Shopping di gioielli in A Shenyang
Shopping di gioielli a Shenyang

La Cina appanna l’oro 

L’oro è meno brillante: secondo il World Gold Council, la domanda di oro nel primo quadrimestre del 2015 si è aperta con un segno meno del 3%, che porta i volumi delle transazioni a 600,8 tonnellate. La causa? Nel report, commentato con un articolo da Anthony DeMarco per Forbes, si citano le oscillazioni delle vendite un po’ ovunque nel mondo, ma in particolare nei due principali mercati di gioielli: Cina e India. Nel primo Paese c’è stato un calo del 10%, ossia 23 tonnellate in meno rispetto all’anno precedente (su un totale di 213 tonnellate), anche per effetto (pare) delle norme anti-corruzione varate dal governo. Una perdita però compensata da un sensibile aumento di vendite in India, dove in questi primi mesi sono state acquistate oltre 150 tonnellate di oro, 27 in più rispetto allo stesso periodo del 2014 e pari a un più 22%. Insomma, gli indiani nonostante l’introduzione di tassa più alta sulle importazioni di questo bene di lusso, non rinunciano ai gioielli.

L'andamento dell'oro negli ultimi 5 anni
Il valore dell’oro negli ultimi 5 anni

Il Wgc fa notare l’impatto dei numeri sull’andamento globale, e rileva che, se si esclude la Cina, la domanda mondiale è cresciuta dell’1%, buona notizia che si trasforma in negativa se si elimina anche l’India. Anche perché il boom dei primi quattro mesi del 2015 è relativo alla contrazione registrata nello stesso periodo un anno fa, causata dall’incertezza economica e dalle restrizioni governative. Mentre per la Cina è avvenuto esattamente il contrario: a un grande crescita passata si contrappone un rallentamento del Pil e un Outlook sull’oro piuttosto cauto. Altrettanto misurato è il giudizio sul mercato Usa: è vero che è in crescita per il terzo anno consecutivo, ma gli esperti parlano di fragile ripresa quando si riferiscono a +4% con 22,4 tonnellate di oro. Stessa percentuale positiva per il Regno Unito a fronte di un’Europa sotto del 2%. Che però sta meglio della Turchia, meno 28%, della Russia, meno 40% e dell’Egitto, meno 31%. Ma c’è l’Arabia Saudita con il suo più 5%. Federico Graglia

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