Ukraina

Le gioiellerie che chiudono in Russia




Il vero dramma è quello delle vite umane perse inutilmente, delle vite travolte, delle vite che non saranno più le stesse. Ma la guerra in Ucraina provoca anche un più piccolo, molto più piccolo, ma non per questo irrilevante, dramma legato ai posti di lavoro, in Occidente e in Russia, che saranno persi a causa di una stupida aggressività. Sia i russi sia gli occidentali fanno i conti con le sanzioni, inevitabili e annunciate per tempo, prima dell’invasione, che avranno un impatto sui conti delle aziende, per esempio quelle della gioielleria, oltre che sulle persone che ci lavorano. Il crollo del rublo e il blocco del servizio di carte di credito, infatti, ha indotto molte aziende della gioielleria a sospendere l’attività. Forse chiuderanno del tutto o riapriranno, se tutto finirà, ma chissà quando.

Boutique De Beers a Mosca
Boutique De Beers a Mosca

Al momento in cui scriviamo questo breve articolo, l’ultima insegna occidentale a chiudere la boutique a Mosca è stata Swarovski, mentre Tiffany è stata tra le prime ad abbassare la saracinesca, assieme a Vuitton. Altri lo hanno già fatto, altri seguiranno. L’elenco di Maison occidentali che hanno aperto una boutique a Mosca, San Pietroburgo o in altre città russe, è lungo. A Mosca, per esempio, hanno una boutique Chopard, Van Cleef & Arpels, Akillis, Piaget, De Beers, H. Stern, Stephen Webster, Carrera y Carrera, Mauboussin, Mont-Blanc, Dior, Chaumet, Pandora, Frey Wille, Cartier, Trollbeads, Vuitton, Thomas Sabo, Bulgari, Pomellato, Adamas, Damiani, Buccellati. Altre marche, come quelli Pasquale Bruni o Alcozer sono distribuiti in gioiellerie non di proprietà, oppure nei duty free degli aeroporti.

Boutique Damiani a Mosca
Boutique Damiani a Mosca

Secondo un’analisi che riguarda la gioielleria italiana condotta dall’Ice (l’organismo statale per l’export) in generale, il compratore russo è orientato verso la gioielleria di livello medio o medio-alto. Sempre secondo l’analisi, l’utilizzo quotidiano di anelli, orecchini, braccialetti e collane soprattutto nella capitale e nelle grandi città, è ormai visto come una forma di accessorio alla propria immagine, non necessariamente abbinato a indumenti di lusso o in occasione di eventi speciali. Gli articoli preferiti dalle donne russe sono anelli, catenine e orecchini; gli uomini preferiscono catenine e braccialetti, mentre spille e collier vengono acquistati da una minoranza della popolazione femminile, mentre i gioielli tipicamente maschili come gemelli e spille per cravatte sono poco richiesti. Negli ultimi anni, però, ha avuto successo più la gioielleria in argento che in oro, a causa del cambio rublo-euro sfavorevole. L’Italia (dati 2019) esporta verso la Russia gioielli per circa 77 milioni, la Francia circa 22 milioni, gli Stati Uniti 21 milioni e il Regno Unito 23 milioni. Chi esporta di più in Russia è però la Cina con oltre 88 milioni.

Boutique Tiffany a Mosca
Boutique Tiffany a Mosca

Boutique Cartier a Mosca
Boutique Cartier a Mosca







Oberig, i gioielli di Kiev finiti sotto le bombe

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Le antiche tradizioni slave si trasformano nei gioielli di Oberig, Maison con sede a Kiev. Un’arte che rischia di essere schiacciata dalla guerra ♦︎

La guerra ha devastato Kiev, con centinaia di morti. Prima dell’invasione, nella città capitale dell’Ucraina era attiva Oberig Jewelry, che due anni fa si è fatta conoscere con una partecipazione a GemGèneve. Difficile sapere, ora, se l’azienda e i suoi artigiani e designer sua sopravvissuta. La Maison per dieci anni ha creato gioielli utilizzando solo gemme di altissima qualità e oro 18 carati. Alta qualità, ma anche radici affondate nel terreno della tradizione slava: i gioielli sono realizzati con uno spirito che assorbe le antiche aspirazioni di quella terra, le decorazioni dell’arte popolare che Oberig trasferisce sui gioielli con l’utilizzo di pavé di diamanti e pietre preziose.

Anello in oro giallo e diamanti
Anello in oro giallo e diamanti

Sono gioielli che la Maison ha associato ai talismani, i primi oggetti indossati dagli esseri umani. Simboli che si ripetono e che, anche se non sono più indossati con l’intento di scacciare gli spiriti maligni, conservano una loro autenticità. Lo sottolinea anche questa gioielleria ucraina: non è importante credere alla funzione per cui sono stati creati i simboli. Se i designer e gli artigiani di Oberig Jewelry sopravviveranno alla guerra, forse potremo vedere ancora il loro lavoro, ma non sarà facile.

Collna con pendente in oro rosa, diamanti, zaffiri e rubini
Collana con pendente in oro rosa, diamanti, zaffiri e rubini
Anello in oro rosa, diamanti, zaffiri e rubini
Anello in oro rosa, diamanti, zaffiri e rubini
Pendente con pietra luna, onice e diamanti
Pendente con pietra luna, onice e diamanti
Anello in oro bianco con zaffiro, diamanti, smeraldi
Anello in oro bianco con zaffiro, diamanti, smeraldi
Bracciale in oro bianco, diamanti bianchi e neri, rubini
Bracciale in oro bianco, diamanti bianchi e neri, rubini
Ciondolo in oro bianco con motivo slavo
Ciondolo in oro bianco con motivo slavo
Tetiana Kondratyuk, fondatrice di Oberig
Tetiana Kondratyuk, fondatrice di Oberig







La crisi Ucraina alza il prezzo dei diamanti




Ci sono cose più importanti dei gioielli, quando in palio c’è la vita. Ma questo non toglie il fatto che gli operatori della gioielleria, e anche chi vuole acquistare un oggetto prezioso, si interroghino su quali saranno gli effetti della guerra in Ucraina. Una conseguenza è già possibile dedurla: i diamanti costeranno di più. E anche l’oro. Una cosa, infatti, è certa: gli Stati Uniti hanno sanzionato una delle più grandi aziende estrattive, la russa Alrosa. Il blocco fa parte dello stop a una serie di aziende russe come conseguenza dell’invasione dell’Ucraina.

Il diamante è stato ricavato da una pietra grezza di 179 carati
Diamante di Alrosa ricavato da una pietra grezza di 179 carati

Alrosa è il più grande produttore mondiale di diamanti per volume e lo scorso anno ha aumentato le vendite del 49%. Nel 2021 ha estratto 32,4 milioni di carati, con vendite che hanno superato i 4 miliardi di dollari. Il governo Usa ha spiegato che la società russa è responsabile del 90% della capacità di estrazione di diamanti, una quantità che rappresenta il 28% a livello globale. E il governo russo detiene una partecipazione del 33% nella società. Insomma, quando si acquistano i diamanti di Alrosa, almeno un terzo dei profitti finisce dritto al Cremlino, senza contare i proventi che derivano dalle tasse. Le sanzioni decise non prevedono, però, il congelamento dei beni di Alrosa, né un divieto completo di fare affari con l’azienda.

Diamante con con taglio fancy
Diamante con con taglio fancy

Inoltre, le sanzioni non si applicano ai diamanti acquistate da Alrosa prima del 24 febbraio 2022. Ma il blocco avrà effetto sul prossimo futuro: tutti gli accordi aperti con termini superiori a 14 giorni dovrebbero essere modificati per abbreviare i termini e/o chiusi rapidamente. C’è, inoltre, il problema dell’embargo alle banche russe, che rende comunque difficile se non impossibile ogni transazione con i normali canali finanziari.

Esame gemmologico di un diamante
Esame gemmologico di un diamante

JVC consiglia inoltre a qualsiasi azienda statunitense attualmente in affari Non solo. Tra gli oligarchi colpiti dal blocco c’è l’amministratore delegato di Alrosa, Sergey Ivanov Jr., figlio di Sergey Ivanov Sr., alto funzionario del Cremlino che è nell’elenco dei cittadini nel mirino. Fa parte, infatti, del consiglio di Gazprombank, terza istituzione finanziaria russa e altro ente sanzionato.

E l’oro? Allo scoppio della guerra il prezzo per oncia è schizzato sopra i 1900 dollari. Non sorprende, visto che l’oro è considerato un bene rifugio. Ma il suo valore resta legato all’andamento della crisi Ucraina. Fino a quando non sarà terminato il conflitto, con un convincente processo di pacificazione, il prezzo del metallo giallo rimarrà bollente fino a diventare, forse, incandescente.

Lingotti d'oro
Lingotti d’oro







Le gemme globali di Nomad’s




Storia di Nomad’s, pietre preziose coinvolte nella Storia, con l’iniziale con la lettera scritta maiuscola. L’azienda è una delle più dinamiche nel settore delle gemme ed è nata in Ucraina, dopo la caduta dell’Unione Sovietica. In quegli anni Mikola Kukharuk lavorava in un’azienda che estraeva quarzo per uso ottico. Ma l’azienda scartava cristalli di berillo, topazio e quarzo: nell’economia del Paese, a quel tempo, non interessavano.

Granato spessartite di 38 carati
Granato spessartite di 38 carati

Così quattro amici, Mikola, Slavik, Max e Olli, hanno pensato di utilizzare le pietre semi preziose scartate. Hanno studiato, letto, si sono informati e, con il tempo, si sono trasferiti a Bangkok, una delle capitali mondiali del mercato delle pietre preziose. La missione dei giovani ucraini comprendeva anche una vita passata da una miniera all’altra, alla ricerca delle gemme migliori. Una vita nomade. E per questo hanno fondato la società con il nome di Nomad’s. E dopo berillo e topazio, la società ha ampliato il suo raggio d’azione a una grande varietà di gemme, come tormalina, spinello, peridoto, acquamarina, granato e zaffiro.

Tormalina rosa di 11,35 carati
Tormalina rosa di 11,35 carati

Con gli anni Nomad’s si è fatta conoscere per la capacità di scegliere e tagliare le gemme, pezzi unici che sono utilizzati nella migliore industria della gioielleria. Nel frattempo, l’azienda è diventata una tribù di artisti, scienziati, gemmologi, commercianti ed esploratori.  Nomad non vende direttamente ai privati: si rivolge ai gioiellieri. Ma se volete acquistare una pietra per farla montare su un anello dal vostro gioielliere potete utilizzare il sito web e inviare una richiesta per sapere dove potete trovarla.

Tanzanite di 32,89 carati
Tanzanite di 32,89 carati
Rubellite di 20,85 carati
Rubellite di 20,85 carati

Tormalina Erongo Lagoon di 16,51 carati
Tormalina Erongo Lagoon di 16,51 carati