La fioritura ispira costantemente la creatività di chi disegna gioielli. Come nel caso della collezione Bloom del brand milanese Atelier Vm. La collezione è anche la prima proposta dall’azienda che utilizza la speciale lega chiamata 3Kt, introdotta in occasione del compleanno numero 25 della Maison. La lega è composta da metalli come argento e rame, con l’aggiunta di oro (il nome fa supporre nella misura di circa il 12%). Camelia, giglio, bamboo e jacaranda sono i fiori da cui la collezione, composta da cinque orecchini, ha tratto ispirazione.
Fiori e foglie sono stati ricomposti in una lastra metallica tagliata a laser per diventare orecchini di grandi dimensioni, luminosi e leggeri. Molto utili le indicazioni che accompagnano la vendita degli orecchini: «La pulizia di questo gioiello può essere eseguita con un panno specifico. È altamente consigliato preservare questo gioiello dal contatto con ammoniaca, profumi, creme e cloro». I gioielli sono in vendita con un prezzo che va da 115 a 295 euro.
La leggerezza della natura con Luisa Rosas
Luísa Rosas, designer portoghese erede di una tradizione iniziata nel 1860 ♦︎
In Portogallo, nel 1860, Mateus dos Santos Rosas ha iniziato l’attività, di gioielliere con un piccolo laboratorio. Il suo paese di origine era Gondomar, cittadina vicino a Porto, terra con miniere di carbone e d’oro. E per questo patria d’origine di artigiani, mercanti, orafi e maestri gioiellieri. La famiglia Rosas è ancora in attività e gestisce gioiellerie con il marchio David Rosas. Ma non solo. L’ultima discendente della famiglia, Luísa Rosas, quasi 160 anni dopo continua a far vivere la tradizione orafa del fondatore. Anche se, a dire il vero la vocazione di Luísa Rosas era l’architettura. Accanto alla passione per la progettazione di ambienti, ha deciso però di continuare sulla strada del bisononno e per creare gioielli di design.
Un altro omaggio alle origini è la scelta di utilizzare per i suoi gioielli oro giallo o rosa.
La forma dei gioielli è spesso ispirate alla natura, ma rendendo semplici e razionali le forme irregolari, con una estetica deriva probabilmente dal disegno architettonico. Punta molto anche sulla lavorazione del metallo, che offre un’esperienza anche dal punto di vista tattile. Per esempio, la Maison utilizza spesso la tecnica della filigrana in oro per rendere trame e architetture dei gioielli più leggere e luminose.
Altre libellule per Anapsara
I gioielli di Anapsara in oro e diamanti con sottofondo mistico: e alle collezioni si aggiungono nuove libellule ♦
Fate conto di entrare in una gioielleria e di ascoltare queste parole: «Lo stadio larvale delle libellule dura fino a cinque anni. È tempo. Sei pronto per la tua trasformazione?». Nel caso sentiate questa frase, sappiate che vi stanno offrendo gioielli di Anapsara, brand con base ad Anversa, nato nel 2014 tra le spiagge di Ibiza. Nonostante la sua origine, però, Anapsara segue una filosofia che mette in primo piano l’aspetto della spiritualità. Oro e misticismo? La fondatrice del brand, Eugenia Shekhtman, racconta di essere stata ispirata a creare la sua linea di gioielli di lusso dopo anni di studi spirituali e pratiche vediche, dopo 20 anni di lavoro nel mondo della moda. Tanto per cominciare, la parola Anapsara deriva dalla parola sanscrita Apsara, che significa «colei che si muove attraverso l’acqua».
Il logo della collezione, una libellula, è stato scelto per la sua bellezza e il significato: il cambiamento nella prospettiva della realizzazione di sé stessi.
Per questo Eugenia accompagna la presentazione dei suoi gioielli con frasi come quella che abbiamo ricordato all’inizio. In ogni caso, che siate sensibili alle mistiche indiane o che siate insensibili alla leggiadria della libellula, i gioielli di Anapsara possono ricoprire anche una funzione esclusivamente estetica. Insomma, potete indossarli senza pensarci troppo.
Gioielli e natura con Daniela Villegas
Daniela Villegas, una delle designer di gioielli con maggiore fantasia, continua nella sua rappresentazione della natura del suo Paese natale, il Messico. Tra le novità che propone c’è la collezione Imprints of the Heart, dedicata alle persone o ai luoghi che lasciano un segno. È composta da una serie di grandi pendenti evocativi che assomigliano agli oggetti che si usano per timbrare, realizzati in oro e pietre semi preziose.
Visualizza questo post su Instagram
Un post condiviso da Daniela Villegas Jewelry (@danielavillegasjewelry)
I suoi gioielli, concepiti e realizzati a Los Angeles, dove Daniela Villegas vive e lavora, sono sempre sorprendenti, come gli orecchini Papalote, ispirati a un tipo di scorpioni. Sono realizzati in oro giallo 18 carati, con gemme multicolori che circondano ametiste a forma di aquilone. In effetti, la parola Papalote significa aquilone in spagnolo. Fanno parte della collezione Chromatic Paradise e sono stati proposti, assieme ad altri gioielli, in un trunk show su Tiny Gods.
Daniela Villegas da sempre è un’appassionata osservatrice della natura. Nei suoi gioielli utilizza elementi organici come coleotteri, aculei di porcospino, piume, conchiglie, ciottoli e legno con oro 18 carati in ogni colore mescolato a pietre preziose e semipreziose. Ma la designer si ispira anche a ciò che circonda la natura, anche sotto il profilo culturale. Come dimostra la collana dedicata al regista e giornalista inglese David Attenborough, specializzato in documentari sulla vita naturale. La collana è realizzata in oro giallo 18carati, diamanti champagne, smeraldi e opale.
Ingo Henn, lusso e sorprese
Pietre, volumi, romanticismo e razionalità: i gioielli di Ingo Henn con la sua Henn of London ♦
Ingo Henn appartiene alla categoria di quelli che volevano disegnare gioielli fin da bambini. Non solo: da piccolo amava le grandi pietre colorate. E ne ha fatto una professione. Il designer, di origine tedesca, ma trapiantato a Londra, utilizza pietre preziose dai colori unici. Diciamola tutta: è il figlio di Hans-Jürgen Henn, uno dei principali rivenditori di gemme. Da bravo tedesco, Ingo ha fatto le cose per bene: ha studiato la professione di orafo (la gemmologia l’ha imparata a casa), ha viaggiato, ha conosciuto tecniche e designer al massimo livello.
A metà degli anni Novanta ha deciso di avere imparato il necessario e ha fondato il suo marchio nel quartiere dei gioielli di Hatton Garden, a Londra. La gioielleria è proprio accanto agli uffici della società che commercia in gemme. Razionalità germanica. Ma questo non impedisce a Ingo Henn di sviluppare alcuni tra i gioielli più romanticamente eclettici del nostro secolo, con la sua Maison Henn of London. Pietre preziose di raffinata tonalità e qualità, ma unite a un design prezioso per accostamento di colori e sorprendente uso dei volumi. I suoi gioielli sono pezzi unici, disegnati attorno al colore e al tipo di pietra utilizzato.
Come abbinare i gioielli con viso e pelle
Come abbinare gioielli, colore della pelle e forma del viso? Ecco alcuni consigli ♦
La chiave del successo di ogni look è l’abbinamento. E questo vale anche per i gioielli: non sono degli accessori neutri, ma vanno scelti in base all’abito, all’occasione, alla forma del viso e anche al colore della pelle. Insomma, la scelta va ponderata seguendo alcuni semplici principi, per esempio la forma dell’ovale e un altro aspetto, da molti sottovalutato, la corrispondenza tra pietre e metalli e la tonalità del vostro viso. Non è vero che l’oro giallo va sempre bene: in molti casi è l’oro bianco o rosa a valorizzare di più il vostro corpo.
Come scoprire la propria tonalità: basta avvicinare al viso struccato un foglio di carta bianco (che sia davvero bianco, non avorio) e guardare attentamente allo specchio le sfumature che si riflettono sulla carta. Se è il bianco della carta diventa leggermente rosato, il vostro viso ha una sfumatura fredda, mentre se vedete un’ombra con un accento giallo, la tonalità è più calda. Ovviamente ci so no tante sfumature in mezzo ai due estremi. Attenzione, però: dovete fare questo esperimento utilizzando una luce naturale (niente lampade a incandescenza, neon o led). Non solo: la luce naturale, quella del sole o del cielo, non deve essere quella del mattino all’alba o alla sera poco prima del tramonto, quando i raggi del sole colorano la natura con una tonalità particolarmente calda.
Oro o argento: per le pelli con una sfumatura più fredda, o neutra, meglio scegliere argento, platino oppure oro bianco. Se, invece, la tonalità è più calda, risalteranno di più l’oro giallo e rosa, ma anche il bronzo, l’ottone dorato e il rame. Certo, esistono anche colori della pelle che sono una via di mezzo: in questo caso quello che conta è l’equilibrio. Ma, attenzione: non bisogna esagerare: chi ha la pelle molto bruna, olivastra, non si deve coprire di oro giallo come un albero di Natale. Riassumendo: il metallo dei gioielli va scelto in sintonia con il colore della pelle: chi ha una tonalità molto chiara può scegliere i metalli bianchi, chi ha colorito mediterraneo oppure scuro, figurerà meglio con con metalli che hanno sfumature più intense.
Le pietre e i colori complementari: le tonalità fredde della pelle si combinano bene soprattutto con le perle bianche e diamanti. Nessun colore dunque? Niente paura, si possono anche indossare pietre rosa, blu, rosse e magenta. I toni più caldi stanno bene con il corallo e con i colori della terra, quindi marrone, verde, giallo pesca, arancio e tutte le gradazioni del turchese. Attenzione, si tratta di regole generali: le combinazioni possibili sono davvero tante anche perché ci sono altri aspetti di cui tener conto come la combinazione tra colore della pelle, degli occhi e dei capelli. Inoltre, per orecchini e collane conta molto anche la forma del viso. Senza contare che un bellissimo gioiello può sempre essere indossato se vi piace, senza badare a questi aspetti.
Abbinare i gioielli alla forma del viso
Forma a cuore: se il vostro viso è rotondo, con un mento più sottile, cioè ha una forma a cuore, è meglio optare per orecchini non troppo larghi pendenti per evitare l’effetto di allargare il viso. Una collana girocollo, invece, è l’accessorio più adatto per attenuare la punta del mento.
Viso rotondo o quadrato: gli orecchini pendenti di forma ovale o geometrica, come i rettangoli possono allungare le linee del viso e offrire una simmetria più dolce. Per le collane, è preferibile scegliere quelle lunghe, anche in questo caso per snellire la forma del viso, se questa si sviluppa troppo in larghezza.
Viso rettangolare: gli orecchini a lobo possono dare un tocco in più e ammorbidire le linee del viso, senza creare uno squilibrio. Vanno bene anche gli orecchini a cerchio, soprattutto se di piccole dimensioni. Per quanto riguarda le collane, se il collo è bello e lungo vi starà bene un choker.
Viso ovale: la scelta degli orecchini è piuttosto intuitiva: non devono essere troppo lunghi ed è ancora meglio se hanno una forma geometrica, che contrasti con la regolarità del vostro viso. Non avete bisogno di addolcirlo, ma di aggiungere un elemento di rottura. Per le collane avete un’ampia libertà di scelta, anche se un collo lungo andrà bilanciato con girocollo.
Sicilia e Liberty con Franco Padiglione Gioielli
Gioielleria siciliana. Ma con uno spirito internazionale. La lunga storia di Franco Padiglione Gioielli, che ha sede a Palermo, riassume il carattere della regione italiana, che ha una storia intrecciata con diverse culture: quella romana, araba, normanna, spagnola. Un mix che si riflette anche nell’estetica di chi crea. Nel caso di Franco Padiglione Gioielli, per esempio, l’eredità storica diventa le Teste di Moro, spille che fanno parte della cultura popolare e ricordano il periodo di dominazione araba (dal 827 al 1091). Ma non solo. Il brand siciliano reinterpreta anche lo stile Liberty, tralibellule, farfalle, piccole api e moschine sotto forma di orecchini e spille. E non mancano i gioielli con corallo, un’altra specialità della gioielleria siciliana.
Anche la Maison ha una lunga storia, che si avvicina al secolo. L’attività è stata iniziata nel 1925 da Giuseppe Padiglione e proseguita dal figlio Francesco. Anche se il debutto della bottega artigianale è avvenuto a Napoli. Il laboratorio a Palermo è attivo, invece, dal 1958, dove Franco Padiglione mette a frutto l’abilità orafa appresa. Dagli anni Ottanta l’azienda è condotta dall’erede della tradizione di famiglia, Franco.
Nouvel Heritage, ma nella tradizione
I gioielli innovativi, ma con giudizio, della Maison francese Nouvel Heritage ♦︎
Ha solo pochi anni di vita, ma si è già conquistata un posto nel mondo della gioielleria: nata nel 2015, Nouvel Heritage è riuscita ha far parlare di sé. Un merito che è soprattutto della fondatrice e direttrice creativa, Camille Parruitte. E merito anche di sua madre, ex direttrice di Cartier, che ha incoraggiato la vocazione di Camille, che prima di fondare il suo brand di gioielli ha lavorato nel commercio delle pietre preziose.
Avere consuetudine con i laboratori di oreficeria attivi a Parigi e dintorni, tra cui quello acquistato dalla madre di Camille, ha consentito al giovane marchio parigino di stabilire subito i contatti giusti per realizzare i pezzi delle collezioni. I gioielli sono in oro 18 carati e con diamanti e pietre preziose di origine etica, mentre il design è un ponte tra avanguardia e tradizione. Perché Nouvel Heritage vuole che i gioielli siano freschi, innovativi, ma anche confortevoli quando si indossano. Un’esigenza che Camille Parruitte ha compreso bene lavorando all’interno del mondo produttivo della gioielleria. Ora, però, Camille fa base a New York, anche se continua a produrre le collezioni in Francia che sono state subito un successo.
I preziosi gioielli di fiori e foglie dell’indiana Neha Dani. Anche nella collezione Titanium ♦
Dal suo studio di New Delhi alle boutique di Europa e Usa: Neha Dani è una designer (ma forse sarebbe meglio definirla un’artista del gioiello), che è riuscita nell’impresa di diventare un firma internazionale. Date un’occhiata ai gioielli in questa pagina e capirete perché. Qualcuno arriccia il naso per l’utilizzo del rodio usato per conferire particolari sfumature al metallo, ma in realtà questo è solo un particolare di quello che è il processo creativo di Neha Dani. I pezzi creati sono pezzi unici che esaltano le pietre preziose utilizzate attorno alla struttura in oro 18 carati. Anche se le forme possono apparire astratte, i temi del mondo naturale e le emozioni umane sono presenti in ogni pezzo.
Foglie secche e petali di fiori sono tra i soggetti che ricorrono più spesso nelle creazioni della designer indiana. I contorni di collane o anelli sono mossi, come se fossero piegati dal vento: una scelta che imprime leggerezza anche ai gioielli più elaborati. Dani è membro dell’associazione Gemmologica d’Inghilterra e ha il diploma del Gemological Institute of America. Il prezzo dei suoi gioielli parte da circa 18.000 dollari.
Codognato, l’arte del gioiello a Venezia
Dalla Pop Art all’arte dell’antica Venezia: miti e gioielli di Attilio Codognato ♦
Era amico di Andy Wharol, che ha frequentato a lungo a New York, e di Roy Lichtenstein. Di opere dei due alfieri della Pop Art, ma non solo di loro, ha tappezzato la sua casa di Venezia. Eppure è alle radici culturali della città lagunare più bella del mondo che Attilio Codognato, scomparso nel novembre 2023, attingeva l’ispirazione per i suoi gioielli. O, meglio, è quello che fa la gioielleria di Piazza San Marco, aperta dal nonno, Simeone Codognato nel 1866, che continua a proporre piccoli scorci dell’arte del Cinquecento e del Seicento veneziano, ma in miniatura.
Due, in particolare, le forme di gioielli che Codognato ha fatto diventare delle icone: il moretto, figura tradizionale che ricorre nei quadri del Rinascimento veneziano, e il teschio del «memento mori», che nel passato era un’ammonizione per far riflettere: ricordati che devi morire. Nonostante il soggetto sia macabro, la artigianale, lussuosa, artistica interpretazione e la trasposizione sotto forma di gioiello, hanno avuto successo. E grazie al suo attaccamento alle tradizioni la gioielleria ormai fa parte del paesaggio veneziano. Insomma, un mix di oreficeria, archeologia, passione per l’arte sono gli elementi della ricetta di quella che è una delle più antiche gioiellerie italiane.
L’oro trasformista di Cadar
L’oro attraverso la creatività di Cadar ♦︎
Ha solo pochi anni di vita, eppure qualche edizione fa ha già vinto un Couture Design Award al suo debutto e subito dopo è approdata tra le vendite al dettaglio di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus. Cadar, fondata nel 2015 da Michal Kadar, ha collezionato anche un premio ai Jewelry Awards di Town & Country Magazine nel 2018. I suoi riferimenti stilistici sono Art Déco, Art Nouveau, geometria e motivi artistici giapponesi. Con una ricetta che, in effetti, non deve essere molto facile da realizzare.
I gioielli di Cadar sono realizzati a mano a New York e in Italia. Nel 2019 i gioielli di Cadar sono comparsi anche sugli scaffali di Neiman Marcus, con pezzi che comprendono le piume della collezione Reflections, Endless e della collezione Second Skin, ai quali si sono aggiunti i gioielli della collezione Second Skin Python. Oro, tanto oro giallo, punteggiato da qualche diamante. E molte soluzioni originali, come per l’anello della Fur collection che sembra davvero un ciuffo di pelliccia.
I gioielli di Alina Abegg
I gioielli di Alina Abegg: anelli dell’altro mondo ♦︎
La Nasa ha smentito solo a metà, eppure è incontrovertibile: gli alieni sono tra noi. Anzi, sono sul nostro corpo e ce li abbiamo messi noi stessi. Solo che sono gioielli, quelli di Alina Abegg. La designer, nata da madre tedesca e padre svizzero-canadese è cresciuta tra Italia, Inghilterra, Svizzera e Germania. Forse questo continuo cambiamento di abitudini e culture l’ha spinta a guardare al di fuori dei confini. Anzi, dell’intero pianeta. I suoi gioielli, infatti, hanno come soggetti alieni e dischi volanti nello stile più classico. Ma non solo. Accanto ad anelli e orecchini che ricordano gli alieni, la designer propone anche gioielli più comuni ai terrestri, in oro e pietre semi preziose.
La provenienza sociale (la famiglia di Alina si occupa della lavorazione della seta per il mercato del lusso in Europa), ha probabilmente influenzato lo stile lusso-chic delle sue collezioni, tra gemme preziose e stravaganza. Di sicuro ha imparato bene il suo lavoro con un studi all’Istituto Marangoni di Londra, la laurea in gemmologia al Gia di New York. Ha lanciato il suo marchio di alta gioielleria Alina Abegg a Londra, nel 2016. Razzi, Ufo e pianeti sono piaciuti subito: forme geometriche, oro e gemme multicolori servono a comporre gioielli divertenti e raffinati. Chissà che cosa ne pensano gli alieni.
Ma non solo: l’ultima idea è una collana con nostalgia della fanciullezza: il girocollo Candy Girl si ispira alle collane di caramelle colorate. Con, in più, uno ciondolo Pfefferminz realizzato in cristallo di rocca al centro di un assortimento fruttato di perline di caramelle appositamente selezionate su un girocollo in filo d’oro riciclato 14 carati, che può essere indossato anche da solo. Le caramelle sono, in realtà, di calcedonio, crisoprasio, pietra di luna, opale, cristallo di rocca e agata bianca.
Nak Armstrong, il design in Texas
I gioielli di Nak Armstrong, che festeggia i primi 25 anni di attività.
Austin, Texas: nella città che nell’immaginario collettivo è popolata da gente con grandi cappelli Stetson, stivaloni di cuoio decorati e, forse le Caddillac dei petrolieri, c’è un designer di gioielli che ha conquistato il cuore, esteticamente parlando, della First Lady. Si chiama Nak Armstrong, e i suoi gioielli, oltre che a Michelle Obama, sono piaciuti a Sandra Bullock e ad altre stelle del firmamento di Hollywood. I gioielli di Nak sono piuttosto originali.
È come se orecchini, anelli e collane fossero passati attraverso le immagini di un caleidoscopio e poi ricomposti. Il designer non fa mistero di amare gli intrecci dei tessuti, le ombre e i volumi dell’architettura: tutti e due questi elementi, uniti come in un mosaico, si combinano con l’aiuto di pietre preziose e oro o argento. Tra l’altro, Nak Armstrong è famoso anche per la abilità nel lavorare i metalli, aspetto che gli permette poi di congegnare gioielli dall’aspetto così geometricamente inusuale, a metà tra il graffito extraterrestre e le incisioni atzteche. Nak ha iniziato a disegnare gioielli nel 1990, ma ha debuttato con una sua collezione solo nel 2011, dopo aver fondato Anthony Nak, marchio di gioielleria easy.
Paul Morelli, gioielli di successo
Quando un gioielliere ha successo, lo ha per davvero. Tempo fa, Paul Morelli ha acquistato una villa sul lungomare di North Bay Road, a Miami Beach, giusto un mese dopo aver acquistato una casa a Hibiscus Island, nel mare della Florida per 11,5 milioni di dollari. Anche il secondo acquisto è stato di un certo impegno, visto che ha versato 17,5 milioni di dollari per 11 camere da letto, 12 bagni completi, tre bagni di servizio, piscina, darsena con ascensore per barche, una foresteria, tre garage, una palestra e un balcone. Morelli è il proprietario di The House of Paul Morelli, che ha uno studio a Philadelphia e una boutique a New York City, ma i suoi gioielli sono venduti anche presso altri rivenditori, tra cui Neiman Marcus.
Quali gioielli possono aver reso Paul Morelli così ottimista? Bisogna aggiungere, però, che il successo è frutto di una carriera di quasi 40 anni. Morelli ha sviluppato un interesse per il mondo del design da giovanissimo. La sua famiglia era nel settore abbigliamento, ma lui ha studiato giornalismo al college e dopo la laurea ha iniziato ad aiutare un amico a realizzare gioielli. Iniziando così una luminosa carriera. Il primo grande acquirente è stato Bergdorf Goodman. Lavora esclusivamente in oro 18 carati e occasionalmente platino. Ama gli accostamenti inconsueti e il piacere di stupire, forme leggere ed elaborate, accanto a bracciali a polsino colorati, fiori e geometrie.
Il lusso accessibile di Dana Rebecca
Terza generazione di designer di gioielli, Dana Rebecca Gordon sembra avere le pietre, preziose, nel Dna. E infatti, ha debuttato con una linea a soli 16 anni e subito dopo il college (è americana di Chicago): durante l’estate, racconta, è andata in India con mio padre ed è tornata a casa con la mia prima collezione. Subito tutta venduta. Un incoraggiamento a fondare il marchio con il nome Dana Rebecca.
Tutte le sue creazioni, che lei definisce di lusso accessibile, partono dalla combinazione soprattutto di oro e diamanti, anche se a volte ama lavorare con pietre diverse, per esempio tormalina, pietra di luna, opale, acquamarina: tanti colori incastonati nell’oro a 14 carati. Ma si tratta di gioielli senza tempo e molto versatili visto che possono essere abbinati con la stessa facilità a un abito couture o portati con una t-shirt e jeans. Anche la collezione per la prossima stagione è composta da tanti pezzi, molti orecchini, e forme geometriche di diversi volumi: gioielli eleganti, ma da indossare tutti i giorni.
Parigi nel cuore di Lise Vanrycke
Lise Ferreira Vanrycke è una giovane designer nata a Parigi, «nel cuore del 9 arrondissement», precisa lei. Nelle vene, però, scorre sangue portoghese: è figlia di padre dell’Algarve, mentre la madre è di Aveiro, una città sulla costa occidentale del Portogallo. Vanrycke è invece il nome del marito. Lise Ha uno stile molto piacevole, lineare, pulito, moderno. Ma allo stesso tempo caldo. Laureata in arti applicate nella capitale francese, aveva l’ambizione di diventare pittrice o fotografa. Invece ha creato il brand Vanrycke nel 2000 dopo aver partecipato a qualche mostra, mentre muoveva i primi passi nel mondo del gioiello.
Dopo aver esposto i gioielli in un salone, quasi contemporaneamente ha ricevuto un ordine dal Giappone e si è resa conto che la sua vita professionale sarebbe stata nella progettazione di gioielli. La designer si sente molto parigina e lo è anche il suo stile: raffinato, colto, ricco. Ma anche accessibile. Se vi piacciono, i suoi gioielli, che sono venduti un po’ in tutto il mondo (a Parigi, in particolare, anche al Bon Marché e alle Galeries Lafayette, ma anche da Harrods, a Londra), si trovano anche online.
Cristiana Perali, lo spirito di Roma
Una piccola bottega orafa incastonata nella Roma Vecchia, tra un’ansa del Tevere e Campo dei Fiori, tra il Vaticano e Piazza Navona: i gioielli di Cristiana Perali sono l’eredità di un secolo passato a lavorare metallo e pietre. Quella di Cristiana Perali, infatti, è una piccola azienda orafa con una grande tradizione: risale al 1907 quando Carlo, il nonno dell’attuale proprietaria, ha iniziato l’attività aprendo una gioielleria con annessi laboratorio d’orologeria di precisione e laboratorio orafo.
Nel 1945 Carlo Perali è stato affiancato dal figlio Paolo, che ha a sua volta trasmesso la sua passione per i gioielli alla figlia Cristiana, designer e stilista di gioielli di terza generazione. Inevitabile che lo spirito della Città Eterna faccia parte dell’ispirazione della produzione orafa della bottega, ma senza che si manifesti in gioielli che possano essere associati a un appeal turistico. La città di Cristiana Perali è semplicemente introiettata, come nella collezione Roma, che riprende il design delle antiche pavimentazioni stradali in pietra. Anche per questo i suoi gioielli sono stati esposti nei musei e nelle mostre di alta gioielleria e hanno sfilato nelle passerelle di alta moda a Roma , Pechino, Shanghai, Chicago, New York, San Pietroburgo e Città del Messico.
Carlo Barberis, tradizione, stile e novità
I gioielli firmati da Carlo Barberis, uno dei grandi gioiellieri italiani, con alle spalle una tradizione che si avvia ai cento anni. Pietre preziose e virtuosismo orafo.
La Carlo Barberis detiene il più antico marchio di fabbricazione attivo dell’area di Valenza, uno dei luoghi storici della gioielleria italiana. Con questo pedigree alle spalle, il giovane amministratore delegato dell’azienda, Francesco Barberis, ha una grande responsabilità. Dopo l’improvvisa scomparsa del padre, Gianni Barberis, l’imprenditore ha preso le redini della Maison assieme ai fratelli Maria, Alessandro e Lorenzo.
Per il brand, nato nel 1929 in un laboratorio aperto da Carlo Barberis, è cominiciata così una seconda fase. Senza, però, che ne fosse stravolto l’imprinting stilistico e, soprattutto, la qualità delle collezioni proposte, che continuano a essere dense di virtuoso mix di pietre colorate, semplici diamanti, sontuose intelaiature, preziosi metalli. Insomma, un concentrato di quella che è la tradizione orafa che è nata e prospera intorno ad Alessandria. Non a caso Francesco Barberis è diventato anche presidente degli orafi valenzani. A giudicare dalla vena creativa che continua ad alimentare la Maison piemontese, il suo ruolo è giusto.
Elena Braccini, gioielli e così sia
Devozione religiosa, tradizione, un pizzico di Medioevo: sono gli elementi dei gioielli di Elena Braccini ♦︎
Dall’architettura al gioiello: sembra che questa sia una delle strade più frequentate dalle designer. E un nesso c’è: l’architettura si occupa di volumi e di forme, comunica un’estetica, ama anche la funzionalità. Tutti elementi che si ritrovano nelle proposte di Elena Braccini, fiorentina specializzata in Interior Design e con un master in oreficeria alla Sacred Art School di Firenze, oltre a essere stata la ex di un calciatore esuberante come l’argentino Osvaldo. Prendete nota: il corso di studi è un indizio di quello che è il mondo creativo di Elena Braccini.
Come testimoniano le collezioni The Real Madonnas e Deep Soul.
Il nome anglofono delle collezioni cela, in realtà, la passione italianissima di gioielli legati alla tradizione, anche quella religiosa che ha le radici nelle arti medioevali. Arte sacra e interpretazioni zoomorfe, simboli: sono questi gli ambiti che frequenta la gioielleria della designer. I gioielli sono realizzati interamente a mano da artigiani fiorentini nelle storiche botteghe di Ponte Vecchio (il ponte che attraversa il fiume Arno). Oro e argento sono caratterizzati da microincisioni, con pietre che diventano micro architetture. Inoltre, le medagliette utilizzate per orecchini, anelli e collane provengono in parte da diversi santuari e chiese. Oltre alle citate collezioni The Real Madonnas e Deep Soul Elena Braccini propone anche fedi e gioielli realizzati su richiesta e personalizzabili.
Roberto Coin Love in Verona si rinnova
L’amore è eterno forse solo al cinema, ma un diamante è per sempre. E, più in generale, l’amore va e viene, ma i gioielli restano. C’è, però, un amore che resiste da quattro secoli: quello di Giulietta e Romeo. A loro o, più precisamente, alla città di Verona che ospita il ricordo del dramma scritto da William Shakespeare, è dedicata la collezione Love in Verona di Roberto Coin. La linea di gioielli è stata lanciata lo scorso anno, ma l’anno di pandemia non ha certo contribuito alla sua diffusione, perlomeno per quanto riguarda le presentazioni alla stampa.
Ora, però, le fiere dedicate alla gioielleria sono tornate in presenza e nel frattempo la collezione si è arricchita di nuovi pezzi, come gli anelli o gli orecchini composti da un disco a cerchi concentrici di oro rosa e pietre dure, come malachite e lapislazzuli, in uno stile geometrico un po’ art déco. C’è anche una versione multigemma, che oltre ai diamanti presenta linee composte da zaffiri e granati con diversi colori che circondano un tondo di madreperla. Una collana con pendente presenta, inoltre, un cerchio con i simboli dei segni zodiacali. Chissà di quale segno erano Giuletta e Romeo