Molti a Milano ricordano ancora Muriel Grateau: è stata designer accanto all’imprenditore Diego Della Valle (Tod’s), ma poi nel 1992 è tornata a Parigi. Disegna oggetti, d’arredamento, accessori, ma anche gioielli imponenti con una personalità audace. Pensate che arriva fino a nascondere i materiali più preziosi, come l’oro sotto lo smalto nero.
«Creo alta gioielleria che non ha le caratteristiche appariscenti. I miei pezzi non sono per lo status sociale», commenta la designer. I suoi gioielli sono davvero sorprendenti, con ragni d’oro di pizzo, diamanti neri, spille in stile pop, luce e smalti leggermente acidi assieme a zaffiri. Il risultato è una linea di alta personalità, raffinata eleganza, esasperata ricerca. Chi li indossa ne assume una parte di originalità. Ma lei è rimasta interamente una designer e nella sua galleria al 37 di rue de Beaune espone anche le sue collezioni di stoviglie e accessori oltre che gioielli.
Da quando ha iniziato, Muriel Grateau ha seguito la sua strada nel mondo creativo. Ha disegnato vestiti unici, notati da Hélène Lazareff, fondatrice della rivista Elle. Ha poi lavorato a fianco del leggendario designer Peggy Roche. A metà degli anni Sessanta ha preso parte alla creazione di Promostyl, la prima Agenzia di tendenza. E per Basile e Mario Valentino ha disegnato collezioni di ogni stagione. Ha avuto una produzione a valanga: Muriel Grateau si avvicinava a 1.500 modelli per stagione durante gli anni Ottanta.
La prima collezione di gioielli è del 2005. Ogni pezzo può aver bisogno anche di tre mesi per essere realizzato. «Ho capito subito che la libertà nei monili consiste nell’andare oltre i confini». Così non ci pensa due volte prima di combinare materiali poveri, pietre preziose e alta tecnologia, utilizzando per esempio, il taglio del laser. Per Muriel Grateau, se i suoi gioielli sono imponenti «è solo per il loro volume e non perché devono essere ostentati».