carati

Tutto sui diamanti

Sapete come distinguere i diamanti? Che cosa sono le quattro C? Come si valutano i diamanti? Ecco una veloce guida per risolvere ogni dubbio sui diamanti, che sono anche la pietra del mese di aprile

I diamanti sono considerati le pietre più preziose. Ma quanto valgono, davvero, i diamanti di un anello, orecchini o collana? Sono tutti uguali? Come riconoscerli e giudicarli? Gioiellis.com vi aiuta con questa guida, che potete stampare e conservare. Con una premessa: comprendere non significa essere in grado di compiere una perizia da soli. Per una valutazione sicura e definitiva di un diamante è meglio rivolgersi a un esperto in grado di visionare la pietra direttamente. Ma attenti a scegliere persone qualificate, non ascoltate il parere delle amiche. Solo chi ha studiato seriamente gemmologia può offrire un giudizio sicuro. Quasi sempre, almeno.

The Rock, diamante a forma di pera da 228,31 carati
The Rock, diamante a forma di pera da 228,31 carati

CHE COS’È UN DIAMANTE?

La sostanza è una delle tante forme in cui può presentarsi il carbonio. In termini scientifici, il diamante è costituito da un reticolo cristallino di atomi di carbonio disposti secondo una struttura ottaedrica. Il nome deriva dall’antico greco ἀδάμας, cioè adámas, che significa indistruttibile, giusto o anche immutabile.

I diamanti costituiscono il materiale più profondo del nostro Pianeta che ha mai raggiunto la superficie terrestre e vengono considerati una finestra aperta all’interno della Terra. Un materiale impossibile da ottenere con qualsiasi altro mezzo. Ben oltre il loro valore economico, hanno un più alto valore scientifico, perché sono in grado di raccontare molte cose sull’evoluzione della Terra.

Diamanti grezzi
Diamanti grezzi

L’ORIGINE

I diamanti esistenti per il 94% si sono formati tra 1e 3 miliardi di anni fa a profondità tra i 150 e 200 chilometri, dove il carbonio purissimo, sottoposto a enormi pressioni, ha generato queste pietre di grande fascino. Il rimanente 6% dei diamanti è ancora più interessante e ha origine nella «zona di transizione della Terra», tra i 660 e i 2.900 chilometri di profondità. Sono chiamati diamanti superprofondi.

Medaglione Ellesmere, composto da 478 diamanti
Medaglione Ellesmere, composto da 478 diamanti by De Beers

CARATTERISTICHE

Il diamante è il principe dei gioielli grazie alla dispersione della luce bianca nei colori dello spettro, una delle sue principali caratteristiche.  La durezza del diamante è l’altra sua particolarità, che lo rende utile per  molte applicazioni industriali. Oggi la produzione globale di diamanti grezzi è stimata in circa 130 milioni di carati (26 tonnellate) l’anno, di cui il 92% viene tagliato e lucidato in India, per lo più nella città di Surat. Dopo la prima lavorazione, circa l’85% dei diamanti grezzi, il 50% di diamanti tagliati, e il 40% di quelli per l’industria sono scambiati sul mercato di Anversa, in Belgio. Il motivo è che nel tardo Quattrocento ad Anversa è stata introdotta una nuova tecnica per lucidare e dare forma alle gemme. Ci sono più di 12mila tagliatori e lucidatori al lavoro nel quartiere dei diamanti.

Diamanti
Diamanti

PICCOLA STORIA

I diamanti sono conosciuti da centinaia di anni e utilizzati come elementi decorativi fin dai tempi antichi: i primi riferimenti sono stati registrati in India. Oggi l’utilizzo più comune del diamante in gioielleria è per l’anello di fidanzamento, ma pochi sanno che si tratta di una convenzione abbastanza recente, diventata popolare nella prima metà del Novecento grazie a una campagna pubblicitaria da parte della De Beers, la società leader nel commercio di diamanti. Più in generale, comunque, gli anelli di diamanti sono utilizzati almeno dal Quattrocento per simboleggiare un impegno.

Anello Dôme di Buccellati, con diamante taglio smeraldo
Anello Dôme di Buccellati, con diamante taglio smeraldo

LA VALUTAZIONE

I diamanti non sono tutti sono uguali. Per valutarli si classificano in base a  quattro «C», tenendo conto della lingua inglese: carati (carat), taglio (cut), colore (colour) e chiarezza (clarity). Ci sono però anche altre caratteristiche: per esempio, la presenza o assenza di fluorescenza, che possono influire sulla scelta nell’utilizzo per un gioiello e sul valore.

carati
La misura dei carati

CARATI (CARAT)
Il peso in carati misura la massa di un diamante. Un carato corrisponde a 200 milligrammi. Il prezzo per carato aumenta con il peso, dal momento che i diamanti più grandi sono più rari e più richiesti come pietre preziose. Al contrario, il valore non aumenta linearmente allo stesso modo con la dimensione. Per esempio, un diamante da 0,99 carati può avere un prezzo molto inferiore (sempre per carato) di un analogo 1,01 carati: la differenza è causata dalla differenza della domanda.

I gradi di trasparenza del diamante
I gradi di trasparenza del diamante

CHIAREZZA (CLARITY)
La chiarezza misura i difetti interni di un diamante, chiamati inclusioni. Le inclusioni possono consistere in cristalli di un materiale estraneo, oppure imperfezioni strutturali, come piccole crepe o, infine, come un alone biancastro. Il numero, la dimensione, il colore, la posizione relativa, l’orientamento e la visibilità delle inclusioni possono influire sulla relativa chiarezza di un diamante. Il Gemological Institute of America (Gia) e altre organizzazioni hanno sviluppato sistemi per definire il grado di chiarezza, a partire da inclusioni che sono visibili a un professionista con un diamante osservato a dieci ingrandimenti. Solo circa il 20% di tutti i diamanti estratti ha un punteggio di chiarezza sufficientemente alto per un uso in gioielleria. L’altro 80% è relegato a uso industriale. Di quel primo 20%, una quota significativa contiene una o più inclusioni visibili. Le pietre che non hanno una inclusione visibile sono conosciute come “eye-clean”, pulite allo sguardo, e sono ovviamente i pezzi preferiti. Attenzione, a volte le inclusioni sono nascoste sotto la montatura di un pezzo di gioielleria: per scoprirlo bisognerebbe destrutturare il gioiello per esaminarlo. La maggior parte delle inclusioni presenti in un diamante, in ogni caso, non influisce sull’integrità strutturale della gemma. Tuttavia, le cosiddette “nuvole” di grandi dimensioni possono influire sulla capacità di un diamante di trasmettere e diffondere la luce. E fessure grandi  vicino alla superficie aumentano la possibilità di una frattura.

Le sfumature del diamante
Le sfumature del diamante

COLORE (COLOUR)

Qual è il miglior colore per un diamante? Semplice: quello che non c’è. La varietà di diamanti più pregiata è, infatti, totalmente incolore. Anche in questo caso esiste una classificazione, che dovrebbe essere certificata da chi vende il gioiello: il diamante totalmente incolore, quindi della migliore qualità, è classificato come D. Il grado successivo, certificato con la lettera E, ha una traccia quasi invisibile di colore, che può essere osservata solo da esperti in un laboratorio di classificazione. La scala prosegue: anche i diamanti F sono pressoché trasparenti. Le pietre che, invece, mostrano tracce molto piccole di colore sono classificati come G o H. Ancora: quelli leggermente colorati sono classificati come I o J K e via fino a Z, con una colorazione giallo brillante. Questi ultimi, anche se sono alla fine della scala, risultano però abbastanza rari e quindi molto apprezzati. I diamanti con colorazione insolita a volte sono etichettati come fancy (fantasia). Alcuni, come quelli rosa, sono molto rari. Il colore di un diamante può essere causato da impurità chimiche e/o difetti strutturali nel reticolo cristallino. A seconda della tonalità e dell’intensità, il colore di un diamante può sminuire o aumentare il suo valore. Per esempio, intensi diamanti blu (come quello battezzato Hope) sono notevolmente preziosi. Si tratta, però, di pezzi eccezionali. La maggior parte dei diamanti utilizzati come gemme sono fondamentalmente trasparenti, con una piccola sfumatura, o diamanti bianchi. L’impurità più comune, l’azoto, sostituisce una piccola percentuale di atomi di carbonio nella struttura del diamante e causa un colore giallastro o brunastro.

I tipi di taglio del diamante
I tipi di taglio del diamante

TAGLIO (CUT)

Il taglio di un diamante descrive il modo in cui un diamante è stato formato e raffinato dalla sua forma di pietra grezza. Descrive, in realtà, la qualità di lavorazione e gli angoli a cui viene tagliato e spesso è confuso con il concetto di forma. Il taglio non è casuale: ci sono linee guida matematiche per determinare gli angoli e i rapporti di lunghezza al fine di riflettere la massima quantità di luce. Le tecniche per i diamanti di taglio si sono sviluppate nel corso di centinaia di anni. Ma i migliori risultati sono stati ottenuti nel 1919 dal matematico e appassionato di gemme Marcel Tolkowsky: è lui che ha sviluppato il taglio brillante, rotondo, calcolando la forma ideale per diffondere la luce. Il brillante ha 57 facce (lucidate), di cui 33 sulla corona (la parte superiore) e 24 sul padiglione (la metà inferiore). La cintura è la parte centrale sottile. La funzione della corona è di rifrangere la luce nei colori dell’iride, mentre la funzione del padiglione è riflettere la luce attraverso la parte superiore del diamante. Il culet è invece la superficie più piccola nella parte inferiore del diamante: dovrebbe essere di un diametro trascurabile, per evitare le perdite di luce dal fondo.

Il diamante battuto da Sotheby's per 13,8 milioni di dollari
Diamante battuto da Sotheby’s per 13,8 milioni di dollari

IL VALORE

Se volete essere aggiornati sul prezzo di mercato dei diamanti potete seguire  il Rapaport Diamond Report (in inglese), che è pubblicato tutte le settimane da Martin Rapaport, amministratore delegato del Rapaport Group, a New York: è considerato il punto di riferimento de facto del prezzo al dettaglio. Nel commercio all’ingrosso dei diamanti, il termine carati è spesso usato per definire una vendita o acquisto. Per esempio, un acquirente può effettuare un ordine per 100 carati (20 g) di 0.5 carati (100 mg), con determinate caratteristiche. In questo caso il Total carat weight (T.c.w.), cioè il peso totale in carati è usato per descrivere la massa totale di diamanti o pietre preziose in un pezzo di gioielleria. I diamanti «solitaire» per orecchini, per esempio, sono di solito espressi in Tcw, indicando la massa dei diamanti in entrambe orecchini e non di ogni singolo diamante. Tcw è anche ampiamente usato per collane di diamanti, bracciali e altri gioielli. Una indicazione veloce: guardate il diametro complessivo. Tipicamente un brillante rotondo da 1,0 carati (200 mg) dovrebbe avere un diametro di circa 6,5 mm. Matematicamente, il diametro in millimetri di un brillante rotondo dovrebbe corrispondere a circa 6,5 volte la radice cubica di peso in carati, di 11,1 volte la radice cubica di peso grammi, o 1,4 volte la radice cubica di peso punto. Insomma, per valutare il vero valore ci vogliono strumenti molto precisi e un buon occhio.

Modella con collana composta da 374 diamanti bianchi e gialli
Graff, modella con collana composta da 374 diamanti bianchi e gialli

I consigli dell’esperto per acquistare diamanti

Diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri: quanto valgono? Come riconoscerli? C’è chi li compra per farsi perdonare qualcosa, chi per passione, chi come investimento in un bene rifugio. Qualunque sia la motivazione, il parere di un esperto è fondamentale. Soprattutto perché quando si tratta di diamanti esistono dei parametri che sono una sorta di listino di base per la quotazione, ma nel campo delle gemme colorate, come smeraldi, rubini e zaffiri la faccenda non è semplice. A che cosa stare attenti e quali criteri adottare per la scelta, lo spiega Pio Visconti, docente dell’Istituto Gemmologico Italiano, consulente di molti enti regionali e titolare del Centro analisi gemmologiche di Valenza. La prova che sia un insigne gemmologo, sta nel fatto che la sua perizia è citata come garanzia nei cataloghi delle aste, in caso di una sua certificazione del gioiello. «Come valutare una pietra? Se dovesse comprare un Rolex va dal concessionario autorizzato o si rivolge al conoscente che l’ha acquistato in metropolitana?», spiega in questa intervista a Gioiellis.com.

Pio Visconti in tenuta da golf
Pio Visconti in tenuta da golf

Domanda. Quale delle famose quattro C carati (carat), colore (colour), chiarezza (clarity) e taglio (cut), è più importante nella scelta di un diamante?

Risposta. Il criterio che deve prevalere, secondo me, è il taglio. Certo peso, colore e chiarezza sono importanti, ma poiché la spesa per una pietra IF di 40 punti e una Vs2 di 70 punti magari è abbastanza simile, rimane il fatto che il diamante quando è incastonato deve brillare sulla montatura, deve essere una montagna di luce, come dicevano gli antichi, e questo lo si ottiene solo con un buon taglio.

Fedi eternity in diamanti
Fedi eternity in diamanti

D. Ma chi non è del settore come fa a capire se si tratta di un buon lavoro? Si affida al suo senso estetico?

R. Nel certificato si leggono dei numeri che si riferiscono ai valori della tavola, ossia della parte superiore, per esempio 57%, e all’altezza della corona 14%. Al cliente non dicono nulla e per questo a fianco è scritto il giudizio dell’analista: ottimo, buono, medio, sia come proporzioni sia come accuratezza. In definitiva, io consiglierei un diamante tagliato in maniera ottima, perché gli altri criteri sono legati al prezzo.

D. Che cosa fare se la certificazione non esiste?

R. Le faccio io una domanda: se dovesse comprare un Rolex va dal concessionario autorizzato o si rivolge al conoscente che l’ha acquistato in metropolitana?

Anello Legends of Africa con diamanti bianchi e smeraldi
Anello Legends of Africa con diamanti bianchi e smeraldi

D. Molti marchi conosciuti ci tengono a evidenziare l’utilizzo esclusivo di diamanti certificati, ma non c’è il rischio di ricevere il certificato di un’altra gemma? 

R. Tutto può succedere, però rovinarsi la reputazione per un comportamento poco trasparente per gemme di poco valore non vale la pena, tanto più che basta poco a trasformarsi in una catastrofe commerciale. In casi di pietre molto rare, il diamante è sigillato con il suo certificato all’interno, addirittura negli ultimi dieci anni è sempre più frequente la richiesta dell’incisione del numero di certificato sulla cintura della pietra stessa.

D. La corsa alla certificazione non dipende anche dalla notevole evoluzione tecnologica nella produzione diamanti sintetici che derivano sì dal carbonio, ma realizzati in laboratorio, e dall’aumento del numero di pietre naturali modificate dall’uomo per farle sembrare più belle. Il Gemological Institute of America(Gia), ha addirittura messo a punto un software 3D per smascherare i falsi. Funziona? 

R. È uno strumento in più, ma da solo non basta. Il lavoro del gemmologo è quello di identificare l’autenticità della pietra con una strumentazione adatta. Inoltre, esiste un listino prezzo di massima per ognuna delle 4 C, poi il valore preciso è determinato dalla domanda e dall’offerta. I commercianti addirittura possono valutare la pietra senza nemmeno vederla perché, appunto, fa fede il certificato. Le cose invece, si complicano terribilmente con le pietre di colore: nessun ente certificatore al mondo è riuscito a identificare in maniera seria parametri che possano suggerire il valore di uno smeraldo, di un rubino e uno zaffiro. E per le pietre semipreziose è ancora peggio.

Esame di un diamante a un precedente Dubai Jewellery Show
Esame di un gioiello com diamante

D. Si dice che la provenienza delle gemme ne determini la qualità. È vero che i rubini più belli sono birmani, così come gli smeraldi devono essere colombiani?

R. È una semplificazione: si sa che un rubino birmano solitamente ha delle caratteristiche cromatiche eccezionali perché è di un bel rosso vivo, brillante, senza saturazioni di bruno o di viola, quasi la tonalità delle auto Ferrari per intendersi. Questo non vuol dire che pietre simili non si possano trovare anche nei giacimenti di altri Paesi, ma sicuramente sono più rare. Per esempio quelli tailandesi hanno un’ottima trasparenza, ma anche una sfumatura violacea, per una piccolissima saturazione blu. Lo stesso vale per gli smeraldi: alcuni esemplari, magnifici per colore e trasparenza ossia con caratteristiche tipiche dei berilli colombiani, sono stati scoperti in Brasile. Gli zaffiri del Kasmhir sono di un blu incomparabile, ma rarissimi, mentre quelli di Ceylon sono più chiari ma più caldi e, ancora, quelli del Siam sono di una tonalità molto intensa.

D. Se la provenienza non garantisce la qualità, che dire del taglio?

R. Le pietre colorate hanno dei sistemi cristallini più complicati del diamante, quello che conta è una buona simmetria e un’uniformità colore vista dall’alto, perché di profilo questo non si otterrà mai. Per questo un taglio non perfettamente centrato è accettabile negli smeraldi, rubini e zaffiri. Al contrario, è inaccettabile in un diamante.

Rubino birmano color sangue di piccione non riscaldato da 6,41 carati, montato su un anello in oro giallo e bianco di 18 carati, circondato da diamanti, progettato da Forms
Rubino birmano color sangue di piccione non riscaldato da 6,41 carati, montato su un anello in oro giallo e bianco di 18 carati, circondato da diamanti, progettato da Forms

D. E si torna sempre al taglio…

R. Sfruttare al massimo sia il peso che il colore della gemma dipende dall’abilità del tagliatore: gli zaffiri australiani molto scuri con un sovratono verdastro e per questo poco amati, sono solitamente tagliati abbastanza sottili per evitare di accentuarne la cupezza. Invece, quelli Ceylon dalla tonalità molto bella, ma poco intensa hanno un padiglione molto più ampio per rafforzarne il colore.

D. Ma allora il criterio di scelta per queste pietre è il colore?

R. Sì, deve essere il più puro possibile, rispecchiare l’idea di verde o rosso o blu che abbiamo. Ovviamente, non devo vedere inclusioni a occhio nudo, magari posso aiutarmi con occhiali da una diottria o due, perché le imperfezioni ne abbassano il valore. E se capita di voler fare shopping durante un viaggio, prima di comprare una pietra meglio passare prima da un ente certificatore del luogo.

Anello Margot con zaffiro taglio pera e diamanti
Anello Margot con zaffiro taglio pera e diamanti

D. Quali sono le contraffazioni più comuni e quelle più dannose economicamente? Si sente spesso parlare di smeraldi «No Oil» come segno di autenticità. Vale anche per rubini e zaffiri? 

R. Tra tutti i trattamenti quello citato è più innocuo e anche più antico: Plinio accenna nei suoi scritti che per rendere più belli gli smeraldi era sufficiente metterli a bagno nell’olio. Le microfratture impregnate di resina: quelle sì che sono gravi. Per gli zaffiri il metodo più clamoroso, che riduce di un decimo il valore è la termodiffusione, ossia la colorazione blu di un corindone naturale, ma completamente incolore. Risultato? Una gemma da 70 euro trattamento compreso, potrebbe essere valutata anche 1.200 euro. Mentre le radici di rubino, chiamate così perché opache, sono rubini di bassissima qualità che, con una tecnica molto sofisticata, ricevono infiltrazioni di vetro. In genere sono al piombo per aumentare l’effetto, in modo da rendere i rubini completamente trasparenti. In pratica, una pietra di 4 carati il cui costo al commercio fatica superare i 100 dollari, assume lo stesso aspetto estetico di una da 5mila dollari.

D. Quindi l’ente certificatore garantisce l’autenticità e l’origine del prodotto?

R. Sì, verifica se è naturale o sintetico e, nel primo caso, se ha subito dei trattamenti. Grazie alle inclusioni, che sono delle tracce della roccia nella quale la pietra si è formata, è possibile risalire alla zona geografica. Sul valore c’è una forbice molto ampia legata al commercio, alla moda, alla percezione personale. Monica Battistoni

Pietre di colore: zaffiro, rubino, rubellite e zaffiro giallo
Pietre di colore: zaffiro, rubino, rubellite e zaffiro giallo

Che cosa sono i carati?

Di quanti carati è il vostro diamante? E di quanti carati è, invece, il vostro anello d’oro? Per chi non è un esperto di gioielleria o non conosce le regole base del mondo dei gioielli, i carati sono un gran pasticcio. I carati, l’unità di misura utilizzata per pietre preziose e perle, infatti, sono una cosa completamente diversa dai carati che si riferiscono all’oro. Lo sapevate? In lingua inglese è tutto più facile: i carati che misurano i diamanti iniziano con la lettera C mentre quelli per l’oro iniziano con la K. In altre lingue, invece, si scrive allo stesso modo ed è tutto più complicato.

Ecco, quindi, perché bisogna fare attenzione a non confondere i diversi concetti: i carati dei diamanti (oppure di rubini, smeraldi, zaffiri eccetera) con i carati che sono relativi all’oro. Ecco come distinguere i due diversi carati.

Diamante a cuore di Recarlo
Diamante a cuore di Recarlo

I carati delle pietre

Il carato (l’abbreviazione è ct) è un’unità che indica la massa di una pietra o di una perla. Si utilizzano i carati per comodità, dopo che per secoli ogni Paese si regolava in modo diverso. Per chi commerciava in diamanti o altre pietre era difficile, quindi, regolarsi. A Firenze, per esempio, l’unità di misura base equivaleva a 197,2 milligrammi, mentre a Londra era di 205,49. Dopo tante discussioni, alla fine, nel 1907 è stato deciso di adottare come misura del carato 200 milligrammi. Un singolo carato, quindi, equivale a un quinto di 1 grammo.

Anello con diamante bianco ovale da 31,82 carati
Anello con diamante bianco ovale da 31,82 carati

Ora sapete esattamente quanto pesa il diamante che avete al dito: dividete per cinque il numero di carati e avrete il peso in grammi. O, più facilmente, in milligrammi, visto che non è frequente indossare un diamante che pesa 5 carati (e quindi 1 grammo). proprio per questo il carato è divisibile in 100 punti di 2 milligrammi.

Anello di Van Cleef & Arpels a forma bombata con diamanti
Anello di Van Cleef & Arpels a forma bombata con diamanti

A proposito, perché il carato si chiama così? L’origine pare sia legata ai semi di carruba. La parola carato deriva dall’arabo qīrāṭ قيراط, che però è deriva dal greco kerátion κεράτιον, che indica i semi di carruba. E questi semi erano utilizzati anticamente per pesare i gioielli, grazie alla loro forma sempre regolare. Poi il termine carato è stato utilizzato in Italia e, in seguito, nel resto del mondo. L’utilizzo della unità di misura carato per pesare i diamanti risale al 1570.

Selezione dei diamanti nel laboratorio di Antwerp (Anversa)
Selezione dei diamanti nel laboratorio Tiffany di Antwerp (Anversa)

I carati dell’oro

I carati di diamanti, pietre preziose e perle si riferiscono al peso. I carati dell’oro, invece, indicano la percentuale di metallo giallo presente in un gioiello, la sua purezza. Il termine carato è prevalso tra i tanti sistemi adottati in passato e, in particolare, sulla misura di libbre e once, che sono ancora utilizzati per il peso dell’oro, del platino o dell’argento. Perché questa confusione, quindi? Semplice: l’origine antica della parola è la stessa, cioè i carati utilizzati per misurare i materiali preziosi.

Nel caso dei carati che si riferiscono all’oro, però, indicano i millesimi di quantità di oro (o altri metalli preziosi) contenuta in una lega. Il massimo, per quanto riguarda l’oro, è 24 carati. Non troverete mai oro a 25 o più carati. I 24 carati indicano che l’or è al 100% puro. I 24 carati sono la base per calcolare il resto (sempre per l’oro). I gioielli a 18 carati, quindi, sono al 75% d’oro. Si calcola così: 18 : 24 = 0,75. Analogamente, un gioiello con oro al 14% significa che contiene poco più della metà di oro, il resto sono altri metalli (14 : 24 = 0,58).

Anello a fascia in oro 22 carati
Anello a fascia in oro 22 carati

I carati d’oro possono essere indicati, in alcuni casi, anche con il numero che si riferisce alla percentuale (il risultato della divisione aritmetica). Per esempio, l’oro a 18 carati può essere indicato anche con la sigla 750, quello a 14 carati con 583 e così via. Se, ancora, in un gioiello leggete il numero 375 sappiate che equivale a 9 carati.

I carati si utilizzano anche per l’argento. Quello sterling, per esempio, contiene il 92,5% di argento e il 7,5% di altri metalli, generalmente rame. È indicato generalmente come argento 925.

Anello Wave Stacking in oro 24 carati
Menē, anello Wave Stacking in oro 24 carati
Anello Bahia in oro 18 carati e diamanti
Anello Bahia in oro 18 carati e diamanti
Anello in oro rosa 14 carati
Anello in oro rosa 14 carati
Anello in oro rosa 9 carati e diamante ice
Anello in oro rosa 9 carati e diamante ice
Anello in argento satinato e lucido
Anello in argento 925 satinato e lucido

Come riconoscere se un gioiello è d’oro

Alzi la mano chi non ha almeno un gioiello d’oro. Un anello, un paio di orecchini, una collana o un bracciale d’oro sono forse il regalo più comune che è riservato per anniversari o grandi occasioni. Ma siete sicuri che il gioiello sia di vero oro? Esistono diversi modi per riconoscere se un gioiello è realizzato in vero oro.

Orecchini e collana in oro
Orecchini e collana in oro

1. Controllare l’indicazione dei carati
I gioielli in oro sono spesso contrassegnati con segni distintivi che indicano la purezza dell’oro. I segni distintivi più comuni sono 14K, 18K e 24K, oppure Ct per un gioiello italiano. K o Ct indicano i carati, la misura della purezza dell’oro. L’oro 24 carati è oro puro, mentre l’oro 14 carati è oro 58,3% e l’oro 18 carati è oro 75%. Il segno distintivo dovrebbe trovarsi in un’altra posizione poco appariscente. Se volete saperne di più sui carati dell’oro leggete qui.
Questo anello in oro della francese Marie Mas indica l'oro 18 carati con il numero 750
Questo anello in oro della francese Marie Mas indica l’oro 18 carati con il numero 750

2. Il test del magnete
L’oro non è magnetico. Quindi, se un gioiello è attratto da un magnete, non è fatto di vero oro. Tuttavia, tenete presente che anche altri metalli, come l’acciaio inossidabile o l’argento, non sono magnetici, quindi questo test da solo non è sempre affidabile. Ma è pur sempre un tentativo che si può fare.
Collana e orecchini Lunaria Alta indossati
Collana e orecchini Lunaria Alta di Marco Bicego indossati

3. Il test dell’acido nitrico
Questo test può determinare la purezza dell’oro. Viene praticato un piccolo graffio nascosto sui gioielli e una goccia di acido nitrico viene posta sul segno. Il colore del graffio dopo l’applicazione dell’acido indicherà la purezza dell’oro. Tuttavia, questo test può danneggiare i gioielli, quindi dovrebbe essere eseguito solo da un professionista qualificato.
Anelli della collezione Anime indossati
Anelli della collezione Anime di Leonori indossati

4. Il test di densità
L’oro è un metallo denso, quindi peserà più della maggior parte degli altri metalli della stessa dimensione. Un gioielliere può eseguire un test di densità misurando il peso del gioiello e calcolandone la densità. Tuttavia, questo test richiede attrezzature specializzate, quindi potrebbe non essere alla vostra portata.
Collana Ivy in oro rosa e diamanti indossata
Collana Ivy in oro rosa e diamanti di Nanis indossata

5. Il test della pelle
L’oro autentico non provoca reazioni o scolorimento sulla pelle: se indossate i gioielli e osservate delle reazioni cutanee è probabile che i gioielli non siano realizzati in oro autentico. Tuttavia, tenete presente che alcune persone potrebbero avere reazioni allergiche ad altri metalli, come il nichel, che potrebbero essere presenti nei gioielli in oro, specie quelli più vecchi.
Collezione Crescendo di FerrariFirenze, gioielli indossati
Collezione Crescendo di FerrariFirenze, gioielli indossati

In sintesi, per riconoscere se un gioiello è realizzato in vero oro, è possibile verificare la presenza di segni distintivi, eseguire un test del magnete, eseguire un test dell’acido nitrico, eseguire un test della densità o eseguire un test cutaneo. Tuttavia, alcuni di questi test possono richiedere attrezzature o competenze specializzate, quindi è meglio farli eseguire da un professionista qualificato.
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Dune Velaa Pavé di Annamaria Cammilli, bracciale in oro indossato

Un anello in oro bianco?

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L’oro bianco è il metallo che piace di più, specialmente a chi si sposa. Ma conoscete davvero tutto dell’oro bianco? Forse pensate di acquistare un anello ? Questo metallo, infatti, ha pregi, ma anche qualche difetto: meglio sapere tutto prima. In questo articolo spieghiamo le caratteristiche e i punti deboli dell’oro bianco.

Il classico anello in oro bianco e tre diamanti di Tiffany & co.
Il classico anello in oro bianco e tre diamanti di Tiffany & co.

Secondo la società americana di marketing GemFind, infatti, il metallo più cercato sul web è l’oro bianco 14 carati, con il 41% dei clic, seguito dall’oro bianco 18 carati con l’11%. Insomma, oltre la metà delle ricerche riguarda proprio l’oro bianco: segno che è il metallo preferito, di sicuro in Usa e in Europa.

Anello in oro bianco
Bluespirit, anello in oro bianco

Perché l’oro diventa bianco

L’oro in natura è giallo. L’oro bianco, infatti, si ottiene mischiando il metallo giallo originale con altri elementi per schiarire il colore. La lega più comune per rendere bianco l’oro comprende nichel, palladio, platino e manganese. Ma qualche volta sono utilizzati anche rame, zinco o argento. Alcuni metalli hanno però delle controindicazioni, perché possono ossidarsi a contatto con aria e pelle. In alternativa, può essere utilizzata una sottile placcatura di platino (che è naturalmente bianco) in lega con iridio, rutenio o cobalto, che aggiungono resistenza a questa lega.

Anello ondulato in oro bianco e diamanti
Orsini, anello ondulato in oro bianco e diamanti

Quanto oro giallo c’è nell’oro bianco?

Dipende dai carati, misura che serve a indicare la proporzione tra l’oro giallo contenuto e gli altri metalli. L’oro bianco a 18 carati è composto per il 75% di metallo originale e per il 25% di altri metalli. L’oro a 14 carati ha solo 58,3% di oro naturale e per l’oro bianco a 9 carati la proporzione si riduce al 37,5%.

Anello in oro bianco e diamante taglio marquise
C&C, anello in oro bianco e diamante taglio marquise

Il colore giusto del bianco

Molti acquistano un anello di oro bianco perché ha un colore molto semplice ed è brillante su un dito, magari proprio perché oltre al metallo c’è anche un bel diamante. Ma l’oro bianco, in realtà, non è lucido. Anzi, è opaco. Il bianco lucido, infatti, si ottiene con la placcatura in rodio, una patina è applicata a tutti i gioielli in oro bianco. Senza la rodiatura l’oro bianco potrebbe sembrare grigio, tendente al beige o rosa pallido.

Anello in oro bianco di Damiani
Anello in oro bianco di Damiani

Allergie al nichel

Attenzione: l’oro bianco, specialmente in passato, è stato spesso ottenuto con massiccio utilizzo di nichel, che corregge la sfumatura di bianco giallastro. Ma il nichel è anche un metallo che può provocare allergie: ne soffre circa una donna su otto. Chi soffre di allergie al nichel deve accertarsi che l’oro bianco, se contiene nichel, sia stato rodiato: la patina esterna, infatti, evita il contatto del nichel con la pelle.

Anello in oro bianco e diamanti della collezione Milano di Pomellato
Anello in oro bianco e diamanti della collezione Milano di Pomellato

Placcatura

Come abbiamo accennato, i gioielli in oro bianco hanno di solito una placcatura in platino o rodio. La placcatura rende i gioielli scintillanti, ma ha anche due punti deboli. Il primo riguarda il fatto che la placcatura impedisce a un anello di essere stretto o allargato facilmente. Perché, naturalmente, in questo caso bisogna rifare la rodiatura. Il secondo problema è che questa patina con l’andare del tempo svanisce e bisogna applicarla di nuovo. La placcatura in rodio può essere persa anche a causa del sudore della pelle o del contatto frequente con detersivi, con altri metalli o con oggetti di uso comune. Se si indossa l’anello spesso, quindi, la rodiatura va rifatta ogni due anni circa. Se non rifate la rodiatura, l’anello inizierà ad avere una tonalità gialla e opaca. Ma non spaventatevi è un’operazione che dura un paio di ore e non troppo costosa.

Qayten, anello Origami in oro bianco e pavé di diamanti
Qayten, anello Origami in oro bianco e pavé di diamanti






 

Qual è la differenza tra oro giallo e oro bianco?

Qual è la differenza tra oro giallo e oro bianco? Ovvio, il colore. Ma voi volete saperne di più. È una buona idea, perché ci sono molte differenze tra oro giallo e oro bianco. E anche la valutazione, nel caso vogliate vendere un gioiello, può variare, sia per l’oro giallo sia per l’oro bianco. Quindi, oltre al colore, quali differenze ci sono tra oro giallo e oro bianco? E l’oro bianco provoca allergia?

Anello chevalier in oro bianco
Anello chevalier in oro bianco di Schreiber

Partiamo da un fatto: l’oro che si estrae nelle miniere oppure nelle pagliuzze che si trovano tra la sabbia di alcuni fiumi, è giallo. In natura non esiste l’oro bianco, che è un’invenzione umana. L’oro bianco è prodotto unendo l’oro giallo con altri metalli. Ma, apriamo una parentesi: anche quasi tutti i gioielli in oro giallo sono uniti in lega con altri elementi. L’oro in natura è a 24 carati, ma è anche molto malleabile. I gioielli in oro a 24 carati si deformano facilmente e sono usati solo da pochissimi gioiellieri, in particolare in Paesi come l’India. In generale, invece, per i gioielli si utilizza oro fuso con altri metalli, come il rame o l’argento, che lo rendono più solido.

Spilla in oro giallo e bianco con diamanti e perla barocca al centro
Spilla in oro giallo e bianco con diamanti e perla barocca al centro by Buccellati

Quanto oro puro c’è in un gioiello? La risposta è facile: lo indicano i carati. Per esempio, un anello in oro a 18 carati, avrà 750 parti di oro puro e 250 parti di altri metalli. Oppure, un gioiello con oro di 14 carati avrà il 585 parti di oro e 415 parti di altri metalli. E con 9 carati la percentuale di oro puro scende a 375 parti o, se preferite, è al 37,5%. Naturalmente, con meno carati di oro anche il valore sarà più basso.

Anello in in oro 24 carati martellato
Anello in in oro 24 carati martellato

E l’oro bianco? Anche per l’oro bianco vale lo stesso concetto. Ma, a differenza dell’oro giallo, è fuso assieme con metalli bianchi, per formare una lega che fa perdere del tutto o quasi il colore giallo. Insomma, è una scelta puramente estetica. Anche se, per la verità, fino a qualche decennio fa l’oro bianco non era così apprezzato. Nel secolo scorso, chi desiderava un anello con metallo bianco spesso sceglieva un gioiello di platino. Un metallo che, però, è anche più difficile da lavorare e più raro (oltre che più costoso).

Bracciale in oro bianco, diamanti e zaffiro blu
Bracciale in oro bianco, diamanti e zaffiro blu by Gismondi 1754

L’oro bianco è diventato molto popolare, ed è utilizzato, in particolare, per gli anelli di fidanzamento. Ma, come abbiamo scritto all’inizio, non tutto l’oro bianco è uguale. Per la precisione, si trovano gioielli di oro bianco realizzati con almeno una quindicina di leghe diverse. Le principali leghe di oro bianco sono ottenute con l’aggiunta di nichel, in diverse percentuali, oppure palladio e argento, ma anche rame e zinco. A questi bisogna aggiungere il rodio, un metallo che molto spesso è utilizzato come una patina esterna, per rendere il gioiello più lucido e più bianco. Con gli anni, oppure a causa di qualche graffio, questa patina si può rovinare. Ma basta portarla da un gioielliere per far rodiare di nuovo il gioiello.

Anello in oro bianco rodiato e diamanti della collezione Milano di Pomellato
Anello in oro bianco rodiato e diamanti della collezione Milano di Pomellato

L’oro bianco provoca allergia? È molto difficile che l’oro provochi un’allergia cutanea. Ma non è raro che siano i metalli contenuti in lega con l’oro a causare qualche reazione della pelle. Questo accade più facilmente con i gioielli che hanno un basso contenuto di oro in percentuale, in sostanza quelli con una caratura più bassa.

Anello trilogy in oro bianco e diamanti
Anello trilogy in oro bianco e diamanti

Un gioiello di oro bianco vale meno di uno in oro giallo? La risposta è no. Il valore di un gioiello può essere determinato dalla forma (per esempio, se è di una marca famosa), dalle pietre con cui è composto, per esempio diamanti o gemme preziose, e dalla percentuale di oro contenuta nel metallo. Cioè dai carati di oro: un gioiello in oro bianco a 18 carati contiene la stessa quantità di oro di un gioiello in oro giallo a 18 carati.

Bracciale Love in oro bianco e 10 diamanti
Bracciale Love in oro bianco e 10 diamanti di Cartier

Per quali tipologie di gioielli è consigliato l’oro bianco? La risposta è facile: per tutti.  Ma, in particolare, l’oro bianco fa risaltare i diamanti, a patto che le pietre abbiano un colore eccellente, in sostanza siano classificate da D a G. Un diamante con un colore da H a K o L (cioè con una leggerissima tendenza al giallo o grigio) probabilmente risalterà di più su oro giallo: sembrerà più bianco. Ma i diamanti più colorati, dalla classificazione Light Yellow in poi, torneranno a essere apprezzati meglio su oro bianco.

Anello Atlas X in oro bianco con diamante di Tiffany
Anello Atlas X in oro bianco con diamante di Tiffany

I 9 colori dell’oro

Sapete perché l’oro può avere diversi colori?

Può essere bianco, giallo, rosa, ma anche blu o viola. Imparate a conoscere i colori dell’oro, anche quelli che provocano allergie. Si fa presto a dire oro. Il metallo più utilizzato nella gioielleria di lusso, da secoli considerato il bene più prezioso, custodito in lingotti nei caveau delle banche, ha in realtà molte facce. Perché da quando è stato utilizzato per realizzare anelli e collane, bracciali e orecchini, l’oro ha subito diverse trasformazioni. Innanzitutto può essere più o meno puro.

Quando un gioiello è al 100% d’oro ha 24 carati, mentre se è al 75% è a 18 carati. Il restante 25% è composto da altri metalli.

Trasformista, bracciale convertibile in oro 18kt e diamanti. Inciso manualmente utilizzando un bulino
Trasformista, bracciale convertibile in oro 18kt e diamanti di Nanis. Inciso manualmente utilizzando un bulino

Una percentuale del 58% indica una lega di 14 carati e, infine, quando di oro ne rimane solo il 38% si hanno i 9 carati. Quando è unito in lega con altri metalli, inoltre, l’oro può cambiare colore, secondo il tipo di metallo che viene aggiunto. Tutti conoscono le tre principali tonalità: oro giallo, bianco e rosa, colori che possono essere più o meno intensi. In realtà molti gioiellieri utilizzano percentuali differenti, che donano all’oro anche sfumature completamente diverse. Nello schema in questa pagina abbiamo riassunto le principali combinazioni che scaturiscono dalla unione dell’oro con altri metalli, in particolare argento e rame.

In natura, infatti, l’oro ha un colore giallo intenso, tendente all’arancio, ed è un metallo molto morbido, che si deforma facilmente (1 grammo può essere trasformato in un foglio di 1 metro quadrato).

Anelli in oro giallo, rosa e brunito
Anelli in oro giallo, rosa e brunito

Anche per questo, oltre che per abbassarne il costo, l’oro è quasi sempre unito con altri metalli. Per esempio, assieme all’argento può diventare oro bianco o giallo pallido, ma anche leggermente verde. Con l’aggiunta di rame diventa rosa o rosso. Ci sono, inoltre, gioiellieri che uniscono l’oro con altri metalli, con sfumature ori blu, viola, nero. Ma le possibilità sono molte.

1 Oro giallo

Più è giallo intenso, più è puro, come si trova in natura. L’oro puro al 99% è a 24 carati ed è esclusivamente giallo intenso. L’oro giallo è anche quello più utilizzato in gioielleria. Ci sono Paesi, come l’India, che prediligono l’oro di questo colore che è, poi, la sua tonalità naturale. L’oro giallo può anche essere di un colore meno intenso, specialmente se in lega con l’argento. Ovviamente l’oro giallo con meno carati, cioè in lega con altri metalli, ha un colore più facilmente meno intenso.

Collana in oro giallo di Amrapali
Collana in oro giallo di Amrapali

2 Oro bianco

È una lega con un metallo bianco. Se si tratta di gioielli vecchi spesso si tratta di nichel (che però può far insorgere allergie, in media a una persona su otto), oppure manganese, palladio, ma anche argento. La lega di oro e nichel è molto apprezzata in gioielleria perché rende il metallo più resistente per anelli e spille. L’oro con il palladio è invece più morbido e rende più facile l’incastonatura delle pietre. L’oro bianco spesso non è perfettamente bianco, ma ha sfumature di giallo, marrone o rosa.

Anello Tourbillon in oro bianco e diamanti
Vhernier, anello Tourbillon in oro bianco e diamanti

<style=”text-align: center;”>3 e 4 Oro rosa e rosso

L’oro con questi colori è in una lega che utilizza il rame. L’oro rosa è stato molto di moda in Russia nell’Ottocento ed è tornato in auge negli anni scorsi. La differenza di colore tra sfumature rosse e rosa dipende dal contenuto di rame. Per esempio, un oro rosso 18 carati utilizza il 75% oro e il 25% di rame. Un oro rosa 18 carati il 75% oro, il 20% di rame e il 5% di argento. C’è anche chi aggiunge fino al 15% di zinco per aggiungere una sfumatura giallo scuro.

Tiffany, collezione T, bracciale in oro rosa
Tiffany, collezione T, bracciale in oro rosa

5 Oro verde

L’oro verde era noto già nell’antichità: questa sfumatura si ottiene con l’aggiunta di argento. Il colore del metallo con questa lega è giallo-verdastro, a volte ottenuto anche con il cadmio, un metallo che, però, può causare allergie. La tonalità verde chiaro è ottenuta con una lega di oro al 75%, rame 23%, cadmio 2%. Il colore verde più intenso ha invece il 75% di oro, il 15% di argento, il 6% di rame e il 4% di cadmio.

Anello in oro verde con cristallo di di berillio e diamanti verdi
Anello in oro verde con cristallo di di berillio e diamanti verdi

6 Oro grigio

Il colore grigio è utilizzato specialmente per gioielli con un design moderno. Questo colore si ottiene con un mix di oro giallo e palladio oppure argento, manganese e rame. Se gli altri metalli sono aggiunti in quantità minime il colore si avvicina di più a quello dell’oro bianco.

Anello in oro grigio e diamante di Niessing
Anello in oro grigio e diamante di Niessing

7 Oro viola

L’oro viola si ottiene con una lega che comprende un particolare tipo di alluminio. Ma l’oro viola risulta più fragile di altre leghe di oro e per questo non è utilizzato spesso: un colpo secco potrebbe causare la frantumazione del metallo e, quindi, del gioiello. Spesso l’oro viola è impiegato solo per piccoli dettagli dei gioielli, assieme a oro (più robusto) con altre colorazioni.

Jens Hansen, Replica ring, in oro rosa violetto
Jens Hansen, Replica ring, in oro rosa violetto

8 Oro blu

È utilizzato piuttosto raramente, ma è senza dubbio sorprendente. L’oro di questo colore si ottiene con una lega con due metalli poco utilizzati in gioielleria: accanto al metallo giallo (46%), infatti, si aggiungono gallio o indio. nel caso, prima di acquistarlo accertatevi di non avere allergie a questi metalli.

Anello in oro blu 14 carati con zircone
Anello in oro blu 14 carati con zircone

9 Oro nero

Può essere prodotto con vari metodi: tramite galvanotecnica, con una patina di rodio o rutenio. Oppure con una patinatura che utilizza zolfo e ossigeno o con una ossidazione forzata da cromo o cobalto. Più recentemente l’oro nero è stato realizzato creando nanostrutture sulla superficie e un trattamento al laser. È un colore di forte impatto, utilizzato spesso dai gioiellieri negli ultimi dieci anni.

Dionea Orcini, anello con oro nero, diamanti neri, zaffiri rosa
Dionea Orcini, anello con oro nero, diamanti neri, zaffiri rosa

In questo schema grafico tratto da Wikipedia potete vedere il mix di metalli che aggiungono una tonalità di colore all’oro. Si va dal rosa molto profondo, che ha più rame (angolo in masso a destra) a quello bianco, di solito ottenuto con l’aggiunta di argento. La punta in alto del triangolo tende invece al giallo.

La composizione dei colori più comuni dell'oro
La composizione dei colori più comuni dell’oro

 

Gioielli e allergia





Avete gioielli che provocano allergia o irritazione alla pelle? Ecco come risolvere il vostro problema ed evitare una allergia da nichel ♦︎

Qualcuno sostiene che le allergie sono in aumento. Per quanto riguarda i gioielli, purtroppo, sono sempre state un problema. Il motivo è semplice: ci sono metalli che a contatto con la pelle provocano reazioni allergiche. Ma ci sono anche metalli meno pericolosi per chi soffre di allergie, come l’oro o l’acciaio.

Leggi anche: Come evitare le allergie da nichel

Per questo motivo chi soffre di allergie sceglie gioielli in oro. Il metallo giallo, infatti, è anallergico, cioè provoca raramente reazioni a contatto con la pelle. Ma, allora, perché capita anche chi indossa un gioiello in oro di soffrire per arrossamenti o irritazioni sulla parte del corpo a contatto con orecchini, bracciali o collane?

Come evitare allergie e vivere felici
Come evitare allergie e vivere felici

L’irritazione causata dai gioielli: si tratta di una reazione allergica chiamata dermatite da contatto ed è provocata quando non si utilizza oro puro. È un problema che, secondo alcuni calcoli, interessa il 10% delle donne. Questo metallo, allo stato naturale (24 carati) è troppo morbido e si deforma facilmente. Per questo motivo i gioiellieri lo hanno legato assieme ad altri metalli, come il nichel. In questo modo il gioiello d’oro diventa più resistente. In Europa, però, ormai da oltre 20 anni la Ue ha emanato una direttiva, che si è trasformata in legge nei Paesi aderenti, che riduce in modo drastico l’utilizzo del nichel nella gioielleria. Il nichel, però, continua a essere presente nei gioielli realizzati prima delle nuove regole. In Italia, per esempio, l’utilizzo del nichel deve essere non solo nei limiti di legge, ma anche indicato nell’etichetta.

Orecchino con allergia
Orecchino con allergia

In ogni caso, il nichel non è l’unico metallo contenuto in lega nei gioielli che può causare una allergia. Infatti, bisogna ricordare che tutti i gioielli in oro a 18, 14 oppure 9 carati, sono in lega con altri metalli. Oro a 18 carati, per esempio, significa che su 10 grammi di metallo, solo 7,5 sono in oro puro, mentre a 14 carati si scende circa al 50%.

I trucchi per evitare allergie. Come evitare l’allergia al nichel? La prima risposta è ovvia: nel caso acquistiate un gioiello vintage chiedete al gioielliere se la lega di metallo del gioiello contiene nichel.

Se a casa avete già dei gioielli che provocano irritazione alla pelle o allergia, un semplice trucco è utilizzare lo smalto per le unghie: spennellato sul gioiello eviterà il contatto del metallo con la pelle. Dovete utilizzare quello trasparente, ovvio. Questo sistema non funziona bene con le collane a catena, ma può risolvere il problema con un anello o un bracciale. Basta ricoprire la parte interna del gioiello, quella a contatto con la pelle, con lo smalto. In questo modo si evita che il nichel sia a contatto con la pelle delle mani o del polso. Naturalmente bisogna verificare nel tempo che lo smalto non si consumi con l’utilizzo del gioiello.

Gioielleria di Ponte Vecchio, a Firenze
Gioielleria di Ponte Vecchio, a Firenze

Altri metalli. Un altro modo, più costoso, per evitare allergie è scegliere gioielli in platino o in titanio, due metalli ipoallergenici. Il rame, consigliato da molti, non è certo una vera alternativa all’oro: non solo non ha la stessa lucentezza (anche se costa molto meno), ma a contatto con il sudore della pelle può rovinarsi e tingere la pelle. Anche l’argento, a patto che sia sterling (puro al 92,5%) è spesso tollerato da chi ha allergia al nichel, ma va costantemente pulito per evitare che si annerisca.

Leggi anche: I gioielli a basso prezzo sono pericolosi?

Sintomi allergici
Sintomi allergici






La collana che misura i diamanti

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Fred ripropone la sua collana a forma di calibro per misurare i carati dei diamanti ♦︎

Ti hanno regalato un anello con diamante. Vabbè, ma quanto è grande il diamante? E ha più carati del mio? Diciamo la verità: l’invidia fa parte dei peccati umani e, di sicuro, una parte si trova in gioielleria. Proprio per mettere alla prova chi ha questo difetto (che Dante nella Divina Commedia colloca nel Purgatorio: come pena hanno gli occhi cuciti), il gioielliere Fred Samuel ha escogitato un gioiello davvero sorprendente.

La collana ha come pendente un calibro, uno strumento per misurare la caratura dei diamanti.

Il collier Calibre pierre
Il collier Calibre pierre

Naturalmente all’interno di questo strumento, utilizzato dai gioiellieri per velocizzare il lavoro di controllo della caratura, si trovano uno o più diamanti di diverso peso.

Questa collana, tra l’altro, è anche legata alla ricorrenza della maison, che ha compiuto i 110 anni: ideato negli anni Settanta, ora il ciondolo è stato riproposto in una edizione numerata di soli 110 pezzi, tanti quanti gli anni del compleanno. È nata, infatti, da Fred Samuel, nato in una famiglia argentina che commerciava in pietre preziose e perle, la sua passione. Trasferito a Parigi Fred Samuel ha dato vita alla Maison che porta il suo nome e si trova in rue de la Paix. Giulia Netrese





Bracciale Una Île d'Or
Bracciale Una Île d’Or

Bracciale in oro giallo della collezione Force 10
Bracciale in oro giallo della collezione Force 10
Anello in oro rosa e diamanti della collezione Force 10
Anello in oro rosa e diamanti della collezione Force 10
Anello in oro giallo e diamanti della collezione Force 10
Anello in oro giallo e diamanti della collezione Force 10
Orecchini Sugar Pain in oro rosa, diamanti, ametiste, quarzo
Orecchini Sugar Pain in oro rosa, diamanti, ametiste, quarzo

Collana Sugar Pain in oro rosa, diamanti, tormalina rosa, rubelliti
Collana Sugar Pain in oro rosa, diamanti, tormalina rosa, rubelliti







Il fascino di The Graff Venus

Graff presenta la sua Venere: un maxi diamante a forma di cuore da 118 carati.

Una Venere nera per un cuore bianco. Si può sintetizzare così The Graff Venus, un diamante da 118.78 carati, svelato dal gioielliere londinese che ha la più ampia raccolta di pietre della massima qualità. Graff, infatti, ha spiegato che questo diamante è il più grande al mondo classificato come colore D. Ed il massimo non solo per il colore, ma anche per purezza e taglio. La classificazione D è, infatti, la più alta della scala con cui si giudicano i diamanti: vuol dire che è perfettamente incolore. Ed è anche al massimo livello come chiarezza ed è quasi o del tutto privo di impurità. Solo tra l’1 e il 2 per cento di tutti i diamanti naturali hanno queste caratteristiche e questo spiega perché sono così preziosi. A questo si aggiunge che il taglio a cuore è impeccabile, com perfetta simmetria e una eccellente lucidatura.

Il Graff Venus è il più grande diamante lavorato che è stato ricavato dalla pietra originaria, un pezzo dal peso record di 357 carati, scoperto nel 2015 nella miniera di Letšeng, in Lesotho. E proprio la dimensione del diamante ha richiesto utensili speciali e nuove tecnologie per arrivare a un taglio perfetto: sbagliare non è concesso a questi livelli. Infatti ci sono voluti 18 mesi dal momento della scoperta per completare tutto il processo. Ma ne è valsa la pena. Federico Graglia

Graff Venus
Graff Venus
Il diamante da 118 carati, Graff Venus
Il diamante da 118 carati, Graff Venus

Il diamante dei record: 1.111 carati

Chissà quali e quanti gioielli saranno realizzati da questo super ultra extra diamante. È tanto grande che non sembra neppure la gemma più preziosa: è «mostro» di oltre due etti, con una circonferenza simile a quella di una palla da tennis. È il secondo diamante più grande di sempre ed è stato estratto e arriva dalla miniera di Karowe, in Botswana. La pietra pesa 1.111 carati, cioè 222 grammi, ed è di proprietà della canadese Lucara Diamond Corporation. È la gemma più grande trovata negli ultimi 110 anni e il secondo di qualità gemmologica mai estratto da una miniera. Nel luglio scorso la Lucara ha venduto una pietra molto più piccola (341,9 carati)dello stesso tipo (IIa) per$ 20,6 milioni di dollari, cioè 60mila dollari per ogni carato. «È quasi impossibile stimare un valore per una pietra così straordinaria, dato che il valore è fortemente dipendente dal colore, purezza e taglio e caratteristiche di lucidatura», commenta Edward Sterck, analista di Bmo specializzato nel settore dei diamanti. Il record, per ora, rimane comunque al Cullinan diamante di 3.106 carati presentato nel 1905 a re Edoardo VII e tagliato in nove grandi gemme, più 96 pietre più piccole. Una di loro, del peso di 317,4 carati, si trova nella Corona Imperiale britannica. Federico Graglia

Il diamante trovato nella miniera di Karowe, in Botswana
Il diamante trovato nella miniera di Karowe, in Botswana
Il diamante grezzo della Lucara Diamond Corporation
Il diamante grezzo della Lucara Diamond Corporation
Il diamante da 1.111 carati
Il diamante da 1.111 carati
La corona britannica: sulla fascia in basso il diamante Cullinan di 317,4 carati
La corona britannica: sulla fascia in basso il diamante Cullinan di 317,4 carati

Christie’s presenta The Orange

La guerra dei diamanti tra Christie’s e Sotheby’s continua a colpi di super gemme. Ora è la volta di Christie’s, che ha annunciato la vendita di The Orange, il più grande diamante fancy arancione in vendita in un’asta. Pesa circa 14,82 carati e, secondo Christie, è il più considerevole della sua categoria. Sarà messo all’incanto a Ginevra il 12 novembre. Il valore stimato della pietra è di 17-20 milioni dollari, cioè 14-16 milioni di euro. L’asta in programma, d’altra parte, è di quelle di prima classe. Prevede la vendita di 280 lotti, comprese alcune gemme più rare, gioielli d’autore e tesori reali. La provenienza dei gioielli giocherà un ruolo chiave, come nel caso della raffinata collezione dell’icona dello stile Hélène Rochas e tre pezzi eccezionali parte della collezione di Simón Itturi Patiño, noto come il «Rockefeller andino».

Ma forse il maggior fascino è riservato a un simbolo della un’eleganza francese, Hélène Rochas (1927-2011). È stata la moglie del famoso stilista francese Marcel Rochas, che aveva conosciuto durante Seconda guerra mondiale, sua musa e fonte di ispirazione. Aveva solo 28 anni quando il marito è morto: è riuscita però a gestire il ramo d’azienda di profumi ed essenze con grande successo. Madame Rochas era nota per la sua impeccabile eleganza, grande stile e bellezza. I suoi gioielli sono lì a testimoniarlo.

I migliori gioielli di Christie’s a Ginevra

[wzslider]Ancora pochi giorni alla grande asta di Christie’s, in cui sarà battuto, il 15 maggio, il più grande diamante perfetto per colore, del peso di 101,73 carati. Si tratta, come già anticipato (https://gioiellis.com/christies-sfida-il-re-dei-diamanti/) il più prezioso diamante a forma di pera: la casa d’aste prevede di raggiungere i 30 milioni di dollari. Ma non sarà l’unica attrattiva di quella che si annuncia come una delle aste più brillanti (è il caso di dirlo). Sarà messo in vendita anche la Stella del Kashmir, un anello di zaffiro e diamanti (26,24 carati), e un anello di smeraldo a forma di cuscino naturale (23,28 carati). La Stella del Kashmir dovrebbe raggiungere tra 2 milioni 500mila e 3 milioni di dollari, mentre l’anello smeraldo è valutato tra 1,3 e 1,8 milioni di dollari. Altre attrazioni dell’evento: un braccialetto di Van Cleef & Arpels valutato tra 160 mila e 260 mila dollari. Ancora: un paio di orecchini di diamanti pendenti, del peso di circa 8.16 e 6.90 carati, il loro ultimo proprietario è stata la Principessa Beatrice (1909-2002), che aveva sposato il quinto principe di Civitella-Cesi, don Alessandro Torlonia, a Roma. Gli orecchini sono valutati tra 160mila e i 260mila dollari. Giulia Netrese

 

La fortuna ha 25,5 carati (ed è blu)

In Sudafrica è stato estratto da un giacimento un diamante blu di 25,5 carati. Lo ha annunciato la Miner Petra Diamonds: il gruppo ha precisato di aver rinvenuto il diamante nella sua miniera di Cullinan. Dopo l’annuncio, le azioni del gruppo sono salite del 5%. I diamanti blu sono molto rari, ma la miniera di Cullinan ne ha già dato alla luce altri, inclusa una gemma fenomenale di 26.6 carati, da cui è stata prodotta una pietra perfetta di 7 carati, venduta a 9,49 milioni di dollari nel maggio del 2009. Lo scorso novembre uno splendido diamante di un intenso blu, di 10,48 carati e delle dimensioni di una mandorla, proveniente sempre da Cullinan, è stato venduto all’asta per 10,27 milioni di franchi svizzeri (10,8 milioni dollari). G.N.

Il diamante blu grezzo estratto
Il diamante blu grezzo estratto

 

Un diamante blu dopo il taglio
Un diamante blu dopo il taglio