Per chi non lo sapesse, il termine serendipity indica scoprire qualcosa per caso, cioè trovare una cosa non cercata e imprevista, mentre se ne stava cercando un’altra. Il termine è stato coniato dallo scrittore inglese Horace Walpole nel XVIII secolo. Ma è anche il nome di una Maison, Serendipity Paris, fondata da Christine Chen nel 2017. Il nome non è casuale. La designer e gemmologa ha scoperto la passione per le gemme in modo casuale, durante un viaggio in Australia oltre un decennio anni fa: ha assistito all’intero processo di taglio e lucidatura di un diamante grezzo, con una piccola pietra opaca diventata un lucido brillante. La parola serendipity è quindi perfettamente azzeccata.
L’esperienza ha spinto Christine Chen a diventare gemmologa e a fondare la sua Maison, con l’idea di fare il meglio possibile. La designer, infatti, si è accorta che spesso le gemme sono tagliate o incastonati male, oppure non sono in grado di manifestare la loro bellezza. Serendipity Paris ha sede a Parigi e utilizza pietre della migliore qualità. Anche il design dei gioielli è un punto di forza, come in collezioni come Double Me o My little One.
La nuova alta gioielleria di Sutra
L’alta gioielleria di Sutra Jewels, con pezzi straordinari ideati dalla designer Arpita Navlakha ♦︎
Non è passato molto tempo dalla sua nascita per vedere le collezione di Sutra Jewels sui red carpet in occasione di cene gala, festival del cinema o sfilate di moda. I gioielli di Sutra sono stati indossati da Michelle Obama, Katy Perry, Jennifer Lopez, Halle Berry, Rihanna, Lady Gaga, Taylor Swift, Adriana Lima, Catharine-Zeta Jones, Oprah, Olivia Wilde e Mila Kunis per citarne solo alcune celebrity. E dire che la Maison con sede in Texas, ma fondata a Mumbai dalla designer Arpita Navlakha, ha appena compiuto i 15 anni.
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Dalla sua fondazione, in ogni caso, sono cambiate alcune cose. Per esempio, negli ultimi due anni Sutra ha introdotto l’utilizzo della ceramica per gioielleria nei suoi pezzi: una scelta che ha ampliato il numero di combinazioni dei materiali utilizzati. Accanto all’oro e alla ceramica sono rimaste però le gemme dal colore intenso, assieme alle texture geometriche che ricordano dei mandala in stile art déco. Uno stile che abbraccia il gusto occidentale, ma con la grazia e la minuziosità tutta orientale nella realizzazione dei gioielli.
È una storia speciale quella di Wallis Hong, nome nuovo dell’alta gioielleria e sorpresa dell’ultima GemGèneve. Lui stesso racconta le tappe più importanti della sua vita che ha i contorni di una favola. Cresciuto in una remota località della Cina (Wan Song), da una madre artista e un padre in gran parte assente, Wallis Hong ha trascorso un’infanzia tra bellezze e pericoli della natura, tra cui ricorda incontri ravvicinati con ragni, serpenti e funghi velenosi. Ma anche con il fascino per farfalle variopinte (questo ha a che fare con la sua attività attuale), fiori e pesci colorati.
Non solo. Nel cuore di Wallis Hong è rimasto anche il tempo passato con il nonno devoto buddista, che ha costruito un tempio, questa volta a Cai Shan. Oppure il tempo passato con la madre a indossare i suoi gioielli e vestiti utilizzati nella sua vita da musicista e collezionista. Dopo un’esperienza come aiuto regista a Pechino, dove aspirava a una carriera da attore, il futuro designer si è trasferito in Spagna, a Madrid, per amore e per sperimentare aria nuova. Era il 2016 e nella città spagnola Wallis Hong ha studiato scultura e pittura all’Accademia d’Arte di Madrid, alternando il tempo con il lavoro nella boutique di Hermès, dove una volta ha avuto come cliente anche la regina Letizia Ortiz.
Ma è stato un incontro con il capolavoro di René Lalique, La donna della libellula, al museo Calouste Gulbenkian di Lisbona, che ha fatto emergere la passione per la gioielleria. O, più precisamente, per l’alta gioielleria scultorea e tecnicamente d’avanguardia, con orecchini di grande volume, ma leggeri perché in titanio, oppure una spilla a forma di farfalla che è il pezzo più eclatante della sua produzione.
Per imparare le tecniche della gioielleria nel febbraio 2019 Wallis ha lasciato il lavoro a Hermès ed tornato in Cina. È stato fortunato: ha incontrato per caso un maestro orafo con 30 anni di esperienza nella creazione di gioielli. O forse sarebbe più preciso definirle sculture, pezzi unici da indossare. E che, secondo Wallis Hong, sono destinati a resistere nel tempo, un secolo, o forse più, come le opere d’arte.
Grandi gemme, design, Etcetera
Gli straordinari e rari gioielli di Edmond Chin, da esperto per Christie’s a gioielliere per collezionisti ♦︎
Per cinque anni Edmond Chin, fondatore di Etcetera, ha gestito il reparto gioielli di Christie’s a Hong Kong. L’esperienza e la conoscenza del mercato gli ha suggerito, nel Duemila, di fondare un suo brand. La parola latina etcetera, che significa «e altro», è diventata una griffe nel mondo della gioielleria, anche grazie al riconoscimento durante i momenti clou, come anni fa a Baselworld. Ora però Chin, che è nato a Singapore, è diventato direttore creativo di Boghossian: i gioielli di Etcetera sono diventati quindi pezzi da collezione.
Chin ha puntato su due aspetti: l’innovazione tecnica e la qualità delle pietre utilizzate. Secondo gli esperti interpellati da Gioiellis, le collezioni Etcetera spesso utilizzano nuovi metodi di montaggio e di esporre le gemme. Una ricerca capace di sorprendere più di una volta. E anche se la sede del brand è restato nella natia Hong Kong, i gioielli di mister Chin sono sempre più apprezzati in Europa e in America dai collezionisti privati. Come dimostrano i prezzi ottenuti nelle aste di Christie’s dei suoi gioielli: da venditore ad designer di successo.
Spettacolare solstizio d’inverno con Piaget
Il solstizio è, in astronomia, il momento in cui la Terra raggiunge il punto di declinazione massima o minima rispetto al Sole. Nel corso di un anno il solstizio ricorre due volte: quando il Sole raggiunge il valore massimo di declinazione positiva in giugno e segna l’inizio dell’estate boreale o dell’inverno australe, e negativa in dicembre. In coincidenza di questo fenomeno il 2022 ha registrato, eccezionalmente, anche il Solstice di Piaget. E naturalmente questa serie di alta gioielleria è presentata in coincidenza con il solstizio astronomico.
Una parte di gioielli è stata infatti mostrata a giugno (leggi anche: Piaget celebra un lussuoso Solstice) mentre a dicembre è arrivata la seconda tranche. Si tratta di gioielli sontuosi, che celebrano il solstizio con il lancio dei riflessi luminosi delle gemme, con diamanti taglio marquise abbinati ad altri con forma a brillante o baguette. Della collezione fanno parte anche due bracciali-orologio, alta gioielleria capace anche di segnare il tempo e di stupire grazie a due gemme rosso rubino che galleggiano in un mare di diamanti. Il team di gemmologia di Piaget ha dedicato mesi di ricerca per realizzare gli orologi Blazing Swing e Everlasting Night utilizzando diamanti in contrasto con rubini rossi, zaffiri blu o smeraldi, mentre i rispettivi quadranti incastonati di neve e opale nero. La collana articolata Exalting Dance, invece, è disposta attorno a una coppia di acquemarine blu intenso e una voluta roteante di diamanti che offre un bagliore spettacolare.
Della linea Solstice fanno parte anche gli orecchini di diamanti del set Exalting Dance, realizzati con un intricato puzzle di diamanti taglio brillante, marquise e baguette. Sono un pezzo speciale non solo per l’elaborato design, ma anche perché testimoniano la raffinata esecuzione artigianale dei laboratori Piaget.
Alta gioielleria e arte al Pad di Londra
A Londra torna il Pad, fiera fondata nel 2007 dall’antiquario parigino di quarta generazione Patrick Perrin. È l’unica fiera nel Regno Unito dedicata esclusivamente al design del XX secolo e contemporaneo. Ed è anche l’occasione per vedere da vicino gioielli preziosi e rari. Quest’anno il Pad è in programma dal 10 al 16 ottobre a Berkeley Square. In primavera sarà la volta dell’edizione parigina. Per quanto riguarda i gioielli, Valery Demure, fondatrice del sito online Objet d’Emotion e la Marylebone, l’omonima galleria londinese, presenterà designer indipendenti da tutto il mondo, tra cui il Melanie Georgacopoulos e l’italiana designer Francesca Villa.
Tra i creatori di gioielli è prevista anche la gioielliera parigina Emmanuelle Zysman, nota per il suo artigianato disegni stratificati in oro spazzolato, argento e pietre preziose. Ancora, ci sarà Yael Sonia, designer di origine brasiliana, che crea gioielli cinetici con un tocco architettonico e il talento per metà ghanese e per metà cinese Melinda Zeman, che ha lanciato Boochier nel 2019, con i suoi brillanti gioielli in smalto e diamanti.
Una novità è il gioielliere indiano Moksh, che propone gioielli ispirati all’epoca Moghul. Elisabetta Cipriani, che gestisce l’omonima galleria londinese specializzata in wearable art, presenterà l’opera del giovane orafo britannico Joy BC con pezzi ispirati all’antica Grecia. Maria Sole Ferragamo, fondatrice di So-Le Studio, propone invece pezzi realizzati da scarti di materiali come ritagli di pelle e trucioli di ottone. Sempre Elisabetta Cipriani presenterà un nuovo progetto in fiera: Salvia, seconda collaborazione con artista italiano Giuseppe Penone. Ha realizzato un anello in edizione limitata di 10 pezzi, in oro 18 carati, raffigura una foglia di salvia. La gallerista italiana porta al Pad anche i gioielli della scultrice greca Sophia Vari e dell’artista italiano Giorgio Vigna.
La rassegna di Londra comprende anche Carpenter Workshop Jewellery, azienda che lanciato di recente dalla galleria internazionale del design Carpenter, che presenterà gioielli di artisti come Cindy Sherman, Rashid Johnson e Robert Longo presentate in partnership con la gioielleria statunitense marchio LizWorks.
Alta gioielleria
Accanto ai gioielli creati da artisti, il Pad propone anche pezzi di alta gioielleria. La Maison londinese David Morris copie 60 anni e partecipa per la prima volta al Pad con un paio orecchini con rare perle naturali a goccia, con diamanti rosa e diamanti bianchi briolette, oltre che con una collana di opale nero da 43 carati e lapislazzuli. Il gioielliere indiano Neha Dani crea solo da 15 a 20 pezzi all’anno e presenterà i suoi gioielli-scultura, tempestato di pietre preziose (ne utilizza fino a 3.000 per gioiello). Come il bracciale Aialik, con pietre di luna blu tagliate su misura incastonate in oro 18 carati e diamanti. Una presenza consueta, invece, è quella di Glenn Spiro, gioielliere britannico molto apprezzato per il suo design di avanguardia e Boghossian, con creazioni ispirate alla storica Via della Seta.
Chaumet è da oltre un secolo una colonna di Place Vendôme, la piazza parigina che è il tempio dell’alta gioielleria. La Maison, famosa tra l’altro anche per i suoi diademi, ha però una data di nascita ancora più antica: nel 1802 era già gioielliere ufficiale di Napoleone. Chaumet è anche una di quelle Maison che possono presentare una volta all’anno straordinarie collezioni di alta gioielleria. Quella del 2022 si chiama Ondes et Merveilles ed è dedicata al mare. E, in effetti, sono presenti si gioielli con un movimento ondulato sia meravigliose gemme che impreziosiscono il disegno raffinato dei gioielli. Come i altre collezioni di alta gioielleria, anche Ondes et Merveilles è composta di capitoli che dividono anche esteticamente i gioielli.
Le linee della collezione sono tre: Ondes animées, Rivages vus du ciel et Mille et un habitants des mers. Ognuna è caratterizzata da un design e dalle pietre utilizzate. Ci sono, per esempio, anelli come Escales, che presenta una tormalina Paraiba a forma di pera incorniciata da diamanti e spinelli, che evoca l’idea di una tiara, il pezzo caratteristico di Chaumet.
L’anello À Fleur d’Eau, invece, o in oro bianco e utilizza esclusivamente diamanti: una gemma D VVS2 taglio ovale da 3,03 carati, assieme a tre diamanti taglio marquise da 1,92 carati. Le varianti sono tante: l’anello Gulfstream in oro bianco, è ornato con uno smeraldo ottagonale verde brillante da 3,52 della Colombia, zaffiri tondi e baguette, smeraldi tondi, tormaline Paraiba e diamanti taglio brillante.
Tra le stelle con Chanel nel 1932
Il viaggio nel tempo è stato sempre un sogno dell’essere umano. Assieme a un’altra fantasia, quella del viaggio nello spazio, tra le stelle. Mettete queste due aspirazioni assieme e potete comprendere il senso della collezione 1932 di Chanel haute joaillerie. Perché l’alta gioielleria presentata a Parigi durante la settimana haute couture è un omaggio contemporaneamente alla fondatrice della Maison, Coco Chanel, e alla sua passione per l’alta gioielleria e le stelle. Bijoux de Diamants era il nome della prima collezione di alta gioielleria firmata Chanel: erano gioielli ispirati alle costellazioni e hanno segnato un’epoca. Alcuni di quei gioielli sono stati esposti a Parigi, al Grand Palais Éphémère in occasione, quasi un secolo dopo, del lancio di 1932, che rivisita il debutto della fondatrice, infondendo nuove idee.
La collezione è frutto della creatività di Patrice Leguéreau, direttore di Chanel Gioielleria. In tutto sono 77 pezzi unici, 12 dei quali sono trasformabili (un trend comune ormai a tutte le grandi Maison), che utilizzano oro agghindato da diamanti, zaffiri, diamanti gialli, rubini, spinelli e tanzaniti.
Si tratta di alta gioielleria e, dunque, di una collezione con pezzi che gareggiano tra loro per ricchezza, design e, naturalmente, prezzo. Come la collana Allure Céleste, che utilizza diamanti taglio brillante, uno zaffiro ovale blu intenso di 55,55 carati e un diamante colore D, FL, taglio a pera da 8,05 carati. I due elementi di diamanti si staccano e si trasformano in spille, mentre la parte centrale può essere indossata come un bracciale. Un’altra collana, Comète Volute, ha una forma a spirale che racchiude un diamante ovale bianco di 19,32 carati.
Una natural woman non è solo impermeabile ai pregiudizi e ai ruoli preconfezionati, ma anche sensibile agli elementi della natura. Quelli base: legno, sabbia, vento. Partendo da qui Boucheron, attraverso la mano della direttrice creativa Claire Choisne, ha presentato la nuova collezione di alta gioielleria che si chiama Ailleurs, cioè luoghi che non sono Parigi. Deserti, montagne, oceani, altri mondi da esplorare attraverso connubi di materiali inediti. Per esempio, il rattan accostato a oro bianco e diamanti. Ma, attenzione: non è una semplice riproposizione di gioielli tradizionali realizzati con un materiale inedito.
Il grande collier utilizzato per la linea Femme Sable (Sand Woman) rimanda al deserto, ai grandi spazi rappresentati dalle curve morbide del vimini. Il legno, invece, serve come punto di partenza per una spilla.capolavoro. È stata chiamata Bois Diamant (legno diamante): i petali del fiore in palissandro e diamanti sono stati scansionati da petali autentici, in modo che ogni dettaglio potesse essere poi reso in palissandro. Non solo: alcune parti della spilla d’oro traforata, sormontata da pistilli impreziositi da diamanti realizzati in titanio sono en tremblant, si muovono come in un vero fiore.
Della natura fanno parte anche gli animali, che nella collezione diventano anelli o bracciali con sorprendenti accostamenti di materiali. Come nel caso del bracciale serpente in titanio con lacca, tsavorite e onice. Oppure l’anello Magpie in oro bianco, tempestato di diamanti e cristallo di rocca. O, ancora, il bracciale Feuillage in alluminio che sembra legno intrecciato, con una tormalina verde da 37,97 carati e diamanti.
Nel 1300 c’era Marco Polo. Oggi, c’è Lydia Courteille. Con una differenza fondamentale: il primo era un mercante che era andato in Oriente con l’obiettivo di portare a Venezia spezie e tessuti. La seconda, invece, ha portato a Parigi sensazioni, immagini, emozioni dell’India, in questo caso attraverso la memoria di un viaggiatore del XVII secolo, Jean-Baptiste Tavernier. Ingredienti che servono a Lydia Courteille per creare sculture che, tra l’altro, possono essere considerati anche gioielli.
La nuova tappa del giro del mondo della designer francese è stata l’India. Dopo aver girato Guatemala, Cina, Turchia e tanti altri luoghi, la nuova collezione è dedicata alla patria di Gandhi e si chiama Indian Song. Nome che aggiunge un tocco di musicalità alla sinfonia di colori che compongono la collezione. L’India è, in effetti, un affascinante mistero per gli occidentali e, forse, lo è anche per chi ci è nato. La mitologia e la religione hindu riservano sorprese non sempre immediatamente comprensibili, ma che coinvolgono.
I gioielli della collezione Indian Song percorrono alcune delle tappe della cultura indiana. Come il tempio di Khajuraho, costruito tra il 950 e il 1050 d.C, che si trova nel Madhya Pradesh ed è famoso per le sculture erotiche che lo circondano. Perché la spiritualità non deve per forza essere lontana dalla gioia del corpo. Le stesse sculture, ma realizzate in legno di sandalo, circondano un anello con una grande tormalina rossa, anch’essa ispirata al cuore del tempio indiano. In un’era permeata da un ritorno di puritanesimo l’anello di Lydia Courteille è un grido di libertà, evviva.
Un altro tempio, Madurai Gapuram, questa volta nello Stato del Tamil Nadu, è dedicato al dio Shiva e alla dea Parvathi: ha offerto l’ispirazione per un altro anello che definire gioiello è riduttivo. È, in effetti, un piccolo tempio, con un lato che si apre e offre la vista di un elaborato interno che presenta il viso della divinità. Il tutto è composto da zaffiri cabochon, rubini e spinelli, oltre a uno smeraldo intagliato evoca lo splendore dell’era Mogul. Va aggiunto che anche i riferimenti al pantheon dell’induismo sono puntuali. Per esempio, un serpente di tormalina rossa rappresenta la semi divinità Naga, che governa gli inferi.
Nel viaggio in India poteva mancare il Taj Mahal? Certo che no. Il monumento eretto da Shah Jehan, imperatore Mogul, in memoria della sposa defunta, nella collezione Indian Song si trasforma in collana con zaffiri e smeraldi. Un altro monumento, il tempio dedicato a Shiva Mahabalipuram, patrimonio mondiale dell’Unesco che si trova vicino a Chennai, è famoso per le sue sculture a bassorilievo che lo circondano. Rappresentano la discesa del Gange che si intreccia con l’epica del Mahabharata, che racconta la storia delle divinità.
Per esempio, Sarasvati, consorte di Brama raffigurata tradizionalmente accompagnata da un cigno e un pavone. I due uccelli sono utilizzati da Lydia Courteille per formare un elaborato gioiello. Il pavone, inoltre, è il protagonista decorativo di un palazzo di Jaipur, il Peacock Gate of the City Palace, e il soggetto di una collana in oro con 11 tanzaniti, dieci opali, 11 smeraldi, 40 perle di apatite, 60 perle di smeraldo e tanzanite, 39 zaffiri gialli, diamanti. Una opulenza che sarebbe apprezzata da un maharaja. Un anello, invece, è dedicato al tempio di Karni Mata, dove migliaia di topi sono considerati sacri e vengono rifocillati dai devoti.
La meravigliosa natura secondo Mikimoto
Lezione di geografia secondo Mikimoto. Quali sono i cinque continenti del mondo? Africa, America, Australia, Eurasia, Antartide. La nuova collezione di alta gioielleria della Maison giapponese, famosa per per le sue perle, si chiama a Wild and Wonderful, e ridisegna la mappa del globo, con una libera interpretazione geografica. Il risultato è eccezionale. I gioielli, per la maggior parte spille, sono raggruppati in serie che corrispondono ai continenti e rappresentano motivi che si collegano alla flora e alla fauna. Per esempio, antilopi per l’Africa, un pappagallo per l’America, pinguini per l’Antartide, una tartaruga per l’Australia o dei panda per l’Eurasia.
La natura, sottolinea Mikimoto, è una fonte di ispirazione per la Maison fin dalla sua fondazione, nel 1893. Gli animali selvatici riprodotti con dettagli sorprendenti utilizzano sempre perle, ma di diversa provenienza e tipologia. Possono essere perle naturali di acqua dolce, perle coltivate Akoya, oppure barocche, mentre una spilla utilizza la rara conch. Assieme alle perle la collezione è realizzata con un’accorta scelta di gemme preziose, come diamanti, rubini o zaffiri, e semi preziose, tra cui alessandrite, berillo, spinello, peridoto o acquamarina.
Piaget celebra un lussuoso Solstice
In tempi in cui la sostenibilità ha un valore sempre più importante, e in cui la luce diventa un prezioso strumento per generare energia, Piaget è sulla lunghezza d’onda giusta. D’accordo, quella della Maison svizzera è un’interpretazione poetica della luce, che si riflette nella sua alta gioielleria. Ma sta di fatto che da anni Piaget propone collezioni tutte ispirate al sole e alla luce. Dopo Sunlight, Sunlight Escape Sunlight Journey e Wings of Lights, presentate negli anni scorsi per il 2022 ecco arrivare Solstice, che celebra il giorno più lungo dell’anno, ovviamente presentata il 21 giugno.
Anche in questa raccolta i super gioielli composti da super pietre preziose sono realizzati con l’idea di valorizzare i riflessi in diversi momenti della giornata, come il crepuscolo. Un argomento che, come nella poesia romantica, scatena fantasie, sensazioni e immagini. E, soprattutto, impegna l’Ateliers de l’Extraordinaire, il laboratorio dei maestri orafi di Piaget, che utilizzano pietre speciali: zaffiri blu e rosa dello Sri Lanka e del Madagascar, opali neri australiani, smeraldi unici dello Zambia.
Come per le parure Voluptuous Ribbon e Generous Laces, ispirate agli abiti dell’Haute Couture, con un design che riproduce la delicata asimmetria di eleganti nastri in tessuto. Ma qui è l’oro bianco, con delicati pavé di diamanti e con l’aggiunta di zaffiri rosa a rendere l’idea di un movimento morbido.
L’articolata collana Precious Adornment, da cui pende uno smeraldo dello zambia di 9,21 carati assume invece una geometria più regolare. L’idea vincente del gioiello è la possibilità di scomporlo in tre diversi modi, per utilizzarlo con o senza lo smeraldo pendente.
Come sempre l’alta gioielleria Piaget comprende anche alta orologeria: sono pezzi unici che, non occorre dirlo, sono più ornamenti che accessori per non arrivare in ritardo a un appuntamento. Il bracciale-orologio proposto si chiama Extravagant Touch ed è davvero inconsueto. È realizzato con diamanti, smeraldi, zaffiri e piume che si staccano e possono essere indossate come orecchini. Ne avete mai visto uno uguale? Della collezione fa parte, invece, anche Dazzling Swirl, un pezzo speciale di orologeria, con movimento tourbillon volante e impreziosito da un design che ricorda il volteggiare di un abito sontuoso.
È scomponibile anche un altro pezzo eccellente della collezione: la collana Flamboyant Nightfall. Anche in questo caso c’è un pendente, composta da diamanti e uno zaffiro dello Sri Lanka di oltre 15 carati. E proprio questo pendente si può staccare dalla collana per essere agganciato a un anello.
Il giardino delle delizie, Hortus Deliciarum, era un manoscritto medievale scritto da Herrad di Landsberg una suora alsaziana dell’Abbazia di Hohenburg , oggi meglio conosciuta come Mont Sainte-Odile. È stat forse la prima enciclopedia, iniziata nel 1167 come strumento pedagogico per i giovani novizi del convento. Oggi, però, è una collezione di alta gioielleria di Gucci. La terza collezione che prende il nome dal lavoro della monaca medioevale (la prima è stata presentata nel 2019). In effetti, la nuova collezione si ispira ad altro: a Roma, innanzitutto, che è anche la città del direttore creativo della Maison, Alessandro Di Michele.
E, invece del Medioevo, Hortus Deliciarum fa un salto di circa sette secoli per atterrare tra il Settecento e l’Ottocento, quando il neo classicismo fece riscoprire le vestigia del passato. In Europa per i giovani ricchi, nobili e intellettuali dei Paesi del Nord si diffuse l’uso del Gran Tour attraverso l’Italia, alla scoperta del passato dell’epoca classica. La collezione si divide in cinque capitoli.
Per questo alcuni gioielli della nuova collezione Hortus Deliciarum utilizzano medaglioni realizzati in micro mosaico tra il 1850 e il 1870 e che raffigurano monumenti e architetture il Colosseo, Piazza San Pietro, il Pantheon com’era nell’Ottocento, i Fori Romani, il Tempio di Vesta, il Tempio di Ercole a Cori, le Cascate di Tivoli, la Piramide Cestia. Questi medaglioni sono applicati a collane o bracciali che si rivelano un grand tour di gemmologia. Rubellite, topazio imperiale, berillo giallo, tormalina, granato, oltre naturalmente alle pietre preziose, costituiscono la tavolozza utilizzata da Alessandro Di Michele.
Il quale, però, oltre al Gran Tour pensa anche all’art déco, agli anni Quaranti, fino ad arrivare ai viaggi giovanili degli anni Settanta, con un viaggio nel tempo assieme a Jessica Chastain, volto della campagna di advertising. Uno dei capitoli della collezione riguarda, per esempio, le perle, portate in Occidente con viaggi in Oriente attraverso l’Indonesia, l’Australia o la Polinesia.
È bello spiccare il volo. Philippe Lauras ha prodotto lavori per Maison come Jar, Fred, Harry Winston, Van Cleef et Arpels, Marina Bulgari… A un certo punto della vita, però, ha giustamente deciso che poteva creare anche qualcosa per sé stesso: a GemGèneve il designer francese ha così portato il frutto della sua esperienza. Sono gioielli che riflettono non solo la capacità tecnica, realizzativa, ma anche un gusto estetico che sta alla pari con quello delle più famose marche parigine. Fiocchi e volute, intrecci e nastri realizzati in oro e diamanti, oppure zaffiri, smeraldi, spinelli e così via, sono di alta gioielleria. La collezione si chiama Falbala e nasce da un lavoro di fantasia attorno a un nastro. A volte questo nastro è legato intorno al dito per formare un anello pieno di volume e delicatezza. Altre volte il nodo forma un orecchino le cui volute ornano delicatamente il viso.
Una strada che Philippe Lauras ha percorso a partire dalla scuola di gioielleria di Parigi (BJOP), abbinata a una formazione aggiuntiva in gemmologia, corsi di disegno, volume e modellazione. Tutto ciò è servito, nei primi anni Ottanta, a un lavoro con i due laboratori parigini riconosciuti per la realizzazione dei pezzi più esigenti e prestigiosi della gioielleria francese e internazionale. Abbiamo già citato i marchi con cui l’abilità del designer si è cimentata.
Con questa esperienza, nel 1995, Philippe Lauras ha creato un suo laboratorio vicino a Parigi, posizionato sulla progettazione di pezzi unici per i grandi nomi della gioielleria. Si è perfezionato in collaborazione con Victoire de Castellane (Dior). E oggi lancia la prima collezione che, spiega, unisce eleganza e raffinatezza. Tutti gioielli sono ovviamente creati e interamente realizzati a mano nel laboratorio. I pezzi sono mobili, leggeri, che aiutano a mettere in movimento i gioielli, dando così vita ai gioielli. I diamanti utilizzati sono naturali, qualità D.E/VVS, garantita dalla certificazione internazionale Kimberley.
Victoire de Castellane ha il merito di sorprendere senza limitazioni all’estetica della sua alta gioielleria. Come ormai è tradizione, Dior ha presentato le sue collezione di couture a Parigi con vista sull’estate. La collezione di alta gioielleria quest’anno si chiama Print. Come il verbo stampare in lingua inglese. L’idea della direttrice creativa di Dior pare sia stata quella di disegnare stampe sui gioielli, qualunque cosa significhi. Ma, volendo, Print è anche un’abbreviazione di printemps, primavera, e una collezione del genere è sempre anche un nuovo inizio. In ogni caso, la collezione Print comprende 137 pezzi unici.
Anelli, collane, bracciali, orecchini non deludono le aspettative: sono una sintesi di icone classiche, come il fiocco in diamanti da cui pende una tormalina Paraiba. Oppure gemme che compongono geometrie, rigorose o morbide come nella spilla che forma un’onda disegnata da smeraldi, diamanti e zaffiri. Le gemme, però, non sono mai utilizzate come simbolo di ricchezza, ma si inseriscono nello stile omogeneo che dà vita alla collezione. Da vedere e indossare, più che da stampare.
Al Festival di Cannes non sono in concorso solo i film, ma anche i gioielli. C’è, però, una Maison che vince tutti gli anni: è Chopard, che da un quarto di secolo è partner del Festival e realizza la Palma d’oro che premia i vincitori. E, in più, presenta le sue collezioni di alta gioielleria. Quest’anno, inoltre, è speciale perché la Maison guidata dalla co-presidente e direttrice artistica Caroline Scheufele celebra i 25 anni di collaborazione.
L’abbinamento è quindi festeggiato come meglio non si poteva: 75 pezzi di alta gioielleria ispirati al mondo del cinema. Con in più un pendente multicolori che riproduce il segno della pace: un’idea perfetta per il tragico momento geopolitico che sta attraversando il mondo. I gioielli della collezione ripercorrono tutta la storia del cinema, dai primi film in bianco e nero come Luci della Città di Charlie Chaplin, con gioielli realizzati con diamanti bianchi e neri, a titoli classici, come la collana di diamanti di colore D, internamente impeccabili, da 13,69 carati, ispirata alla pellicola di Alfred Hitchcock, Caccia al ladro, ambientata proprio in Costa Azzurra.
Ci sono anche film di animazione, come la Carica dei 101 della Disney, che diventa un bracciale con figure di cani realizzati in diamanti bianchi e neri, che ha richiesto più di 470 ore di lavoro. Nella collezione è presente, inoltre, il tema delle rose, come nell’anello tempestato di zaffiri rosa che racchiude un diamante di 2 carati, oppure un girocollo con perle di zaffiri rosa e diamanti, o la spilla con petali coperti da diamanti bianchi.
I giochi di parole, i calembour, sono una amabile caratteristica del popolo britannico. Partecipa a questo hobby anche il super gioielliere londinese Graff, che lancia la sua collezione di alta gamma con il nome di Graffabulous, sintesi tra il nome della Maison e la parola fabulous, favoloso. L’idea resterebbe semplicemente un divertissement se non fosse che la parola rispecchia pienamente la qualità della collezione. Inutile precisare che i pezzi di alta gioielleria che la compongono hanno tanti e grandi diamanti che scintillano, in particolare gemme fancy yellow che sembrano piccoli soli.
La collezione comprende tre elaborati set di gioielli, con particolare attenzione alle collane: i primi due sono focalizzati su diamanti gialli e incolori, mentre il terzo prevede solo le classiche gemme incolori. In arrivo anche pietre preziose colorate: Graffabulous comprende più di 3.600 carati di pietre preziose, di cui 1.877 carati di diamanti bianchi, 678 carati di diamanti gialli, 616 carati di zaffiri, 414 carati di smeraldi e 101 carati di rubini. In pratica, il tesoro di Aladino. Per indossarle sono state chiamate tre modelle, in posa da sirene: Qun Ye, Aya Jones e Grace Elizabeth, ognuna con una suite Graffabulous diversa.
La botanica è la scienza che studia le piante. Ma anche la nuova collezione di alta gioielleria di Tiffany. Botanica è il nome alla linea del Blue Book 2022, che riunisce i lavori di alta gioielleria della Maison americana che fa parte del gruppo Lvmh. Come sempre, Tiffany ha studiato gioielli eccezionali, che quest’anno sono presentati in abbinamento con l’idea della fioritura, della rigogliosa crescita di vegetali in una ricca serra che ospita pietre preziose. L’azienda ha deciso di presentare a puntate la collezione (mostriamo qui alcuni pezzi), e per il lancio pubblicitario ha arruolato Gal Gadot, attrice e modella israeliana.
Gal Gadot è più di una House Ambassador. Rappresenta il fascino naturale, la pura raffinatezza e il senso di modernità tipiche della collezione Blue Book. Siamo entusiasti che sia il volto della nuova campagna Botanica.
Alexandre Arnault, Executive Vice President, Product and Communication di Tiffany & Co
Le immagini presentano, ovviamente, Gal Gadot che indossa gioielli della collezione Blue Book, tra cui una collana di diamanti ispirata a un fiore speciale, il tarassaco (quello che si trova comunemente nei prati a primavera), che può trasformarsi in cinque modelli unici, oltre a una spilla a forma di orchidea, anch’essa trasformabile e una collana con diamanti e zaffiri che ricorda un cardo. Quella con Gal Gadot rappresenta la prima campagna della Maison con l’attrice. Oltre ai nuovi gioielli Blue Book, Gal Gadot indossa anche molti dei capolavori di Jean Schlumberger presenti nella collezione Botanica, tra cui la famosa spilla Bird on a Rock e il bracciale Fleurage. Il bracciale si basa su uno schizzo che Jean Schlumberger aveva considerato per il leggendario Tiffany Diamond.
Alta gioielleria all’evento dedicato all’alta gioielleria. Ovvio, per Bayco. La Maison di New York è stata presente tra i 18 brand di Haute Jewels Geneva. E, naturalmente, ha presentato alcuni gioielli di alta gamma, a basi di rubini birmani sangue di piccione, zaffiri del Kashmir blu fiordaliso, smeraldi colombiani verde brillante, oltre a diamanti con le migliori caratteristiche.
La Maison è stata fondata negli States nel 1981 dai fratelli Moris e Giacomo Hadjibay, che sono cresciuti in Italia, dove nel 1959 si era stabilito il padre, Amir Hadjibay, famoso commerciante di pietre preziose (ma anche di altrettanto preziosi tappeti). Lunghi viaggi tra Iran e India, cone le visite ai maharajah, negli anni hanno dotato la maison di gemme eccezionali. Pietre che sono rimaste nella tradizione della Maison, che si è conquistata la fama di intransigenza nella selezione e nella qualità delle sue scelte per gioielli di altissima gamma, ora con l’aiuto della terza generazione con Marco e Manuel Hadjibay. L’attività, iniziata con la produzione di gioielli di alta gamma venduti poi da altre famose Maison, si è evoluta e ora Bayco rappresenta una garanzia di qualità, spesso con pietre che rappresentano esemplari unici.
Mad, ma non matta. Semmai creativa. La designer parigina Alix Dumas è una delle novità sul palcoscenico dell’alta gioielleria. Nel 2020 ha fondato Mad, la sua Maison specializzata in pezzi unici, fantasiosi, eclettici. Di recente ha partecipato al Pad nella capitale francese, che ha consentito a molti di fare la conoscenza con questa nuova realtà. La designer non è spuntata come un fungo nel piccolo bosco dell’alta gioielleria: prima di dedicarsi alla sua creatura, Maison Alix Dumas, ha lavorato per cinque anni nel laboratorio di un grande nome della gioielleria.
Un’altra caratteristica insolita di Mad è che il laboratorio dove lavora Alix Dumas si trova in un grazioso paesino della Bretagna, Auray, anche se i gioielli sono poi venduti a Parigi. Non solo: ama lavorare direttamente sui materiali, invece di delegare a laboratori specializzati la realizzazione dei gioielli. Il risultato di questo lavoro è sorprendente, come per l’anello Hokusai Wave, ispirato al celebre dipinto del pittore giapponese, realizzato con zaffiri e diamanti incastonati in un set d’argento, che la designer ha personalmente plasmato. Alta gioielleria, insomma, che passa anche attraverso la scelta di utilizzare oro Fairmined, pietre preziose rigorosamente selezionate e selezionate, diamanti taglio antico, astucci realizzati a mano in Francia. In un paio di anni è già arrivata al top.