Colpo di scena nel mondo della gioielleria: Lvmh ha ingranato la retromarcia e ha annunciato che non acquisterà più Tiffany & Co. E l’azienda americana ha intrapreso un’azione legale per contestare il voltafaccia. I primi dubbi sulla reale intenzione del gruppo francese di monsieur Bernard Arnault di procedere, come concordato nell’autunno scorso, all’acquisto del colosso americano erano emerse a fine primavera, quando il consiglio di amministrazione della società francese del lusso (Christian Dior, Bulgari, DKNY, Fendi, Céline, Guerlain, Givenchy, Kenzo, Loro Piana, Louis Vuitton, TAG Heuer, Moët & Chandon, Veuve Clicquot, Hennessy) aveva mostrato perplessità riguardo al prezzo concordato di 16,2 miliardi di dollari. Il covid, che ha depresso le vendite del comparto, è stato determinante. Ma, dice Tiffany, i patti si rispettano.

La Maison di New York guidata da Alessandro Bogliolo (tra l’altro, ex manager di Bulgari, che ora fa parte di Lvmh) ha annunciato di aver già intentato una causa presso la Court of Chancery dello Stato del Delaware. Lvmh, in effetti, aveva già chiesto di far slittare la firma definitiva al 24 novembre, tre mesi dopo la data concordata quasi un anno fa, ma comunque in base a una clausola del contratto. Secondo il quotidiano britannico Financial Times, sulla decisione del colosso Lvmh pesa anche una richiesta dal governo francese di rinunciare all’accordo per non minare una guerra commerciale in corso con gli Stati Uniti.


