L’alchimia di Arlène Bonnant e della sua Caspita, Maison di gioielli che ha il nome di un’esclamazione in italiano. Ma una formula raffinata ♦︎
Prima premessa per i lettori non italiani. La parola «caspita» nella lingua di Dante è un’esclamazione. Chi la pronuncia aggiunge di solito un punto esclamativo: caspita! Significa più o meno: «sono davvero impressionato da questo…». Il nonno di Arlène Bonnant pare pronunciasse spesso la parola caspita ed è per questo che la designer ha battezzato Caspita la sua piccola Maison di gioielleria con sede a Ginevra, in Svizzera.
Seconda premessa. La storia di Arlène Bonnant parte dall’arte contemporanea. Lei è un’esperta dell’arte del XX e XXI secolo. Ha lavorato per otto anni insieme a Simon de Pury e Daniella Luxembourg, e ha acquisito una profonda conoscenza del mercato dell’arte. Quando Phillips de Pury & Company è stata acquisita dal gruppo Lvmh (che l’ha poi rivenduta) Arlène Bonnant ha lavorato nel dipartimento di Arte Contemporanea. Nel 2005 ha creato AB Concepts and Dreams (ABCD), un’azienda che ha catalogato e assicurato la conservazione di una collezione di 300 oggetti d’arte.
Tra le prime iniziative della designer c’è stata la collaborazione con Zaha Hadid Architects su una collezione che combina tecnologie di design innovative e il massimo livello di artigianato. Il risultato sono stati gioielli reticolari sfaccettati che ricordano le strutture cellulari. Ogni pezzo è stato ulteriormente modellato da considerazioni ergonomiche. La collezione Skein comprende anelli lavorati in oro 18 carati, alcuni intarsiati con pietre preziose all’interno della delicata struttura reticolare, e lanciati alla Zaha Hadid Design Gallery di Londra durante il pop-up store Caspita.
Queste premesse servono a comprendere perché quando Arlène ha deciso di dedicarsi ai gioielli li ha considerati in tutto e per tutto delle opere d’arte. E le fonti di ispirazione sono stati i viaggi in Grecia, Italia, India (soprattutto), Israele ed Egitto, pittori come Goya, Mantegna, Bosh, Blake e Caravaggio, oltre a una sensibilità particolare per il mondo della spiritualità. Non a caso le sue collezioni si chiamano Chakras e Ourobouros o Alchemy. Forse considerare la materia divisa in zolfo, mercurio e sale è un po’ semplice. Ma la designer considera l’alchimia è un percorso spirituale, come ogni altro cammino verso l’auto-miglioramento. Caspita, allora è un po’ come la gioielleria. Lavinia Andorno