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Merenda: Stroili non è in vendita

[wzslider]Dopo il rilancio, il consolidamento. In cinque anni Maurizio Merenda, amministratore delegato di Stroili Oro dal 2008, ha dato nuova luce a una catena di negozi un po’ appannata e l’ha trasformata completamente: è entrato nei centri commerciali, ha introdotto un concetto di punto vendita, nuovo per il settore, senza barriere con l’assortimento in vetrina e il cartellino ben in vista, ha applicato il modello di business del fast fashion, che prevede una rotazione dei prodotti molto veloce, con almeno quattro collezioni a stagione. Risultato? Fatturato in crescita anno su anno: nel 2013 è stato di 210 miliardi. Di ebitda Merenda non vuole parlare, ma le fonti bancarie parlano di 15-20%. Ora, il manager ha un altro obiettivo e lo racconta in esclusiva a Gioiellis.com: «Siamo gli unici sul mercato ad avere un’offerta così ampia, dai bijoux di grande qualità, alle griffe, all’alta gioielleria in oro e diamanti, a prezzi competitivi. Con questi asset vogliamo diventare il punto di riferimento nel mondo dei gioielli».

Domanda: Quali sono le linee guida delle prossime collezioni? E come fate a proporre alta gioielleria a prezzi competitivi? Suona come un ossimoro.

Risposta. Le linee guida sono quelle di sempre: qualità, sensualità e glamour. Il nostro modello di business viene dalla moda, che è fonte d’ispirazione anche per la creatività. Certo, non è l’unica: il design e l’arte hanno un peso rilevante, per esempio abbiamo una collezione battezzata Frida, in omaggio all’artista messicana, di cui è in corso una mostra a Roma. Il collegamento con l’attualità è indispensabile per cogliere e anticipare le tendenze. Per i prossimi Mondiali di calcio abbiamo realizzato per la linea So Funny, in silicone e cristalli Swarosky, un braccialetto con i colori del Brasile. In più, con 368 negozi abbiamo una massa critica tale che ci permette di acquistare le materie prime a prezzi competitivi, anche l’oro e i diamanti. Ma attenzione, produciamo quasi tutto in Italia. Di cinese ci sono solo le copie.

D. Nell’ultimo spot compare un uomo accanto a tre modelle straniere. Non uno ma quattro testimonial, c’è un cambio di strategia nella comunicazione?

R. Il pay off «Vèstiti Stroili», è un invito alle donne a valorizzarsi, a brillare di luce, che si riflette anche sull’uomo al loro fianco, in questo caso il campione del mondo di nuoto Camille Lacourt. È un messaggio diverso dai precedenti, abbiamo scelto tre volti che esprimono diverse personalità ed è pensato per un pubblico internazionale.

D. Quindi puntate all’estero. Non è che siete troppo esposti in Italia, un mercato in evidente difficoltà?

R. Il momento è difficile in generale, ma noi per fortuna non lo stiamo vivendo. Certo, bisogna fare i conti con la realtà e investire al massimo sulla rete che c’è già. La fase di espansione comunque non è finita, ma invece di 30 aperture quest’anno saranno quattro o cinque. Inoltre, vogliamo replicare la logica italiana in Paesi come la Spagna e il Portogallo. Il ritmo lo darà il sell out dei negozi. E poi ci sono gli Stati Uniti, con grandissime potenzialità e gli Emirati Arabi, dove stiamo per concludere degli accordi con dei partner, per attività wholesale e franchising. In queste modalità siamo già presenti in 21 Paesi.

D. Non avete pensato a uno sbarco in Borsa?

R. In Borsa ci si va quando si ha bisogno di soldi e al momento non è una nostra necessità. Chissà, forse in futuro, non si può mai dire. Di sicuro non adesso.

D. Si è parlato nei mesi scorsi di un possibile ingresso di nuovi soci (ora sono Investindustrial con il 31%, 21 Partners e Wise con il 10% a testa e Banca Intesa Sanpaolo con il 12%). A che punto è la discussione?

R. A nessun punto, perché non è mai stata presa in considerazione un’ipotesi del genere. Mi domando da dove venga fuori questa notizia, che smentisco categoricamente.

D. Ma le trattative con Histoire d’Or e Oro Vivo? Il mandato a Lazard come advisor?

R. Ripeto, non c’è nulla di verosimile.

D. Però è vero che lei ha parlato di discontinuità. Può spiegare meglio? È nella strategia? Nella gestione interna?

R. Beh, non ho intenzione di cambiare me stesso, e tantomeno la squadra che va benissimo. Ma non ho nemmeno in mente la continuità se si tratta di marketing: rimane sul mercato chi riesce a stupire il cliente. In questo caso sì, sono il fautore della discontinuità. Monica Battistoni

Baselworld, ma quanto mi costi

Conto alla rovescia per il più grande appuntamento del mondo dedicato ai gioielli: Baselworld. A Basilea dal 27 marzo fino al 3 aprile sono attesi oltre 150mila visitatori e ben 3.500 rappresentanti dei media di tutto il mondo. Tra cui gli inviati di Gioiellis.com. Per rendere l’idea della macchina, basti pensare che per far funzionare Basleworld, sotto i grandi padiglioni espositivi progettati da Herzog & de Meuron, nel giro di due mesi lavorano 20mila persone. Il risultato è una cittadina con edifici a più piani, con corridoi per 30 chilometri. Tutta dedicata al lusso, gioielli e orologi. Il salone è aperto anche ai visitatori privati, tuttavia Baselworld, come salone B2B, è dedicata all’industria.

Baselworld
Baselworld edizione 2013

Chi si reca ogni anno a Basilea è fare business con orologi, gioielli e pietre preziose. E partecipare costa: pochi metri quadri di stand, lo spazio minimo, costa a un’azienda circa 50mila euro (partendo da 3mila euro al metro quadro). «In pratica, chi punta su 120 metri quadri ha un costo che con le trasferte del personale e spese varie arriva a toccare il mezzo milione di euro (600.000 dollari)», racconta a gioiellis.com la rappresentante di una maison che ha deciso di rinunciare all’evento (e che prefersce rimanere anonima). Ma per molti sono soldi ben spesi: Baselworld è l’evento dell’anno. Si stima che l’80% del fatturato mondiale nel settore dell’orologeria e della gioielleria sia generato a Basilea. Inoltre, il numero di visitatori provenienti dall’Estremo Oriente, principalmente da Hong Kong e Cina, continua a crescere da anni. E sarà così anche quest’anno. Federico Graglia 

Gucci
Gucci a Baselworld

Il prezzo dei diamanti aumenterà?

Investire in diamanti sarà sempre più un buon affare, a patto di acquistare subito. Il prezzo delle gemme più ricercate è, infatti, destinato ad aumentare. Lo sostiene un report di da Bain & Company, una delle società di consulenza più quotate a livello mondiale, e Antwerp World Diamond Centre (AWDC). Secondo lo studio, il continuo fluttuare della domanda di diamanti negli Stati Uniti e l’appetito crescente per le pietre preziose in Cina e in India, unito all’imminente esaurimento delle miniere di tutto il mondo e alla scarsa capacità estrattiva delle piccole miniere in fase di sviluppo, causeranno un significativo divario tra la fornitura e la domanda globale. Il gap si tradurrà in aumenti improvvisi dei prezzi delle pietre grezze a partire dal 2018. Ciò avrà importanti conseguenze per gli operatori del settore e, ovviamente, anche per chi acquista gioielli.

Bain stima che la produzione di diamanti grezzi crescerà a un tasso medio annuo del 4,8 % fino al 2018, raggiungendo un livello di picco di 169 milioni di carati e un valore della produzione di 19,6 miliardi di dollari. A partire dal 2019, la produzione media di diamanti grezzi si ridurrà del 1,9 % ogni anno, per stabilizzarsi intorno ai 153 milioni di carati nel 2023, con un valore della produzione di 18,4 miliardi di dollari.diamante2

La domanda globale di diamanti avrà una forte crescita a un tasso composto annuo del 5,1%, raggiungendo i 26 miliardi di dollari nel 2023, il che implicherà un aumento dei prezzi in tutte le fasi. «L’assenza di significative scoperte recenti, insieme alle difficoltà tecniche e di finanziamento di nuove miniere in fase di sviluppo, peserà sull’offerta mondiale di diamanti nei prossimi anni», spiega Olya Linde, partner di Bain a Mosca ed esperta di industria dei diamanti. «Il gap tra l’emergente carenza di offerta e la domanda disturberà notevolmente le dinamiche di mercato e costringerà tutti i player a rivalutare le strategie e i modelli di business». diamante4

Il report evidenzia in particolare che:

1)   Le compagnie minerarie subiranno una maggiore pressione. I produttori di diamanti hanno reagito al calo dei prezzi  tagliando la produzione pianificata (i ricavi sono diminuiti del 18% nel 2012, anche se significativamente in rialzo rispetto alla crisi finanziaria e ai prezzi pre-crisi del 2008). Sebbene la produzione totale di diamanti grezzi sia aumentata di un modesto 4%, (128 milioni di carati nel 2012), è ancora lontano il livello di picco dei 176 milioni di carati del 2006. I prezzi saranno stabili nel breve termine, tuttavia aumenterà la pressione sulle compagnie minerarie per migliorare l’eccellenza operativa e mantenere i margini e la redditività.

Miniera di diamanti a cielo aperto
Miniera di diamanti a cielo aperto

2) Il Middle Market sentirà la stretta. Anche se l’equilibrio tra domanda e offerta gioverà al mercato «di mezzo» (lucidatura e taglio), gli aumenti dei prezzi dei diamanti grezzi impediranno una crescita più rapida del passato e con l’accesso a un’ampia offerta di breve durata, il grado di frammentazione del middle market, con i margini per gli operatori di maggiori dimensioni doppi o tripli dell’1-2% dei più piccoli, dovrebbe guidare un consolidamento continuo. L’aumento delle prestazioni è un fattore chiave per questo segmento della catena di valore dei diamanti per raggiungere livelli più elevati di produttività e di efficienza, spesso risultato di una maggiore diffusione delle tecnologie. diamanti-6

3) La sicurezza di una fornitura a lungo termine sarà una preoccupazione per i rivenditori. Con la domanda di diamanti volta a crescere senza sosta almeno per i prossimi 10 anni, le aziende cercheranno di garantire il loro approvvigionamento di pietre grezze, di qualità e dimensioni richieste, attraverso una varietà di modi e canali: investendo in attività minerarie, diventando sightholders veri e propri e creando partnership con i grandi attori del middle market già esistenti.

«L’intero settore dei diamanti sarà influenzato dalla carenza di offerta incombente da qui a quattro anni, nessun player escluso», ha aggiunto Bart Cornelissen, numero uno di Bain a Mosca e co-autore del rapporto. diamanti1

Lo studio di Bain rileva anche un crescente interesse da parte delle società di private equity (fondi di investimento privati) per il settore dei diamanti, come  potenziale opportunità per gli investitori finanziari. «Operazioni come la vendita da parte di BHP Billiton della miniera di Ekati a Harry Winston, che a sua volta ha venduto il suo business retail del Gruppo Swatch (ora Dominion Diamond), e le voci di una possibile vendita di Rio Tinto del suo patrimonio minerario, hanno certamente scatenato l’interesse dagli operatori di private equity per questo settore», aggiunge Olya Linde. Nel contempo alcuni player stanno attuando una selezione qualitativa del loro portafogli, tra cui De Beers, che ha venduto alcune miniere non redditizie a player più piccoli come Petra Diamonds and Gem Diamonds. «Questi ultimi hanno dimostrato che è possibile trasformare le miniere più vecchie attraverso una serie di iniziative, processi e tecnologie, con conseguente riduzione dei costi e miglioramento della produzione, con una redditività pari o superiore alla media del settore. Questa può essere un’opportunità di investimento interessante per gli investitori di private equity non appena gli asset diventano disponibili per l’acquisto», conclude Linde. Federico Gragliadiamond3

 

Il 2014 secondo Swarovski

Come saranno i gioielli nel 2014? I designer sono già al lavoro per mettere a punto collane, orecchini e bracciali per il nuovo anno. Swarovski Gems nel suo annuale rapporto, Gem Visions, anticipa le tendenze che vedremo tradotte nei gioielli che saranno proposti al pubblico. L’azienda ha collaborato con esperti di gioielli, uno storico e gli addetti del settore per capire la direzione del design. Il progetto ha visto gioiellieri di tutto il mondo abbinare colori, materiali, tagli di pietre preziose e, naturalmente, le gemme Swarovski che saranno proposte il prossimo anno.

Gemvisions 2014
Gemvisions 2014

Secondo gli esperti della società, rimarrà un forte interesse per le pietre colorate tradizionali come rubini, zaffiri e smeraldi. I guru dello stile Swarovski hanno poi ristretto le tendenze in quattro categorie: Allegoria, Cross Gender, Minimal East e Eldorado Remix. Allegoria ha a che fare con le arti oscure e il misticismo. Cross Gender sottolinea la scelta del colore rosa mentre, a contrasto, Minimal East è Zen-driven. Infine, Eldorado Remix celebra le influenze della gioielleria etnica e celebra una nuova età dell’oro.

Allegoria. È la tendenza più audace del 2014. Allegoria è definita come “una rappresentazione di un significato astratto o spirituale attraverso forme o materiale concreti”. Allegoria è simbolico, rituale e sacro. Il tema ha un’anima che evoca spiriti medievali e mitici. La gioielleria che si ispira a questo trend è allusiva e scultorea, con dettagli intricati. Allegoria è costruita intorno alla bellezza della geometria e agli istinti primitivi, ad antiche filosofie. I colori delle pietre utilizzate rappresentano però i tempi moderni, lontani da uno stile gotico. La gamma di colori comprende il color ruggine, la fiamma del fuoco, il blu oltremare e il bianco sporco.

Collana Allegoria
Collana Allegoria

 

Spilla Allegoria
Spilla Allegoria

 

Allegoria, particolare
Allegoria, particolare

 

Allegoria, collana
Allegoria, collana

Cross Gender. Riflette gli umori mutevoli, lo sfaccettato e complesso consumismo di oggi. Esplora la resistenza agli stereotipi e li mescola alle convenzioni in una sfida. Cross gender si concentra sul surrealismo, sulla fantasia e l’immaginazione di universi alternativi in fusioni e futuristiche visioni. Questo trend è centrato su colori rosa intenso, gialli acidi, azzurri pallidi e bianchi puri.

Cross Gender, anello
Cross Gender, anello

 

Cross gender, pendenti
Cross gender, pendenti

 

Cross Gender, pendente
Cross Gender, pendente

Minimal East. L’influenza dell’Asia e lo Zen sono il trend di Minimal East: antichi mestieri e tecnologia innovativa guidano questa tendenza neo-minimalista. Uno stile contemplativo, ma anche capace di riesaminare le radici culturali di oggi in rapida trasformazione del mondo. Minimal East utilizza toni morbidi e tenui come il grigio-verde, grigi, verdi giada e un pizzico di sorprendente rosso lacca cinese.

Minimal East, anello
Minimal East, anello

 

Minimal East, collana
Minimal East, collana

 

Minimal east, anello
Minimal east, anello

Eldorado remix. Vuole unire due paesi del Sud, Brasile e Sud Africa. Una tendenza che collega la modernità del Brasile e l’orgoglio dell’Africa del Sud Africa. Vibrante, ricco, tribale e vivace, Eldorado Remix è sospeso fra tradizione e gli ideali contemporanei, abbracciando ispirazioni africane e mescolandole con stili e tecniche brasiliane. Prevede l’utilizzo di colori provocanti come ametista, turchese, rubino e corallo, gemme mescolate con le tonalità della terra: verde e marrone profondo e luminoso. Matilde de Bounvilles

Eldorado remix, bracciale
Eldorado remix, bracciale

 

Eldorado remix, collana
Eldorado remix, collana

 

Eldorado remix, spilla
Eldorado remix, spilla

Oro giù, diamanti su

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Oro in ribasso ai minimi degli ultimi tre anni, scendendo sotto quota 1.200 dollari l’oncia, il minimo da tre anni. Ma in compenso vola il prezzo dei diamanti grezzi, il cui valore dall’inizio dell’anno è in aumento del 10-15%. Una corsa al rialzo che rischia però di essere fermata dalla Cina: l’appetito dei cinesi per le gemme preziose sta calando con il rallentamento dell’economia. E il pericolo per i diamanti è quello di perdere il loro splendore. Il mercato americano resta il maggiore al mondo per i diamanti, rappresentando il 35-40% delle vendite, ma il boom degli ultimi anni è legato ai paesi in via di sviluppo, in particolare la Cina. E i dati di De Beers non lasciano adito a dubbi: solo a Shanghai fra il 1993 e il 2006 le spose che hanno ricevuto un anello di fidanzamento in diamanti è passato da zero al 62%. I timori sulla tenuta dell’economia e il credit crunch cinese smorzano però l’appetito per le gemme preziose, spingendo a una maggiore cautela prima di acquisti importanti. E l’impatto sui prezzi dei diamanti potrebbe farsi avvertire in modo pesante. A questo si aggiunge l’incertezza sulle politiche della Fed, che sta facendo crollare le quotazioni dell’oro. Gli appelli alla calma della banca centrale americana non stanno per ora avendo alcun effetto sulle quotazioni del metallo prezioso, che continua sulla sua parabola di calo. Il presidente della Fed di New York, William Dudley, è intervenuto per cercare di placare i timori degli investitori, così come ha fatto il presidente della Fed di Atlanta, Dennis Lockart. I mercati – spiegano – hanno mal interpretato il presidente della Fed, Ben Bernanke. «Non è il calendario, ma l’economia a dettare» il ritmo degli acquisti di asset che, in caso si rallentamento, potrebbe anche continuare a una ritmo sostenuto e per un periodo lungo», mette in evidenza Dudley. F.G. oro-mask

Rebus oro, gli esperti vedono un rialzo

L’oro è un rebus. L’ultimo in ordine di tempo a tentare di risolverlo è il settimanale «il Mondo», che pubblica un articolo firmato da Ivan Del Ponte, di tendenza abbastanza rialzista. Gli esperti interpellati dal giornale economico, infatti, sostengono che quella attuale è una pausa e che il prezzo (oggi sui 1.400 dollari l’oncia) tornerà a salire. «Benché le attese di inflazione rimangano sottotono, riducendo quindi la propensione a comperare oro, crediamo che i continui acquisti da parte delle banche centrali e la forte domanda in Cina e in India offriranno nel breve termine un buon sostegno ai prezzi dell’oro», scrive il giornale, è contenuto in una lettera inviata ad aprile ai clienti dalla Paulson & Co., il fondo hedge americano che ha previsto la crisi dei subprime. Sinora, però, la sua previsione, o speranza, non si è avverata.

Un bracciale d'oro: adesso vale meno, ma tornerà ad aumentare
Un bracciale d’oro: adesso vale meno, ma tornerà ad aumentare

Fra coloro che si professano sostenitori delle sorti dell’oro c’è anche Simona Gambarini, associate director of research di Etfs securities, uno dei principali emittenti di exchange-traded fund specializzato nelle commodity. «Vanno considerati vari elementi», spiega l’esperta, «come l’elevato debito dei Paesi europei e degli Usa, nonché il grave precedente rappresentato da ciò che è accaduto a Cipro, dove gli investitori privati sono stati costretti a coprire le perdite accumulate dallo Stato». La causa alla base della discesa repentina non è il venire meno di questi rischi.

La discesa del prezzo dell'oro (valore per grammo)
La discesa del prezzo dell’oro (valore per grammo)

Infine, scrive il settimanale, il calo è nato sui rumor delle vendite di riserve auree da parte del governo di Cipro. Ciò ha alimentato il torrente dell’offerta e una volta sfondato il supporto tecnico di quota 1.500 dollari sono scattati una serie di ordini cosiddetti stop loss che hanno fatto precipitare la situazione. Il permanere dei rischi induce l’esperta a essere ottimista sul bene rifugio per antonomasia. Infatti, argomenta Gambarini, è accaduto che il mercato fisico dell’oro, dove si effettuano l’85-90% delle transazioni totali, ha subito un’impennata poiché gli operatori, soprattutto cinesi e indiani, hanno fatto shopping spinti dal ribasso delle quotazioni. «Ora siamo in una situazione in cui gli investitori diretti continuano a comprare», sostiene la money manager, «mentre chi investe nel mercato dei contratti a termine continua a vendere». Per questo motivo l’analista giunge alla conclusione che si tratti di un crollo ingiustificato. «Non riteniamo che il prezzo scenderà al di sotto dei livelli attuali. Se andasse sotto i 1.300 dollari vi sarebbe una tale risposta da parte della domanda fisica che comunque si riporterebbe intorno a quota 1.400-1.450». F.G.

Bracciale d'oro di Cartier con diamanti e smeraldi
Bracciale d’oro di Cartier con diamanti e smeraldi

 

Gli indiani comprano, l’oro risale

Ma dove andrà a finire l’oro? Se lo chiedono non solo gli operatori sui mercati, ma anche i singoli risparmiatori e tutti quelli che hanno nel cassetto gioielli di metallo giallo. Che magari pensano di vendere. Fatto sta che l’oro veleggia attorno a quota 1.400 dollari l’oncia. Eppure qualcuno vede un ritorno di fiamma, cioè un possibile aumento delle quotazioni. A New York l’oro ha toccato i 1.394 dollari l’oncia. E indicazioni rialziste per il metallo giallo sono arrivate anche dal World Gold Council e da Bank of America Merrill Lynch. Secondo l’organizzazione che raggruppa le maggiori società del minerario aurifero, nel secondo trimestre la domanda di oro da parte degli acquirenti asiatici (particolarmente sensibili all’andamento delle quotazioni) farà registrare un nuovo record. In particolare, il Wgc stima che le importazioni indiane si attesteranno a 350-400 tonnellate, il 200% in più rispetto a un anno fa. Bank of America ha invece annunciato di aver rivisto la stima sul prezzo di fine anno portandola a 1.478 dollari l’oncia. Federico Graglia

 

Preziosi lingotti
Preziosi lingotti

 

Una gioielleria indiana a Jaipur, in India
Una gioielleria indiana a Jaipur, in India

Soldi: l’argento perde quota

Notizia per i gioiellieri, ma anche per chi progetta di acquistare gioielli di un certo calibro: l’argento è malato. Il 20 maggio, il prezzo «spot» dell’argento è sceso sotto i 22 dollari l’oncia, il livello più basso da oltre due anni. E questo potrebbe essere solo l’inizio, secondo due analisti Citibank. «Dopo quasi un decennio di aumento dei prezzi d’argento, ci aspettiamo che la combinazione di crescita dell’offerta mio e del rallentamento della domanda di continuare a tenere i prezzi d’argento sotto pressione», hanno scritto in un report gli analisti. Il crollo dell’argento segue quello dell’oro. Il metallo giallo veleggia intorno ai 1.340 dollari l’oncia. Per concludere: se avete argento da vendere, attenti che domani potrebbe valere meno. Federico Graglia

 

Bracciale d'argento
Bracciale d’argento

 

Anello d'argento
Anello d’argento

 

Il prezzo dell'argento nell'ultimo anno
Il prezzo dell’argento nell’ultimo anno

 

Lingotto d'argento
Lingotto d’argento

 

Perché i brillanti aumenteranno di prezzo

A tutti i collezionisti, a tutti gli appassionati, a tutte le donne che hanno al dito solitaire o alle orecchie brillanti che più brillanti non si può: il prezzo dei diamanti (e quindi il loro valore) aumenterà. Lo afferma in un’intervista al settimanale «il Mondo», Eli Izhakoff, presidente del World diamond council, l’organizzazione che riunisce i big player di settore, da Ruth Batson (American gem society) a Robert Gannicott (Harry Winston), Lawrence Ma (diamond federation of HK-China) o Avi Paz (World federation of diamond bourses). A far lievitare i prezzi dei diamanti sarà (anzi, è) la domanda da parte di India e Cina. «Le comunità dei diamanti in Belgio, Israele o New York non stanno scomparendo, ma adattando alla nuova realtà, da una parte, avviando o partecipando a nuove iniziative produttive in Paesi come Cina e Botswana; dall’altra, continuando a occuparsi di diamanti in patria, focalizzandosi però su quelle nicchie di business dove sono in grado di essere competitivi: diamanti di altissima qualità, pezzi unici sui quali la componente costo del lavoro è meno rilevante», spiega Izhakoff nell’intervista. E se gli Usa restano il primo Paese per acquisti di gioielli con diamanti (oltre 25 miliardi di dollari), i ricconi di Pechino e Shanghai spendono in solitari e collier 8 miliardi di dollari. «La domanda in Asia è decisamente forte. Di più, se non fosse stato per la domanda asiatica, dopo la crisi finanziaria globale di fine 2008, il settore non si sarebbe ripreso con la velocità con la quale si è rialzato: il brusco calo del mercato dell’Europa occidentale come del Nord America è stato compensato dai buyer di gioielleria e diamanti dalla Cina come dall’India. Ecco perché sì, credo di poter dire che questa nuova corsa ai diamanti si può accostare a quella degli anni ‘40-’50 quando nei Paesi occidentali si è sviluppata una consistente fetta di società con elevato potere di spesa», sostiene l’esperto. Anche se, per la verità, il prezzo dei diamanti grezzi è sceso nel 2012 e nel primo trimestre del 2013, si stima anche del 15 o 20%. Eppure De Beers ha appena rivisto al rialzo i suoi prezzi del 3%. «Il fatto è che, nonostante gli effetti legati alla recessione globale, tutti gli indicatori dicono che eventuali flessioni saranno temporanee. le previsioni dicono infatti che, nei prossimi dieci anni, la produzione di diamanti non tagliati crescerà a un ritmo di circa il 3% su scala globale. Mentre la domanda per pietre lavorate lieviterà di oltre il 6%. Merito appunto della domanda cinese e indiana.

Eli Izhakoff, presidente del World diamond council
Eli Izhakoff, presidente del World diamond council

In più c’è il Giappone: «Il mercato nipponico ha perso parte del suo smalto dopo gli anni d’oro tra il 1980 e il 1990, ma non è mai scomparso: rimane il quarto e sarebbe anzi rimasto in seconda posizione non fosse stato per la strepitosa crescita di Cina e India, che hanno messo sul piatto una popolazione dieci volte quella del Giappone».

Ma sul boom incombe un pericolo: sono sempre di più le pietre «adulterate». «Pietre trattate ma anche diamanti sintetici. Il problema ormai è duplice. Intendiamoci, non parliamo di pietre illegali, almeno sino a che il consumatore è consapevole di acquistare pietre non naturali. Però è necessaria una totale trasparenza a ogni livello della catena distributiva». Insomma, comprate solo se siete sicuri e con una certificazione. Federico Graglia

Diamanti con taglio a brillante
Diamanti con taglio a brillante

 

 

Bomba d’oro

[wzslider]Messaggio agli investitori: e se il prezzo dell’oro scendesse ancora? Anzi, se continuasse a calare ancora per molto? Secondo alcuni analisti il metallo giallo potrebbe aver imboccato una fase «bear», cioè orso, cioè ribassista. Significa che la discesa dell’ultimo anno non è (o sarebbe) un fatto momentaneo, una correzione del prezzo dopo anni di salita ma, al contrario, una tendenza di lungo periodo.  Il «bear market», come dicono i tecnici della finanza, sarebbe dimostrato dai ribassi del 20% rispetto ai picchi di prezzo. Sia per oro che per l’argento, insomma, tempi cupi per chi ha già acquistato, mentre periodo favorevole per chi vuole ancora investire in lingotti e monete. O, naturalmente, gioielli, perché sul medio periodo anche l’oro utilizzato per la gioielleria dovrebbe scendere un po’ (ma  non subito). Le quotazioni di oro e argento sono arretrate rispettivamente a circa 1.540 dollari l’oncia, il minimo dallo scorso maggio, e a 26 dollari, minimo da luglio. Per il lingotto la discesa del 20% si paragona al record del settembre 2011, quando vennero superati 1.920 dollari l’oncia. Gfms, una società di consulenza specializzata (e molto quotata nell’ambiente),sostiene addirittura che dopo oltre dieci anni di corsa al rialzo si profili un altro decennio (o quasi) di ribasso. Un po’ meno pessimismo sull’argento: il calo potrebbero essere più breve, anche perché è visto molto meno come bene rifugio. Sul calo potrebbero influire diversi fattori: il bisogno di qualche banca centrale di vendere oro e, soprattutto, la convinzione che non siamo alla vigilia di clamorosi crack finanziari, come si temeva fino a un anno e mezzo fa. Quindi dobbiamo aspettarci una lenta ma ininterrotta discesa del metallo giallo? Neppure questo: l’oro potrebbe avere quest’anno qualche colpo di coda e salire verso quota 1.850 dollari, specialmente se l’euro tornerà in crisi. Ma si tratterebbe comunque, secondo gli esperti, di una fiammata momentanea. Perché il vero ciclo ribassista comincerà verso la fine del 2013 o più probabilmente nel 2014. Insomma, vedremo se le previsioni sono azzeccate. Di certo, comunque, c’è che l’oro potrà scendere di prezzo, ma non calerà il suo fascino. Federico Graglia

Message to investors: and if the gold price falls again? Indeed, if it continues to decline for much longer? According to some analysts the yellow metal may have taken a step bearish. Means that the descent of the last year is not (or would be) a momentary fact, a price correction after years of uphill but, on the contrary, a long-term trend.

 

Report: è ora di tornare a comprare oro?

[wzslider]È il caso di comprare oro? Sotto forma di gioielli, di lingotti o di prodotti finanziari legati al valore del metallo giallo, come i fondi Etf? Con i prezzi dell’oro fermi o addirittura in calo nelle ultime settimane, gli investitori non sanno che pesci pigliare. Nel 2011 l’oro è salito sopra i 1.900 dollari l’oncia. Ma ora è scambiato sotto quota 1.600 dollari. Chi ha comprato due anni fa, insomma, non ha fatto un buon affare, anche se c’era chi pronosticava che l’oro avrebbe raggiunto i 2.500 dollari l’oncia. Nel solo ultimo mese, i prezzi dell’oro sono scivolati circa del 7 per cento. Però se si considerano gli ultimi cinque anni l’oro è ancora in crescita del 67 per cento. Il calo dei prezzi, comunque, ha alla base una serie di cause. Per cominciare, gli investitori stanno lentamente riguadagnando la fiducia nel mercato azionario e quindi hanno spostato i loro soldi sulle Borse. I prezzi dell’oro, al contrario, tendono ad aumentare quando gli investitori hanno una visione ribassista. Nel frattempo, chi investite sull’oro si è preoccupato per le politiche monetarie della Federal Reserve: per quanto tempo resteranno in vigore? Mah. Per ora la Fed (la banca centrale Usa) ha mantenuto i tassi di interesse vicino allo zero e ha contribuito così ad alimentare l’esplosione dei prezzi dell’oro. Tuttavia, la prospettiva di un eventuale inasprimento della politica monetaria (tassi in salita) ha creato incertezza sul mercato. Da qui il ribasso dei prezzi. Secondo Adrian Day, amministratore delegato di Asset Management (società di investimento degli Stati Uniti), è ottimista: «Non ci sarà alcun inasprimento significativo in qualunque momento presto», dice a proposito della politica monetaria della Federal reserve. Inoltre, incombe un supertaglio della spesa pubblica Usa (tecnicamente è il sequester) e se il Congresso americano non riesce a evitarlo, per il mercato azionario potrebbe essere un colpo. E questo, a sua volta, può aumentare i prezzi dell’oro. Secondo Morningstar, società di analisi americana, è «difficile fare previsioni a breve termine» circa i prezzi dell’oro, ma alcune delle migliori opportunità per investire sono le piccole aziende di estrazione mineraria. Come esempi Yamana Gold e Eldorado Gold». Insomma, gli amanti del rischio, invece di acquistare monete d’oro o lingotti possono puntare sulle società che gestiscono le miniere. In conclusione: anche se le prospettive a lungo termine per i prezzi dell’oro rimangono poco chiari, gli analisti mettono in guardia chi punta il dito sul recente calo. Meglio stare all’erta, magari leggendo i report su Gioiellis.com. Federico Graglia