La grande collezione di alta gioielleria di Lydia Courteille: è ispirata a Maria Antonietta. Anche al suo lato oscuro ♦︎
Lydia Courteille è una famosa, apprezzata, insostituibile creatrice di gioielli. Anzi, di collezioni di alta gioielleria. Con una particolarità: le sue collezioni sono spesso un diario di viaggio in luoghi esotici come il Topkapi di Istanbul, il Guatemala, il Sahara. Ma questa volta il viaggio di Lydia Courteille è più difficile, pieno di insidie e di trappole. È un viaggio nel tempo. O, meglio, è un viaggio nella Storia, con la lettera maiuscola.
La sua nuova collezione, infatti, è ispirata all’ultima imperatrice di Francia, Maria Antonietta. Un personaggio storico che, tra l’altro, è tornato sotto i riflettori pochi mesi fa, quando Sotheby’s ha vanduto alcuni gioielli appartenuti alla regina. Tanto è bastato per una operazione nostalgia, con la riabilitazione sentimentale della sovrana morta sotto la ghigliottina della Rivoluzione Francese.
Lydia Courteille, però, non si accontenta di una spolverata all’immagine di Marie Antoinette. La designer ha messo a fuoco la personalità, la storia, eanche al lato oscuro, della regina.
Tra fascino, seduzione l’impopolarità che l’ha portata fino al patibolo, Marie Antoinette è stata comunque un personaggio che ha segnato anche la storia del costume. Con scelte che si riflettono nella collezione di alta gioielleria di Lydia Courteille. I gioielli utilizzano, per esempio, una palette di colori ispirata alla vita dell’Arciduchessa: da un morbido blu dell’acquamarina all’oro reale. Ma anche con il lato oscuro “quasi gotico” lo definisce la designer. I materiali utilizzati sono anche il titanio blu, gli zaffiri blu e gialli, e il Quarzo rutilato (capelli di Venere).
Al momento dell’arrivo a Versailles, nel maggio 1770, la giovane arciduchessa Maria Antonietta scoprì una vita di corte molto diversa dalla semplicità austriaca a cui era abituata. L’etichetta e le cerimonie del Grand Lever e del Coucher o, ancora più faticosa per lei, il Grand Couvert, cioè la cena in pubblico. In confronto le strette regole di oggi per la famiglia reale britannica sembrano una vita di sregolatezza.
Nel suo viaggio nella Storia Lydia Courteille rivisita la vita e le abitudini della regina di Francia.
Per esempio, le danze con amici o cognati, la presenza ai balli in maschera all’Opera, considerata inappropriata per una regina, e persino durante il Carnevale. Amava anche i giochi: si dilettava a Faraone fino alle due o alle tre del mattino. Per non parlare delle spese pazze per ricevimenti e viaggi. È nota, inoltre, la sua passione per i gioielli, con l’affaire della collana di diamanti trafugata: un mito che ha contribuito a renderla impopolare ai suoi concittadini. Altro lato oscuro: il budget annuale per i vestiti della regina era spropositato e, inoltre, puntualmente superato rispetto alle previsioni. E questo mentre la popolazione e anche la classe intermedia della popolazione soffriva per la crisi. Insomma, l’altra faccia della ricchezza, che non cancella però anche il virtuosismo nelle decorazioni e la raffinatezza del gusto a corte. La fine della storia, però, sembra la conclusione di un cammino inevitabile: il 15 ottobre 1793 l’arciduchessa fu condannata a morte a causa di alto tradimento. Fu ghigliottinata il 16 ottobre alle 12,15.