cinque nuovi set: Dusk Reflection, Ascending Shadows, Midnight Aura, Optical Wonder e Frozen Capture. I diamanti utilizzati non sono solo bianchi o, più correttamente, incolori, ma anche fancy. Sono pezzi unici, particolarmente ricchi ed elaborati, con design moderno e utilizzo di titanio colorato in sfumature rosa e blu.

Collana Ascending Shadows in oro bianco, diamanti, titanio e alluminio
Collana Ascending Shadows in oro bianco, diamanti, titanio e alluminio

Come sembra oramai un trend affermato, anche la collezione The Alchemist of Light presenta pezzi trasformabili, come il set Dusk Reflection, che presenta elementi staccabili: il choker si trasforma in due polsini, con una soluzione di tecnica orafa non semplice. Da notare, inoltre, che in alcuni casi i diamanti sono accostati a pietre «meno nobili», come per Midnight Aura, dove le gemme trasparenti sono poste all’interno di perle crisoprasio verde. Oppure il set Frozen Capture, dove i diamanti convivono assieme a cristallo di rocca.

Collana Ascending Shadows in oro bianco, diamanti, titanio e alluminio
Collana Ascending Shadows in oro bianco, diamanti, titanio e alluminio
Anello Ascending Shadows in oro bianco, diamanti centrali fancy, titanio e alluminio
Anello Ascending Shadows in oro bianco, diamanti centrali fancy, titanio e alluminio
Orecchini Ascending Shadows in oro bianco, diamanti, titanio e alluminio
Orecchini Ascending Shadows in oro bianco, diamanti, titanio e alluminio
Anello Ascending Shadows in oro bianco, diamante centrale brown di 12,4 carati, titanio e alluminio
Anello Ascending Shadows in oro bianco, diamante centrale brown di 12,4 carati, titanio e alluminio
Anello Midnight Aura in oro bianco, crisoprasio, diamante centrale taglio princess
Anello Midnight Aura in oro bianco, crisoprasio, diamante centrale taglio princess
Collana Midnight Aura in oro bianco, crisoprasio, diamante a pera di oltre 20 carati
Collana Midnight Aura in oro bianco, crisoprasio, diamante a pera di oltre 20 carati
Choker Dusk Reflection con diamante rosa pendente
Choker Dusk Reflection con diamante rosa pendente






Sempre più gioielli con avventurina




Si chiama avventurina, ma non è in cerca di avventure: è una pietra sempre più utilizzata dai gioiellieri. Ecco quali sono le caratteristiche dell’avventurina ♦

Questa pietra che assomiglia alla giada, è un materiale emergente nella gioielleria. Spesso definita come «giada indiana», in realtà è una varietà di quarzo. I suoi riflessi verdi piacciono molto, ma qualche volta è confusa con con la malachite. Errore. Anche se alcune varietà di avventurina e malachite possono essere difficili da distinguere, è un minerale molto più duro. Anche se è generalmente verde, esistono anche varietà di avventurina gialle, color pesca, rosso, rosa e marrone. C’è anche una versione arancione, indicata come avventurina, ma si tratta in realtà dalla famiglia del feldspato e non del quarzo. Questa varietà è più comunemente indicato come sunstone. Nell’avventurina verde, il cromo contenuto nelle inclusioni, la fuchsite, produce un effetto brillante. C’è anche l’avventurina verde e opaca.

Collana in quarzo avventurina, giada e rubini
Seaman Schepps, collana in avventurina, giada e rubini

L’avventurina arriva a 7 sulla scala di Mohs, quella che misura la durezza delle pietre, mentre la malachite è nella scala classificata tra 3,5 e 4. Alcuni geologi considerano l’avventurina come una roccia, più che una pietra semi preziosa, a causa della presenza della fuchsite. E per i geologi qualsiasi sostanza che contenga più di un minerale non è una è pietra omogenea, ma è considerata una roccia. Nonostante questo, la maggior parte dei gemmologi e dei gioiellieri vede l’avventurina semplicemente come una varietà di quarzo da utilizzare per orecchini, anelli o collane. Ma da che cosa deriva il nome? Avventurina si riferisce a un tipo di vetro che è stato inventato nel 1700. Era un vetro opaco, accidentalmente riempito con macchie di rame, e a cui è stato dato il nome di avventurina, dalla definizione in lingua italiana «per ventura», cioè per caso. La pietra che assomigliava a questo particolare materiale ne ha preso il nome. Quanto vale l’avventurina? Dipende dalla sua qualità, per esempio dalla sua purezza: molte inclusioni possono diminuire il suo valore. In ogni caso costa molto meno della giada.

Orecchini in acciaio-brunito, perno in ottone pietra avventurina
Monica Trevisi, orecchini in acciaio-brunito, perno in ottone, avventurina
Orecchini della collezione Rainbow Shades in oro giallo 18Kt, zaffiri verdi e avventurina verde
Dml, orecchini della collezione Rainbow Shades in oro giallo 18Kt, zaffiri verdi e avventurina verde
Orecchini in quarzo citrino con madreperla e avventurina
Bigli, orecchini in quarzo citrino con madreperla e avventurina
Bracciale con avventurina rosa, perle su ottone dorato
Martina Mondadori, bracciale con avventurina rosa, perle su ottone dorato
De Beers, collezione Aria, anello con un diamante taglio brillante centrale circondato da diamanti taglio brillante e baguette e pavé di avventurina
De Beers, collezione Aria, anello con un diamante taglio brillante centrale circondato da diamanti taglio brillante e baguette e pavé di avventurina
Avventurina al naturale
Avventurina al naturale
Anello di Yves Saint-Laurent con avventurina
Anello di Yves Saint-Laurent in oro e avventurina
Anello con pietra avventurina
Anello con pietra avventurina
Orecchini in oro e avventurina
Orecchini in oro e avventurina
Orecchini in argento e avventurina
Orecchini in argento e avventurina
Collana con avventurina
Collana con avventurina






 

Le gioiellerie che chiudono in Russia




Il vero dramma è quello delle vite umane perse inutilmente, delle vite travolte, delle vite che non saranno più le stesse. Ma la guerra in Ucraina provoca anche un più piccolo, molto più piccolo, ma non per questo irrilevante, dramma legato ai posti di lavoro, in Occidente e in Russia, che saranno persi a causa di una stupida aggressività. Sia i russi sia gli occidentali fanno i conti con le sanzioni, inevitabili e annunciate per tempo, prima dell’invasione, che avranno un impatto sui conti delle aziende, per esempio quelle della gioielleria, oltre che sulle persone che ci lavorano. Il crollo del rublo e il blocco del servizio di carte di credito, infatti, ha indotto molte aziende della gioielleria a sospendere l’attività. Forse chiuderanno del tutto o riapriranno, se tutto finirà, ma chissà quando.

Boutique De Beers a Mosca
Boutique De Beers a Mosca

Al momento in cui scriviamo questo breve articolo, l’ultima insegna occidentale a chiudere la boutique a Mosca è stata Swarovski, mentre Tiffany è stata tra le prime ad abbassare la saracinesca, assieme a Vuitton. Altri lo hanno già fatto, altri seguiranno. L’elenco di Maison occidentali che hanno aperto una boutique a Mosca, San Pietroburgo o in altre città russe, è lungo. A Mosca, per esempio, hanno una boutique Chopard, Van Cleef & Arpels, Akillis, Piaget, De Beers, H. Stern, Stephen Webster, Carrera y Carrera, Mauboussin, Mont-Blanc, Dior, Chaumet, Pandora, Frey Wille, Cartier, Trollbeads, Vuitton, Thomas Sabo, Bulgari, Pomellato, Adamas, Damiani, Buccellati. Altre marche, come quelli Pasquale Bruni o Alcozer sono distribuiti in gioiellerie non di proprietà, oppure nei duty free degli aeroporti.

Boutique Damiani a Mosca
Boutique Damiani a Mosca

Secondo un’analisi che riguarda la gioielleria italiana condotta dall’Ice (l’organismo statale per l’export) in generale, il compratore russo è orientato verso la gioielleria di livello medio o medio-alto. Sempre secondo l’analisi, l’utilizzo quotidiano di anelli, orecchini, braccialetti e collane soprattutto nella capitale e nelle grandi città, è ormai visto come una forma di accessorio alla propria immagine, non necessariamente abbinato a indumenti di lusso o in occasione di eventi speciali. Gli articoli preferiti dalle donne russe sono anelli, catenine e orecchini; gli uomini preferiscono catenine e braccialetti, mentre spille e collier vengono acquistati da una minoranza della popolazione femminile, mentre i gioielli tipicamente maschili come gemelli e spille per cravatte sono poco richiesti. Negli ultimi anni, però, ha avuto successo più la gioielleria in argento che in oro, a causa del cambio rublo-euro sfavorevole. L’Italia (dati 2019) esporta verso la Russia gioielli per circa 77 milioni, la Francia circa 22 milioni, gli Stati Uniti 21 milioni e il Regno Unito 23 milioni. Chi esporta di più in Russia è però la Cina con oltre 88 milioni.

Boutique Tiffany a Mosca
Boutique Tiffany a Mosca

Boutique Cartier a Mosca
Boutique Cartier a Mosca







L’alchimia della luce di De Beers

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Come un riflesso di luce penetri in una pietra e si rifletta all’esterno con un bagliore, è quasi una magia. E una magia ha bisogno di un mago. Oppure di un alchimista. Nel caso dei diamanti l’alchimista più famoso è, forse, De Beers. L’azienda nata come specialista nell’estrazione di diamanti e poi anche Maison di gioielleria, ha presentato a Parigi la sua collezione di alta gioielleria che si chiama The Alchemist of Light. È destinata a durare a lung: si compone di 45 pezzi unici, suddivisi in sette linee. Al momento ne sono state presentate due.

Collier a colletto, composto da 1.907 diamanti tondi taglio brillante che circondano un diamante interno impeccabile da 18,57 carati
Collier a colletto, composto da 1.907 diamanti tondi taglio brillante che circondano un diamante interno impeccabile da 18,57 carati

Si tratta della linea Atomique e di Light Rays. Le altre cinque collezioni sono attese per l’estate, in occasione della Couture per la prossima stagione. Atomique è composta da sette pezzi, in diamanti bianchi e oro bianco 18 carati. L’idea, come suggerisce il nome, è un design ispirato alla struttura molecolare del diamante. In questa linea il pezzo più importante è un collier a colletto, composto da 1.907 diamanti tondi taglio brillante che circondano un diamante interno impeccabile da 18,57 carati.

Anello in oro bianco e diamanti Atomique
Anello in oro bianco e diamanti Atomique

Completamente diversa, invece, la linea Light Rays. È composto da nove pezzi, ma utilizza il colore. Per la precisione, i gioielli sono realizzati con diamanti naturali brown, arancione o giallo, assieme a titanio anodizzato nei toni del marrone e del giallo. L’idea, in questo caso, è di evocare la luce solare del mattino, quella che i fotografi chiamano la golden hour. Ma sono anche i colori dell’autunno, secondo i gusti interpretativi.

Ear cuff scomponibile della linea Lights Ray in titanio, con diamante brown
Ear cuff scomponibile della linea Lights Ray in titanio, con diamante brown

Orecchini chandelier Light-Rays con diamanti gialli
Orecchini chandelier Light-Rays con diamanti gialli

Anello scomponibile con diamante arancio da 1 carato taglio smeraldo
Anello scomponibile con diamante arancio da 1 carato taglio smeraldo
Orecchini Atomique Hoop in oro bianco e diamanti
Orecchini Atomique Hoop in oro bianco e diamanti

Orecchini a bottone Atomique in oro bianco e diamanti
Orecchini a bottone Atomique in oro bianco e diamanti







Ecco le pubblicità più belle




Ecco le più famose e belle pubblicità di gioielli

Quali sono state le migliori campagne pubblicitarie riguardo ai gioielli? La maggior parte, diciamolo, ha poco di memorabile: volti noti che con aria sognante ostentano un bracciale o una collana, modelle che lanciano occhiate sensuali mentre accarezzano anelli e orecchini di diamanti. O, semplicemente, l’oggetto prezioso e basta. Ma, per fortuna, anche per i gioielli ogni tanto emerge la fantasia di chi progetta le campagne pubblicitarie. A partire dal famoso slogan coniato dalla De Beers: «Un diamante è per sempre», campagna che data 1947 dal copywriter Frances Gerty. Poche parole, ma efficaci, che hanno convinto gli americani che i diamanti sono il simbolo di amore e di impegno, che nessuna altra pietra preziosa dovrebbe essere considerata per un anello di fidanzamento. Prima non era così, non c’erano regole precise: rubini e zaffiri erano entrambi scelte usuali. Dopo la campagna di De Beers, invece, queste sono pietre sono cadute in disgrazia e ora, circa 60 anni dopo, è raro avvistare un anello di fidanzamento senza diamanti. È cambiato tutto.

La migliore di tutte

Una campagna che abbia una efficacia totale, come quella della De Beers, oggi è praticamente impossibile. Eppure ci sono ancora le campagne di successo grazie allo spirito, alla novità e al fascino che sanno suscitare. È la prova che i gioiellieri potrebbero dare un po’ più credito ai migliori pubblicitari. Cominciamo con uno dei tanti filmati della serie «Un diamante è per sempre». Si tratta di uno short del 1996.

Usare la tecnologia

Non manca, per fortuna, chi utilizza la fantasia assieme alle armi della tecnologia. JCPenney, la terza più grande catena di grandi magazzini negli Stati Uniti, ha lanciato anni fa un video online promuovendo i suoi gioielli con diamanti in un modo altamente originale. Nella clip, un uomo che regala alla moglie un aspirapolvere per il loro anniversario viene inviato a una specie di canile, un luogo di segregazione in cui i mariti che comprano le loro mogli cattive doni sono costretti a piegare montagne di bucato. Nella scena finale, all’uomo è mostrata una fotografia: la soluzione è regalare una collana da JCPenney. Collegato a questo video è un sito: bewareofthedoghouse.com, che permette di «imprigionare» gli uomini inadeguati in un canile virtuale. Nel 2009 la campagna video ha avuto oltre 14 milioni di visualizzazioni su YouTube, e più di 7 milioni di persone hanno visitano il sito interattivo.

Liz Chatelain, specialista di ricerche di mercato nel settore dei gioielli a Mvi Marketing in California, ritiene che la campagna abbia dato un ottimo risultato: «JC Penney ha fatto un grande lavoro per avere più consumatori che regalino gioielli», dice. «Aumentare il business da dividere non è solo un bene per l’inserzionista, ma anche per l’industria». Molti altri gioiellieri si stanno rendendo conto del potenziale di pubblicità online per aiutare a raggiungere un pubblico più ampio tra «nativi digitali» che sono meno raggiungibili dalla pubblicità tradizionale su carta o televisione.

Messaggi social

Cartier, per esempio, ha scioccato il mondo tirando fuori una campagna pubblicitaria per linea di prodotto Cartier sul social network MySpace, che anni fa era leader del settore, per poi essere soppiantato da Facebook. L’idea di fare pubblicità tramite i social fino a un decennio fa sembrava impensabile per una marca del lusso: oggi investono tutti sui social network. Ma di Cartier non si può dimenticare neppure la panthére che da gioiello prende vita, in un video del 2012.

Per la verità, anche chi sceglie i giornali per la propria pubblicità potrebbe essere un po’ originale. Come la campagna Green Initiative del luglio 2007, ideata dalla coppia Russell and Kimora Lee Simmons, che puntava sul tema ecologico e sull’aiuto all’Africa per promuovere i Green Bracelets. I bracciali sono realizzati in malachite e diamanti grezzi e la metà dei profitti derivanti dalla vendita sono serviti per la Diamond Empowerment Fund, un’organizzazione no-profit internazionale che mira a raccogliere fondi per l’istruzione in Africa.

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I bracciali sono stati avvisti ai polsi di parecchie celebrities. Altrettanto famosa è stata, a suo tempo, la campagna di advertising condotta da No Dirty Gold, un’organizzazione che vuole porre fine alle pratiche scorrette di estrazione dell’oro.

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Nel 2006, l’associazione americana Oxfam e l’iniziativa Eearthworks hanno pubblicato un annuncio in bianco e nero sul «New York Times» caratterizzano da un medaglione d’oro a forma di cuore. All’interno del gioiello c’era l’immagine di un giovane, a piedi nudi ragazzo africano spalare immondizia in una miniera. Nella didascalia sotto il medaglione si legge: «Non c’è niente di romantico in una miniera d’oro tossico». Sedici gioiellieri in Usa sono stati elencati nella pubblicità come «leader» oppure «ritardatari», in base alla loro collaborazione con (o alla resistenza) alla campagna No Dirty Gold, per l’oro prodotto in modo sostenibile.

Sara Sampaio per Graff
Sara Sampaio per Graff

Celebrities

C’è, invece, il filone più tradizionale delle celebrities. Stelle del cinema, eroi sportivi e leader abbinati a monili d’oro e diamanti. Per essere davvero convincente, però, la celebrità deve essere coerente con il prodotto di cui è testimonial e, soprattutto, raccontare una storia. Per esempio, anni fa la campagna pubblicitaria stampa del gioielliere britannico Stephen Webster ha scelto una rock star un po’ ribelle, Christina Aguilera, come sua musa in una serie di immagini ispirate ad Alfred Hitchcock, dove la cantante interpreta una fanciulla sexy.

Christina Aguilera per Stephen Webster
Christina Aguilera per Stephen Webster

Andando indietro nel tempo, un altro caso di celebrity prestata alla gioielleria, per la maison italiana Damiani, è quello di Sharon Stone, che ha concesso il suo volto e un’occhiata seducente per pubblicizzare le creazioni del brand piemontese. Da notare l’ironia indiretta verso De Beers. Il claim della pubblicità, infatti, recita: Damiani, a girl’s best friend, parole che ricordano la famosa definizione per i diamanti, di cui abbiamo parlato.

Sharon Stone
Sharon Stone

Indossando Damiani, Sharon si pone come Eva nel Giardino dell’Eden, come pioniere dell’aviazione Amelia Earhart e come Gertrude Ederle, la prima donna che ha attraversato a nuoto il Canale della Manica. Gucci ha invece creato un video sulla realizzazione della campagna per la Chiodo collection, in cui l’attrice Clare Danes provvede al makeup indossando i gioielli.

Ma le ambasciatrici famose per la gioielleria sono tantissime, per anni Carla Bruni è stata il volto di Bulgari, così come Cara Delevigne lo è per la fine jewelry di Dior, mentre Buccellati ha scelto Beatrice Borromeo per aggiungere del sangue blu alla sua immagine.

Carla Bruni per Bulgari
Carla Bruni per Bulgari
Cara Delevingne indossa i gioielli della collezione Rose des Vents
Cara Delevingne indossa i gioielli della collezione Rose des Vents di Dior
Beatrice Borromeo indossa la collezione Macri di Buccellati
Beatrice Borromeo indossa la collezione Macri di Buccellati







Lightbox vende diamanti (di laboratorio) sfusi




Un diamante di 2 carati non montato su un gioiello e venduto a 1850 euro e ancora meno in dollari. Possibile? Sì, se si tratta di un diamante che invece di essere estratto dalla terra è stato prodotto da una fabbrica o, nella nomenclatura del marketing, «cresciuto in laboratorio», definizione che rende la pietra meno frutto industriale. A vendere diamanti sintetici sfusi è Lightbox, un marchio del gruppo De Beers. La grande società famosa per i suoi diamanti (naturali) da qualche anno ha deciso di farsi concorrenza da sola vendendo diamanti realizzati tra le mura di un impianto industriale.

Diamante di laboratorio del peso di 2 carati, venduto da Lightbox per 1850 euro
Diamante di laboratorio del peso di 2 carati, venduto da Lightbox per 1850 euro

Una mossa che ha sorpreso molti ma che, in effetti, ha una strategia razionale: occupare quella parte di mercato prima che siano altri a farlo. I gioielli di Lightbox sono distribuiti in tutto il mondo anche attraverso il sito internet. La novità è che ora, oltre ai gioielli con diamanti di laboratorio, sono in vendita direttamente le pietre con taglio principessa o brillante (per il momento), che si possono acquistare e poi utilizzare in un gioiello da affidare al proprio gioielliere. Non a caso sul sito di Lightbox al momento (ottobre 2021) è presente un solo anello con diamante, mentre il resto dei gioielli è suddiviso tra orecchini e collane con punto luce. Le pietre sono di purezza VVS, incolori (di colore D, E o F) e hanno un taglio definito eccellente.

Diamante rosa da laboratorio di 1 carato e mezzo
Diamante rosa da laboratorio di 1 carato e mezzo

Il prezzo ultra competitivo dei diamanti di laboratorio, che tra l’altro sono presentati come portabandiera della sostenibilità (un aspetto su cui ci sarebbe da discutere molto), potrebbero risultare un successo: il prezzo proposto è di 800 dollari per carato. Più o meno un decimo di quello che costa un diamante naturale. A questo bisogna aggiungere che, da un punto di vista chimico, tra una pietra di laboratorio e una estratta in miniera non c’è differenza. Anche se le gemme naturali presentano spesso imperfezioni che le rendono uniche. I diamanti sciolti di Lightbox sono forniti con la propria garanzia di qualità e con un codice segno visibile con una lente di ingrandimento 10x. Insomma, per fortuna non si potranno rivendere come diamanti naturali.

Punto luce di Lightbox
Punto luce di Lightbox
Orecchini lab-grown di Lightbox
Orecchini lab-grown di Lightbox
Anello con diamanti lab-grown
Anello con diamanti lab-grown

Diamante blu di laboratorio
Diamante blu di laboratorio







Cala il prezzo dei diamanti da laboratorio




I diamanti creati in laboratorio, ma sarebbe più preciso dire in una fabbrica, conquistano molte acquirenti. Sono del tutto uguali, da un punto di vista chimico, ai diamanti naturali e, soprattutto, costano meno. Molto meno. Rispetto a due o tre anni fa il costo (e il valore) dei diamanti fabbricati dall’uomo con sofisticate macchine è diminuito di circa un terzo. Continuerà questa tendenza? Fino a quanto scenderà il valore dei diamanti sintetici? Conviene acquistarli subito o è meglio aspettare? Sono domande che ricorrono spesso tra chi sta per acquistare un gioiello con diamanti, soprattutto anelli e orecchini.

Orecchini con diamanti di laboratorio Lightbox di De Beers
Orecchini con diamanti di laboratorio Lightbox di De Beers

Lo scenario è cambiato per due motivi. Il primo è l’ingresso sul mercato di De Beers, il colosso che estrae dalla terra diamanti naturali e che, inoltre, commercializza gioielli realizzati con queste pietre. Nel 2018, a sorpresa, De Beers ha annunciato che avrebbe iniziato a vendere gioielli con diamanti creati in laboratorio. A molti è sembrata una decisione paradossale, un modo per farsi concorrenza in casa. Ma il successo del marchio Lightbox, destinato ai gioielli con diamanti artificiali, sembra dare ragione a De Beers. Ma Lightbox ha anche spiazzato il mercato con prezzi molto più bassi della concorrenza: 200 dollari per un gioiello con un diamante da 0,25 carati, 400 dollari per mezzo carato, 600 dollari per 0,75 carati e 800 per un anello con diamante da 1 carato. Subito i prezzi sono scesi di quasi il 30%.

La nuova miniera: l'impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali
La nuova miniera: l’impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali

Il secondo fattore che ha contribuito a far scendere i prezzi è l’evoluzione della tecnologia, che consente oggi di creare diamanti con un costo sempre più basso. Mentre fino a qualche anno fa era molto complicato ottenere diamanti artificiali di oltre 3 carati, adesso il processo di produzione sembra molto più agevole e per pietre di piccole dimensioni il prezzo è ormai molto basso.

Collana in oro e diamanti di laboratorio
Collana in oro e diamanti di laboratorio

A queste ragioni si aggiunge il successo decretato dai consumatori. Così il prezzo sul mercato dei diamanti creati in laboratorio è sceso in media notevolmente, con qualche alto e basso nel 2019. Secondo alcuni analisti, uno dei motivi del successo è legato alla pandemia covid. Le riunioni via Zoom, per esempio, potrebbero essere alla base della grande richiesta di orecchini con diamanti di laboratorio: nessuno andrà a verificare l’origine di quelle pietre indossate sullo schermo di un computer. Le vendite, infatti, continuano ad aumentare e i prezzi, secondo Virtual Diamond Boutique, quest’anno solo calati del 3%.

Orecchini con diamanti blu creati in laboratorio
Orecchini con diamanti blu creati in laboratorio

Ovviamente la discesa non potrà continuare all’infinito, ma il clima di competizione tra i produttori sembra avvicinare i diamanti creati in laboratorio sempre più lontano dalla cosiddetta fine jewelry, per avvicinarsi al mondo fashion. Diamanti semplici, da acquistare e da cambiare quando si ha voglia di rinnovare il proprio jewels box. Non diamanti che sono per sempre, insomma, ma solo per un momento.

Il diamante cresciuto in laboratorio
Anello con diamante cresciuto in laboratorio







I diamanti De Beers per la rivale di Crudelia

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Crudelia, il personaggio della Carica dei 101 che torna sullo schermo, è animata da spirito di vendetta nei confronti della cattiva Baronessa von Hellman. Che è cattiva, ma di sicuro molto elegante, visto che indossa alta gioielleria De Beers. L’azienda sinonimo di diamanti, infatti, ha fornito i gioielli indossati da Emma Thompson, oggetto della vendetta di Crudelia. È stata una scelta anche di Jenny Beavan, la costumista del film prodotto dalla Disney. I gioielli, nell’intendo della casa produttrice del film, servono a sottolineare il carattere della baronessa, che li sfoggia durante una festa nella sua villa di campagna.

Emma Thompson nei panni della baronessa von Hellman con i gioielli De Beers
Emma Thompson nei panni della baronessa von Hellman con i gioielli De Beers

Per esempio, gli orecchini a tre fili della serie Arpeggia di De Beers sono, naturalmente, realizzati con tanti diamanti. Oppure la collana di diamanti di alta gioielleria Assana, di De Beers, è in oro bianco 18 carati con 37,47 carati di diamanti. Insomma, grandi gioielli, anche se sembra un po’ sorprendente che i gioielli siano abbinati a un personaggio così negativo.

Collana Arpeggia a cinque fili, in oro bianco 18 carati con diamanti
Collana Arpeggia a cinque fili, in oro bianco 18 carati con diamanti

Orecchini a tre fili Arpeggia in oro bianco 18 carati con diamanti
Orecchini a tre fili Arpeggia in oro bianco 18 carati con diamanti







Sondaggio: i diamanti da laboratorio? Solo se a prezzo basso


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De Beers produce diamanti creati in laboratorio o, per meglio dire, in un impianto produttivo. I diamanti sintetici di De Beers sono commercializzati con il marchio Lightbox. Nell’idea del più grande produttore di diamanti naturali, quelli estratti in un modo o nell’altro dal terreno, le pietre cresciute in laboratorio servono per allargare il mercato a quella fascia di consumatori che non possono permettersi una gemma tradizionale. Anche se ora la stessa De Beers fa sapere che la diffidenza verso i diamanti sintetici rimane alta. L’azienda, infatti, ha riassunto il sentiment dei clienti nel sesto Diamond Insight Flash Report. L’analisi contiene un verdetto poco lusinghiero per i diamanti non naturali: solo il 6% delle persone interpellate nel sondaggio associa la parola «autentico» alle pietre coltivate in laboratorio. I diamanti naturali, invece, ottengono fiducia dal 60%, che per il 41% sono anche pietre associate al termine «romantiche». I diamanti lab grown, invece, sono romantici solo per il 6%.

Orecchini con diamanti di laboratorio Lightbox
Orecchini con diamanti di laboratorio Lightbox

Ma c’è anche un aspetto legato all’investimento: i consumatori pensano che i diamanti sintetici non manterranno il loro valore nel tempo. Insomma, un anello con diamante naturale si può rivendere facilmente, non altrettanto un gioiello con una pietra sintetica. Sette consumatori su dieci, per questo, non sono disposti a spendere più di 1.000 dollari per un gioiello con diamanti coltivati in laboratorio.

La nuova miniera: l'impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali
La nuova miniera: l’impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali
Bracciale con diamante rosa creato in laboratorio
Bracciale con diamante rosa creato in laboratorio
Catena in argento con diamanti sintetici di Lightbox
Catena in argento con diamanti sintetici di Lightbox







I Talisman di De Beers

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Migliaia di anni fa i gioielli sono nati come talismani, come protezione da malattie, belve e spiriti maligni. Poi, sono diventati un ornamento. Ora tornano a essere un talismano, anche se la funzione ornamentale resta prevalente. La collezione Talisman di De Beers riprende, infatti, il concetto di gioiello come protezione da qualcosa. Ma, a dire il vero, è una semplice ispirazione, dato che i gioielli proteggono soprattutto il buonumore di chi li riceve in regalo. La collezione, in ogni caso, sfoggia uno speciale stile che si ispira agli antichi gioielli. Utilizza, infatti, diamanti lucidati, ma con taglio irregolare, come quelli che si trovano incastonati su storiche corone e bracciali.

Anello della collezione Talisman
Anello della collezione Talisman

I diamanti, grezzi, accanto a piccoli diamanti taglio brillante, sono pietre fancy, di colore champagne o brown. Nella composizione a forma di corona dell’anello maggiore, per esempio, la fascia centrale presenta diamanti grezzi ottaedrici brown, mentre le due fasce esterne sono punteggiate da diamanti tondi brillanti e lucidi taglio baguette accanto ai diamanti grezzi. Inoltre, le gemme sono incastonate proprio come nei gioielli antichi, con la tecnica del serti poinçon, cioè inserite in una incassatura creata con il bulino. I gioielli sono in gran parte realizzati con oro giallo 18 carati, anche se sono presenti alcuni pezzi in oro bianco.

Anello in oro rosa con diamanti bianchi e fancy
Anello in oro rosa con diamanti bianchi e fancy
Medaglione con diamanti bianchi e brown per 2,17 carati
Medaglione con diamanti bianchi e brown per 2,17 carati
Orecchino singolo in oro giallo e diamanti
Orecchino singolo in oro giallo e diamanti
Orecchini in oro giallo con diamanti bianchi e brown
Orecchini in oro giallo con diamanti bianchi e brown

Anello in oro bianco con diamanti bianchi e brown
Anello in oro bianco con diamanti bianchi e brown







La natura selvaggia nell’alta gioielleria De Beers

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Il fascino dei diamanti… C’è bisogno di descriverlo? Di ricordarlo? Di ricamarci sopra? No, però è bello che una pietra così amata da centinaia di secoli si trasformi in piccoli capolavori se capita nelle mani, e nelle menti, giuste. Per Céline Assimon, nuovo Ceo di De Beers, i diamanti sono il business abituale. Che, a volte, può diventare speciale. Come nel caso della nuova vasta collezione di alta gioielleria Reflections of Nature, divisa in 39 pezzi e cinque linee: Okavango Grace, Motlatse Marvel, Namib Wonder, Landers Radiance ed Ellesmere Treasure. Il soggetto è la natura o, più propriamente, la natura africana, la terra da cui De Beers estrae i diamanti. Le terre selvagge di Botswana e Namibia diventano così gioielli suggestivi, realizzati con tutte le sfumature di diamanti fancy: gialli, brown, verdi, rosa oltre che bianchi.

Anello Okavango Grace di De Beers
Anello Okavango Grace di De Beers con diamanti verdi e rosa. Al centro si trova un raro diamante verde grigio scuro fantasia da 1,01 carati,

Un esempio su tutti: il bracciale Motlatse Marvel, composto da 158 diamanti per un totale di 26,98 carati, che ricorda il sole cocente dell’Africa e l’ambiente subtropicale del Motlatse Canyon sudafricano. Oppure il set Namib Wonder, ispirato alle dune del deserto della Namibia, con gioielli che utilizzano i diamanti con sfumature gialle e bianche. Oppure l’anello della linea Okavango, con diamanti verdi e rosa, che sembrano estratti dalle terre del delta del fiume africano. Una collezione che somma rare gemme con suggestioni di terre lontane e ancora sconosciute alla maggior parte del mondo. E per questo ancora più affascinanti.

Orecchini Okavango Grace, con due file di diamanti bianchi tondi brillanti e due file di grezzi verdi e rosa che sfumano da tonalità scure a più chiare, terminando in un diamante tondo brillante rosa
Orecchini Okavango Grace, con due file di diamanti bianchi tondi brillanti e due file di grezzi verdi e rosa che sfumano da tonalità scure a più chiare, terminando in un diamante tondo brillante rosa
Orecchini Landers Radiance, con un peso totale di 7,50 carati
Orecchini Landers Radiance, con un peso totale di 7,50 carati
Bracciale Namib Wonder con diamanti con un peso totale di 21,32 carati
Bracciale Namib Wonder con diamanti con un peso totale di 21,32 carati
Medaglione Ellesmere, composto da 478 diamanti
Medaglione Ellesmere, composto da 478 diamanti
Anello Landers Radiance, con diamante centrale di forma ovale arancione fancy brown da 1,01 carati
Anello Landers Radiance, con diamante centrale di forma ovale arancione fancy brown da 1,01 carati
Bracciale Motlatse Marvel, composto da 158 diamanti per un totale di 26,98 carati
Bracciale Motlatse Marvel, composto da 158 diamanti per un totale di 26,98 carati
Anello con diamanti bianchi e gialli Namib Wonder
Anello con diamanti bianchi e gialli Namib Wonder







Richieste boom per i diamanti

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Diamanti: vale la pena di investire nelle pietre migliori amiche delle donne? La domanda ricorre e la risposta è sempre la stessa: dipende. Qualche anno fa società che, anche attraverso banche, hanno venduto diamanti a chi voleva investire i propri risparmi, presentandoli come una scelta sicura, sono finite in tribunale. Perché il prezzo dei diamanti varia, non cresce sempre per legge divina e, poi, una volta acquistati bisogna anche trovare chi riacquista i diamanti. Premesso questo, bisogna registrare che la crisi dovuta alla pandemia da coronavirus sembra avere avuto un effetto positivo per il mercato dei diamanti.

Diamanti di Thelma West
Diamanti di Thelma West

Il commercio mondiale di diamanti ha trascorso anni in stasi, solo per essere paralizzato dalla pandemia proprio quando le cose hanno iniziato a migliorare. Gli affari vanno a gonfie vele. Lo ha spiegato Bloomberg, agenzia americana specializzata nelle notizie finanziarie, in una lunga analisi. Come racconta il report gli intagliatori indiani nella città indiana di Surat, uno dei centri mondiali della lavorazione dei diamanti, sono disperati per l’aumento della produzione. Gli addetti alla lucidatura più abili sono contesi tra le fabbriche con aumenti salariali del 50%, cibo e alloggio gratuito. L’India, dove viene tagliato o lucidato circa il 90% dei diamanti, il mese scorso ha importato quasi 2 miliardi di dollari in diamanti grezzi

Il motivo è che la richiesta di diamanti del mercato è aumentata vertiginosamente. De Beers, uno dei più grandi produttori della pietra, ha già aumentato i prezzi dei diamanti e l’azienda rivale, Alrosa, ha pronosticato che il prezzo delle pietre preziose salirà ancora.

Esame di un diamante in India
Esame di un diamante in India

Come mai è avvenuto questo boom? Le cause indicate dagli analisti sono diverse: vendite eccezionali di gioielli durante il periodo natalizio, in particolare negli Stati Uniti e in Cina. Ridotti o eliminati i viaggi di lusso, spesso costretti a rimanere in casa o a limitare gli spostamenti, chi non ha problemi economici ha riversato lo shopping di lusso su oggetti preziosi. Secondo un manager di Alrosa, le vendite online di gioielli con diamanti sono quasi raddoppiate e hanno raggiunto circa il 20% del totale.

store cinese shenyang
Inaugurazione di uno store Tiffany a Shenyang, in Cina

E questo trend ha come effetto l’aumento della domanda di diamanti lucidati, quelli utilizzati per la gioielleria. Quindi bisogna correre ad acquistare diamanti? Attenzione: alcuni operatori del settore, riferisce Bloomberg, temono anche che il mercato si stia surriscaldando, e ci sia il rischio di un crollo nel corso dell’anno. Il motivo: la domanda annuale di gioielli con diamanti era rimasta stagnante, stimata a circa 80 miliardi di dollari, negli ultimi cinque anni e gli intermediari del settore delle gemme facevano fatica a realizzare un profitto. E se, grazie ai vaccini, la pandemia dovesse essere sconfitta rapidamente, i consumi potrebbero tornare ai ritmi pre-covid.

Selezione dei diamanti nel laboratorio di Antwerp (Anversa)
Selezione dei diamanti nel laboratorio Tiffany di Antwerp (Anversa)

Ma, per ora, questo non avviene. Una delle grandi catene americane di gioielleria, Signet Jewelers, ha riportato un aumento del 7,8% nelle vendite per le vacanze in Nord America. E in Cina, il secondo mercato più grande al mondo, un altro big del settore, Chow Tai Fook, ha registrato un aumento del 18% delle vendite trimestrali. De Beers e Alrosa hanno entrambi risposto alla richiesta aumentando i prezzi, cercando di recuperare parte del terreno perso l’anno scorso quando la domanda è crollata. Insomma, per ora il boom continua.

Diamanti
Diamanti







Diamanti artificiali, corsa inarrestabile




Dimenticate le profondità delle miniere in cui nel buio brilla un diamante grezzo. Ora i diamanti sono sempre più figli di anonime macchine, procedimenti complessi e calcoli digitalizzati. Insomma, sono sempre di più i diamanti artificiali, creati in fabbrica. E fa ancora più impressione sapere che una delle aziende che spinge di più sui diamanti creati in laboratorio è il brand più noto per la vendita di gemme naturali: De Beers.

Un diamante grezzo emerge dal reattore al plasma CVD di De Beers
Un diamante grezzo emerge dal reattore al plasma CVD di De Beers

È stata una campagna pubblicitaria di De Beers, nel 1947, a inventare il claim “un diamante è per sempre”. Oggi, forse, potrebbe proporre un altro slogan: “un diamante è per tutti”. L’azienda, infatti, sta spingendo forte sui diamanti artificiali con il brand Lightbox. Anni fa ha creato ad Ascot, in Gran Bretagna, la prima fabbrica di diamanti creati in laboratorio. E oggi raddoppia con l’impianto di produzione da 94 milioni di dollari a Gresham, Oregon. La fabbrica ha già iniziato a lavorare e una volta pienamente operativa, produrrà circa 200.000 carati di diamanti coltivati in laboratorio ogni anno.

Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio
Controllo del reattore al plasma CVD che produce diamanti ​​in laboratorio

Oltre che con il marchio Lightbox, i diamanti saranno venduti con il rivenditore di gioielli online Blue Nile, in un’esclusiva collezione di gioielli. Non bisogna stupirsi: una ricerca di MVI Marketing sponsorizzata dall’International Grown Diamond Association indica che in dieci anni i diamanti coltivati in laboratorio sono passati da zero fino a diventare la categoria in più rapida crescita nel mercato dei gioielli.

La nuova miniera: l'impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali
La nuova miniera: l’impianto di produzione in Oregon di diamanti artificiali

I diamanti creati in fabbrica non sono stati intaccati dalle critiche di chi ritiene i diamanti naturali le uniche gemme preziose. Anche perché le pietre artificiali hanno un prezzo per carato inferiore di circa il 30% rispetto a quelle estratte dalla terra. E, dal punto di vista chimico, sono perfettamente uguali. Anzi, i diamanti artificiali sono artificialmente perfetti. Inoltre, sono sempre più conosciuti dai consumatori, perlomeno quelli americani. Risultato: oltre a De Beers, utilizzano diamanti sintetici anche altre marche, come Swarovski e Richline. Insomma, anche per i gioielli vince la tecnologia.

Ingresso della fabbrica di diamanti sintetici
Ingresso della fabbrica di diamanti sintetici

Orecchini con diamanti di laboratorio Lightbox
Orecchini con diamanti di laboratorio Lightbox

Orecchini con diamanti sviluppati in laboratorio Lightbox
Orecchini con diamanti sintetici sviluppati in laboratorio Lightbox
Orecchini con diamanti rosa sviluppati in laboratorio Lightbox
Orecchini con diamanti rosa sviluppati in laboratorio Lightbox

Pendente con diamante sviluppato in laboratorio Lightbox
Pendente con diamante sviluppato in laboratorio Lightbox







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