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Gioielleria, bilanci tra oro e piombo



I bilanci della gioielleria non sono tutti d’oro secondo l’analisi di Pambianco ♦︎

Il 2016 non è stato un anno d’oro per la gioielleria, ma neanche troppo negativo. Un giro di telefonate informali sembra indicare, però, che il 2017 possa chiudersi con un bilancio più positivo. Il polso al settore della gioielleria e oreficeria lo ha tastato Pambianco, gruppo della consulenza specializzato nel settore del lusso.

La tabella pubblicata da Pambianco
La tabella pubblicata da Pambianco

Nella sua analisi, oltre a certificare un tracollo per il settore della orologeria (difficoltà testimoniate anche a Baselworld), Pambianco ha messo sotto la lente i bilanci dei maggiori gruppi della gioielleria. Risultato: qualche risultato positivo, come Pomellato, che grazie alla cura e alle sinergie del gruppo Kering ha aumentato il fatturato dell’11,5%, Unoaerre che è cresciuta del 7,9%, Damiani (+4,8%) o Morellato (+2,8%). Bene anche Chrysos, che produce anche il brand Officina Bernardi: ha visto salire le vendite del, 5,4% a 56,3 milioni. Ma si registrano cali anche consistenti: per esempio, Asolo Gold, specializzata nella produzione di catene, ha visto scendere i ricavi del 28,2% a 80,5 milioni di euro. Tra i marchi famosi per il design, Marco Bicego è sceso del 4,5% nonostante il buon andamento all’estero a 47,4 milioni, mentre per Roberto Coin la flessione è stata del 4,7%, a 46 milioni. Limatura (-0,5%) anche per Stroili Oro, acquista dal gruppo francese Historie d’Or nell’estate 2016. Federico Graglia





Damiani, anello della collezione Margherita
Damiani, anello della collezione Margherita

Unoaerre, bracciale in bronzo dorato Venus
Unoaerre, bracciale in bronzo dorato Venus
Morellato, collane con pendenti
Morellato, collane con pendenti

Officina Bernardi, orecchini in argento rodiato
Officina Bernardi, orecchini in argento rodiato







In Francia nasce un colosso dei gioielli

In Francia nasce un gigante della gioielleria (eppure è poco conosciuto): Marcel Masson Robbez acquista la Christian Bernard ♦

Ogni tanto una notizia che arriva dal mondo dell’economia interessa da vicino il mondo dei gioielli. La notizia è questa: Marcel Masson Robbez diventa il primo produttore francese di gioielli di alta gamma. Ha acquistato Christian Bernard dal Tribunale di Commercio di Evry. Il nuovo gruppo avrà un fatturato di circa 100 milioni di euro. Marcel Masson Robbez ha sede a Lozère, in Occitania (Sudest della Francia) e Christian Bernard (sede a Parigi) sono i principali produttori, rivenditori e grossisti di gioielleria del Paese. La Christian Bernard era in difficoltà, dopo che il fatturato è sceso da 150 a 50 milioni di euro. In compenso Marcel Masson Robbez ha un sistema di produzione completamente automatizzato, che permette di inviare fino a 1.500 box di gioielli al giorno.

L’operazione è stata sostenuta dal Fondo di consolidamento e lo sviluppo delle imprese (una sorta di Cassa depositi e prestiti francese), che a giugno diventerà un azionista di minoranza di Marcel Robbez Masson, con un apporto di 15 milioni nel patrimonio netto, come parte di un round di finanziamento di 40 milioni. Dalle banche sono arrivati altri 25 milioni. «La tendenza in gioielleria è la concentrazione. Attualmente stiamo studiando altri obiettivi di acquisizione», ha anticipato il numero uno dell’azienda, Frank Robbez-Masson.

Il gruppo acquisito ha 200 dipendenti in Francia. All’estero, Marcel Robbez Masson, che aveva siti produttivi in Marocco e Portogallo, dà lavoro a un migliaio di lavoratori in Vietnam. Marcel Masson Robbez ha 3.000 clienti in Francia, tra orologiai, gioiellieri e orafi nel segmento premium della gioielleria. Ha anche una rete di 25 boutique in franchising e aprirà un ufficio a Hong Kong entro l’anno. Federico Graglia




Anello in oro rosa, diamanti e madreperla
Anello in oro rosa, diamanti e madreperla
Orecchini elettroformati in oro, collezione Masviel di Marcel Masson Robbez
Orecchini elettroformati in oro, collezione Masviel di Marcel Masson Robbez
Anelli in ceramica, oro 18 carati e diamanti, collezione Masviel
Anelli in ceramica, oro 18 carati e diamanti, collezione Masviel
Marcel Masson Robbez, colleziione Lady O, oro bianco 18 carati, diamanti
Marcel Masson Robbez, colleziione Lady O, oro bianco 18 carati, diamanti
Gioielli indossati di Marcel Masson Robbez
Gioielli indossati di Marcel Masson Robbez







Gioielli italiani a due facce

Per i gioielli italiani un 2016 a due facce: calo dell’export, ma più fatturato ♦

Gioielli italiani un po’ meno acquistati all’estero. Lo indicano dell’Istituto di statistica (Istat) relativi alla produzione (-1,9%) e alle esportazioni, sia in valore (-4,6%) che in quantità (-1,8% per i soli gioielli in metalli preziosi). Le cifre relative al 2016 indicano anche che il calo ha un nome, anzi, due: Cina e India, che hanno diminuito le importazioni. Ma, in realtà non sono stati gli unici Paesi ad acquistare meno. Il Club degli Orafi ha diffuso anche i dati elaborati dalla centro studi del gruppo bancario Intesa Sanpaolo, le esportazioni italiane di gioielleria e bigiotteria hanno perso circa 300 milioni di euro rispetto al 2015, con cali diffusi a quasi tutti i mercati di sbocco e con una nuova contrazione importante verso gli Emirati Arabi Uniti (-15%, pari a 160 milioni di euro in meno), Paese di ingresso per il resto del Medio Oriente e l’India. Negative anche le esportazioni verso Svizzera e Francia (-6,7% e -10,6%), dove spesso i gioielli Made in Italy sono quelli realizzati conto terzi per le grandi Maison, cioè prodotti in Italia e venduti con il marchio delle grandi firme, e successivamente destinati ad altri mercati e verso Hong Kong (-9,1%).





Negozio di gioielleria a Dubai
Negozio di gioielleria a Dubai

Le statistiche sul fatturato (su imprese con più di 20 addetti) indicano però che il settore gioielleria e bigiotteria ha chiuso il 2016 in crescita del 9,3%, grazie a risultati brillanti sia sul mercato interno (+6,7%) che su quelli esteri (+10,7%), dato in contraddizione con le informazioni sui flussi di export. Come si spiega? Semplice: il settore è composto da tante micro imprese ed è molto difficile da monitorare con sicurezza.

Gioielleria in Cina
Gioielleria in Cina

Secondo Stefania Trenti, del centro studi di Intesa Sanpaolo, «i risultati 2016 sono stati condizionati da una domanda mondiale non favorevole, in particolare nella prima parte dell’anno. Lo scenario internazionale si è mostrato in miglioramento nel corso dell’anno e le attese per il 2017 sono di moderata accelerazione del Pil mondiale: le esportazioni di gioielleria e bigiotteria dell’ultimo trimestre dello scorso anno hanno interrotto la discesa, un buon segnale che potrebbe sottintendere una vicina inversione di tendenza, nonostante il clima di forte incertezza condizioni le scelte di acquisto di gioielli a livello internazionale».

Baselworld 2017, interno
Baselworld 2017, interno







Arrivano i russi

La grande avanzata dell’esercito di gioiellerie targate Sokolov, la più grande azienda orafa della Russia.

Dopo i grandi magnati che arrivano in Occidente per acquistare beni di lusso o squadre di calcio, in Europa occidentale sono arrivati anche i gioiellieri russi. Anzi, per la verità sono già da tempo in azione, anche se non in tutti i Paesi. Ma dove il marchio di gioielli russo Sokolov ha deciso di puntare, lo ha fatto alla grande. In Gran Bretagna, per esempio in pochi mesi i punti vendita di gioielli Sokolov hanno superato questo autunno la soglia dei 50. In Svizzera, e Germania invece, ci sono già da parecchio. E dire che tutto è nato dopo il crollo del regime sovietico, quando Elena e Aleksey Sokolov, affascinati dai gioielli, hanno iniziato nel 1993 con soli nove dipendenti a creare gioielli. Ora, 20 anni dopo, la piccola bottega di famiglia è diventata il principale fornitore dei monili in Russia, con 5.000 dipendenti, 6.000 negozi in 12 Paesi. Prducono il 49% dei gioielli acquistati in Russia. I gioielli non sono di altissima gamma, ma hanno un prezzo molto popolare. Non sono troppo preziosi, insomma, ma in compenso la scelta è piuttosto vasta: l’azienda vanta circa 30.000 tipi di gioielli diversi. Sokolov è da tenere d’occhio, quindi. Federico Graglia

Anelli di Sokolov
Anelli di Sokolov
Anello in argento con granato
Anello in argento con granato
Orecchini in argento e smalto
Orecchini in argento e smalto
Orecchini-matrioska
Orecchini-matrioska
Orecchini con perle
Orecchini con perle
Orecchini smaltati
Orecchini smaltati
Pendente con pietre rosa
Pendente con pietre rosa

I 10 comandamenti degli orafi

Di che colore è il domani degli orafi? Sarà d’oro oppure di piombo? Saranno schiavi del marketing? A Milano il Club degli Orafi ha organizzato una sorta di Stati Generali dell’oreficeria per cercare (forse) di comprenderlo. L’arduo compito è stato affidato a Enrico Finzi, presidente AstraRicerche. Secondo la sua analisi, la crisi ha causato una moria di negozi. Ma il lato buono della medaglia p che i sopravvissuti hanno una fetta potenziale di clienti maggiore. Dunque, che fare? Finzi si è lanciato nei dieci comandamenti per gli orefici, sul sacro altare del marketing. Eccoli.

Enrico Finzi
Enrico Finzi
  1. Non bisogna distinguere più tra produttori e distributori: i destini sono sempre più strettamente legati, con imprese che scelgono i distributori come partner, e retailer che la piantono con l’ossessione di tenere di tutto un po’, ma imparano a vincere tenendo molto di meno brand. Addio ai numeri molto elevati di marche e piccole marche o, peggio, unbranded o mettendoci qualcosa a proprio nome, con una sorta di private label di qualità. Insomma, è indispensabile scegliere e bisogna immaginare la filiera non come una stretta partnership.
  2. Il produttore deve individuare alcuni marchi o semi brand strategici per il marketing del suo prodotto (il distributore ha come oggetto il suo punto vendita, l’assortimento è strumentale rispetto alla sua attività). Devono scegliere partner commerciali che gli garantisca una presentazione adeguata dell’assortimento, mentre i retailer devono selezionare i fornitori e averne molto di pochi. Scegliere è una parola chiave per essere scelti, il modello Bata, dove c’è di tutto un po’, funziona per le calzature, ma non per le gioiellerie.
  3. I produttori devono selezionare a loro volta i clienti paganti. Motivare i prodotti non solo quelli che si vendono da soli, appannaggio dei grandi marchi. Ci vogliono assortimenti selettivi meno ampi in numero di marche, ma più lunghi come prezzo. È poi visibili in vetrina per sconfiggere il web che offre accessibilità.

    Vetrina di una gioielleria
    Vetrina di una gioielleria
  4. La location: è il momento storico per cambiarla e renderla riconoscibile. L’arredamento non deve essere blindato per ragioni di sicurezza, perché si tengono fuori i giovani e i potenziali clienti si sentono intimiditi. E poi l’accessibilità serve a contrastare l’effetto web. Insomma il punto di vendita non deve essere respingente, deve essere macchina per comunicare e non solo per vendere. La visibilità anticipa le sensazioni della shopping experience. Nel settore della gioielleria il titolare e la commessa devono essere friendly. Gli interventi di illuminotecnica costano poco e la parola d’ordine è «scaldare l’ambiente».
  5. I prezzi: varietà accessibilità dal basso ed estensione verso l’alto, anche dentro una marca. Gli sconti non devono essere generalizzati, ma selettivi e personalizzati. Bisogna fare il contrario delle profumerie.
  6. I servizi: nel punto vendita devono essere più numerosi del passato. Bisogna usare lo strumento della prevendita, creare aspettative. Considerarlo come una semina.
  7. Competenza nella vendita: è necessaria dopo anni di prodotti che si vendono da soli. La competenza deve essere assoluta, bisogna dedicare risorse alla formazione dei commessi e i produttori devono basare la scelta dei partner retailer anche in base a questo aspetto. Deve essere anche rassicurante per contrastare l’incertezza sul proprio patrimonio: l’acquisto di un gioiello implica una spesa in meno per il cliente. Bisogna assicurare che l’acquisto è un investimento.
  8. La cultura sul gioiello: è diventato democratico, troppo, e c’è un impoverimento culturale della domanda. È difficile trasferire la cultura del gioiello, ma è fondamentale per rassicurare il cliente. Il punto di vendita rispetto al web ha il vantaggio di poter supportare e orientare la scelta del cliente con empatia su prodotti proposti come la cosa giusta, per quella persona (ma su questo obiettiamo: gioiellis.com fa cultura del gioiello). C’è il boom dell’auto-regalo femminile per superare un dolore o per gratificarsi, mentre gli uomini stanno perdendo il gusto di regalare un monile.
  9. Il servizio post vendita, la riparazione, la rimessa a modello e altre iniziative puntano a mantenere il cliente con sconto personalizzato magari per il compleanno. Il prodotto deve essere personalizzato, il gioiello come quello della nonna rubato.
  10. Infine, integrazione tra offline e online: il web è insostituibile per info e galleria prodotti e seduzione. Poi, si acquista in negozio con le persone. Infatti, il decimo comandamento parla di depressione collettiva di categoria e filiera dovuta ad anni troppo duri. Insomma, bisogna per supportare il marketing dell’inutile, che se funziona diventa il marketing della felicità, per dare un di più alla vita, che mira a trasmettere entusiasmo.

    Gioielleria a Firenze
    Gioielleria a Firenze

Le curve originali di Anaconda

Compie 34 anni Anaconda, il negozio di Monica Rossi, partita con una produzione solo in argento dal taglio essenziale e a volte quasi minimalista, quando il termine ripreso dalla corrente artistica degli anni Sessanta non era così abusato, fino a una metamorfosi creativa che ha smussato angoli e arrotondato le linee. Che l’ispirazione sia diversa da un tempo lo si capisce già dall’arredamento in boiserie lievemente barocche e i gioielli, che ricordano alcune lavorazioni tipiche dall’oreficeria del Settecento, vi si adattano perfettamente: minuscole perline «grain de sable» e diamanti oppure ossidiana, calcedonio, berillio ma soprattutto pietra luna tutte tagliate a rosa, ossia una lavorazione molto usata in passato che riflette la luce in maniera diversa dalla modellazione moderna. Quasi più opaca. Molti i gioielli su commissione, soprattutto anelli celebrativi come il Poema, una larga fascia in oro sulla quale è possibile far incidere, frasi o poesie. M.d.B.

Anaconda Gioielli

via Bergamini, 7

20122 Milano

tel: 0258303668

Tempo di bijoux per Sophie

 

Dal «Tempo delle mele» al tempo dei gioielli: Sophie Marceau è il volto della gioielleria Chaumet dal 2008. Il suo contratto è stato rinnovato nel 2012 con la collezione Grand Frisson e ora, nel 2013, l’attrice francese è testimonial di una nuova collezione, Hortensia. Ortensia è una linea floreale, molto femminile, con tre colori dominanti: rosa pastello, rosso, blu, molte gemme e oro. L’ortensia, il fiore che ha ispirato Chaumet, si trasforma in collane in oro bianco, con diamanti, zaffiri e tanzanite, oro rosa, i micro petali composti da rubini, tormaline rosa e rosse. Un totale di 24 pezzi unici, i cui prezzi variano tra 80mila e i 900mila euro. Questa collezione, per chi può permettersela, è anche molto facile da indossare, adatta a ogni momento della giornata. Matilde de Bounvilles 

Matrimonio a tre nei gioielli

Fusione a tre nel mondo della gioielleria: Valenti & Co., Mida e Sovrani hanno annunciato il matrimonio. Le tre aziende sono confluite in una nuova entità, che d’ora in avanti gestirà i brand Valenti, Mida e Sovrani. In fondo, non è una sorpresa: le aziende italiane del settore sono, com’è noto, troppo piccole. E la crisi dei consumi, in particolare in Italia, spinge i superstiti a unire le forze. «La crisi mondiale ci porta a condividere un progetto unico di business. Grazie ad attività integrate di back-office, produzione, logistica e distribuzione, otterremo economie di scala nella produzione e progettazione di cui potranno beneficiare tutti i prodotti appartenenti ai tre marchi Valenti, Sovrani e Mida», è il commento di Sandro e Silvano Bravi, fondatori della Valenti. Le tre aziende hanno appena concluso l’edizione estiva di Sales Meeting per il brand Sovrani: una due-giorni di lavoro e intrattenimento organizzata dall’azienda e dedicata alla rete vendita per presentare le collezioni autunnali di articoli in argento. E per la prima volta il Sales Meeting Sovrani, lo scorso 29 luglio, è stato ospitato nell’attuale sede dell’azienda Valenti, in coerenza con il piano industriale che prevede l’integrazione delle tre aziende. «La scelta di ospitare il meeting Sovrani nell’attuale sede di Valenti è il primo segnale che testimonia il cambiamento, ha aggiunto Roberto Marini, brand manager Sovrani. Uniremo le esperienze e le forze di tre aziende leader nel settore dell’articolo da regalo in argento, per creare un gruppo che potrà avvalersi delle sinergie derivanti dall’essere un unico polo produttivo e logistico». La nuova collezione Sovrani Bijoux 2014 è nata da una ricerca di design e totalmente made in Italy, che arriveranno in gioielleria a partire da gennaio 2014. Sovraniè nata nel 1996 a Recanati (Macerata).  Federico Graglia

 

 

Indovinate che cosa comprano i cinesi in Italia?

[wzslider]Un terzo degli acquisti dei ricchi cinesi in Italia è costituito da prodotti di gioielleria. Un dato interessante per chi vende e e disegna orecchini, collane e bracciali. Il dato emerge da ricerca di Global Blue presentata a Milano. Al secondo posto nello shopping tricolore degli stranieri ci sono i russi, attratti dagli acquisti di oggetti lusso offerti dalla capitale italiana della moda, Milano. Sul totale delle vendite tax free, la Russia rimane prima in classifica con il 26% circa, seguita dalla Cina (19%), che in un anno ha incrementato del 68% gli acquisti. Lo scontrino medio di un turista cinese però è salito in testa con 852 euro contro i 638 euro spesi da un russo. Ma secondo gli analisti, presto i cinesi raggiungeranno i russi, forse li doppieranno. Tra le città italiane, Milano fa la parte del leone con il 33% degli acquisti, seguita da Roma (19%), Venezia (9%) e Firenze (8%). Ma cosa compra il turista cinese in Italia? I due terzi della spesa va per abbigliamento e pelletteria, mentre il 27% è rappresentato, appunto, dai gioielli, compresi gli orologi che prendono sempre più piede. Federico Graglia

A third of the purchases of the wealthy Chinese in Italy consists of jewelry products. An interesting fact for those who sell ee designs earrings, necklaces and bracelets. The figure emerges from research by Global Blue presented in Milan.

Nomination raddoppia a Dubai

[wzslider]Da Sesto Fiorentino a Dubai. La strada di Nomination è lunga. L’azienda toscana ha allargato il proprio orizzonte con un nuovo punto vendita in Medio Oriente. Il nuovo store di Dubai, d’altra parte, è solo la conferma del successo di Nomination negli Emirati: è, infatti, il secondo nella città araba. Inaugurato all’interno della nota Gallerie Lafayette nell’Arabian Mall, il negozio è stato realizzato seguendo l’ormai classico format di Nomination in tutto il mondo, con i colori del brand: bianco, nero con dettagli in giallo. Lo stile è stato adattato alle esigenze culturali e logistiche del Paese che ospita il monomarca.

Il nuovo store segue quelli sparsi in tutto il mondo: l’azienda, infatti, da tempo punta sul Medio Oriente. Negozi Nomination sono già stati aperti (mono o bimarca) a Kuwait City, Daharan, Beirut e Riyad. Le location sono scelte privilegiando sia gli shopping center qualificati, sia le vie commerciali dei centri delle città. Ma l’azienda di gioielleria non dimentica la sua patria di origine. Lo scorso settembre ha infatti apert un monomarca a Firenze. E nuove inaugurazioni sono previste per il 2013. F.G.

ukNomination in Dubai

Da Sesto Fiorentino in Dubai. The road is long Nomination. The Tuscan company has broadened its horizons with a new store in the Middle East. The new store in Dubai, on the other hand, is only a confirmation of the success of the UAE Nomination : it is, in fact, the second in the Arab town. Opened in the note nell’Arabian Mall Galleries Lafayette, the store has been built according to the classic format of Nomination in the world, with the brand colors : white, black with yellow details. The style was adapted to the cultural needs and logistics of the country that is home to the brand.

The new store follows those around the world : the company, in fact, from time rush on the Middle East. Nomination stores have already been opened (mono or bimarca ) in Kuwait City, Daharan, Beirut and Riyadh. The locations are chosen emphasizing both shopping centers qualified, and the shopping streets of the city centers. But the business of jewelry does not forget his country of origin. Last September, in fact apert a store in Florence. And new openings are planned for 2013.

france-flagNomination à Dubaï

Da Sesto Fiorentino à Dubaï. La route est longue pour Nomination. La société toscane a élargi ses horizons avec un nouveau magasin dans le Moyen-Orient. Le nouveau magasin à Dubaï, d’autre part, n’est qu’une confirmation de la réussite de la mise en candidature des EAU : il est, en effet, la seconde dans la ville arabe. Ouvert dans la note nell’Arabian Mall Galleries Lafayette, le magasin a été construit selon le format classique de nomination dans le monde, avec les couleurs de la marque : blanc, noir avec du jaune. Le style a été adapté aux besoins et à la logistique culturelles du pays qui est le foyer de la marque.

Le nouveau magasin suite à ceux du monde entier : l’entreprise, en fait, de la ruée vers l’ époque du Moyen-Orient. Magasins de candidature ont déjà été ouverts ( mono ou bimarca ) à Koweït City, Daharan, Beyrouth et Riyad. Les emplacements sont choisis en insistant sur les deux centres commerciaux qualifiés, et les rues commerçantes des centres -villes. Mais l’entreprise de bijoux n’oublie pas son pays d’origine. Dernière Septembre, en fait Apert un magasin à Florence. Et de nouvelles ouvertures sont prévues pour 2013.

german-flagNomination in Dubai

Da Sesto Fiorentino in Dubai. Der Weg ist lang Nomination. Die toskanische Unternehmen hat seinen Horizont mit einem neuen Store im Mittleren Osten erweitert. Der neue Markt in Dubai, auf der anderen Seite, ist nur eine Bestätigung für den Erfolg der Vereinigten Arabischen Emirate Nominierung : es ist in der Tat, die zweite in der arabischen Stadt. In der Notiz nell’Arabian Mall Galleries Lafayette eröffnete, hat sich das Geschäft nach dem klassischen Format der Nominierung in der Welt gebaut worden, mit den Markenfarben : weiß, schwarz mit gelben Details. Der Stil wurde auf die kulturellen Bedürfnisse und Logistik von dem Land, das die Heimat der Marke angepasst.

Der neue Speicher folgt die um die Welt: die Firma, in der Tat, von Zeit Ansturm auf den Nahen Osten. Nomination Geschäfte haben bereits in Kuwait City, Daharan, Beirut und Riad eröffnet (mono oder bimarca ). Die Standorte sind so gewählt, betonen die beiden Einkaufszentren qualifiziert und die Einkaufsstraßen der Innenstädte. Aber das Geschäft der Schmuck nicht vergessen, sein Herkunftsland. Im vergangenen September, in der Tat Apert ein Geschäft in Florenz. Und Neueröffnungen sind für 2013 geplant.

flag-russiaНоминация в Дубае

Да Sesto Fiorentino в Дубае. Дорога длинная Номинация. Тосканской компания расширила свои горизонты с нового магазина на Ближнем Востоке. Новый магазин в Дубае, с другой стороны, это только подтверждение успеха номинации ОАЭ : это, по сути, второй в арабском городе. Открыт в ноте nell’Arabian Mall Galleries Lafayette, магазин был построен по классической формате номинации в мире, с фирменными цветами : белый, черный с желтыми деталями. Стиль был адаптирован к культурным потребностям и логистики страны, которая является родиной бренда.

Новый магазин следует тех, по всему миру : компания, по сути, от времени бросается на Ближнем Востоке. Номинация магазины уже открыты ( моно или bimarca ) в Эль-Кувейте, Daharan, Бейруте и Эр-Рияде. Места выбираются подчеркнув, торговые центры квалифицированных и торговых улиц города городских центров. Но бизнес ювелирных изделий не забывает свою страну происхождения. В сентябре прошлого года, на самом деле Аперт магазин во Флоренции. И новые отверстия запланированы на 2013 год.

 

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