La stampa 3D è davvero il futuro della gioielleria? C’è chi, come la storica Maison viennese Boltenstern pensa di sì. E non è una nuova start-up della gioielleria: l’azienda prende il nome da Sven Boltenstern, orafo e scultore degli anni Sessanta e Settanta. Ma è la figlia Marie ad aver fondato la gioielleria. E, accanto ai gioielli tradizionali, in oro a 18 carati (ne abbiamo già parlato qui) ha introdotto anche gioielleria realizzata con le modernissime stampanti 3D.
La linea di gioielli prodotti in questo modo si chiama Fabnora e include collane, orecchini e bracciali, come quelli ispirati alla Costiera Amalfitana. Come mai questa scelta? Secondo Boltenstern, la stampa 3D è più sostenibile, perché riduce gli sprechi utilizzando solo il materiale necessario e mantenendo i rifiuti in eccesso al minimo assoluto. Ogni gioiello è comunque progettato e codificato da un designer e applicato poi con un algoritmo complesso che può richiedere mesi e persino anni per svilupparsi. Inoltre, caso unico nel mondo della gioielleria, i gioielli Boltenstern sono stampati direttamente applicando una polvere di metallo fine, strato per strato, per utilizzare oro giallo, rosa 18 carati o argento riciclati. Ma il metallo è utilizzato solo per una piccola parte del gioiello, il resto è poliammide colorata e fissati a un perno realizzato a mano in argento o placcato in oro, giallo o rosa. Un vantaggio è che, nonostante le dimensioni, gli orecchini sono molto leggeri e si possono indossare a lungo.