I papi indossano un anello. È l’anello piscatorio. Quello di Papa Francesco ha una storia particolare.
Ecco la vera storia dell’anello piscatorio di Papa Francesco. L’anello non è in oro, ma in argento dorato. Raffigura Pietro con le chiavi e fu realizzato dall’artista romagnolo Enrico Manfrini due anni prima della morte di papa Paolo VI, al quale era destinato. Il pontefice avrebbe voluto che gli fosse messo al dito per «presentarsi al Divin Redentore con questo segno episcopale». Ma le cose andarono diversamente e il suo segretario, monsignor Pasquale Macchi insieme con don Ettore Malnati della Diocesi di Trieste, lo custodirono insieme con tanti altri oggetti e monili del papa e del Concilio. Il gioiello era realizzato in cera, materiale deperibile, per questo quindici anni fa monsignor Macchi e don Malnati decisero di farlo fondere in argento dorato. L’anello in cera fu liquefatto, ma l’opera fu salvata.
Nei giorni del Conclave, don Malnati si ricordò di quell’anello, ne parlò con il vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, di cui è uno stretto collaboratore, e ne ottenne il suggerimento di proporlo per il nuovo papa. Intermediario del passaggio è stato il Cardinale Giovanni Battista Re. È a lui a Roma che, dopo quasi 700 chilometri, è stato consegnato il gioiello. Il cardinale a sua volta lo ha consegnato ai cerimonieri pontifici e, insieme con altri due anelli, li hanno mostrati a papa Francesco, che ha scelto. «Sono molto contento», ha detto don Malnati, «che papa Francesco abbia questo anello. Io non ho incontrato il papa, ma mi piace il suo stile, è congeniale a un pastore, nell’idea di andare incontro alla gente».
Manfrini, che viveva a Milano, faceva parte di un gruppo di artisti vicini a papa Montini e che si occupava, tra l’altro, di recuperare ragazzi con problemi attraverso l’insegnamento dell’arte. Manfrini, in particolare, ha lavorato molto nel settore dell’arte sacra e insieme con Rudelli, Lorenzetti e Scorzelli realizzò la Cappella dell’Appartamento pontificio. Precedentemente a Manfrini, ha ricordato don Malnati, «a realizzare questo tipo di gioielli era una ditta poi fallita, la Senesi».