Tra rose e fiori di loto, architetture e antiche tradizioni: la rivoluzione gentile di Vishal Kothari e della sua Vak ♦
Vishal Kothari discende da una famiglia da tre generazioni impegnata nella gioielleria. Ma, in realtà, lui è uno speciale. Ha fondato Vak, tenete bene a mente questo nome. È indiano ma si è diplomato al Gemological Institute of America di New York. E adora Leonardo da Vinci, l’isola di Santorini, Jar e Wallace Chan. Non a caso la piccola Maison che ha fondato a Mumbai segue il precetto di produrre pochi pezzi all’anno, non più di 50-70 gioielli realizzati da una trentina di artigiani.
Si ispira all’architettura, all’Art Nouveau, all’Art Deco, ma anche alle antiche forme indiane. Usa spesso pietre con l’antico taglio che si usava in Europa nell’Ottocento, il rose-cut. Oppure sceglie la forma del fiore di loto, una tradizione in india. I gioielli sono pezzi unici, studiati e lavorati con attenzione e dedizione. «Amo creare cose belle. Non mi piace la roba ordinaria. I vestiti, per esempio: sono sempre alla ricerca di qualcosa di unico. Così allo stesso modo penso quando creo i miei gioielli, ha spiegato. Una filosofia che ha mostrato anche con la partecipazione a Baselworld 2017, dove ha mostrato gioielli davvero straordinari. Lavinia Andorno