ricavi

Brillano i ricavi di Pandora




Pandora aggiunge un bilancio gioiello alla sua storia: nel 2022 ha venduto 103 milioni di pezzi nei suoi 6.500 punti vendita in un centinaio di Paesi. È stato un anno positivo per il gruppo danese, con una crescita organica del 7% per l’equivalente di 3,5 miliardi di euro e margine Ebit (Earnings before interest and taxes, in sostanza un utile lordo) del 25,5% e un utile netto equivalente a 675 milioni di euro. Oltre 600 milioni di persone hanno visitato negozi e store online. Risultati che sono ancora più positivi se si conta, per il quarto trimestre 2022, la perdita valutata in circa -1% causata dall’incendio al centro di distribuzione europeo. In compenso, l’azienda ha contato su un’espansione del network del 4%. I conti di Pandora resi noti dal gruppo sottolinea però le vendite negative negli Stati Uniti (-7%), mentre in Europa la crescita è stata del 2%. Il resoconto finanziario dell’azienda comprende anche un positivo gross margin (+0,5%). L’Ebit nel Q4 2022 è stato del 32,5%, con un aumento di 2,8 punti percentuali rispetto al Q4 2021 e con un buon controllo dei costi. Per il 2023 Pandora prevede una crescita organica tra il -3% e il +3% e un margine Ebit intorno al 25%.

Anello Pandora Onda Pietre Luminose in argento Sterling 925 e pietre di zirconia cubica
Anello Onda Pietre Luminose in argento Sterling 925, zirconia cubica

Abbiamo chiuso il 2022 in bellezza. Nonostante la pressione macroeconomica sui consumatori e le turbolenze di covid-19 in Cina, continuiamo a registrare una crescita solida rispetto ai livelli pre-pandemia. Abbiamo iniziato bene il 2023 e siamo fiduciosi che la trasformazione del brand avvenuta negli ultimi anni, metta Pandora in una buona posizione per gestire le avversità future ed emergere più forte di prima. Nel 2023 continueremo ad attuare la nostra strategia, a conquistare quote di mercato e ad accelerare l’espansione del network, adottando al contempo azioni prudenti sui costi per proteggere i margini.
Alexander Lacik, Presidente e Amministratore Delegato di Pandora

Alexander Lacik, ceo di Pandora
Alexander Lacik, presidente e Ceo di Pandora

Il bilancio del gruppo rileva anche una buona solidità finanziaria, con un’esposizione piuttosto bassa e una forte liquidità. Per la felicità degli azionisti, accanto al dividendo(16 corone danesi per azione) Pandora ha anticipato un nuovo programma di riacquisto di azioni di 2,4 miliardi di corone danesi fino al 30 giugno con l’intenzione di arrivare fino a 5 miliardi, con l’obiettivo di sostenere il titolo azionario in Borsa.

Orecchini Cerchi Onde Pietre Luminose: sono realizzati in argento Sterling 925,  ispirati alle onde, con cubic zirconia, collezione Timeless
Orecchini Cerchi Onde Pietre Luminose: sono realizzati in argento Sterling 925, ispirati alle onde, con cubic zirconia, collezione Timeless

Bracciale Pandora con cuore, chiave e lucchetto in argento placcato oro
Bracciale in argento placcato oro 14 carati







Si diffonde anche il fatturato di Diffusione Orologi




Diffusione Orologi, gruppo italiano che conta all’interno del proprio portafoglio i marchi di proprietà Opsobjects, Kulto 925 di gioielleria e Iamthewatch, oltre alla distribuzione dei brand di Pdpaola e Daniel Wellington, chiude in positivo l’anno 2021 con una crescita del fatturato del 26%. Inoltre, il primo trimestre 2022 ha registrato un altro +12%. Gli orologi firmati Daniel Wellington sono distribuiti anche in Spagna (175 punti vendita), Portogallo (35 punti vendita) e Olanda (40 punti vendita). Prossime tappe: Austria, Germania e Svizzera. Nell’e-commerce l’aumento generale delle vendite è stato del 35%.

Bracciale Love Spheres
Bracciale Love Spheres di Opsobjects

Siamo davvero orgogliosi dei risultati ottenuti e del nostro operato che, in un periodo di profonda incertezza come quello che stiamo vivendo, va controcorrente e gode di crescite importanti e soddisfacenti. Oggi il nostro obiettivo è continuare in questa direzione, lavorando per conservare la posizione del marchio Opsobjects sul mercato della gioielleria e dell’orologeria, procedere nella distribuzione all’estero del marchio Daniel Wellington che proietta la nostra azienda sul piano internazionale, e seguire lo sviluppo dei gioielli PdPaola con grande ambizione.
Mario Giglio, Ceo di Diffusione Orologi

Mario Giglio
Mario Giglio

Collana di PdPaola
Collana di PdPaola

Bracciali tennis Kulto
Bracciali tennis Kulto







Per PdPaola si espande ancora




Un aumento del 25% sul 2020: è l’incremento dei ricavi di PdpPaola, azienda di gioielleria accessibile con sede a Barcellona, ma con 2.000 punti vendita in oltre dieci mercati internazionali. Fondato dai fratelli Paola e Humbert Sasplugas nel 2014, il marchio di gioielli ha chiuso il 2021 con un fatturato di 30 milioni di euro e progetta un piano di espansione attraverso l’apertura di nuovi flagship store. Anche perché le previsioni sono rosee: per il 2022 è atteso un fatturato di 52 milioni di euro.

I fratelli Paola e Humbert Sasplugas
I fratelli Paola e Humbert Sasplugas

L’Italia si è consolidata come uno dei paesi più rilevanti, con un giro d’affari di 2,7 milioni di euro nel 2021, con una crescita del 44% rispetto all’anno precedente. Nel mercato italiano il brand è attualmente omnicanale (cioè sia nei negozi tradizionali sia online). In Italia, per esempio, in ambito retail il marchio è presente in oltre 622 punti vendita fisici e prevede di espandersi ulteriormente nel 2022.

Collana in argento sterling placcato in oro 18 carati, indossata
Orecchini in argento sterling placcato in oro 18 carati e cubic zirconia, indossati

Infine, dopo il debutto sul mercato nel 2021 con la prima collezione Fine Jewelry, realizzata con l’utilizzo di oro massiccio 18 carati 100% riciclato e diamanti coltivati in laboratorio (cioè non estratti dalla terra, ma creati in un centro di produzione), PdPaola sottolinea il proprio impegno in ambito sostenibile e sociale, riducendo in maniera importante l’impatto ambientale.

Interno del flagship store di Pdpaola
Interno del flagship store di Pdpaola
Catena con pendente robot
Catena con pendente robot
Anello in argento sterling placcato in oro 18 carati, indossato
Anello in argento sterling placcato in oro 18 carati, indossato






 

Primo trimestre da record per Gismondi 1754




Primo trimestre positivo per Gismondi 1754, azienda genovese quotata al listino Euronext Growth Milan di Borsa Italiana. La società continua a rendere noti su base volontaria i risultati consolidati gestionali delle vendite. Al 31 marzo, quindi, Gismondi 1754 ha riportato un fatturato consolidato pari a 3,5 milioni di euro (+153% rispetto a 1,4  milioni del primo trimestre 2021).Variazione positiva di oltre 2,1 milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a cui hanno contribuito tutti i canali di vendita principali del brand genovese. Spicca il canale wholesale, che al 31 marzo 2022 vale complessivamente 1,7 milioni, con un incremento in particolare nell’area Usa (+391%) ed Europa (+227%). Quasi raddoppiato anche il segmento Special Sales, passato da 513.536 euro del primo trimestre 2021, a 939.286 euro nel primo scorcio 2022.

I primi tre mesi del Gruppo proseguono il trend di crescita eccezionale che la Società ha mostrato già con i risultati di fine anno. Stiamo osservando un crescente entusiasmo e passione verso i nostri gioielli che si riscontra poi quotidianamente nei dati delle vendite sia nel wholesale, sia in ambito special sales. Il consolidamento del mercato americano in corso, unito ai prossimi sviluppi commerciali che stiamo pianificando in Italia e nel nord Europa, ci consentono di essere molto positivi sulle prospettive dell’anno.
Massimo Gismondi, Ceo di Gismondi 1754

Massimo Gismondi
Massimo Gismondi

Predominante l’incidenza sul fatturato dell’area europea, con il 62%, in particolare del mercato svizzero, che rappresenta il 35% dei ricavi, seguito dal mercato italiano, che incide per il 18%. Raddoppiano l’incidenza gli Stati Uniti che, al 31 marzo 2022, valgono il 18% dei ricavi totali, mentre complessivamente gli altri Paesi incidono per il 20%, di cui il 9% è rappresentato dalla Russia, Paese verso cui Gismondi 1754 non ha nessun tipo di esposizione economica. L’azienda, non operando al momento nei mercati in cui si sta sviluppando il conflitto, non rileva elementi diretti che possano condizionare il positivo sviluppo delle attività per l’esercizio 2022.

Bracciale in oro rosa, diamanti e ceramica bianca
Bracciale in oro rosa, diamanti e ceramica bianca

Rispetto ai dati di fatturato per canale di vendita, nel primo trimestre 2022 spiccano i dati relativi alle vendite nel canale Wholesale e nel canale Special Sales, che rappresentano rispettivamente il 49% e il 27% dei ricavi. Si conferma, dunque, la vocazione tailor-made di Gismondi 1754 e la sua attenzione alla costruzione di un rapporto esclusivo con il cliente, mentre rimangono stabili, in termini di incidenza sui ricavi del primo trimestre 2022, il canale retail (16%), che ha visto la ripartenza del negozio di S. Moritz, dopo un parziale lockdown dell’anno precedente, e una flessione del negozio di Galata che nel primo trimestre 2021 aveva concluso una vendita importante che aveva dato un significativo impulso al fatturato del 1°trimestre dell’anno, ed il franchising di Praga (9%).

Anello Clip Sintesi in oro rosa e diamante
Anello Clip Sintesi in oro rosa e diamanti







Cameo Italiano cresce e punta sull’export




Cameo Italiano, brand campano di gioielli artigianali specializzato nella creazione di cammei, ha chiuso il 2021 superando quota 2,5 milioni di euro di ricavi. Un dato positivo per l’azienda, che è anche il risultato di un forte export: le vendite sui mercati esteri hanno superato il 75% del market share complessivo e che hanno permesso all’azienda di proseguire il suo percorso di sviluppo internazionale. In particolare, i cammei sono piaciuti ai cinesi, dove hanno segnato una crescita del 300% sui dati pre pandemia, con una quota di mercato del 16%. E proprio sulla Cina Cameo Italiano si è posta ambiziosi obiettivi visto che l’azienda di Torre del Greco (che ha un laboratorio al Tarì di Marcianise) nel 2022 vuole aprire cinque negozi monomarca all’interno di centri commerciali di lusso nelle principali metropoli della nazione e ha in programma di aprire un canale di vendita online dedicato al mercato cinese.

Bracciale con cammeo inciso su conchiglia sardonica e argento con galvanica oro
Bracciale con cammeo inciso su conchiglia sardonica e argento con galvanica oro

Per market share, dietro l’Italia (che detiene una quota di mercato di poco inferiore al 25%) si è confermato il Giappone con il 21%, dove Cameo Italiano può contare su una presenza di oltre 30 anni con diversi canali di vendita tra cui 60 negozi all’interno di centri commerciali e 200 retailer indipendenti in tutta la nazione. L’azienda indica anche una sostanziale tenuta negli Stati Uniti, supportata dalla vendita nei luxury mall e dalla presenza dei gioielli Cameo Italiano nei principali canali televisivi di shopping. Come mercato emergente, infine, l’azienda italiana segnala la Sud Corea, con prospettive di crescita interessanti per il futuro. Segnali positivi arrivano anche dall’e-commerce: il sito aziendale, lanciato poco più di un anno fa, ha visto l’80% delle vendite provenienti dall’Italia. Ma l’azienda vuole sviluppare il canale di vendita con investimenti che prevede un focus specifico su quattro Paesi: Usa, Germania, Austria e Svizzera. Il percorso di internazionalizzazione di Cameo Italiano proseguirà con maggiore forza nel 2022 con la presenza dell’azienda campana alle principali manifestazioni fieristiche del settore in Italia e nel mondo. L’azienda sarà presente a Vicenzaoro al padiglione 1 stand 100.

Lavorazione di un cammeo
Lavorazione di un cammeo

Prevediamo una forte crescita nel secondo semestre del 2022 soprattutto in Cina dove siamo solo all’antipasto. Se consideriamo che solamente 6 anni fa il 90% del fatturato proveniva dal mercato italiano possiamo renderci conto del percorso che abbiamo fatto. Oggi siamo un’azienda internazionale e il nostro brand è cresciuto in tutto il mondo: i mercati esteri hanno compreso la filosofia, l’artigianalità dei nostri maestri incisori e lo stile dei nostri gioielli Made in Italy. Da una parte vogliamo consolidare i mercati di successo e puntare su quelli emergenti ampliando i canali di vendita con accordi con distributori locali e negozi per la vendita diretta; dall’altra investiremo sulle risorse umane dove è previsto un piano triennale di assunzioni per sostenere la crescita.
Gino Di Luca, fondatore di Cameo Italiano

Gino Di Luca
Gino Di Luca

Il catalogo di Cameo Italiano comprende oltre 400 creazioni artigianali suddivisi in 32 collezioni con numerose edizioni limitate e creazioni tailor made. All’interno dell’azienda lavorano oltre 40 artigiani che conferiscono ad ogni gioiello uno stile naturalmente italiano nato dall’incontro tra innovazione e storia dell’antica arte della lavorazione del cameo realizzata dai mastri incisori.

Anello con cammeo inciso a mano su argento con galvanica oro
Anello con cammeo inciso a mano su argento con galvanica oro







Anno d’oro per Pandora

/




Chi segue anche l’aspetto economico del mercato dei gioielli sarà interessato ai risultati di bilancio di Pandora, colosso danese presente in tutto il mondo. I conti di Pandora riflettono, in parte, anche le dinamiche del mercato della gioielleria.

Premesso questo, nel 2021 la crescita organica (cioè escludendo eventuali operazioni extra) del gruppo è stata del 23% rispetto al 2020 (che però, ricordiano, è stato funestato da numerosi lockdown pandemici). Il margine Ebit (utili prima della spesa per interessi e le tasse) del 25%. Dati che hanno superato le previsioni. In particolare, gli affari sono andati a gonfie vele negli Usa (+58% rispetto al 2020), mentre in Cina è stata solo del 5% , in Italia del 10%, in Francia del 5%, in Gran Bretagna del 14%.

Pendente porta charm a cuore Pandora Moments
Pendente porta charm a cuore Pandora Moments

Da notare che i ricavi complessivi, a 23,3 miliardi di corone danesi (circa3,1 miliardi di euro o 3,58 miliardi di dollari) sono superiori non solo alle vendite del 2020 (19 miliardi), ma anche a quelle del 2019 pre pandemico (21,8 miliardi di corone). Vendite che hanno generato utili per 4,1 miliardi di corone (550 milioni di euro o 630 milioni di dollari).

Charm in argento Pandora Moments
Charm in argento Pandora Moments

Concludiamo il 2021 in bellezza con revenue e sell-out da record nel Q4, e sono felice che siamo in grado di aumentare il nostro obiettivo di fatturato per il 2023 di circa 2 miliardi di corone danesi. Sono particolarmente contento che la nostra crescita sia stata forte in tutti i mercati chiave. I nostri investimenti nel digitale stanno chiaramente dando i loro frutti, Moments sta mostrando una solida crescita e siamo incoraggiati dalle nuove piattaforme di prodotto come Pandora ME e Brilliance. Con questo – e con l’accelerazione dell’espansione del network nel 2022 – sono fiducioso che abbiamo tutti gli ingredienti per generare una crescita sostenibile e profittevole dei ricavi negli anni a venire.
Alexander Lacik, presidente e amministratore delegato di Pandora

Alexander Lacik
Alexander Lacik, presidente e Ceo di Pandora

Quali gioielli sono il gioiello di una performance così positiva? Pandora non ragiona su singoli gioielli, ma su quelle che chiama «piattaforme». Insomma, una sorta di maxi collezioni che sono periodicamente aggiornate con nuovi pezzi. In particolare, la piattaforma Moments continua a generare risultati molto buoni, compresa la collezione natalizia. Il rilancio di Pandora Me è stato ben accolto, con una crescita del 57% rispetto al lancio iniziale nel 2019. Ma a spingere gli introiti di Pandora ci sono anche le vendite online, con una crescita organica del 91%, per quanto riguarda gli ultimi tre mesi, rispetto al corrispettivo periodo 2019. Per chi fosse anche un azionista di Pandora, l’azienda propone la distribuzione  di un dividendo di 16 corone danesi per azione, ma anche un nuovo programma di riacquisto di azioni (un buy-back) per 3,3 miliardi di corone danesi, che dovrebbe supportare il valore dei titoli azionari.

Collana in argento sterling 925 con placcatura in oro rosa 14 carati
Collana in argento sterling 925 con placcatura in oro rosa 14 carati

Collana in argento sterling 925 con placcatura in oro rosa 14 carati
Pentente in argento a forma di ape







Bros Manifatture torna a Jck Las Vegas e Vicenzaoro




Il gioiello di Bros Manifatture ha battuto il covid e ora torna nelle fiere di settore. L’azienda di Montegiorgio (Fermo, Marche, Italia) ha confermato di aver chiuso il 2020 con un bilancio in positivo (i ricavi erano di circa 40 milioni nel 2019), seppure inevitabilmente con vendite in calo causa pandemia. Un risultato, commenta il comunicato stampa dell’azienda, che è frutto «dell’impegno di un gruppo compatto e solido, capace di supportare i propri retailers con promozioni mirate a sostenere il sell out alla riapertura». Parallelamente alla forte presenza negli store fisici, compreso quello aperto a Miami, l’azienda ha anche incrementato del 178% le vendite online dei marchi della casa: Brosway, Rosato, S’Agapo e Pianegonda.

Lanfranco Beleggia, fondatore e presidente di Bros Manifatture
Lanfranco Beleggia, fondatore e presidente di Bros Manifatture

Ma l’azienda non si affida solo al canale digitale: Bros Manifatture ha già deciso di partecipare in presenza alle due fiere internazionali Jck a Las Vegas il prossimo agosto e a Vicenzaoro September. L’aspettativa sul business del futuro è infatti più che raddoppiata rispetto allo scorso anno e cresce di pari passo la propensione a partecipare ad eventi fisici per rinsaldare il rapporto diretto con i retail partner e instaurare nuove collaborazioni durature nel tempo.

Punto vendita di Brosway a Santiago
Punto vendita di Brosway a Santiago

Bros Manifatture ha anche ribadito l’impegno sociale dell’azienda e il supporto a cause benefiche, oltre alla riscoperta delle proprie origini italiane. Per questo, sono state attivate e rinnovate collaborazioni con onlus e associazioni no-profit in Italia e all’estero e sono stati devoluti fondi a supporto della ricerca scientifica. In particolare, Rosato, in collaborazione con Legambiente, ha sviluppato una linea prodotto per la campagna Tartalove a salvaguardia delle tartarughe marine caretta caretta. In America, Brosway Italia è impegnata con la fondazione Lauren’s Kids nella lotta contro la violenza sui minori e ha prestato un fondamentale ausilio alla Red Cross nella gestione della crisi pandemica.

Bracciali della collezione New Chakra
Bracciali della collezione New Chakra

A livello locale, il forte legame con il territorio marchigiano ha fatto sì che particolare attenzione fosse destinata anche a opere di recupero ambientale: lo storico Palazzo Alaleona in pieno centro storico a Montegiorgio (FM) è stato ristrutturato e sarà aperto al pubblico in forma di relais di lusso, che ospiterà turisti da tutto il mondo e aggiungerà valore agli itinerari di riscoperta dei piccoli borghi italiani.

Inoltre, anche la tenuta Officina Del Sole, conosciuta per la sua posizione sulle colline marchigiane, le viste mozzafiato e la produzione di olio e vino autoctoni e già apprezzata da centinaia di turisti e affezionati ogni anno, diventerà sede di un’attività didattica e ospiterà un museo della civiltà contadina.

Earcuff in argento rosato
Earcuff in argento rosato
Orecchino ape di Rosato
Orecchino ape di Rosato






 

PdPaola raddoppia e si riposiziona




È un paradosso, ma il covid ha spinto le vendite di PdPaola, azienda di gioielli catalana fondata nel 2014 a Barcellona da Paola Sasplugas e suo fratello Humbert. Il brand, distribuito inFrancia, Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti oltre che in Spagna, nel 2020 è cresciuto a tre cifre: ha aumentato le sue vendite del 105%, con un fatturato di 24 milioni di euro. Tanto, ma la Maison pensa di fare ancora meglio quest’anno, con un obiettivo di 45 milioni di euro di fatturato. Tutto merito delle vendite online, oltre che dell’abilità della designer e dei 60 collaboratori in azienda.

PdPaola collezione New Letters
PdPaola collezione New Letters

Il 90% delle vendite di PdPaola, infatti, avvengono al di fuori della Spagna. Il marchio di gioielli registra l’80% delle sue entrate attraverso il proprio e-commerce e il 20% con i distributori autorizzati, o marketplace come Zalando. In ogni caso, il brand è distribuito in 1.500 punti vendita, di cui 300 in Spagna. E, dopo aver fatto goal con l’e-shopping, la Maison pensa di sviluppare la vendita nei negozi tradizionali, con l’apertura di flagship store. Non solo: il brand vuole riposizionarsi nell’area del lusso accessibile, migliorando la qualità. In Italia il brand vende attualmente circa il 12% dei suoi gioielli.

Collana Engrave Me
Collana Engrave Me
Orecchini Esssential
Orecchini Esssential

Collezione New Letters indossata
Collezione New Letters indossata







Fope rimane in utile


x



Fope stringe i denti e si aspetta un futuro migliore. I conti 2020 dell’azienda orafa quotata al listino Aim di Borsa Italiana risentono, inevitabilmente, dell’effetto covid. Ma poteva andare peggio. Secondo i risultati preliminari consolidati al 31 dicembre 2020, i ricavi del gruppo veneto sono scesi a 26 milioni di euro rispetto ai 35 milioni del 2019, ma la notizia positiva per gli azionisti è che l’anno non si è chiuso in rosso, ma ancora in utile, anche se sceso a 1,65 milioni rispetto ai 4,85 milioni del 2019. In sintonia con questi risultati sono l’Ebitda e l’Ebit (in sostanza i margini lordi) che si sono attestati rispettivamente a 3,95 milioni e a 2,34 milioni.

Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope

Siamo soddisfatti del dato di chiusura dei ricavi, superiore alle aspettative; la flessione del 25,7% rispetto al 2019, e in particolare dell’11% se compariamo il dato relativo ai soli paesi con significativo impatto turistico, è un risultato che ci conforta rispetto la rilevanza che il brand Fope ha per i nostri concessionari e come prima scelta per le nostre clienti. L’attenta gestione dei costi nelle fasi di lockdown e le vendite, realizzate con le marginalità precedenti all’emergenza sanitaria, hanno consentito di mantenere un adeguato livello di profitto e la distribuzione di dividendi nel corso del mese di dicembre 2020. La gestione finanziaria, che non ha subito impatti significativi in seguito ai periodi di lock down, ha consentito di procedere con gli investimenti programmati. Anche alla luce dei risultati del 2020 raggiunti in una situazione difficile, guardiamo al 2021 con ottimismo e crediamo nella capacità di ottenere risultati positivi, nonostante il contingente periodo di emergenza sanitaria non consenta di sciogliere tutte le incertezze riguardo la risposta dei mercati. Risulta tuttavia positivo, e in linea con le nostre aspettative, il riscontro avuto fino ad ora dai nostri migliori concessionari.
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope

Fope, orecchini della collezione Panorama in oro e pavé di diamanti
Fope, orecchini della collezione Panorama in oro e pavé di diamanti







Conti brillanti per Gismondi 1754




Conti brillanti per Gismondi 1754, storica società genovese quotata al listino Aim di Borsa Italiana. Dall’inizio del mese di dicembre i concessionari wholesale in Italia hanno concluso vendite per 155.000 mila euro, così come dal Mercato Middle East, oltre agli importanti ordini confermati e già comunicati a novembre, sono stati registrate ulteriori vendite per 51.000 euro. Anche il franchising di Praga nei primi 14 giorni di dicembre ha registrato vendite per 71.200 euro.

Anello della collezione Era in oro rosa e smeraldi
Anello della collezione Era in oro rosa e smeraldi

Anche alla luce di queste nuove vendite, i ricavi consolidati gestionali (non assoggettati a revisione contabile) al 10 dicembre risultano pari a 6 milioni, rispetto ai 3,4 milioni del 30 settembre, superando già i ricavi consolidati dell’intero anno 2019 che si erano attestati a 5,75 milioni. Un dato in controtendenza, che assume un valore strategico, considerando il momento storico che tutto il mondo sta attraversando per via della pandemia.

Collana della collezione Era in oro rosa e smeraldi
Collana della collezione Era in oro rosa e smeraldi

Ci teniamo a sottolineare questi risultati perché sono frutto di una strategia proattiva della nostra Società. Sono orgoglioso di aver elaborato con il mio management già a marzo con il recovery plan che, messo a punto in tempi stretti, ci ha consentito di reagire alla complessa situazione data dal Covid concentrando i nostri sforzi sulla creazione di una forza vendita in Italia, sull’ampliamento del canale wholesale internazionale ed e-commerce che si sta dimostrando efficace e in grado di generare volumi di vendita anche superiori alle aspettative, anche tenuto conto dell’attuale contesto.
Massimo Gismondi, Ceo di Gismondi 1754

Massimo Gismondi
Massimo Gismondi







Per Gismondi 1754 nove mesi in crescita




Il covid non ha contagiato il business di Gismondi 1754, azienda di gioielleria genovese quotata alla Borsa Italiana nel listino Aim. I dati relativi ai primi nove mesi, infatti, indicano risultati in controtendenza rispetto agli andamenti di settore. Al 30 settembre, Gismondi 1754 mostra, infatti, un fatturato in crescita, consolidando il proprio brand sul mercato. I ricavi consolidati nei primi nove mesi sono stati pari a 3,4 milioni di euro, in crescita del +7%, rispetto ai 3,2 registrati nel corrispettivo periodo 2019. Il terzo trimestre 2020, in particolare, è cresciuto del 9% rispetto al terzo trimestre 2019. Un risultato che l’azienda attribuisce al canale wholesales a livello europeo, che ha registrato una crescita del 239% per ricavi pari a 83.304 euro, il negozio di S. Moritz, che ha registrato +141% di vendite corrispondenti e le special sales, punto di forza ed elemento distintivo dell’offerta di Gismondi 1754.

Bracciale Dedalo in oro rosa e diamanti
Bracciale Dedalo in oro rosa e diamanti

In una nota, la società precisa che analizzando i ricavi per aree geografiche, al 30 settembre 2020 l’incidenza sul fatturato consolidato gestionale è crescente in modo trasversale rispetto a tutti i mercati in cui Gismondi 1754 opera, con particolare menzione per il mercato statunitense (pari al 43% del fatturato) e il mercato italiano (pari al 14% dei ricavi). Usa ed Europa si confermano le aree che incidono maggiormente sul fatturato del Gruppo, ma si stanno progressivamente affermando anche il mercato russo e il Middle East, entrambi con un’incidenza del 7%. Il resto dei Paesi vale complessivamente il 10% del fatturato consolidato.

Massimo Gismondi
Massimo Gismondi

Siamo davvero molto soddisfatti perché questi risultati si inseriscono in un contesto di mercato molto difficile globalmente e in un comparto, quello del lusso, che complessivamente sta registrando perdite diffuse. Gismondi 1754 cresce in controtendenza e per questo motivo il valore del +7% dei primi 9 mesi del 2020 acquista un valore ancor più rilevante perché, al di là dell’aspetto economico, la Società oggi ha una sua riconoscibilità che ci consente di mantenere i nostri standard senza venir meno ai nostri principi caratterizzanti, sia nella realizzazione artigianale delle nostre collezioni, sia nel rapporto fortemente fidelizzato con i nostri clienti, che va al di là della vendita di un gioiello.
Massimo Gismondi, Ceo di Gismondi 1754

Alta gioielleria Gismondi 1754, collana e orecchini della collezione Essenza, in oro bianco, diamanti e zaffiri
Alta gioielleria Gismondi 1754, collana e orecchini della collezione Essenza, in oro bianco, diamanti e zaffiri

Rispetto ai dati di fatturato per canale di vendita, spicca ancora la voce Special Sales, ovvero la vendita di gioielli su misura fortemente votata al tailor-made che, «in una fase storica complessa economicamente a causa della pandemia del coronavirus, testimonia il forte legame tra il brand e la propria clientela». Nel complesso, comunque, tutti i canali di vendita tengono, a testimonianza di una riconoscibilità del valore dei prodotti sempre più consolidata che ha consentito a Gismondi 1754 non solo di assorbire le difficoltà del canale retail (i negozi di Milano e Portofino in particolare), nei momenti di lockdown, ma di mettere a segno una crescita del fatturato di periodo.

Collana della collezione Prato Fiorito, Gismondi 1754. Diamanti, zaffiri e smeraldi
Collana della collezione Prato Fiorito, Gismondi 1754. Diamanti, zaffiri e smeraldi







Fope, buona la Prima




Il 2017 Fope brilla grazie al successo della collezione Prima e delle vendita in Usa e Europa. In programma nuovi investimenti ♦︎

Buona la Prima. Nel senso di collezione di gioielli, quelli a marchio Fope. La linea di gioielli Prima, presentata nel 2017, infatti, ha avuto il merito di incrementare i ricavi dell’azienda di Vicenza del 20%, senza cannibalizzare le altre collezioni. Il dato è stato comunicato a una platea di analisti finanziari a Milano, durante la presentazione dei risultati economici della società di gioielleria per il 2017. Il successo del marchio, e della linea Prima in particolare, è dovuto a due fattori, quelli che caratterizzano Fope: lo stile e la tecnologia utilizzata per realizzare i gioielli. «Nascoste in un bracciale Prima, per esempio, ci sono fino a 150 micro molle, che conferiscono elasticità ma anche morbidezza al gioiello: un sistema che vanta un brevetto mondiale», ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda, Diego Nardin. Che, oltre al continuo rinnovamento delle linee di gioielli, ha sottolineato gli sforzi della società, quotata da un paio d’anni al listino Aim della Borsa, nel giocare su due fattori: espansione della distribuzione e investimenti in tecnologia.

Export e investimenti

I risultati già si vedono e consolidano Fope come il secondo gruppo italiano del settore, dopo Damiani, che però ha tutt’altra storia. La decisione di quotarsi in Borsa è stata coraggiosa e, nel panorama delle piccole e medie imprese italiane, una mossa abbastanza insolita. Ma lungimirante. L’azienda, infatti, ha utilizzato il nuovo capitale per espandere il proprio business. E gli investitori lo hanno capito, visto che il valore del titolo è più che raddoppiato in un anno. «C’è un aumento significativo di tutti gli indicatori e una forte solidità patrimoniale», ha sottolineato Nardin.«La crescita delle vendite ha riguardato i principali mercati esteri sui quali stiamo concentrando gli investimenti». Per questo, per esempio, è stata costituita Fope Usa, una controllata che ha preso il posto della precedente realtà societaria in America. All’estero, d’altra parte, Fope registra l’80% dei ricavi. E nel 2017 quelli nelle Americhe (Usa, Canada, Centroamerica) sono lievitati del 22%. Ma i ricavi vanno benone anche in Europa (+24%): da notare che è stata appena costituita la Fope Jewellery Limited, società di diritto britannico. Le mosse di rifocalizzazione societaria delle controllate Usa e britannica sono da vedere, forse, anche in relazione a due aspetti non secondari: la guerra dei dazi Usa-Europa e la Brexit: «Siamo preparati, in tutti e due i casi potremmo utilizzare le due società con una semplice riqualificazione della ragione sociale», ha commentato il manager.

In ogni caso, anche l’Italia tutto sommato non delude (+9%). Tra l’altro, ha fatto notare Nardin, la crescita non è stata frenata da un ritocco all’insù di circa il 5% su parte del listino. Segno che per ottenere i gioielli del brand non si sta a guardare troppo il prezzo. Una parte del risultato, infine, è merito anche del successo della boutique monomarca aperta in piazza San Marco e che fa parte pienamente del perimetro aziendale a partire dallo scorso novembre.

I conti del 2017

I ricavi netti del 2017 sono stati di 28,03 milioni, in aumento del 21,4% rispetto ai 23,08 dell’anno precedente. Sono migliorati anche i margini: l’Ebitda (risultato lordo) è di 3,9 milioni (+72%) rispetto ai 2,26 del 2016. Se siete azionisti di Fope, sappiate anche che 600mila euro del risultato netto, salito a 2,33 milioni, sarà distribuito sotto forma di dividendi, mentre il resto rimarrà in azienda, perché Fope non si ferma qui. Nardin ha citato la volontà di aumentare il numero di shop in shop (ora sono 13) in giro per il mondo, di aprire un monomarca a Londra e di un ambizioso progetto di ampliamento di uffici e sito produttivo a Vicenza. Ultimo dato, ma non meno importante: anche per il 2018 le previsioni sono positive. Dovrebbe essere un altro anno d’oro.





Bracciali in oro rosa, bianco e giallo della collezione Prima
Bracciali in oro rosa, bianco e giallo della collezione Prima

Anello in oro e diamanti della collezione Prima
Anello in oro e diamanti della collezione Prima
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018
Diego Nardin, amministratore delegato di Fope, alla presentazione dei dati di bilancio 2018
Collane in oro e diamanti, Fope
Collane in oro e diamanti, Fope
Bracciali della collezione Prima
Bracciali della collezione Prima

Un anno del titolo Fope in Borsa
Un anno del titolo Fope in Borsa







Pandora tocca 2 miliardi

I braccialetti componibili di Pandora, uniti a orecchini e pendenti, vanno a gonfie vele. Sulla base delle relazioni preliminari, il fatturato della società danese per il 2015 è aumentato di circa il 40% rispetto al 2014, raggiungendo quota 2 miliardi. L’aumento di fatturato, va precisato per gli amanti della finanza, è stato agevolato dal cambio di valuta favorevole rispetto all’anno precedente per circa l’11%. Tutte le regioni in cui sono distribuiti i gioielli Pandora hanno contribuito con una crescita a due cifre in valuta locale nel quarto trimestre, un elemento preponderante, con una crescita rispetto alle vendite natalizie previste. Dei ricavi abbiamo detto. Ma quanto guadagna Pandora su ogni braccialetto che vende? Ecco svelato: il margine lordo (Ebitda) è intorno al 37%. Traduciamo per i non addetti ai lavori. Su un bracciale da 100 euro, Pandora ne guadagna lordi 370. Da questa cifra però bisogna sottrarre gli interessi (gestione finanziaria), le tasse (gestione fiscale), i deprezzamento di beni e gli ammortamenti. Quello che resta sono gli utili netti e saranno resi noti a febbraio. Federico Graglia

Charm Pandora Cristallo di ghiaccio in Argento Sterling 925 e zirconia cubica. Prezzo: 65 euro
Charm Pandora Cristallo di ghiaccio in Argento Sterling 925 e zirconia cubica. Prezzo: 65 euro
Charm Pandora Fiocco di neve luccicante in Argento Sterling 925, zirconia cubica e cristallo blu. Prezzo: 55 euro
Charm Pandora Fiocco di neve luccicante in Argento Sterling 925, zirconia cubica e cristallo blu. Prezzo: 55 euro

Trimestre d’oro per Pandora

/

Affari d’oro (in gran parte d’argento) per Pandora. L’azienda danese di gioielli componibili ha chiuso il secondo trimestre dell’anno con un fatturato di 482 milioni di euro, con un aumento del 41,4% rispetto al secondo trimestre 2014. Pandora vola in America (Nord e Sud), con una crescita del 43,8% (19,4% in valuta locale), l’Europa cresce del 38% (32% in valuta locale);  l’area Asia Pacifico si attesta a +44,1% (26,9% in valuta locale). Il fatturato proveniente dai negozi monomarca è aumentato del 54,7% e corrisponde al 59,3% del fatturato totale. Quello che fa impressione sono i profitti lordi: per ogni 100 euro di vendite, l’utile prima di tasse, ammortamenti eccetera (Ebitda) è di 36,4 euro. Infine, l’utile netto del trimestre: 122 milioni di euro, rispetto ai circa 88 milioni di euro del secondo trimestre 2014.

Collezione Pandora 2015
Collezione Pandora 2015

Damiani: più vendite con i monomarca

Per Damiani il 2014 ha significato un incremento dei ricavi consolidati da vendite del 4,3% a cambi correnti (150,4 milioni). Conferma di una «solida e duratura crescita» nel segmento retail (+7,2%), che incide per circa il 41% sul totale ricavi. L’utile non c’è ancora, ma le perdite si sono notevolmente ridotte a 3,5 milioni contro gli 8,6 del bilancio precedente. Il consiglio di amministrazione del gruppo di Valenza ha approvato il progetto di bilancio (che è stato chiuso al 31 marzo 2015). Migliora, soprattutto, la redditività: l’Ebitda (margine lordo) consolidato supera i 4 milioni di euro (era di 0,3 milioni di euro nel 2013). A quanto pare gli affari vanno bene soprattutto per i monomarca Damiani, che tra Italia ed estero, registrano una crescita del 25%. In buona performance anche il segmento wholesale (ingrosso), maggiormente penalizzato in passato dalla crisi dei consumi, ha registrato un recupero con ricavi in crescita del 2,4%. Damiani gestisce 54 punti vendita diretti, di cui 41 monomarca. Gli investimenti in giro per il mondo hanno, però, peggiorato l’indebitamento, salito a 50,5 milioni contro i 40,8 al 31 marzo 2014: uno scotto inevitabile se l’azienda vuole sostenere l’espansione sui mercati fuori dai confini. Un esempio è quello del progetto Damiani Ginza Tower, che consiste nella trasformazione di un edificio di nove piani, situato nella centralissima Chuo-street del quartiere di Ginza in Tokyo. Nell’edificio sarà situata la nuova boutique Damiani e la Vip room, che occuperanno quattro piani del palazzo e gli uffici della filiale giapponese del gruppo. La conclusione dei lavori di allestimento e l’apertura della boutique è prevista per l’estate. Federico Graglia

Rocca 1794, corner Damiani
Rocca 1794, corner Damiani
Margherita Buy
Margherita Buy ha scelto di indossare i gioielli Damiani in occasione dell’edizione dei premi David di Donatello 2014-2015, dove è stata incoronata miglior Attrice per la nona volta. Margherita ha indossato gli orecchini della collezione Drip Drop con diamanti neri e rubini e bracciale della collezione Swan
Da sinistra, Giorgio Grassi Damiani, la signora Montolivo, Guido Grassi Damiani e Riccardo Montolivo
Da sinistra, Giorgio Grassi Damiani, la signora Montolivo, Guido Grassi Damiani e Riccardo Montolivo

Con Bulgari bilancio d’oro per Lvmh

Pare che i gioielli italiani servano a produrre utili. Per i francesi. Secondo il consuntivo 2013 del gruppo Lvmh, colosso che spazia dalle borse di pelle allo champagne, fino a orologi e gioielli, l’acquisizione di Bulgari sembra sia un toccasana per i conti, perlomeno a leggere quanto dichiara la società. Il gruppo Lvmh ha chiuso il 2013 con ricavi a oltre 29 miliardi, contro i 28 del 2012. Ma l’area di attività relativa a gioielli e orologi ha perso qualche colpo: il fatturato è infatti sceso a 2,7 miliardi dai 2,8 dell’anno precedente. Eppure, gli utili netti sono aumentati. In particolare, per la divisione che riunisce brand cone Tag Heuer e Bulgari, gli utili sono lievitati a 375 milioni di euro rispetto a 334 del 2011. Insomma, un po’ meno vendite, ma maggiori guadagni. In particolare, Bulgari ha fato segnare un grande anno, come dimostra il successo della collezione Serpenti, con esposizioni organizzate a Shanghai, Dubai e New York. È andato bene, pare, anche il lancio della nuova collezione Diva, oltre alle linee B.zero1 e agli anelli di fidanzamento, che hanno contribuito al successo del marchio. La super testimonial Carla Bruni ha rafforzato la presenza internazionale di Bulgari, che ha svettato anche nel segmento orologi, con Bulgari Octo che mantenuto la sua posizione come top-of-the-line premium segnatempo maschile.  

 

 

Bernard Arnault, presidente di Lvmh
Bernard Arnault, presidente di Lvmh

 

 

 

Damiani, tre mesi in bianco e nero

Niente da fare, Damiani resta in rosso, anche se di poco. Direte: ma a noi che importa? Importa, invece. Perché in Italia di grandi gruppi nel settore ce ne sono pochi, anzi, praticamente nessuno. La piemontese Damiani è una delle poche aziende che tenta di farsi largo tra i colossi francesi che come schiacciasassi acquistano marchi di gioielleria (e del lusso) come fossero sacchetti di patatine. Quindi, i conti della Damiani ci interessano.  Il risultato è incoraggiante, ma la strada da fare è lunga.

Veniamo prima alle notizie positive: nel periodo in questione i negozi a gestione diretta in Italia e all’estero hanno complessivamente registrato ricavi in incremento del 24,1% a tassi costanti. Anche perché i negozi sono aumentati di numero e, quindi, è logico che anche i ricavi si siano incrementati. Con un distinguo generale: il fatturato ha registrato una buona performance all’estero, mentre nel mercato italiano, «sempre colpito dalla stagnazione dei consumi e da una generale incertezza, hanno evidenziato una contrazione». Non per nulla l’azienda spinge per aprire nuovi store nei Paesi in cui l’economia tira (gestisce 52 punti vendita diretti posizionati nei principali vie internazionali del lusso), mentre in Italia i consumi ristagnano. Nonostante questo, però, Damiani nota che anche Italia c’è stato un incremento, anche se contenuto: +1,5% rispetto al 30 giugno 2012.

I conti: il gruppo Damiani nei tre mesi in esame ha incassato 33,1 milioni di euro, rispetto ai 31,4 milioni registrati nell’analogo periodo dell’esercizio precedente, con una variazione positiva del 7,7% a tassi di cambio costanti e del 5,4%, a tassi di cambio correnti. In particolare, i ricavi nel canale retail sono cresciuti del 24,1%, a tassi di cambio costanti e del 20,3% a tassi di cambio correnti.

Note negative: Damiani venderà anche di più, ma perde. L’ebitda (spieghiamo a chi non se ne intende di finanza: si tratta dell’utile lordo, prima delle tasse) del gruppo è negativo  per 572mila euro, anche se in miglioramento rispetto ai –1,1 milioni di euro al 30 giugno 2012. Il problema è che le vendite non coprono i costi: il risultato operativo del gruppo è stato negativo (–1,3 milioni di euro) e alla fine la perdita netta del Gruppo è stata di 2 milioni di euro. Guadiamo il lato positivo: l’anno scorso alla stessa data la perdita era di 2,8 milioni. Il fatto è che Damiani deve continuare a investire sui mercati esteri, ma questo costa. E così i debiti aumentano, anche se sono sotto la soglia del livello di guardia: le passività sono salite a 34,3 milioni di euro rispetto ai 33,0 milioni al 31 marzo 2013. Federico Graglia

Guido Grassi Damiani all'inagurazione dello store di Mosca
Guido Grassi Damiani all’inagurazione dello store di Mosca

Damiani più rosa che rosso

[wzslider]

 

Si può perdere soldi ed essere felici? No. Ma un po’ meno preoccupati sì. È quanto accade a Damiani, apprezzata maison italiana, l’unica che abbia avuto il coraggio di quotarsi in Borsa. Rispetto agli altri gruppi della gioielleria, quindi, Damiani è costretta a rendere pubblici i conti della propria attività. Ergo, mentre molti colleghi piangono in silenzio i danni della crisi, Damiani non li nasconde. Premesso questo, veniamo ai conti del 2012, approvati dall’assemblea di bilancio di venerdì 14 giugno. Damiani ha dovuto archiviare un altro anno in rosso ma, per sua fortuna, si tratta di un rosso più tendente al rosa, cioè meno profondo di quello dell’anno precedente: siamo ora a – 8,6 milioni si euro, mentre 12 mesi fa il risultato negativo era stato di 11,9 milioni. Ok, non è che uno fa i salti di gioia se perde soldi a ripetizione, ma sembra il segno di un trend in miglioramento. Il margine lordo consolidato (Ebitda) è invece negativo per 2,7 milioni, anche qui in migliorameto.

I dati di bilancio dicono anche che i ricavi al 31 marzo 2013 (i Damiani hanno un anno fiscale spostato di tre mesi)  sono stati di 137,8 milioni rispetto ai 151,6 milioni di euro al 31 marzo 2012. Insomma, il 9% in meno di ricavi, ma meno perdite: segno che l’azienda non sta con le mani in mano. Anzi, per la verità prosegue nella sua espansione all’estero, dove la crisi italiana non c’è: Damiani gestisce 70 punti vendita, di cui 49 diretti e 21 in franchising nelle principali vie delle grandi città in Italia e all’estero. Nel corso dello scorso anno sono state inaugurate sei nuove boutique all’estero. E a maggio è arrivata la prima boutique monomarca Damiani a New Delhi, all’interno del lussuoso Oberoi Hotel.

Ecco il commento ufficiale del  presidente del gruppo: Guido Grassi Damiani:

“L’anno fiscale si chiude in un contesto ancora complicato e difficile con il quale il nostro Gruppo si è dovuto confrontare e che ha fortemente condizionato i risultati conseguiti. Tuttavia nel corso dei dodici mesi chiusi al 31 marzo 2013 siamo cresciuti con le nostre boutique monomarca e multimarca a gestione diretta, che hanno confermato i trend positivi che si protraggono da quattro esercizi consecutivi a testimonianza dell’apprezzamento delle nostre collezioni da parte del cliente finale, nazionale ed estero. Abbiamo continuato ad investire in Greater China dove siamo presenti con 9 negozi, tra cui Pechino e Shanghai recentemente inaugurati. L’ulteriore implementazione della strategia distributiva, più orientata sul canale retail e sull’estero, e la piena evidenza degli interventi strutturali sui costi operativi, confermati dall’avvio del nuovo esercizio, porta a ritenere che nel 2013/2014 il Gruppo Damiani possa veder riflessi anche in apprezzabili risultati economico-finanziari quanto raggiunto sul piano commerciale, di prodotto e di mercato”.

 

L’italiano Bottoli al vertice di Pandora

Marcello Bottoli
Marcello Bottoli

Un italiano al vertice di Pandora. Il gruppo danese ha annunciato che Allan Leighton, attuale presidente del consiglio d’amministrazione, succederà a Bjørn Gulden (che resterà nel consiglio di amministrazione) nella carica di ceo (chief executive officer) dal prossimo luglio. Allo stesso tempo Marcello Bottoli, che al momento occupa la posizione di vice presidente, succederà a Leighton in qualità di presidente del consiglio d’amministrazione. Bottoli ha una lunga storia manageriale alle spalle: laureato alla Bocconi, è stato ceo di Samsonite, vice presidente in Reckitt Benckiser, senior consultant in Boston Consulting Group e, all’inizio di carriera, brand manager in Procter & Gamble. Intanto, il gruppo di gioielli accessibili ha fatto sapere che la crisi dei consumi non le fa un baffo. Il 2013 si è aperto in crescita, con un primo trimestre da record: il fatturato del gruppo è salito a 269 milioni di euro (+40,6% rispetto al 2012), con un margine ebitda (profitto lordo) del 32,1% e un utile netto di 59 milioni di euro. Complimenti. Federico Graglia

 

Bracciali Pandora
Bracciali Pandora

 

Bijoux Pandora
Bijoux Pandora
Lo store di Pandora a Roma
Lo store di Pandora a Roma